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30-07-2005, 11.05.42 | #6 |
L' Emigrato
Data registrazione: 26-05-2004
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UN MONTE DI COCCI
LETTERA DALL' EUROPA
A Roma c' é il monte dei cocci. Cocci accumulati dagli antichi Romani. Cocci di costruzioni diroccate, di manufatti invecchiati. Cocci. Anche nello Stivale c' é una montagna di cocci. Cocci accumulati dagli Italiani, nei decenni, con leggerezza. Una buona parte é stata buttata alla fine del secolo XX. Cocci di tutti i tipi e colori. Cocci da occasioni perdute, da promesse non mantenute, da fatue illusioni poi smontate, da programmi iniziati ma poi falliti, o dimenticati, da successi mancati. Cocci. Per incapacità, per incoscienza, per insipienza, per incoerenza o leggerezza. Cocci generati da panzane, chiacchiere fatue, vendute al pubblico da pacchiani oratori. E accettate spesso da una cultura mediocre, la quale privilegia il football di serie A e le soubrettes svestite di serie B. E ammanta talvolta la furberia di un aspetto intelligente. Molti cocci sono dovuti ai cinque spettri che aleggiano sul Bel Paese: superficialità, rassegnazione, irresponsabilità, comparaggio, allegra gestione. Altri cocci dovuti alle distruzioni di un sistema, che non sa sciegliere le persone giuste al posto giusto, ma sceglie invece le persone più spinte al posto più remunerato. In Europa si chiamerebbe la "selezione negativa", in Italia si chiama "il sistema". Cocci incoscienti, gettati da chi ha creduto, ideologie complici, a programmi politici. I quali si sono poi rivelati mezzucci per andare al potere, poi dimenticati nella confusione creata dal sistema Italia di fine secolo XX. Confusione di proposte non studiate, di problemi non chiariti, di trovate non ragionate. Ma sempre cocci. Cocci che si son trovati sul percorso del treno Italia. Treno programmato negli anni '60 come treno ad alta velocità. Con gli anni divenuto un accelerato, che si ferma a tutte le stazioni, anche quelle impreviste. I ferrovieri non sono stati formati infatti all' organizzazione, alle segnalazioni ed alla manutenzione. Per cui sono essi stessi sorpresi di tante fermate. E chiedono lumi al capotreno. Ma che puo' fare un capotreno, che non ha gli strumenti per l' alta velocità ? Che non sa neanche quali leghe, olii e motori sono necessari per permettere al treno gli attesi 300 km/h ? La quantità di cocci sembra aumentare. Rischia di espandersi in ogni regione, in ogni fabbrica, in ogni impresa. Mentre che associazioni di imprenditori, di lavoratori, di professionisti, di categorie, discutono e si beccano. Senza capirsi talvolta, senza grandi risultati talaltra. Non pensano che forse non li vedranno mai, i risultati. Per mancanza di realismo, di capacità, di metodo, di formazione seria, di apertura, di VALORI. E per la diffusione di due elementi negativi: le CHIACCHIERE VAGHE, le OPINIONI EQUIVOCHE. Ma restano i cocci. Oltre i cocci, si notano anche i buchi nell' acqua. Soprattutto quelli fatti in Italia da tante persone, dotate di ingegno e capacità. Fra i quali molti sono poi andati in Europa, in USA, in Australia, ove si rivelano spesso più brillanti e capaci dei colleghi locali. Cocci e cervelli. I primi restano, i secondi se ne vanno. Speranze perdute, futuri negati, in Italia. E' lo Stivale oggi. Apriamo gli occhi.....guardiamo la situazione reale: non c' é ne la cultura, ne la stoffa, ne la chiarezza mentale per fare la competizione nel villaggio globale. L' abbiamo persa, con leggerezza, e con un po' di incoscienza. L' Emigrato Antonio Greco (disponibile a presentare le CAUSE del degrado socio-economico) angrema@wanadoo.fr P.S. Il testo é un tentativo, semplicistico, di risposta alle domande: Quale la Deriva italiana ? Perché il sistema Italia, che raggiunse quaranta anni fa le vette della competitività, vede la sua competitività calare decisamente ? La mia conclusione: finché gli Italiani non fanno una riflessione seria sulle CAUSE DEL CALO DI COMPETITIVITA' , la società italiana continuerà, con ignavia e leggera incoscienza, la sua marcia forzata verso il Terzo Mondo. La riflessione urgente dovrebbe avvenire fuori di ogni contesto politico (il quale imbroglierebbe solo le acque). |
30-07-2005, 11.11.22 | #8 |
L' Emigrato
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ITALIA DESNUDA
(CONTINUA)
