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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
05-09-2007, 15.01.33 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-08-2006
Messaggi: 127
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Citazione:
Che gli uomini non siano tutti uguali, mi pare evidente. Oltre il discorso genetico, di specie e di "razza", esistono la molteplicità e la diversità non solo interculturali, ma anche interpersonali, e forse perfino "intrapersonali", nel senso che uno stesso individuo, che noi pensiamo convenzionalmente come entità stabile nel tempo e nello spazio, può essere visto come frammento, sprovvisto di un'identità "forte". Detto questo, l'interpretazione più liberale del principio secondo cui tutti gli uomini sono uguali, è quella per cui essi sono tutti uguali "di fronte alla Legge". La maiuscola di "Legge" non è casuale; l'etica dei diritti umani è un'etica universalistica, un etica rivolta non agli uomini ma all' "Umanità", soggetto astratto e, quindi, inesistente. Alle tante leggi, quelle particolari e particolaristiche, che variano da cultura a cultura, si tenta di sostituire la Legge, cioè una legge sola, unica ed uguale per tutti. E' qui in atto un progetto della cui bontà si può discutere. In base a cosa possiamo giustificare in modo esclusivamente razionale che l'etica dei diritti umani sia preferibile ai sistemi etici che vigevano, per esempio, nel Messico di Montezuma o nella Russia di Stalin? Se non mi inganno, non è possibile giudicare della questione se non a partire da un punto di vista, magari da un sistema di valori, che però di certo non è neutrale e quindi non ci permette di vedere le cose "dall'alto", in modo imparziale. Resterebbe, allora, da considerare la faccenda della libertà: tu, fealoro, dici che la diversità -che dà il margine per la libertà dell'individuo- è tutelata da un sistema egualitario in quanto ai diritti. Ora, ogni possibile tipologia di contratto sociale prevede che l'individuo rinunci a parte della sua libertà in nome dell'interesse comune -che di riflesso è anche il suo-. Già a questo punto sarebbe assai dubbio che l'etica dei pari diritti tuteli la libertà dell'individuo; ma, se davvero questa dimensione sociale d'esistenza permettesse di salvaguardare almeno le principali libertà individuali, forse potremmo ancora accettare di "firmare" il famoso contratto. Eppure a me sembra che, nella realtà di tutti i giorni delle società basate sull'uguaglianza dei diritti, il singolo, a meno di essere "più uguale" degli altri, venga troppo spesso preso in mezzo dagli interessi di gruppi politici ed economici, e finisca per soccombere davanti al potente di turno -a quello che "può permettersi la Giustizia", ad esempio, perchè per far rispettare come si deve i propri diritti si paga, e non poco-. E se qualcuno potrebbe archiviare le precedenti come "pecche del sistema", e magari addirittura come controprove del fatto che una società non effettivamente egualitaria provochi danni, pensiamo a difetti più strutturali ancora, come il fatto che in un sistema democratico rappresentativo il voto del singolo valga come un due a bastoni, e quindi la volontà del singolo finisca per valere altrettanto, oppure al fatto che se hai una fede religiosa -soprattutto se è una fede diversa rispetto a quella della maggioranza del paese in cui abiti-, non puoi esternarla attraverso segni visibili nei luoghi pubblici come la scuola; quindi ad esempio in Francia non puoi tenere un velo sulla testa perchè altrimenti l'insegnante si risente e il Laicismo piange il sangue dei suoi martiri. A certe condizioni, personalmente sento e vivo un rigetto nei confronti di alcuni aspetti della dimensione sociale. Il fatto è, a mio modesto parere, che ci sono alcuni meccanismi perversi che rendono più che problematica l'effettiva salvaguardia della propria libertà, in un regime che parla di masse, di Stato, di Umanità, ma non di individui. La strada verso il tentativo di avvicinamento fra diversi interessi -quello per i grandi numeri e quello per l'individuo concreto- è percorribile, ma secondo me non porterà ad una totale conciliazione. La politica inglese e francese di materia di integrazione sociale nè da prova: entrambi i modelli -multiculturalista ed integrazionista- hanno evidenziato grandi limiti; il fatto è che lo Stato non può non invadere alcune libertà personali. Esso, anzi, ridefinisce il concetto ed i limiti della libertà degli individui, e la Legge, la Fratellanza, l'Eguaglianza, sono i righelli, le squadre ed i compassi con i quali si disegnano i nuovi perimetri e le nuove circonferenze. Non vedo soluzioni definitive, oggi men che mai. Per chi non vuole rinunciare alle sue libertà, nè partire e andare a vivere sulla vetta di una montagna, la vita sarà e rimarrà un gioco di ruolo, una tenzone in cui destreggiarsi senza sapere se e quando si rimarrà infilzati dalla lama del contendente. |
