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Vecchio 23-07-2005, 18.20.47   #1
eva79
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Che senzo ha questo attentato.

Che senzo ha l'attentato a sharm? Non riesco a capire insomma prima l'america poi londra ma non diovrebbe toccare all'italia?
eva79 is offline  
Vecchio 23-07-2005, 20.20.13   #2
rodi
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e perchè dovrebbe toccare all'Italia?
pensi sul serio che veramente diranno prima con sincerità il luogo vero?
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Vecchio 23-07-2005, 20.26.33   #3
Plat
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come ho detto nell'altro topic, colpire l'economia basata sul turismo degli stati islamici moderati (lo stesso vale per gli attentati ai turisti in Turchia).

Ditemi, chi di voi andrà in vacanza in Egitto l'anno prossimo?
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Vecchio 23-07-2005, 23.32.24   #4
nin.kin
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"Un piano americano per mettere alle strette l'Egitto"
di Mahmud Bakri
martedì, 22 febbraio 2005

Il settimanale egiziano al-Usbu‘ rivela i piani che - secondo uno schema già sperimentato (Serbia, Georgia, Ucraina) - dovrebbe garantire l'instaurazione di una "democrazia" all'ombra delle piramidi. Il ruolo dei centri studi "indipendenti" e della "società civile"...

Fin da subito è stato chiaro che la decisione della dirigenza egiziana di fissare la data per il referendum presidenziale aveva lo scopo di determinare anche l'esito delle prossime elezioni legislative. Ma è anche evidente che in alcuni circoli occidentali, e in particolare in quelli statunitensi, sono in corso grandi manovre allo scopo di creare un clima di tensione nella piazza egiziana.
In questa sono apparse infatti personalità legate ideologicamente agli Stati Uniti che hanno dichiarato di aderire ai progetti americani. L'idea è di interferire nelle questioni interne del Paese per costringere il governo egiziano a sottostare a una serie di minacce da parte di Washington nel più ampio contesto di trasformazione della regione araba col pretesto di riformarla politicamente ed economicamente.
L'Egitto è infatti al centro degli obiettivi americani anche perché il Cairo, col suo peso politico ed economico, rappresenta il perno fondamentale di tutta la regione (...). E anche se la situazione a livello ufficiale appare calma, ci sono indicazioni secondo cui qualcosa dovrà accadere.

Va inserita nel quadro di queste manovre la notizia che una ventina di deputati del Congresso americano, tra i quali spiccano nomi che in passato hanno già sostenuto l'attività del direttore del centro studi Ibn Khaldun, Sa'd ad-Din Ibrahim, avrebbero avviato una campagna ben organizzata all'interno dell'Amministrazione americana, basandosi sulle corrispondenze provenienti da alcune personalità all'interno dell'Egitto o sui rapporti emessi dall'ambasciata Usa al Cairo. (...) Ci sarebbe un piano ben definito per mettere alle strette l'Egitto di fronte al mondo e la data della nomina parlamentare del candidato alla Presidenza dovrebbe dare il via ufficiale a questa campagna.
Nelle settimane passate ci sarebbero stati contatti tra i vertici dell'ambasciata Usa e alcuni dirigenti dei partiti e delle forze politiche egiziane, ma questi contatti non avrebbero dato alcun risultato concreto, visto il rifiuto della maggior parte dei dirigenti dei partiti [a collaborare con gli Usa]. I rappresentanti delle forze politiche avrebbero risposto a Washington che la questione dell'emendamento costituzionale e della candidatura presidenziale sono affari interni all'Egitto sui quali nessuna potenza estera ha il diritto di intervenire o di imporre un qualche parere. (...)

Questo primo scacco subito dagli americani si spiegherebbe col fatto che gli Usa si sarebbero basati, erroneamente, sulle informazioni emesse dal centro Ibn Khaldun. Questo avrebbe pubblicato dei rapporti secondo cui in Egitto ci sarebbe un "fronte popolare" forte, rappresentante circa il 65% della popolazione, che chiederebbe la modifica della costituzione per quanto riguarda le procedure di elezione del presidente. Secondo il rapporto del centro Ibn Khaldun, in caso che queste richieste non venissero esaudite, il "fronte" sarebbe pronto a scendere in piazza contro le istituzioni dello Stato. La coalizione sarebbe in grado, ancora citando il rapporto, di portare per le strade la più imponente manifestazione antigovernativa della storia moderna dell'Egitto. Proprio queste informazioni potrebbero aver spinto qualche illustre deputato del Congresso americano ad aderire alla campagna o addirittura ad organizzarla.