Facile la previsione: se si continua cosi, con la via traversa, e non si fa niente per cambiare, il sistema rischia l’implosione. A causa di troppe strozzature, che sono frequenti da noi e rare o non esistenti in altri Paesi. A causa soprattutto di sistemi sociali diversi negli altri Paesi della U.E., i quali hanno efficienze sociali molto superiori. Quindi sono più competitivi. C. Se le istituzioni non funzionano, intendi dire che bisogna cambiarle ? E. Cambiare le istituzioni potrebbe essere vitale. Ma, prima di cambiarle, é necessario vedere perché non funzionano. Cosi si capirà cosa é da cambiare. Quali i motivi primari del non funzionamento delle strutture statali e della perdita di competitività, che gli imprenditori lamentano ? A inizio secolo, nel mercato globale, é imprescindibile adottare valori che sono comuni in altri Paesi e che permettono una vita civile semplice, senza scosse. Tali valori, che esistevano in Italia (ma non in misura sufficiente) si sono poi rarefatti, sembrano spariti dalla società di alcune regioni, a causa della nostra recente degradazione. Eccoli: l’organizzazione efficiente, la programmazione, la chiarezza della espressione orale e scritta (da preferire alle scelte intuitive), la logica, l’eguaglianza reale dei diritti dei cittadini, la selezione per merito, il realismo, la precisione, la coerenza tra le azioni e i fatti, l’affidabilità di programmi preparati con rigore. E poi i valori primari che ne permettono la conservazione: la serietà, la riflessione, la correttezza, la responsabilità. Se avessimo tali valori, riusciremmo ad applicare completamente e pienamente la costituzione e le leggi. Per ora non possiamo arrivare a tanto. Proprio perché tutti questi valori sono scomparsi da alcune regioni e tendono a scomparire nel resto dello Stivale. C. Mi sembra che lo Stivale si sia unificato sotto una cattiva stella, se tanti valori, che prima esistevano più o meno, sono poi scomparsi o si sono rarefatti. E. In un certo senso c’ é sicuramente una cattiva stella. Ma credo che la verità sia: c’ é colpa di tutta la società, di tutti i cittadini. Si potrebbe sottilizzare (ma non é necessario), per capire se si tratta di colpe coscienti o di derive inconsce. Ma, se volessimo un giorno introdurre tali valori ?..... c’ é da fare attenzione ! Alcuni di questi valori non potrebbero essere introdotti, se prima non si é gettato dalla finestra la demagogia e il doppio linguaggio diffusi. C. Se tu, da emigrato, credi proprio di aver visto questi valori scomparire o nascondersi, puoi spiegarmi come cio’ sia avvenuto ? E. Cominciamo da prima dell’ unificazione. Nei secoli, tante invasioni. Gli Italiani furono costretti a cambiare spesso padrone, condizioni di vita, garanzie e diritti. Successe quindi che si adattarono, presero alcuni caratteri, rimasti poi nel DNA. Adattarsi al nuovo padrone, non contrastarlo, evitare conflitti. Gli Italiani di oggi, davanti agli altri Europei, mostrano poca simpatia per la fermezza e la chiarezza. Diciamo che non hanno una spina dorsale strutturata come quella degli altri Europei. In pratica, se gli leviamo la camicia e li guardiamo dalle spalle, gli Italiani sono ben diversi da altri europei. Il problema, mi sembra, é che nessun ministro della della Sanità (o della P.I.) ha mai iniziato una cura........ Sarà per questo che oggi in Europa si riconosce agli Italiani una grande flessibilità. D’altronde, se non avessimo avuto nel passato lontano spirito di adattamento e flessibilità, avremmo dovuto avere, per esistere, forza, disciplina, solida spina dorsale ed eserciti paragonabili a quelli degli invasori. Non credo abbiamo avuti né gli uni né gli altri. La flessibilità é certo un vantaggio rispetto agli altri europei, in un mercato competitivo, che evolve rapidamente. Purtroppo la nostra grande flessibilità, unita ad una scarsa coerenza, debole spina dorsale, ha avuto anche conseguenze negative. Negli ultimi quaranta anni ci siamo velocemente adattati a nuovi usi e costumi. Talvolta imposti dai peggiori (quelli arrivati al potere con metodi loschi). Le evoluzioni, viste dall’ Europa, le ho risentite pressappoco cosi. 1. ANNI 60-70. Ancora diffusi i comportamenti abbastanza corretti nella società. La corruzione già esiste, ma non si é ancora diffusa ovunque. Essa é nascosta, ma gira per le stanze del potere, cercando nuovi adepti. La facciata del potere é la gestione del Paese e la lotta contro il comunismo. Dietro la facciata, l’affaripolitismo (=commistione di affarismo privato e politica) si diffonde e contribuisce a sostenere partiti politici e relative correnti. 