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22-01-2006, 10.40.00 | #11 |
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the undiscovered energy sources?
L'opinione nucleare
Gli argomenti dell'italica lobby nuclearista - piccola, ma molto agguerrita e riunita attorno al Comitato italiano per il rilancio del nucleare [CIRN] - sono quelli tradizionali: il nucleare costa meno; non emette anidride carbonica; la sicurezza degli impianti moderni dà garanzie sufficienti. Il CIRN è guidato da un ex alto dirigente dell’Enel, l’ingegnere Paolo Fornaciari, già direttore del ramo atomico dell’Enel e vicepresidente dell’Associazione italiana nucleare. Al suo fianco c’è Giorgio Prinzi, che sul suo sito web ospita il Cirn e si presenta come direttore di "Global security, Centro studi per la Pace nel progresso". Prinzi è ospite fisso delle pagine dell’Opinione delle libertà, da dove, nelle ultime settimane ha lanciato peana a favore delle centrali atomiche, invitando i Verdi e le associazioni ambientaliste in genere a fare AUTOCRITICA per il referendum del 1987 che sancì di fatto la fine dell’avventura nucleare italiana. «La questione dei costi è a tutto vantaggio delle aziende», spiega Enzo Naso, docente alla facoltà di ingegneria di Roma La Sapienza e membro della sezione italiana dell’International solar energy society e del Centro interuniversitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile. «Secondo l’opinione classica, l’energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari costa meno. È vero solo se non vengono considerati in questo conto anche i costi di dismissione delle centrali e di stoccaggio delle scorie. Questi costi, però, sono o molto lontani nel tempo [una centrale viene dismessa dopo 25-30 di vita] oppure vengono scaricati sulla collettività (vedi mio p.s.), com’è il caso delle scorie italiane. Per cui, è vero che alle aziende costa meno produrre dal nucleare. E le aziende hanno interesse ad aumentare il proprio margine di profitto nel futuro mercato europeo dell’energia». Le aziende italiane, Enel innanzi tutto, cercano di abbassare i costi di produzione proprio ricorrendo alle centrali oltre le Alpi e l’Adriatico. Anche perché in Italia non gli va molto bene. Uno dei temi principali del controvertice di Montecatini è stata proprio l’opposizione ai progetti di megacentrali che la legge Marzano difende a spada tratta. Il terzo giorno di incontri e dibattiti al forum convocato dalle organizzazioni sociali per contestare il contemporaneo Vertice dei ministri europei dell’ambiente e dell’energia, è stato dedicato alle esperienze locali di opposizione alle Grandi opere del governo. Non solo quelle legate alla rete dei trasporti [Ponte sullo Stretto o Alta velocità], ma anche le decine e decine di nuove centrali che il governo ha sbloccato. Piovono centrali La legge Marzano conferma la tattica del rullo compressore. Le procedure abbreviate [sei mesi o, in alcuni casi, tre] per l’approvazione dei progetti dichiarati di interesse nazionale, calpestano di fatto gli enti locali e impediscono una seria verifica dell’impatto ambientale degli impianti. «La dimensione locale viene ancora una volta schiacciata dalla logica del mercato», commenta Paolo Cacciari, assessore del comune di Venezia, «e si continua a inseguire la domanda: la risposta alla presunta crisi energetica italiana, non sono né le nuove centrali, né meno che mai il nucleare, ma una politica seria di risparmio energetico, le fonti rinnovabili e la costruzione di reti locali di produzione e distribuzione energetica, che evitino l’enorme spreco di energia che avviene nel trasporto per centinaia di chilometri, dalle megacentrali fino agli utenti». «L’allarme idrico ed energetico di queste ultime settimane, e soprattutto le risposte che sono arrivate dal governo dimostrano una cosa su tutte», dice ancora Andrea Masullo, «una visione miope e settoriale dei problemi. Non si capisce o non si vuole capire che c’è una connessione chiara tra i due problemi, quello dell’acqua e quello dell’energia, che, guarda caso, sono i due settori chiave di cui si chiede la privatizzazione e la liberalizzazione. L’esempio della California non ha insegnato nulla: lì, dove il mercato energetico è privatizzato da anni, i black out sono arrivati molto prima. Il punto di fondo è che non si può continuare a inseguire la domanda e incoraggiare un consumo sfrenato, come se i costi ambientali non ci fossero. Abbiamo