Il piano americano prevede che gli Stati Uniti non compaiano direttamente coinvolti almeno fino a quando il governo egiziano non mostrerà i muscoli contro il "fronte popolare". L'inizio delle operazioni dovrebbe essere aprile [a maggio il parlamento dovrebbe indicare il candidato per il referendum presidenziale, n.d.t.]: (...) gli Stati Uniti cercheranno di sfruttare la candidatura a Presidente avanzata da altre personalità. Comunque vada in Parlamento, anche il fallimento della loro candidatura sarà da utilizzare a favore del piano Usa. Perché infatti sarebbero già pronti dei memorandum redatti dai membri del Congresso in cui si chiederebbe che si svolgano elezioni legislative subito e a turno unico, che venga fissata chiaramente la durata del mandato presidenziale e che quest'ultimo non possa esser ripetuto più di un'altra volta.

Per gli Usa, quindi, sarebbe meglio se ci fossero altre personalità candidate alla presidenza oltre a Mubarak: più candidati ci saranno, più facile sarà premere sul governo dall'esterno. Sarebbe meglio che ciascun candidato fosse un rappresentante delle forze politiche egiziane o che comunque avesse un peso politico e mediatico rilevante. Inoltre, dovrebbero essere gli stessi partiti a indicare pubblicamente i loro candidati. Questi però troveranno senza dubbio l'opposizione del Parlamento, perché quest'ultimo è dominato dal Partito Nazionaldemocratico del presidente Mubarak.

E allora come poter rompere questo blocco? Bisognerebbe, secondo il piano americano, organizzare manifestazioni di massa nella capitale e nelle altre città del Paese: più saranno i partecipanti alle manifestazioni, più forte sarà la pressione interna. E allora a quel punto interverrebbero direttamente gli Stati Uniti:

a) alla luce delle imponenti manifestazioni di piazza, l'Amministrazione Usa esprimerebbe la sua preoccupazione per la mancanza di stabilità interna;

b) in un comunicato ufficiale o attraverso contatti formali con il governo egiziano, la Casa Bianca chiederebbe a quest'ultimo assicurazioni che le richieste popolari vengano esaudite;

c) il Congresso degli Stati Uniti emetterebbe un comunicato in cui ribadirebbe che il vero inizio delle riforme politiche in Egitto dovrà coincidere con la modifica della Costituzione e con la garanzia di tutte le libertà civili ai copti;

4) vi sarebbero altri comunicati da parte della Segreteria di Stato Usa in cui si chiederebbe alle autorità egiziane di esaudire le richieste del Congresso e che, in caso negativo, l'Amministrazione americana sarà pronta a imporre sanzioni politiche ed economiche contro l'Egitto.

A questo punto la manovra degl Usa si fermerebbe per dare spazio agli attivisti interni al Paese: nuove manifestazioni, sempre più numerose, organizzate allo stesso momento nella capitale e nelle altre città; a questo punto, secondo gli Usa, il governo egiziano dovrebbe perder la pazienza e dovrebbe iniziare ad arrestare decine di attivisti e manifestanti, usando anche metodi violenti e intimidatori. Infine, gli attivisti dovrebbero chiedere il sostegno degli Usa, dell'Ue e delle altre istituzioni internazionali. Solo così Washington potrebbe fare pressioni a sua volta sull'Ue e sull'Onu in modo che entrambe le organizzazioni premano sul governo egiziano perché esaudisca le richieste di emendamento della Costituzione e, in generale, perché proceda sulla strada delle riforme politiche. Tutto questo, grazie agli amici di Washington nella regione, dovrebbe avere la copertura mediatica internazionale. E in caso che tutto ciò non avesse esito positivo, i membri del Congresso Usa dovrebbero tornare in azione, facendo passare un pacchetto di sanzioni politiche ed economiche contro l'Egitto. (...)

Ultimamente la Siria e l' Egitto vanno a braccetto, e questo certamente non va giù agli USA anche se Mubarak ha istaurato rapporti con Isrlaele per la Striscia di Gaza.
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Vecchio 24-07-2005, 03.55.07   #5
Weyl
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Molto interessante

Dunque il senso sarebbe, più o meno larvatamente, "Gli americani sono i responsabili delle stragi a Sharm"?
Le hanno prestabilite, per scongiurare le pressioni della piazza egiziana...?
Ahh...ecco.
Certo, bisognava saperlo.

Sapere che, ad esempio, il cittadino americano Adolf Hitler, nato e vissuto nel Connecticut, inviato sul fronte orientale nel 1917 per conto della CIA al fine di spiare e riferire al riguardo...
Il soggetto in questione, intendo, si trovò tutto a un tratto insignito di una medaglia al valore e, naturalmente, promosso dall'Intelligence americana al ruolo di Grande Mogol, con libertà di piani e strategie.
Certo, nessuno poteva immaginare che il buon Eddy (Adolf per la storia), avesse subito, da bambino, le pruriginose e oscene attenzioni dello zio Kurt, ebreo per parte di cognata della madre, irlandese e cattolica osservante.
Sfuggito al controllo dei suoi superiori ma, sfortunatamente, dimenticato da tutti, Eddy cominciò a credersi autonomo, pur senza mai dimenticare i diabolici piani dell'Intelligence.
Quando dichiarò guerra agli Stati Uniti, lo fece pensando che si trattasse di uno scherzo e che in America nessuno lo prendesse sul serio.
Il resto è Storia, naturalmente, come si insegna in italia.