2. ANNI 80-90. La diffusione a macchia d’olio della corruzione e dell’omertà nelle gestioni del potere nazionale, locale e degli enti di stato continua. Le motivazioni di difesa dal comunismo, di stato di allarme, spariscono. Non solo gli imprenditori si occupano di business (ottima cosa). Anche qualche politico lo fa, ma non allo scoperto (si tratta di percentuali, non dichiarate né tassate). Sempre più ci sono politici che pensano agli affari, sempre meno politici che gestiscono il Paese. Alla fine del secolo non ci sono organi istituzionali indenni dall’inquinamento in espansione. Persino la giustizia é colpita. Qualcuno comincia a dubitare che essa sia super-partes. 3. La larga e rapida diffusione, dappertutto, della corruzione, fa cambiare i comportamenti. Gli Italiani, flessibili, possono cambiare velocemente. La gestione frequentemente scorretta del potere per fini di parte é ormai, negli anni ’90, ben conosciuta dal grande pubblico. I comportamenti scorretti o delittuosi non vengono più nascosti. Si confessa pubblicamente che le tangenti servono al partito o alle sue correnti. Ma l’affaripolitismo per arricchimenti personali é ancora nascosto. 4. Vengono alla luce, sempre più numerosi, i casi di uso del potere per scopi delittuosi. Contemporaneamente, forse a causa della incapacità (o non volontà) della giustizia di perseguire i colpevoli, si diffonde il senso dell’impunità di chi sta al potere. In certi ambienti, essere cooptati dal potere politico comporta l’accettazione dell’affaripolitismo privato. Contemporaneamente diminuisce il numero di cittadini che protestano e si scandalizzano nello scoprire gli usi scorretti del potere. Il che é normale, nello Stivale, per parecchie ragioni. Ma credo che una delle ragioni primarie sia: in un Paese che ha elevato la confusione e i pantani a sistema di vita (per mancanza di coerenza, per il doppio linguaggio, per l’ approssimazione diffusa, per la perdita di motivazione dovuta all’ egualitarismo, etc.), si arriva ad accettare tutto. Si abbassa il livello dei comportamenti accettabili al livello delle suole. Iniziando dai livelli alti, anche perché la classe dirigente pubblica é stata scelta con criteri negativi. 5. Appare chiaro che la % di gestori della cosa pubblica o degli enti statali che svolgono realmente il proprio ruolo diminuisce. Si diffonde l’idea che la carica pubblica o l’elezione non comporta necessariamente impegno né grandi obblighi inerenti al proprio ruolo. 6. La dietrologia, le manovre, i colpi bassi fra clans diversi dei poteri nazionale e locali, divengono comportamenti diffusi. Per i funzionari pubblici di alto calibro gestire l’ente o il servizio di cui si é (nominalmente) responsabile diviene sempre meno importante. Conservare la propria fetta di potere, restare a galla, é la preoccupazione prevalente. Il che sembrerebbe quasi giusto, poiché sbloccare tanti meccanismi grippati lo si puo’ fare solo se si ha potere. Allora perché non cercare di averne di più ? 7. Colla istituzione della Comunità Europea, le merci cominciano a passare le frontiere e nei Paesi della U.E. inizia la competizione. Produttori di beni e servizi devono fare fronte ad una competizione più accanita e difficile. In tale quadro economico divenuto complesso, i sistemi di produzione e vendita più efficienti emergono. Fra i Paesi della U.E., l’Italia si distingue per alcuni fattori particolari del suo quadro sociale, che hanno un impatto negativo sulla competitività. Eccoli: - l’assenza di determinazione e di capacità organizzative, la diffusione dell’improvvisazione (causa ed effetto della confusione in aumento) in un mercato sempre più complesso creano difficoltà agli imprenditori. - la difficoltà di realizzare i programmi pubblici previsti rende incerto il quadro economico e quello pubblico. Si vive sempre di più alla giornata, i programmi divengono solo indicativi. Le promesse non si possono mantenere. Gli obbiettivi dichiarati si dimenticano. - sparisce il valore “responsabilità del proprio operato”. Si diffonde a macchia d’olio il vecchio (ma una volta nascosto) uso di selezionare la classe dirigente per cooptazione e allacci personali. Il merito e l’esperienza, formalmente in auge, divengono in pratica valori dimenticati. L’unica cosa che conta ormai: conoscere un VIP potente. C. Se tutte queste evoluzioni si sono realmente verificate (e forse é anche vero), dimmi senza perifrasi: in che situazione sociale si trovano oggi gli abitanti dello Stivale ? E. In mutande ! Antonio Greco ANGREMA@wanadoo.fr |
30-07-2005, 11.13.53 | #9 |
L' Emigrato
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LA DIVARICAZIONE SOCIALE CON L’EUROPA
La degradazione del sistema Italia, tanto evidente nel confronto cogli altri Paesi dell’U.E., appare a molti inspiegabile. Agli osservatori dall’estero essa appare una ovvia fatalità.