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05-09-2007, 16.29.15 | #6 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 19-03-2007
Messaggi: 216
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Citazione:
Citazione:
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06-09-2007, 09.00.16 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Mi pare che questi contrasti provengano dal fatto che ci poniamo su piani diversi: io non guardo alla prassi giuridica (sempre sotto l’ottimistica insegna “la legge è uguale per tutti”) ma al fondamento del diritto, che per secoli se non per millenni è stato considerato “naturale” cioè immutabile se non prescritto da Dio - l’onnipotente rappresentato in realtà dai potenti - e solo a partire dal Novecento (Kelsen e Weber) consegnato allo stato e quindi, almeno nelle democrazie, a noi cittadini: acutizzando ovviamente l’incontro-scontro del diritto con la moralità oltre che con la faticosa storia degli individui. E mi pare che, in tutto l’odierno, politico e mediatico, discorrere intorno ai “diritti umani”, si pensi sempre a diritti fondati sulla natura - la bella e intatta natura! - cioè a quel giusnaturalismo che – almeno a livello filosofico – dovrebbe aver fatto il suo tempo. Con la conseguenza che si vogliono imporre formule giuridiche astratte a società che non le hanno maturate nella loro coscienza e che ci si illuda che certi diritti non muteranno più.
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06-09-2007, 10.03.48 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-03-2007
Messaggi: 216
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Non so se sia possibile, o auspicabile, mettere da parte con questa facilità il giusnaturalismo.
Ma quello che non capisco è se la proposta concorrente sia quella di far discendere dalla disuguaglianza degli uomini una disuguaglianza dei diritti... |
06-09-2007, 13.52.24 | #9 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-08-2006
Messaggi: 127
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Citazione:
Non ho mai sostenuto di avere una soluzione pronta, anzi, pensavo di essere stato abbastanza chiaro quando esprimevo sfiducia nei confronti della possibilità della conciliazione fra Stato e individuo, dimensione sociale, collettiva, ed individuo. In fondo, tutto quello che si può fare a favore dell'individuo, secondo me, riguarda l'individuo stesso ed esso soltanto: non può quindi tradursi in azione politica -che è già azione sociale-, come fanno ad esempio gli anarchici. Proprio perchè ciò che dico si riferisce, idealmente, esclusivamente al singolo, e rigetta applicazioni sociali, traduzioni in "movimenti" e gruppi politico-ideologici, non propongo neanche l'abolizione dell'uguaglianza di diritti, non propongo nuove forme sociali nè propendo aprioristicamente più per l'una che per l'altra forma. Citazione:
E non è forse l'individuo, nei confronti dello Stato, a ritrovarsi con in mano il temperino? Ci prefiguriamo con orrore una condizione di ingiustizie e soprusi, disparità, quando in buona parte questa situazione già la viviamo, ma siamo così narcotizzati da non badarci più. |
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06-09-2007, 14.07.05 | #10 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Non solo non è così, ma potrebbe pure essere affermata (magari in seno alle Nazioni Unite, sperabilmente con il sì di tutti i paesi) la volontà di renderli uguali. proprio in nome di quella facoltà di decisione, o vorrei dire “creazione”, che io ritengo debba essere esplicitamente riconosciuta: il che – se mi sono spiegato bene – è il fondamento di un concetto del diritto che non sia più considerato né naturale né statale, ma sovranamente libero.
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