imparato, invece, che il conto ambientale arriva: lo vediamo con i fiumi in secca. Sarebbe allora il caso di ripensare la strategia energetica del paese, avendo il coraggio di innovarla profondamente. Invece, si prosegue solo riorganizzando alla peggio l’esistente». I segreti di Jean Un ottimo esempio di conto ambientale sono proprio le scorie delle centrali nucleari italiane dismesse dopo il 1987. L’opposizione dei cittadini della Sardegna ha bloccato, per il momento, la Sogin, la società incaricata di organizzare lo stoccaggio definitivo delle scorie, e, nel frattempo, di mettere in sicurezza gli impianti. Il generale Carlo Jean, nominato a novembre alla guida della Sogin e a marzo commissario straordinario per la questione rifiuti nucleari, ha incassato un’altra vittoria. Nella legge Marzano c’è, all’articolo 29, la richiesta di una delega al governo che ricalca i poteri straordinari già concessi al generale Jean dal decreto di nomina del presidente del consiglio. Deroga alle leggi ambientali, e diciotto mesi per individuare il sito dove costruire il deposito nazionale per le scorie nucleari. Poi sarà tutto deciso dal governo. Intanto, però, con il pretesto del terrorismo internazionale che minaccia gli impianti dove sono custodite le scorie italiane, le audizioni del generale Jean davanti alla commissione ambiente della camera, sono state coperte da segreto, come segreti sono stati i provvedimenti per mettere in sicurezza i depositi di scorie. Eredità di quando l’ingegnere Fornaciari non faceva solo lobbying. Un detrito che, per quanto si abbassino i fiumi e si alzi il livello dei condizionatori, nessuno tra gli amici dell’atomo ha interesse a far emergere. Enzo Mangini, articolo del 2003 apparso su: http://www.carta.org p.s. * L'Italia potrebbe guardare con interesse al nucleare quale fonte di energia per il futuro, nelle nuove forme della fusione o della fissione "pulita" proposta da Carlo Rubbia. Perché non vengono investiti soldi nelle ricerche, quelle serie, per trovare nuove energie che non siano dannose e inquinanti come il petrolio e pericolosamente radioattive come il nucleare? Il SottoSegretario USA all’Energia, Spencer Abraham, ha definito “the undiscovered energy sources” quelle che noi "sognatori" ci ostiniamo a definire energie alternative (pulite - nei limiti umani del possibile - e rinnovabili): ora il Nuovo Piano Energetico Nazionale (... alias, la solita "volpe" Richard Cheney) prevede la costruzione nei prossimi 20 anni di 1300 o forse 1900 nuove centrali elettriche, sia a carbone che nucleari, al ritmo di una alla settimana. Wow! Ottimo bersaglio per il "nemico" Osama ed ottima ragione per una politica militare e spaziale di "difesa". Grazie di cuore, Richard! Aprire una centrale nucleare, o riattivarne una in disuso da anni, significa spendere decine di miliardi di euro, senza contare il costo del loro mantenimento (i sistemi di sicurezza e quelli per il raffreddamento). Ma che importa alle imprese? Non saranno loro a sostenerne i costi ma noi che abbiamo la ritenuta fiscale alla fonte, senza i angeli-Previti-custodi che vegliano su di noi! p.p.s. (... con piccolo "consiglio" finale!) ... la mancata competitività italiana ED EUROPEA, dipende dai costi energetici delle imprese o dall'inesistente strategia tecnologica di lungo periodo? ... in questa strategia di lungo respiro si inserisce il discorso sulla SCUOLA e sulla preparazione scientifica seria, ribaltando il concetto di scuola come fonte di business, con i suoi sempre più paganti CLIENTI STUDENTI, com'è diventata oggi! (... ne accennavamo altrove, vero compagno Lenin?... ma forse non mi leggi dato che che appari e scompari dal forum, impegnato come sei nei tuoi studi, a Pisa.) ... i costi energetici, che su noi "sudditi" - alla fine - rimaniamo soli a pagare, c'interessano ... in ogni caso meno del mondo equo-sostenibile che vorremmo lasciare ai nostri pronipoti in un Pianeta ancora abitabile. Ci accontentiamo di poco, ma non di meno! Aiutateci a non permetterlo, anzichè stizzirvi se soltanto accenniamo a certe misere commistioni dalemiane ("E' evidente che una certa sinistra non è poi del tutto estranea ai principi della destra. Diciamo che è una destra con la pelliccia di sinistra.") ... di ben altro che un manzoniano beccarsi di polli, si avrebbe bisogno per perseguire, pian piano, ciò che è giusto e ciò che è equo per tutti: vi sembra estremismo? Hasta siempre e ciauzzzzzzzzzoiz |