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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
10-09-2007, 08.26.46 | #22 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Il contendere è dipeso soprattutto da un fraintendere, come giustamente osserva katerpillar: credo che tutti vogliamo abbattere steccati e trincee, anche se diverso è il modo di considerare – diciamo pure a livello filosofico – tale problema. Certo, chi pensa alla “specie-uomo” non può che riconoscere una sostanziale unità e probabilmente (ma si dovrebbe interpellare in proposito un genetista) inferiore a quell’1,23% che ci distingue dallo scimpanzè. D’altra parte mi sembra che riconoscere questo non basti agli apostoli dei diritti e neppure a coloro che, pur fedeli alla scienza, ammettono che l’evoluzione fa leva, ormai, piuttosto sulla cultura che sulla griglia del DNA. Agli effetti pratici, sarebbe interessante sapere se sta prevalendo l’unità fisica o la diversità culturale, che – nonostante la globalizzazione - non pare che l’uomo riesca ad accantonare, specialmente quando si tratta di mercati o di religioni. La soluzione finale? Potrebbe essere non quella che si ottiene col genocidio, che ha affascinato l’uomo da quando ha principiato ad esistere credendosi “a immagine e somiglianza” di Dio - cioè eliminare gli altri perché noi siamo più uguali. La sola soluzione moralmente accettabile – se proprio si vuole che tutti abbiano gli stessi diritti, è di intendere l’unità come obiettivo e non come dato di fatto – convincendo tribù, cioè popoli e civiltà, ad aprirsi le une alle altre, allargando i confini del sapere e della morale. Unità come fine: anche se appare più semplice affermarla come dato di fatto, rischiando che rimanga un vuoto principio come “diritti di natura”, o una compiaciuta parola d’ordine per quegli etnologi che, al fine di mostrare un’ anima mondata dalle macchie del colonialismo, preferiscono affermare senza ambagi né problemi di sorta “siamo tutti eguali!”.
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10-09-2007, 14.40.20 | #23 | |
Ogni tanto siate gentili.
Data registrazione: 14-03-2007
Messaggi: 665
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
emmecì
Citazione:
Io credo che nemmeno i più fedeli alla scienza possano avanzare delle supposizioni in tal senso, perché in questo assunto non siamo solo noi ad avere le idee ancora poco chiare, ma nel labirinto della ricerca scientifica il gomitolo è ancora quasi intatto, dovendo fare ancora molto cammino per trovare il minotauro. Mi sento di affermare questo, perché vi sono dei quesiti che sono lì, ancora gonfi e intatti, che non sono stati risolti, come: i bambini prodigio o come quei cinque uomini (senza nessuno straccio di cultura avendo frequentato la quinta elementare, tra cui il nostro Guglielmo Marconi, che da solo ha cambiato il destino del mondo), siano riusciti a strappare cinque premi Nobel. Punto di domanda: Da dove hanno attinto l'informazioni necessarie a quell'impresa questi nanerottoli della cultura? Dall'empirismo? Bene: allora dobbiamo prendere atto che l'empirismo e i patrimoni precostituiti che sono in noi, necessariamente, sono superiori agli insegnamenti elaborati dagli uomini, come: le Università e i libri di studio. Anche Shopenhauer affermava che le teorie filosofiche dovevano nascere fuori dalle università, altrimenti sarebbero andate a combaciare con quelle dei potenti di turno. Oppure Nietzche, che andava asserendo che prima di eleborare una teoria filosofica non bisognava leggere libri di altri filosofi, altrimenti si poteva venire influenzati dai pensieri altrui. Ambedue non hanno spiegato, però, da quale patrimonio bisognava attingere queste teorie per sfornarle immacolate. |
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10-09-2007, 16.56.38 | #24 | |||
weird dreams
Data registrazione: 22-05-2005
Messaggi: 483
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Personalmente poco mi frega delle somiglianze genetiche; penso che abbia senso presentarle solo a persone estremamente antropocentriche e speciste o magari anche razziste (per dar loro una mano a scendere dal piedistallo).
Citazione:
L’uomo ha spesso modo di inibire i propri scrupoli per trarre vantaggio (così crede) da chi non riesce a difendersi. Sono molti quelli che si impegnano nella ricerca di differenze, e che vogliono lanciare l'idea che questo nuovo spazio evolutivo, attualmente esclusivo dell’uomo, sia discriminante riguardo alla considerazione morale. (Rimando ad un post in cui ho riportato dei pezzi dal libro “liberazione animale” che spiegano abbastanza bene il principio di “uguale considerazione degli interessi”: post 96) Citazione:
Citazione:
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11-09-2007, 16.48.22 | #25 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-01-2006
Messaggi: 193
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Il rpoblema è puramente semantico: basterebbe sostituire eguaglianza con parità.