Non é facile listare i fattori che la determinano, né chiarire i legami tra cause ed effetti, in un modo chiaro. Anche perché i varii fattori negativi della vita sociale italiana, la quale é perdente in Europa, interagiscono l’uno sull’altro in modo evolutivo. Si puo’ pero’ stilare un quadro realistico dei diversi fattori esistenti, che permetta di: • identificare i tratti più importanti della divaricazione Italia-Europa; • capire se il disastro sociale italiano (e le sue conseguenze economiche) continuerà o potrà arretrare. La degenerazione italiana della seconda metà del ‘900 é stata apparentemente accelerata dai seguenti fattori: • la liberalizzazione dei mercati ha portato alla necessità di essere concorrenziali, cioé efficienti; • il livello di competitività di merci e servizi, provenienti dai diversi Paesi della U.E., é apparso in molti casi essere notevolmente diverso. Le persone in grado di risalire alle ragioni primarie delle differenze di competitività tra settori simili di Paesi diversi sono in numero molto limitato, sia perché pochi conoscono un determinato ambiente lavorativo in Paesi diversi, sia perché una valutazione oggettiva e realistica delle differenze richiederebbe molti approfondimenti di dettaglio sulle economie a confronto. I fattori maggiori che influiscono sulle differenze nella competitività in Paesi diversi della U.E.(ma anche fra l’Italia del Nord e il meridione) sono essenzialmente: - conoscenze tecniche/operative; - tradizioni produttive e livello di formazione dei quadri; - potenziali di creatività e di flessibiltà nelle evoluzioni delle economie; - eventuale influenza inibitrice di comportamenti/ambienti arretrati. - gestioni nazionali e locali dei servizi e delle strutture di supporto alla economia. A loro volta, tali fattori sono legati ad un quadro culturale e comportamentale, che é ovviamente diverso nei varii Paesi. Cultura, comportamento e formazione sono la piattaforma di base su cui si costruisce l’ economia di un Paese. Alain Peyrefitte, rinomato sociologo francese, dice nella sua analisi storica “La Società della Fiducia”: “ Non c’è lo sviluppo e il sottosviluppo. Ci sono dei meccanismi mentali, generatori o inibitori di sviluppo, inegualmente presenti in ogni società della nostra epoca”. Se facciamo il confronto fra l’Italia e gli altri Paesi della U.E., le conclusioni sono deludenti per l’Italia. Cerchiamo di capirne i motivi. I comportamenti diffusi e il quadro sociale degli altri Paesi della U.E. sono essenzialmente basati sui seguenti valori: serietà, correttezza, responsabilità, fiducia, eguaglianza dei diritti dei cittadini, selezione per merito. La situazione sociale italiana di fine secolo è invece frutto di passate deficienze, caratteristiche del nostro Paese, e di recenti degradazioni. Di fatto la qualità e l’efficienza del sistema sociale italiano é ben lontano da quello medio europeo. Il mondo economico sia europeo che mondiale è in rapida evoluzione, non solo come tipo e qualità dei prodotti, ma anche come complessità dei quadri operativi di molti settori. L’aumento di complessità per molte attività economiche agisce da discriminante, nel senso di privilegiare nei risultati i sistemi e i Paesi ben strutturati e organizzati, ma anche nel colpire duramente le entità e i Paesi che difettano di affidabilità e organizzazione, e sono invece abituati a improvvisare. L’Italia é forse l’unico Paese della U.E. in cui si sono diffusi, in alcune regioni e negli ultimi lustri, sia nelle attività economiche che nella vita pubblica, i seguenti comportamenti: • poco interesse per la ricerca degli elementi reali ed obiettivi che identificano un problema; • diffusione nelle attività economiche della comprensione intuitiva e personale e di interpretazioni personali, spesso preferite alla valutazione oggettiva e chiara; • abitudine a privilegiare, nella vita sociale come nel lavoro, lo scenario apparente rispetto alla realtà oggettiva (costume comune a tanti Paesi latini); • improvvisazione e approssimazione. A causa delle abitudini suddette, nella vita sociale italiana esiste una grossa pecca. La mancanza di una organizzazione adeguata alle circostanze, di chiarezza e di precisione sufficienti, fa si’ che l’associazione in un’attività di un gran numero d’Italiani comporta molto spesso: • la mancata