Dunque, attenzione, italiani!
Gli americani vi ascoltano, vi controllano e preparano grandi sorprese!
Guardatevi bene intorno, attenti, attenti se sentite parlare inglese: correte in cantina!

Già...ma come si fa... qui nessuno conosce alcuna lingua straniera...Gli americani se li immaginano che parlino come Stanlio e Ollio...
Vabbè, correte in cantina lo stesso.
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Vecchio 24-07-2005, 09.02.07   #6
Plat
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Vecchio 24-07-2005, 09.13.14   #7
Plat
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Re: Molto interessante

Citazione:
Messaggio originale inviato da Weyl
Dunque il senso sarebbe, più o meno larvatamente, "Gli americani sono i responsabili delle stragi a Sharm"?
Le hanno prestabilite, per scongiurare le pressioni della piazza egiziana...?

No, ho letto frettolosamente ma mi pare di capire che loro vogliono queste pressioni... anche se sinceramente cosa c'entra con l'attentato non l'ho capito.
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Vecchio 24-07-2005, 09.29.07   #8
Plat
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Il passo avanti che non basta

di MAGDI ALLAM

Londra, Bagdad, Sharm el Sheikh. L’internazionale del terrorismo di matrice islamica continua a mietere morti. Un’unica strategia di destabilizzazione dell’Occidente e del mondo musulmano. Coniugando la manovalanza autoctona a luogotenenti che obbediscono al grande burattinaio Osama. Mescolando la schizofrenia identitaria e la rabbia dei giovani musulmani nei confronti dei rispettivi governi, con il radicato ideologismo antiamericano e antiebraico. Sfornando nuovi aspiranti suicidi in grado di perpetuare la scia di sangue. Una sfida che ci vede culturalmente disarmati e politicamente inadeguati. Anche l’Italia si limita a interagire con l’attività terroristica di superficie, senza scardinare la «fabbrica dei kamikaze».
Una «fabbrica dei kamikaze» che si annida al di sotto e al di là delle linee rosse tracciate dalle nostre leggi e dalla nostra ingenuità. La dimensione internazionale di Sharm el Sheikh emerse già all'indomani dell'11 settembre 2001, quando venne individuata come un possibile bersaglio «italiano». Perché ospita un gran numero di turisti italiani e accoglie importanti investimenti italiani. E l'Italia è stata ripetutamente minacciata, con più veemenza negli ultimi giorni, da Al Qaeda. Più in generale la «Rimini del Sinai» è il simbolo dell'apertura dell'Egitto all'Occidente e alla prospettiva di un Medio Oriente prospero e pacificato. Va da sé che colpire questo simbolo significa affievolire la speranza di una maggiore sicurezza nell'area più vitale e più martoriata della Terra.
Mubarak avrebbe dovuto imparare la lezione dell'assassinio di Sadat per mano di un estremista islamico in divisa, frutto della politica di apertura dello stesso Sadat nei confronti dei Fratelli Musulmani. La storia contemporanea insegna che ovunque, in Algeria con il Fis (Fronte di salvezza islamico), in Tunisia con Ennahda, nello Yemen con Al Islah, si è lasciato mano libera agli integralisti islamici, prima o dopo si è scatenato il terrorismo islamico. Eppure anche Mubarak si è illuso di poter domare i Fratelli Musulmani, mantenendoli sulla graticola dell'interdizione ufficiale e della tolleranza di fatto.
Per quanto ci concerne è arrivato il momento di aprire gli occhi e di prendere atto di tre elementari ma dirompenti realtà. La prima è che, piaccia o meno, è in corso una guerra mondiale scatenata dal terrorismo di matrice islamica. La seconda è che questa guerra interessa direttamente l'Europa, non solo in quanto bersaglio ma soprattutto in quanto roccaforte del terrorismo islamico.
La terza è che questa guerra la si potrà vincere soltanto sradicando la «fabbrica di kamikaze», presente anche in Italia, che partendo dalla predicazione della «guerra santa», all'indottrinamento alla fede del «martirio», all'arruolamento talvolta sui campi di Al Qaeda in Afghanistan, Pakistan e Iraq, sfocia nell'attentato terroristico vero e proprio.
Ecco perché non bastano le recenti misure varate dal governo. Vanno bene per contenere l'attività di quanti sono già operativi. Ma non sono in grado di prevenire la formazione di nuove leve del terrorismo. Ciò che serve è interrompere sul nascere il processo che porta, tramite il lavaggio di cervello, alla trasformazione dei giovani musulmani in robot della morte. A tale fine è essenziale punire l'apologia del terrorismo, l'equazione kamikaze uguale resistente, Jihad uguale resistenza. E' necessario sanzionare la cospirazione contro la sicurezza dello Stato da parte di coloro che promuovono iniziative islamiche eversive. E' opportuno affermare, anche a livello internazionale, che il terrorismo suicida è un crimine contro l'umanità.
Perché la vera posta in gioco è il valore della vita, che viene disconosciuto dal nichilismo di quanti hanno elevato la morte propria e altrui come massima aspirazione. In quest'ambito l'Italia non può più tollerare che talune moschee, centri islamici, scuole coraniche, siti Internet integralisti, centri di finanza occulta, operino al di fuori della legalità e siano portatori di idee e di attività ostili ai valori fondanti della società italiana. L'Italia ha il diritto e il dovere di riscattare alla piena legalità ogni palmo del proprio territorio. Per il bene di tutti, musulmani compresi.

