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11-06-2007, 17.53.32 | #22 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-05-2007
Messaggi: 57
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Riferimento: Estetica.
Citazione:
l'arte infatti ha sempre fallito nel voler rappresentare concretamente qualcosa di astratto e superiore. il bello però a mio avviso appartiene al reale e al concreto...secondo me è la perfezione che trascende, che appartiene alla mente e che è nettamente superiore . Il bello e la perfezione sono 2 cose completamente differenti. Il fallimento dell'arte avviene quando essa cerca di rappresentare la perfezione. Il successo dell'arte è dettato dalla pura rappresentazione del bello. ecco anche il motivo per cui un uomo può fare della sua vita un'opera d'arte: egli è consapevole di non ricercare la perfezione, ma il bello, riconoscendo i propri limiti(dovere di ogni artista che si rispetti) |
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11-06-2007, 20.54.43 | #23 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-05-2007
Messaggi: 268
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Riferimento: Estetica.
Citazione:
Una frase da vero edonista! Comunque introduciamo ora l'estetismo. Qundo parliamo di estetismo ci riconduciamo subito a figure quali Oscar Wilde, Walter Pater, Gabriele D'Annunzio, solo per citarne alcune, esse però si ricollegato ad un preciso momento storico della cultura europea a cavallo tra Ottocento e Novecento. Esso però non è affatto scomparso e precisamente non si è esaurito in questo frangente di tempo. Basti pensara ad anticipatori, quale è esempio la vita estetica di Kierkegaard oppure l'attuale raporto tra arte ed esperienza estetica. A comporre tale "visione" vengono in aiuto sono gli "scapoli d'arte" di cui parla la Recherche di Proust oppure la figura del dandy, il virtuoso musicale oppure il conoscitore d'arte per citare solo alcune figure che esprimo la riflessione dell'estetismo. Prendiamo esempio il dandy, chi al giorno d'oggi vive la propia esistenza in tale maniera? E' possibile al giorno d'oggi l'esistenza di una simile figura atta più alla contemplazione di carattere artistico-sensibile e filosofica in un mondo dominato dalla tecnica ( e non tanto dalla scienza che non fa male a nessuno) e dall'economia che sembrano precludere un personaggio "non atto" alle "faccende produttive"? |
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12-06-2007, 11.46.32 | #24 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-05-2007
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Riferimento: Estetica.
Citazione:
Oltre che il dandy prendiamo anche la figura dell'esteta in senso generale, al giorno d'oggi esistono ancora i veri esteti, oppure sono solo delle "false" rispetto a quelli del passato? |
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18-06-2007, 19.35.10 | #25 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Estetica.
Cito da "Storia della Filosofia" di Nicola Abbagnano dal paragrafo Herbart:Estetica :
Citazione:
Che ne pensate di questo? In particolare della parte sottolineata? |
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28-06-2007, 11.13.36 | #26 |
Ospite abituale
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Messaggi: 268
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Riferimento: Estetica.
Lo studio del Bello richiede un'epoché da parte dello stusioso, una pausa in cui egli rifletta e si isoli sull'opera d'arte.
Lo status in cui ci si ritrova nella piena contemplazio del Bello è un Nirvana di pensiero, nulla sembra distoglierci dalla bellezza che noi contempliamo. Mi viene allora in mente se la solipsia sia anch'essa un possibile status di questo Nirvana in cui però il Bello che contempliamo è il nostro Io stesso e che la contemplazione del nostro Ego non ci porti che considerare solo questo escludendo tutto il resto e gli altri. |
03-07-2007, 10.53.40 | #27 |
Ospite abituale
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Riferimento: Estetica.
A Trismegistus: mi permetti di fermarmi sul rapporto da te prospettato tra estetica e Kierkegaard (sono tante le ramificazioni di questi interventi che è veramente difficile seguire una linea fino a giungere a un risultato condivisibile….)