chiarezza iniziale nella definizione delle condizioni in cui l’ attività va inserita, comporta la insorgenza di zone grige, generatrici di difficoltà; • inefficienze, ritardi, difficoltà impreviste; • la mancanza di riflessione razionale e analisi serie porta, ad esempio, in presenza di cattivi risultati, a effettuare cambiamenti radicali piuttosto che individuare l’elemento particolare difettoso da correggere. L’Italia ha in effetti alcuni primati europei poco invidiabili: numero di giornate di scioperi nazionali; numero di incidenti gravi sul lavoro; incapacità del parlamento e degli organi competenti di organizzare una vita sociale a livello europeo; diffusione della criminalità e dell’omertà nel pubblico e nel privato; crisi della giustizia e di molte strutture e servizi pubblici. Confronti serii con Paesi avanzati dell’Europa mostrerebbero sicuramente che noi Italiani non sappiamo dominare, gestire e organizzare grosse strutture. Valga un' esperienza: assistere ad un’assemblea o a un negoziato fra parti opposte, in un Paese europeo di latitudine più alta. Capiremmo la differenza fra l’organizzaziopne europea e il quadro italiano/sudamericano. E capiremmo l’importanza primaria delle capacità organizzative. Sappiamo al contrario generalmente primeggiare sugli altri Europei, e siamo percio’ammirati, almeno in due tipi di situazioni: • ove occorre iniziativa e capacità commerciale; • quando bisogna creare, inventare. Ma, per primeggiare, ci é più facile farlo se siamo inseriti in una struttura organizzata da non Italiani. Vedere il successo di tanti Italiani all’estero, e poi scoprire quanti di loro ci avevano provato in Italia, ma non erano riusciti ! Un paragone serio fra l’efficienza di grosse strutture italiane e quella delle corrispondenti in altri Paesi avanzati della U.E. (ad esempio gestioni ministeriali, servizi pubblici, attività e risultati parlamentari) mostrerebbe in filigrana fino a che punto i nostri comportamenti si sono allontanati dall’Europa, per avvicinarsi invece a quelli del Medio Oriente o del Sud-America. La deriva é purtroppo rapida e, vista dall’estero, sembra inarrestabile per un semplice motivo. Non si conoscono sufficientemente le cause maggiori della deriva, né si é iniziata una riflessione seria per analizzarla. Comunque l’Italiano é spesso uso a concentrarsi sul presente, trascurare il futuro e affidarsi alla propria capacità di adattarsi. Anche alle degradazioni. La maledetta china che percorriamo é molto ripida, e tutta in discesa. Vogliamo cercare, seriamente, le cause della degradazione galoppante ? E discutere la possibilità di correzioni ? Antonio Greco (consulente europeo) ANGREMA@wanadoo.fr P.S. Le linee direttive del programma necessario e urgente per la società italiana (un nuovo patto sociale da definire), il quale permetta al Paese di divenire una società europea a pieno titolo, capace anche di sviluppare un’ economia fiorente (dopo gli sforzi necessari), sono già pubblicate. Gli interessati me ne chiedano copia o le coordinate Internet. |
30-07-2005, 17.06.14 | #10 |
Ospite
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Italia alla deriva...
Ho sempre sostenuto con fervore che il sistema Italia, fermamente basato sulle PMI e non sull'industria, è poco evolutivo per via della mancanza di cultura socio-economica...e ciò, secondo un mio parere personale, è dovuto sempre dalla mancanza di politici adeguati, i quali sotto-valutando l'entrata in Europa non hanno mai creato scuole che si uniformassero almeno dal punto di vista del work-experience, fattore determinante, di largo consumo in Paesi UE ed USA, per la cultura del neo-laureato...
La mia discussione è nata non solo per criticare o meglio far notare la politica obsoleta degli Italiani nel mondo ed alla politica interna (Nord e Sud)...ma per avere una soluzione attraverso il pensiero di tanti amici...E' necessario quanto indispensabile creare un nuovo partito socio-culturale rappresentato soprattutto da noi giovani per far valere le competenze acquisite e dimostrare che l'Italia non è un paese "materasso" ........ Vi aspetto numerosi mandatemi tutto il materiale informativo per creare un nuovo movomento rivolto al RICAMBIO GENERAZIONALE Grazie e ancora grazie per gli interventi e l'interessamento continua.......... mikkings2000@yahoo.it |