Bianco e nero sono diversi ma pari. Maschio e femmina sono diversissimi ma pari. Adulto e bambino, sano e malato, ricco e povero ecc. ecc. Et voilà, il problema non c'è più! |
29-09-2007, 14.45.13 | #26 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Ma è proprio questo che gli uomini non accettano: di essere considerati alla pari (e basterebbe che uno solo non fosse d’accordo e l’armoniosa catena si romperebbe…). Ma, in verità, la parificazione non sarebbe una soluzione, perché andrebbe contro non solo alle ostinate leggi della natura ma agli ideali forse utopistici di una società degna dell’uomo, annullando – con la scomparsa auspicabile delle élites di potere – quelle ben più preziose della conoscenza e della moralità ….Il punto cruciale sembra stare nella possibilità di ammettere una diversità svincolata dall’idea di valore (per lo meno di quegli ipocriti e usurati valori che Nietzsche voleva distruggere), eppure proprio l’annichilimento dell’idea di valore estinguerebbe la possibilità di un progresso e ci riporterebbe al grado zero dello sviluppo….. Voi siete, capisco, contro il razzismo, ma il razzismo - dice lo scienziato dei lumi - non consiste nel trovare differenze fra gli uomini ma nell’interpretare le differenze sulla base di pregiudizi razziali anziché di dati scientifici. E se i dati scientifici dimostrano differenze, come in effetti avviene sulla base dei cosiddetti test di intelligenza, dovremmo o potremmo considerarle davvero indifferenti e senza valore? E se i test non mostrassero solo differenze dipendenti dall’ambiente ma differenze basilari, radicate nel genoma biologico, e si trattasse di caratteristiche che incidono sul comportamento dell’individuo, come una più o meno spiccata propensione alla benevolenza o alla malevolenza, misurate scientificamente? E’ il vecchio problema del determinismo: se siamo determinati da fattori biologici, come possiamo considerarci colpevoli? Il fatto è che viene un momento in cui la misura non conta e la fiducia nella scienza è sbagliata oltre che deleteria: la scienza ci pone su un piano dove i fattori morali, cioè la possibilità di dare credito non all’adattamento ma all’innovazione e non allo stato presente ma a uno stato futuro non contano più, mentre il modo come è giudicato l’uomo secondo il buon senso, non è quello degli scienziati ma forse di quei filosofi senza pretese - fra i quali noi ci schieriamo - per i quali la coscienza dell’uomo si pone a metà strada fra necessità e libertà.
Così, per trovare una conclusione accettabile a questo argomento senza ricorrere alla magia, proporrei di affermare che certo il concetto di diversità può essere pericoloso e spingere all’arbitrio e alla prepotenza, ma se non ci fosse non ci sarebbe alcuna chance per coloro che cercano la verità; perciò è meglio tenersela, questa diversità, e con essa la speranza di realizzare – ma quando, e come? – l’utopia di una società più giusta e migliore. E se è soltanto il caso – come pensava Darwin – che porta avanti l’evoluzione, ebbene varrebbe la pena di rispettare il gioco perché sarà sempre possibile che esca una combinazione migliore di quella che ha dato vita al mondo come ora ci appare, pieno di odio, di ipocrisia, di ingiustizia e di falsa pietà. |
11-10-2007, 16.25.13 | #27 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Ma gli uomini sono veramente uguali?
Eppure sento risuonarmi nelle orecchie l’accusa di non saper apprezzare il grande sforzo che si compie per far adottare – ovunque nel mondo - i diritti umani. Dunque ritorno al nocciolo della questione: vi piacerebbe che il mondo fosse tutto uguale – un solo oceano o un solo deserto? Voi direte: ma noi parliamo degli uomini. Bene, vi piacerebbe che tutti gli uomini fossero uguali, tutti con gli stessi tratti e le stesse idee? Direte che questo è impossibile, che la natura non lo consente. Già, è proprio qui il punto: che la natura non lo consente, come ha affermato da centocinquant’anni Charles Darwin, dimostrando che l’evoluzione delle specie va verso la diversità e la complessità. Ma, a parte il contestato Darwin e il sospetto che la sua teoria comporti un incitamento alla lotta per la vita, non dipende proprio dalla variabilità la possibilità che dai selvaggi (pardon: dai primitivi) si sia evoluta una civiltà, che si siano affermati dei nuovi obiettivi o degli ideali morali, magari proprio l’ideale dei diritti umani come base per una diversità moralmente più alta di quella che vigeva nelle spelonche e nelle capanne? Ma poi, non sono anche questi diritti un’invenzione degli uomini e non possono quindi anch’essi mutare attraverso i secoli e i continenti? Non è questa la storia col suo potere che si è sovrapposto all’evoluzione? I religiosi diranno che questa storia è nata dalla condanna che pesa su noi proprio perché ci siamo staccati dal modello uscito dalle mani di Dio e non ci sarebbe stato bisogno, altrimenti, di entrare in una valle di lacrime e di lavoro, e della miriade di lingue uscite dalla Torre di Babele.….Ebbene, sì, a parte coloro che credono in una natura uscita intatta dalle mani divine e rovinata da noi, noi ci serviamo della diversità per migliorare noi stessi e per sostituire, almeno qualche volta, alla ferocia l’amore; ma in fondo anche coloro che ascoltano i predicatori e guardano non la storia ma le pagine della Bibbia non credono in una diversità fra credenti ed increduli, fra cattivi e buoni, fra inferno e paradiso (e, detto fra noi, fra la loro e le altrui religioni)?
Per fortuna, però, qui non si tratta di dividere gli uomini in buoni e cattivi e di spingerne magari alcuni all’inferno, ma solo di apprezzare la diversità e servirsi di essa per andare oltre la stessa natura verso ciò che Platone chiamava l’idea, Agostino la città di Dio e noi, umili laici, semplicemente un’umanità migliore, staccandoci non solo dalla primitività ma, quando è il caso, dai verdetti della scienza e della religione. . |