Sia come sia, è anche difficile definire una volta per tutte il senso che Kierkegaard poteva dare al termine “estetica” e se questo termine aveva per lui qualche connessione con quello che estetica rappresenta per noi e che tu hai ben cercato di definire nell’omonimo tema che hai immesso nel forum – il termine infatti è sempre sfumato e adattato a ciò che in quel momento Kierkegaard si sentiva di dire, al di là di un sistema che da lui non si può (direi fortunatamente) pretendere, perché non andava in cerca di una verità che non lo riguardasse direttamente. Egli infatti – e in questo mostra la linfa o l’onda romantica che lo alimenta - dà l’impressione di essere perennemente alla ricerca di sé, un sé che gli sfugge perfino quando crede di aver trovato il definitivo punto di appoggio in un dio biblico o in un cristianesimo veramente cristiano…quando sembra costringersi a presentarsi faccia a faccia davanti a un supremo giudice. Ciò che lo turba e in fin dei conti lo mantiene libero e incapace di vincoli, reali od immaginari, è il fremito delle possibilità, cioè l’impossibilità (possibile) di una scelta definitiva, quel rifugiarsi in un gioco di specchi e pseudonimi e in un affollarsi di forme e di ombre. E’ questa la sua estetica? O quel voler isolare in lui un’estetica o un atteggiamento estetico diventa mitico e fuorviante: ci sarà sempre il momento in cui Kierkegaard non si ferma in una dialettica troppo evidente e l’enten-eller si sfalda nell’infinito, così come la scelta tra seduttore e marito, tra filosofia e ripudio della filosofia e (detto fra noi) tra credente sincero o romanticamente ironico. Così la stessa esistenza religiosa che tradizionalmente appare come la scelta definitiva non è mai la stessa ma cambia secondo quanto mostrano i libri, i sermoni, le controversie accettate e irrisolte. Così il suo cristianesimo non è mai definito (può piacere a cattolici e protestanti) anche se si trova sull’orlo di una decisione o una rivelazione, ma il suo io non è mai cancellato, ed è sempre là: prossimo (vorrei dire) alle risa d’inferno. (Ben diverso ovviamente è il caso di Nietzsche, fermo restando che anch’egli è alieno dalle definizioni, anche di una definizione estetica come potrebbe apparire dalla Nascita della tragedia, visto che una soluzione estetica di sé stesso sarebbe un imprigionarlo nel suo spasimo di una verità da gridare contro e davanti a tutti, ed egli preferisce allora affidarsi alle innumeri interpretazioni di sé, fino a entrare nel regno miracoloso della follia…. (vedi la mia risposta a Sofia 19). |
03-07-2007, 11.03.38 | #28 |
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Riferimento: Estetica.
A Emmeci: ho capito cosa voui dire nel tuo intervento, ho anche visto la tua risposta a Sofia 19 però per questo intervento è più adatto:
Estetica in Nietzsche & Estetica in Kierkegaard Qui preferisco trattare di Estetica in maniera più generale. |
06-07-2007, 00.09.53 | #29 |
Ospite abituale
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Riferimento: Estetica.
A questo punto in un bagliore di Aestetica in nuce pensare al mondo senza il Bello sarebbe impossibile.
Non intendo che le cose debbano andare bene perchè parlo di un Bello artistico ed astratto, e come dimostra lo stesso Benn è possibile costruire un'Estetica del macabro partendo da fatti di obitorio (le liriche di "Cervelli" edito nel 1916) o da visioni degli scenari di guerra. Il bello si annida anche nel male ed esso ha affascinato generazioni di estetiti affinchè si capisse la sublimità viscerale e anche forte che si annida dietro di esso. In effetti Aesthetica ed Ethos non sempre coincidono e come Kierkegaard ci ha insegato in "Enten-Eller" essi consistono in due differenti modi di affrontare la vita, separati da una voragine il cui attraversamento implica l'abbaondamento di uno a favore dell'altro. Quindi il connubbio bello-buono e buono non ha alcun valore Estetico; l'arte quindi non è solo voce della parte buona, luminare o dell'eros dell'uomo ma anche del suo thanatos, male e caos che in esso si annida, in parte l'arte moderna ha permesso di capire ed esprimere, con le sue differenti espressioni, anche questi altri differenti aspetti della poliedricità dell'arte. |
09-07-2007, 15.31.00 | #30 |
Ospite abituale
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Riferimento: Estetica.
Mi dispiace, ma non riesco ad essere d’accordo con te sull’estetica.
Ho detto e mi pare di poter ripetere che, con la sensibilità di oggi - ma soprattutto a seguito di come si è evoluta l’arte, la cultura, la filosofia - l’estetica, nel senso di teoria del “bello” non possa avere più seguito: vorrei aggiungere che, proprio negli ultimi spettri del bello, come in quello che è stato definito il nichilismo estetico di Gottfried Benn (un’ossessione del macabro più che compensata dallo sfarfallio di Junger fra gli scenari di guerra), quel concetto risente della diffidenza generalizzata verso l’ideale classico, suggellato (una volta!) in quella “triade capitolina” che era rappresentata da “verità, bene, bellezza” a sintetizzare il compito dell’umana cultura con un entusiasmo che forse è sopravvissuto in qualche liceo. In ogni modo non si tratta solo di un’evoluzione del vocabolario, visto che il concetto di estetica sembra ormai fuori corso nell’opera stessa di artisti e scrittori, almeno dopo le rivoluzionarie avanguardie del Novecento, fino all’art brut e a quella informale. E a questo contribuisce ovviamente la filosofia: nello spasimo con cui Nietzsche usa l’estetica (la sua stessa estetica) per dissacrarla insieme con ogni altro valore che la storia abbia osannato; nella santificazione a rivelazione dell’Essere che Heidegger fa della poesia per essere successivamente smentito e accusato di logocentrismo da Derrida e dissolto infine dai teorici del pensiero debole. C’è comunque un punto che, al di là di qualunque filosofia, può rendere questo concetto di estetica demodé se non ostico a chi dovrebbe testimoniarla: ed è quel sapore di “prescrizione” che esso ha sempre serbato, e che l’artista, lo scrittore, il genio di oggi non tollera più. |