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21-01-2006, 19.51.42 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 22-12-2005
Messaggi: 158
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Sono per la riapertura delle centrali nucleari. Le abbiamo comunque vicinissime visto che la Francia le ha poste lungo il confine con noi. A questo punto sarebbe di gran lunga migliore utilizzare le nostre, senza andare a ricercare fonti di energia all'estero. Inoltre se costruite seguendo le dovute norme non provocano alcun danno, l'allarmismo è assolutamente esagerato.
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21-01-2006, 20.28.23 | #7 |
ad maiora
Data registrazione: 02-01-2005
Messaggi: 275
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Scusami, lo so... il referendum abrogativo del novembre 1987! Mi spiace be' intendevo che per alcuni il "passo italiano verso la denuclearizzazione" (termine da me coniato, un po' orrido) potrebbe essere l'esempio per una mondiale... non so...l'errore è nell'essere umano
La vostra Guccia che, con molti dubbi, spera nella fusione a freddo e comunque ha ancora molti dubbi! P.s.: Io non ho votato questione di anni! |
21-01-2006, 23.01.17 | #8 |
Utente bannato
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 1,288
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Io ho votato nell'87'....ho votato no al nucleare e se lo rifanno stesso voto!...che imparino a salvaguardare le ricchezze nazionali...invece di sputargli sempre addosso...responsabilizzino chi deve controllare, si sveglino, ma non a suon di mazzette!!!!!
Ma per cortesia una penisola con tre quarti di mare e se devi comperare il pesce lo paghi di piu' che se fossimo in Russia!!!!! Facciamo ridere!!!!!...altro che sbandierare il tricolore!.... |
22-01-2006, 01.21.07 | #9 |
iscrizione annullata
Data registrazione: 23-02-2005
Messaggi: 728
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Ora è tardi
Il danno prodotto dal referendum '87 non è rimediabile: investire oggi in un programma nucleare nazionale è irrealistico.
Occorrerebbero, infatti, non meno di 10-15 anni prima di avere centrali effettivamente operanti e, in ogni caso, in assenza di una agenzia seria di Ricerca e sviluppo scientifico in questo paese ( da decenni i "cervelli" emigrano), si tratterebbe di un'impresa piuttosto pericolosa. Non credo che il percorso italiano nell'agone economico mondiale possa proporre molto di più delle "cedole" culturali di un passato denso e intensissimo, che baciò la penisola. La collocazione della economia italiana al sesto o settimo posto nel pianeta è, evidentemente, quasi surreale se confrontata con l'oggettiva impostazione politica nazionale: "navigare a vista". Questo paese, unico come sempre, presenta la seguente situazione socioeconomica tendenziale: economia ricca, stato misero e cittadini così e così. Unico in tutto il pianeta. |
22-01-2006, 02.10.39 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-06-2005
Messaggi: 455
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Re: Ora è tardi
Citazione:
...parere di Paolo Fornaciari : C’è chi ha detto che “l’ Italia è uscita dal nucleare con il referendum del novembre 1987 e che anche altri Paesi starebbero per seguire il nostro esempio”, che “le competenze sono ormai disperse”, che “tornare indietro sarebbe impossibile e richiederebbe 10 o 15 anni di tempo”, che “il nucleare è costoso, pericoloso e favorisce la proliferazione militare”, che “lo smaltimento delle scorie radioattive non è stato risolto e costituisce un’inaccettabile eredità per le generazioni future” o che “lo smantellamento delle centrali nucleari dimesse ha superato il punto di non ritorno e il loro riavvio impossibile”. Tutte cose non vere! Non è stato il referendum, che, ai sensi dell’articolo 75 della nostra Costituzione, non poteva essere, né era, un referendum pro o contro il nucleare : la nostra Costituzione vieta infatti referendum abrogativi per leggi tributarie e di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. E l’ Italia, trenta anni prima, con gli Atti di Roma, aveva preso il solenne impegno di “sviluppare una potente industria nucleare”. Non il Parlamento, che al contrario, con la mozione del successivo 18 dicembre, aveva deliberato una sospensione per 5 anni delle nuove costruzioni nucleari, più una pausa di riflessione che non una “pietra tombale”, come poi si userà dire. Non l’ ultimo Piano Energetico approvato (PEN ’88) che anzi invitava a sviluppare, nel quadro di una ampia collaborazione internazionale, progetti di reattori nucleari facenti largo impiego di sicurezze intrinseche o passive. Non esiste dunque alcun impedimento né parlamentare né tanto meno tecnico, come esperienze estere hanno dimostrato e stanno dimostrando. Lo ha affermato il Senatore a vita, Giulio Andreotti, intervenendo ad un Convegno della Accademia dei Lincei nel 2001 e più recentemente l’ ex Presidente della Corte Costituzionale, Paolo Emilio Casavola : “non occorre un altro referendum o una nuova legge se si decide di ripartire”. Non è vero che anche gli altri Paesi industriali stiano abbandonando il nucleare: