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22-07-2005, 11.03.34 | #6 |
Nuovo iscritto
Data registrazione: 03-04-2002
Messaggi: 1,287
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al momento
nò davvero, non sono terrorizzata perchè non sono ancora arrivati a casa mia
La guerra mi fa paura quella sì, a pensarci, mi terrorizza. Gli attentati terroristici....... naaaaaaaaaaaaa continuo a muovermi come sempre.... in tandem! |
22-07-2005, 17.54.44 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-07-2005
Messaggi: 348
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La paura è sempre in agguato. E' la miglior arma dei governanti. I giornali poi ne vanno pazzi. In un mondo dove vige la logica e la verità, avrebbe ragione Tammy. Non cambierebbe niente. Le cause di morte e di malattia rimangono sempre le stesse. Il terrorismo è una delle ultime.
Il problema è la reazione nevrotica, e in alcuni casi, psicotica dei nostri governanti. Questa reazione maniacale fa allarmare la popolazione all'ennesima potenza. La logica è evidente: se i nostri governanti e tutti i mezzi di comunicazione dicono che c'è pericolo, ALLLORA c'è veramente pericolo. In questo modo aumenta il loro potere di dirigere gli affari privati e contemporaneamente giocare a Risiko, sulla pelle degli stessi popoli. I terroristi hanno fatto 3000 morti a New York, 200 (non ricordo esattamente) a Madrid e 50 a Londra. In Irak, a causa diretta o indiretta della guerra, sono morte fra 20 e 100.000 persone. 15 volte di più. Però quelle persone non sono vere persone. Non meritano il nostro rispetto e il nostro dolore. Ha di nuovo ragione Tammy. La guerra, quella si, che fa paura. E siamo noi a farla agli altri. NON il contrario. |
22-07-2005, 21.47.24 | #9 |
iscrizione annullata
Data registrazione: 16-07-2005
Messaggi: 752
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Quando accadono questi attentati come a Londra....ci sconvolgono....e non ci sono termini per esprimersi in modo diverso...c'era una mia grande amica....ho avuto molta paura per lei e sono riuscita a raggiungerla telefonicamente soltanto la sera....ma non sono soltanto questi grossi drammi che ci possono turbare, spaventare...e' anche nella vita di ogni giorno...un 'aggressione....una violenza...un omicidio....un furto...cose piu' piccole....meno alla ribalta...ma possono condizionare la nostra vita attuale...chi vive in grandi metropoli o in citta' piu' a rischio sa che tutto e' piu' difficile...
Vaniglia |
22-07-2005, 22.55.25 | #10 |
iscrizione annullata
Data registrazione: 23-02-2005
Messaggi: 728
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Dissento assolutamente da Lord Kellian
Mettere il "terrorismo" nell'elenco completo delle cause di morte è un'operazione intellettuale sensata solo per una compagnia assicuratrice: il calcolo del rischio, in questo senso, è analogo.
Sappiamo benissimo che una banale presa di corrente è più pericolosa del morso di una vipera: ciò non toglie che non ci facciamo alcun problema di avere in casa dieci o quindici punti luce, mentre saremmo molto preoccupati di avervi, libere, dieci o quindici vipere. Dunque, lasciamo da parte i ragionamenti parziali, che hanno il solo scopo di rassicurarci o di propugnare posizioni preconcette, e consideriamo la realtà nel suo complesso. Del resto le Borse internazionali, unico "polso" reale del "sentire comune" dell'Occidente, possono bruciare diecimila miliardi di euro per un attacco islamico che faccia cinquanta morti, ed infischiarsene di un incidente aereo che ne provochi trecento. Non è neppure molto interessante capire chi o che cosa sia causa di cosa, oppure se tale causa sia, in realtà, effetto, o se l'effetto preceda o consegua alla causa, eventualmente essendo causa dell'effetto della causa che è conseguenza dell'effetto della causa dell'effetto... Ragionamenti e lambicchi tipicamente italiani, secondo i quali, se non si risale almeno alla politica scellerata di Isabella di Spagna, non si può capire il disagio attuale della minoranza ebraica in Armenia. Ma chi se ne frega di è causa di cosa! Se qualcuno tenta di scipparmi lungo il Corso, il pugno che gliallungo non tiene in minimo conto le buone ragioni dello scippatore: solo dopo che lo vedrò lungo disteso sul selciato mi porrò il problema del "perchè" l'abbia fatto. Il terrorismo mira esattamente a questo: ad intimidire intere comunità. L'esempio della Spagna è illuminante. Un Paese intero si è inginocchiato di fronte alla scimitarra di allah, atterrito dallo strapotere di pochi esaltati. Non importa se fosse giusto o meno ritirarsi dall'Iraq, il punto non è questo. Il punto è che una strage ha potuto stravolgere le scelte politiche, interne ed internazionali, di una intera comunità nazionale, mostrandone l'intrinseca fragilità e debolezza, la sostanziale incapacità di far quadrato sui propri valori e sulla propria identità civile. L'attentato di Madrid mostrò a tutta l'Europa che milioni e milioni di spagnoli, terrorizzati dallo strapotere morale di chi li umiliava, erano disposti a tutto, anche a ribaltare in una notte le proprie appartenenze ideologiche, pur di prostrarsi di fronte a un branco di poche centinaia di fanatici deliranti. Da europeo, io trovo che questo sia il fenomeno "nuovo" ed angosciante del fanatismo islamico: che esso, come una lama incandescente, penetra con disarmante facilità il muro di burro dei nostri valori di libertà e democrazia... Valori da operetta, purtroppo, valori gonfi soltanto di eloquenza retorica. Mi ostino a credere, però, che l'Europa non sia tutta uguale. E penso, da europeo, che sia venuto il momento di fare dei conti realistici con il fenomeno islamico: intendiamoci, non nego affatto che vi sia un mondo arabo moderato, un mondo islamico più aperto al dialogo ed alla convivenza civile e rispettosa tra le culture. Penso che, però, sia ora di smetterla di fingere che questa componente "moderata" sia visceralmente nemica di quella fondamentalista: il frutto velenoso nasce dalla stessa pianta da cui cresce quello buono. Chi vuole essere il primo ad assaggiare tutte le mele, allo scopo di identificare quella avvelenata? Abbiamo davvero bisogno dell'immigrazione islamica? Perchè non favoriamo l'ingresso di altri popoli, posto che i paesi emergenti sono composti anche, prevalentemente, da cristiani ortodossi, induisti, animisti e atei? Personalmente credo che sarebbe ora di cominciare a discriminare tra le tante correnti migratorie: in fin dei conti solo i fanatici distinguono tra ciò che è giusto e ciò che è opportuno. |