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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali |
25-07-2005, 20.14.20 | #12 |
Utente bannato
Data registrazione: 15-05-2004
Messaggi: 1,885
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Sito consigliato.
Salve,
se volete tutte le risposte a tutte queste domande,potete consultare il sito : www.ecplanet.com/ dove potete sentire l'altra campana e cioè il punto di vista degli americani. Il sito contiene tutti gli articoli dell' Online Journal e sono in lingua italiana. Se poi volete sapere il punto di vista degli arabi,cercate i forums dei Sufi ,Italiani e non. Saluti. Kantai. |
25-07-2005, 20.20.18 | #14 |
Utente bannato
Data registrazione: 15-05-2004
Messaggi: 1,885
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Se volete parlare con gli Ebrei.
Salve,
se invece volete farvi due chiacchiere con gli Ebrei(in Italiano) cliccate : www.italya.net/ Ci sono anche le mailing list degli Italiani di Gerusalemme ma non mi ricordo l'indirizzo. Bisogna cercare. kantai. |
26-07-2005, 01.54.20 | #15 |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-09-2003
Messaggi: 611
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www.sisde.it/ Lucio Caracciolo - Il titolo "Terrorismo islamico nemico di tutti" mi convince solo parzialmente.
I proclami e i fatti prodotti dai jihadisti indicano, infatti, il loro obiettivo strategico nella riconquista alla vera fede delle società e dei paesi musulmani attualmente retti da quelli che essi considerano regimi corrotti asserviti all'Occidente. La guerra in corso è quindi una partita per il controllo di alcuni Stati chiave del mondo islamico, a cominciare da Egitto (da dove viene Ayman al-Zawahiri), Arabia Saudita ("patria" di Osama bin Laden) e Pakistan (dove si trovano probabilmente entrambi). In funzione di questi obiettivi, si tratta di colpire l'asse Israele-Stati Uniti, senza il cui sostegno detti regimi rischierebbero di essere travolti dai movimenti radicali che rivendicano il ritorno alla "purezza" dell'Islam originario. Un Islam "vincente" in quanto "puro". Una fede in grado di riscattare i musulmani da secolari frustrazioni, risalenti almeno alla "tragedia dell'Andalusia", spesso evocata da al-Zawahiri e dai suoi accoliti come paradigma negativo. L'uso del terrorismo più spietato e spettacolare, come strumento di guerra, risponde sia a una necessità dovuta al carattere inevitabilmente asimmetrico dello scontro, sia alla ricerca della più vasta eco mediatica, fondamentale anche per il reclutamento di nuovi jihadisti. I quali sono riferiti al marchio al Qaida, che non corrisponde a una specifica organizzazione gerarchica strutturata sul territorio, in quanto comune ispirazione politico-religiosa, quella dell'islam radicale di matrice sunnita. Alcune delle cellule che fanno riferimento a tale ideologia sono in competizione e talvolta in dissidio fra loro, soprattutto quando perseguono agende locali o "nazionali". Di questa galassia Osama bin Laden è stato l'imprenditore principe e ne è diventato l'icona. Non si tratta, quindi, di uno scontro tra religioni, ma di uno scontro fra terroristi islamici e alcuni Stati del mondo islamico che i paesi occidentali e i loro attuali alleati non intendono lasciare in balia dell'islamismo radicale e delle sue ambizioni geopolitiche. Per quanto riguarda il fronte che combatte tali gruppi, esso è tutt'altro che coeso e unanime nella valutazione del nemico. Esso non comprende affatto il "resto del mondo" ma consta, grosso modo, dei seguenti schieramenti. A) Paesi di prima linea impegnati su scala internazionale, guidati dagli Stati Uniti. I quali sono finalmente consapevoli, dopo l'1l settembre, della portata di una minaccia sottovalutata e per questo in passato incentivata (essendo il nemico strategico l'URSS, contro di essa potevano e dovevano essere mobilitati anche i nemici dei nemici, come i mujahidin in Afghanistan). A fianco degli Stati Uniti, e con una funzione spesso strategicamente dirigente anche per l'esperienza maturata sul campo nel conflitto con i palestinesi, lo Stato di Israele; più dietro, Gran Bretagna e paesi europei più vicini agli USA, come Italia e Polonia, oltre all'Australia. B) Sempre in prima linea, ma su un piano diverso, i regimi filo-occidentali del mondo islamico o che comunque contano sulle potenze occidentali per non essere travolti dai jihadisti, ciascuno dei quali lotta per la sopravvivenza. Dopo l'11 settembre, questo composito fronte, che va dal Marocco al Pakistan e all'Indonesia, ha messo in comune alcune risorse soprattutto di intelligence, per sconfiggere le reti sinteticamente riferite al qaidismo. Ma la sua battaglia è essenzialmente rivolta al fronte interno, alla protezione di sè stesso dalla minaccia islamista. In alcune élite, inoltre, convivono filo-occidentali convinti, filo-occidentali d'occasione e nemici dell'Occidente collusi con i jihadisti, il che provoca effetti ambigui sulle loro politiche anti-terrorismo. C) Alcuni paesi europei come Francia e Germania che dissentono dalla strategia USA-Israele, in particolare per quanto riguarda il teatro iracheno, ma partecipano alla lotta contro il terrorismo su altri fronti, dall'Afghanistan alla bonifica dei nostri territori dai terroristi. Su questo versante, dopo l'11 settembre, la collaborazione di polizia e di intelligence su scala quasi globale ha prodotto importanti risultati nella prevenzione degli attacchi e nello smantellamento di alcune cellule jihadiste. D) Cina, Russia e diversi paesi asiatici, come l'Uzbekistan, sono esemplari di un ulteriore modo di interpretare la guerra al terrorismo, basato su tre princìpi: usare l'emergenza post-11 settembre per colpire gruppi islamici attivi sui rispettivi territori, come gli uiguri del Xinjiang o i ceceni, efficacemente ricondotti sotto l'etichetta qaidista; fornire sostegno logistico e/o di intelligence agli americani in cambio del loro appoggio o della loro mancata opposizione alle loro specifiche guerre anti-islamiste; guadagnare tempo per ristrutturare e rafforzare le rispettive economie, in modo che alla fine dell'emergenza terroristica esse possano meglio competere con quelle occidentali. Non si tratta, quindi, di uno scontro tra religioni, ma di uno scontro fra terroristi islamici e alcuni Stati del mondo islamico che i paesi occidentali e i loro attuali alleati non intendono lasciare in balia dell'islamismo radicale e delle sue ambizioni geopolitiche. |
26-07-2005, 10.11.41 | #18 |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-07-2005
Messaggi: 348
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Antonio Greco, la tua visione dell'Italia è troppo totalizzante. Mi sembra ovvio che esistano anche delle persone intelligenti e realistiche, in questo paese. Non ti pare?
Lucio Caracciolo, se non è un omonimo, è il direttore di Limes, una rivista bimestrale di geopolitica. 300 pagine, 12 euro, gruppo editoriale l'espresso. L'ultimo numero è "La potenza di Israele" Su internet http://www.eheartland.com contiene tre numeri (in inglese mi sembra) sulla geopolitica della Cina. |
26-07-2005, 20.47.39 | #20 |
L' Emigrato
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
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PREOCCUPAZIONI FONDATE
Caro Cannella,
a proposito della preoccupazione da te espressa nell' ultimo paragr., sarei lieto di dialogare con te direttamente (ho preoccupazione simile alla tua ed ho dei sospetti, di cui saprai). Se puoi inviarmi il tuo indir. a: angrema@wanadoo.fr ? Grazie. Antonio Greco |