non lo ha fatto la Svizzera che ha deciso di non costruire nuove centrali, ma non ha certo fermato quelle funzionanti. Non lo ha fatto la Svezia, a seguito del referendum del 1980, per le difficoltà di mantenere altrimenti il livello di vita raggiunto. Non lo farà la Germania che si è presa 30 anni di tempo. Non è vero che le nostre centrali nucleari dimesse non si possono riavviare. Esistono altri esempi di reattori nucleari riavviati dopo molti anni: é stato fatto negli USA, a Browns Ferry, fermata 10 anni fa per un incendio, lo hanno fatto i nostri tecnici della SOGIN, in base ad un accordo che feci io stesso, auspice l’ambasciatore Puri Purini, con il Ministro dell’ Energia Armeno, per la centrale nucleare di Medzamor, fermata 12 anni fa per un terremoto e a Caorso e a Trino Vercellese non ci sono stati ne incendi né terremoti. La missione OSART della IAEA del 16.3 - 3.4 1987 così concludeva : “The OSART found Caorso NPP well mantained and operated by a conscientious and dedicated staff” e la delibera CIPE del 26 luglio 1990 richiedeva di mantenere le centrali, cosa che è stata fatta per quasi 10 anni, in “custodia protettiva passiva”, cioè in buona manutenzione, in vista di un non impossibile riavvio. Non occorrono 10 o 15 anni per costruire una nuova centrale nucleare: ho personalmente accompagnato i responsabili Westinghouse dal Direttore del Dipartimento Energia del Ministero alle Attività Produttive, amico Prof. Sergio Garribba e la Westinghouse ha confermato che i nuovi reattori nucleari ad acqua in pressione (PWR), largamente prefabbricati in officina, possono esser costruiti, dal primo getto di calcestruzzo all’avviamento commerciale, in 36 mesi. In aggiunta si dovrebbe ricordare che anche le nostre prime tre centrali nucleari, Latina, Garigliano e Trino Vercellese, furono costruite rispettivamente in 55, 62 e 51 mesi, quando le competenze non erano certo maggiori di quelle di oggi. Fu la lungimiranza di uomini illustri, che ebbi il piacere di conoscere all’ inizio della mia carriera professionale, quali Giorgio Valerio, Enrico Mattei, Carlo Matteini e Felice Ippolito, ad assumere con coraggio quelle decisioni cinquanta anni fa. Il problema dello smaltimento delle scorie radioattive è stato risolto in tutto il mondo con bunker schermati in superficie o con pozzi in formazioni geologiche stabili e profonde. Infine, secondo recenti studi giapponesi, il trasporto per riprocessamento all’ estero costa da 2 a 4 volte in più, rispetto al “dry disposal”, non solo, ma secondo la normativa internazionale, le scorie dovranno comunque ritornare nel Paese di origine. C’è chi ha detto del nucleare “è una occasione persa ed è inutile piangere sul latte versato” o chi sostiene che ''i tempi non sono maturi'' e l' opinione pubblica ''non lo accetterebbe''. Qualche economista (Renato Brunetta) sostiene che “il caro greggio ha un effetto modesto, quasi nullo sul PIL”, altri (Pia Saraceno) “questi aumenti non si trasmettono a valle sui beni e sui servizi” e che (Fiorella Kostoris Padoa Schioppa) “presto si tornerà sotto la soglia dei 25/28 $/b”. Mentre il Ministro all’ Economia (Siniscalco) auspica “più concorrenza” , per il Presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo “la priorità delle priorità sono ricerca e innovazione” . Non sarebbe il caso di fare chiarezza e spiegare che l’attuale fase di stagnazione economica e di declino competitivo, che tanto e giustamente, preoccupa anche il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, è dovuta al “caro energia” e che la crisi petrolifera non è un “incidente congiunturale”? Quello che non si dice è che in questi ultimi cinque anni è intervenuto un drammatico cambiamento nel quadro energetico mondiale. Il prezzo del barile di petrolio è schizzato da 10 a 50 dollari e quello del gas da meno di 2 a 6 $/MBTU con punte di 8 o 9. Ci sono state perfino delle guerre (Cecenia e Iraq) ed il nostro Paese, che nella generazione elettrica è eccessivamente dipendente dagli idrocarburi (80% contro una media UE del 20%), ne subisce le peggiori conseguenze. Lo ha evidenziato con chiarezza il Presidente di Federacciai, Giuseppe Pasini, nel discorso pronunciato di fronte alla Assemblea Annuale della sua Associazione. Non sarebbe il caso di sentire chi le centrali nucleari ha progettato, costruito ed esercito? Diceva 35 anni or sono alla Conferenza di Venezia sulla Sicurezza Nucleare, il Professor Edoardo Amaldi, illustre cattedratico, collaboratore di Enrico Fermi e carissimo amico, da diversi anni scomparso: "In Italia si diffida dei competenti, giudicati ingiustamente uomini di parte e quindi non obiettivi. Ci si fida invece dei meno competenti, cioè degli incompetenti e tanto più difficile è il problema da risolvere tanto più incompetenti dovrebbero essere le persone da intervistare. In qualsiasi Paese del Mondo questa sarebbe un'o ttima barzelletta!" Assistiamo invece alla diffusione di notizie che disorientano, preoccupano quando non spaventano la popolazione. Paolo Fornaciari, Presidente Comitato Rilancio Nucleare (CIRN) Roma, 13 febbraio 2005 |
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