Corriere della sera, domenica, 24 luglio 2005
Plat is offline  
Vecchio 24-07-2005, 15.54.39   #9
nin.kin
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Re: Molto interessante

[quote]Messaggio originale inviato da Weyl
[b]Dunque il senso sarebbe, più o meno larvatamente, "Gli americani sono i responsabili delle stragi a Sharm"?
Le hanno prestabilite, per scongiurare le pressioni della piazza egiziana...?
Ahh...ecco.
Certo, bisognava saperlo.

L'articolo è di FEBBRAIO e descrive una situazione particolarmente complessa.
Bisognerebbe sapere chi altri potrebbe avere interesse a ricattare il governo egiziano.
L'Egitto vive di turismo
nin.kin is offline  
Vecchio 24-07-2005, 17.42.56   #10
Mr. Bean
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Credo innanzitutto che occorra chiedersi:
Chi ha finanziato la campagnd elettorale di Bush?
Negli Usa sta crescendo il fronte di chi vorrebbe a casa i propri soldati (figli, fratelli, ecc...). Quindi un'attentato qua e uno là potrebbero servire a giustificare l'impiego di altri soldati, armi, e arsenale bellico di ogni sorta? Potrebbero anche convincere gli incerti e i contrari alla guerra in Iraq, che è stato giusto iniziarla e quindi è giusto portarla avanti?
Se voi aveste in casa vostra qualcuno che non se ne va fino a quando non farete ciò che vuole lui, come vi comportereste? Mi pare ovvia la risposta, vero? Quindi, considerato che per andarsene i soldati stranieri dall'Iraq, occorre che in Iraq vi sia una certa stabilità politica ed economica, credete che gli iracheni, soprattutto i più accerrimi nemici degli americani, siano così stupidi, ma così stupidi da non capire queste cose?
Seguendo questa logica, credo non sia difficile supporre che dietro a tutto ci siano gli americani, i quali, per giustificare l'utilizzo dei propri arsenali bellici (con conseguente accapparramento delle commesse per la ricostruzione), hanno tutto l'interesse economico di fomentare disordini (un po' come il vetraio che ha i figli che giocano a pallone nelle vicinanze delle case dove andrà a sostituire i vetri rotti), nonchè quello politico. Anche se Bush non potrà essere rieletto (perché dopo due mandati consecutivi non si è più rieleggibili) il vantaggio andrà comunque ai repubblicani al governo attualmente. Avete presente che significa poter sfruttare una maggior ricchezza economica, dal punto di vista dei voti?
Non credo alla tesi secondo cui gli attentati di quest'ultimo periodo non erano prevedibili. Siamo spiati tutti quanti in ogni minima nostra azione....
Non credo nemmeno che la guerra in Iraq fosse necessaria. Con gli agenti segreti che hanno Usa e Israele, perché mai non è stato prelevato Saddam Hussein, senza spargimento di sangue? Poi, non so se vi ricordate: nella prima guerra del golfo erano quasi riusciti a "rapirlo", ma poi, per qualche motivo a noi sconosciuto, fu dato l'ordine di non procedere. Perché? Perché a qualcuno conveniva tenere tutto come stava, o no?
Forse gli Usa hanno usato questi anni per riarmarsi fino ai denti e, una volta arrivati allo scopo, hanno attaccato l'Iraq. Cosa volete che potesse fare uno stato cui era impedito di volare sopra i propri cieli per metà della sua estensione? Ma poi, allora, perché l'Iraq è stato armato contro l'Iran, dalla stessa mano che poi gli ha mosso guerra?
Sono solo teorie queste, oppure....?
Mr. Bean is offline  

 



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