Ospite abituale
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Catharsis
“…Vedi, 784, il mio sistema ideale di società è qualcosa di simile a quello delle api o delle formiche, dove la volontà di ogni individuo coincide con quella del gruppo! L'uomo dovrebbe prendere esempio da queste società perfette, solo che rispetto agli animali non dovrebbe agire di istinto, se no la sua libertà scomparirebbe. Semplicemente il suo volere si drovrebbe uniformare a quelle che sono le leggi naturali, a quelle che sono le leggi universali, mantenendo rispetto agli animali la sua consapevolezza, la sua volontà e la sua libertà. Solo così ordine e libertà coincideranno, solo così soggettivo e oggettivo saranno la stessa cosa, solo così caos e anarchia verranno eliminate…”
La “Città del Sole”, insieme a “La Repubblica” di Platone, è, probabilmente, la più nota utopia attinente al dilemma della convivenza umana. Mi risulta che, fortunatamente, la storia dell’uomo non registra ancora alcun tentativo di realizzare quanto ivi teorizzato. Una società perfetta non esiste e credo non possa mai esistere. La società che Calvino tentò d’instaurare a Ginevra nel XVI° secolo, basata su regole etiche, morali e religiose, fu un orrendo insuccesso. Probabilmente, in quel caso, l’insuccesso è ascrivibile all’imposizione delle regole e non all’utopia in sé (manca naturalmente la prova contraria rappresentata dall’esito conseguito nel caso le regole fossero state liberamente scelte dalla collettività).
Almeno su un punto, penso, saremo tutti d’accordo, l’imposizione di regole (civili o religiose) non affranca l’uomo dalle contraddizioni e dalla forte pulsione, ravvisabile in tutti gli individui, di sopravanzare i propri compagni di viaggio. Diverso è il discorso circa l’eventualità che in un futuro, non so quanto prossimo, un’espansione della consapevolezza e della coscienza (non so immaginare cos’altro) possa favorire l’avvento di un uomo la cui volontà individuale sia in armonia con quella collettiva, donde l’imporsi della società perfetta: “…Solo così ordine e libertà coincideranno, solo così soggettivo e oggettivo saranno la stessa cosa, solo così caos e anarchia verranno eliminate…”
Ho la sensazione che una società così concepita possa rappresentare la tomba dell’uomo, inteso nel senso di essere che esprime la propria massima consistenza nella diversità dei suoi elementi costitutivi incorporei essenziali (pensiero, volontà, spiritualità…). Credo che una volontà individuale che si compendi, confluisca o si uniformi in un unico “proponimento” collettivo, tenda ad eliminare le specificità e a livellarne i costituenti sostanziali, provocando un anormale e non auspicabile appiattimento delle coscienze. Non vedo con favore l’avvento di una società composta di “formiche umane”, forse più produttiva in termini d’attività concrete ma, probabilmente, meno ricca di “umanità”. Ho la sensazione che anche il vissuto di ciascuno di noi (anche qui, in questo Forum), ne risentirebbe negativamente, soggiacendo ad un decadimento dell’attitudine al confronto che, appunto, non può che confidare sul rapporto dialettico delle diverse e, perché no, anche contrapposte tesi che ciascuno di noi rappresenta. In poche parole, in assenza di diversità concettuali, sarebbe uno sterile, continuo, reciproco affermare il massimo assenso nei confronti di un’ipotetica tesi collettiva. Perché mai dovremo propendere per l’insipidezza quando quotidianamente sperimentiamo che un’adeguata dose di sale esalta le qualità e l’aroma dei cibi? Forse le nostre società sono il risultato di un errato dosaggio o utilizzo di questo condimento (il sale è un condimento??? – chiedo perdono per l’eventuale eresia).
L’uomo è, a parer mio, un elemento destabilizzante che scompagina gli schemi, è una variabile impazzita che si alimenta della propria “singolarità”. Non credo sia neppure immaginabile o auspicabile un siffatto “individuo massa” che, sì, indurrebbe ed agevolerebbe l’instaurarsi di una società più regolare (o “regolata”) – forse anche perfetta – ma, come contrappeso, forse, l’esporrebbe maggiormente alla dolorosa percezione dell’”assurdo” e della “vacuità”; quindi, una società presumibilmente più ordinata (detesto l’ORDINE, quasi quanto la perfezione del SUPERUOMO – al di là del bene e del male e della sofferenza), ma più inquieta ed ansiosa.
Non penso che il dolore e la sofferenza dell’anima siano connaturati ad aspetti concreti dell’esistenza. Poco varrebbe creare una società perfetta dal punto di vista delle regole e dei propositi collettivi, quando noi, uomini, la sofferenza ce la portiamo dentro a prescindere dalla perfezione materiale. Non è la ricchezza o la stabilità che potranno eliminare l’insicurezza; questa nasce con noi… più una società è evoluta (con tutte le proprie contraddizioni), più decadono i punti fermi… il progresso dell’umanità è costellato di impennate e cadute…
(mi sto facendo prendere la mano… forse sto andando fuori tema? – lascio comunque anche l’ultimo capoverso che credo non sia in tema e tengo fermo il resto)
RICHIAMO ALL’ORDINE
Catharsis
“…Ultimamente sono sempre più convinto che nell'uomo ci sia una contraddizione quasi irrisolvibile. In noi è insita l'idea di caos, di confusione, di imperfezione, e la nostra civiltà si è sempre impegnata nel tentativo di creare società ordinate, razionali, perfette. Ma nell'idea di perfezione, di assoluto è nascosta anche quella di schiavitù, di perdita di libertà personale…”
VanLag
“…Secondo me l’uomo non accetta, giustamente, di essere inchiodato in schemi fissi e racchiuso in angusti luoghi comuni. Forse quello che tu chiami caos, è questo bisogno inevitabile del nostro “divenire” che cerca un campo di “possibilità illimitate”, per esprimersi. Questa ricerca è anche ricerca di libertà…”
Forse la libertà – in situazioni non stressate - è uno stato d’animo che poco ha che a vedere con la struttura della società.
Il caos è l’altra faccia della stessa medaglia… più libertà, più individualismo, meno ordine (grazie a Dio), CAOS.
La democrazia è una sintesi dei due diversi aneliti umani (ordine-libertà), imperfetta, sì, ma rappresentativa anche di ciò che noi stiamo alimentando con questa discussione e con la nostra caparbia partecipazione al Forum.
Ejzen_tein
“…per quanto ne sappia io, in natura, in tutte le altre specie animali della terra, non esistono casi di violenza gratuita o di omicidi tra elementi della stessa specie. Solo l'uomo è capace di muovere guerre, di uccidere per rubare, di maltrattare gli altri solo per il semplice gusto di farlo; quindi se fosse nata una razza di superuomini (e qui mi ripeto) capaci di vivere in armonia con gli altri e con il mondo ciò non succederebbe…”
No, non è così, anche fra gli animali si registrano, rari, ma pur presenti, casi d’aggressività intraspecifica… Probabilmente non tutti gratuiti, come spesso riscontrabile all’interno della specie umana; per alcuni casi, gli etologi non sono ancora riusciti a risalire alle cause reali che, in base al postulato darwinista, dovrebbero essere ricondotte all’interno della teoria deterministica della conservazione ed evoluzione della specie. Erich Fromm, nel saggio “Anatomia della distruttività umana” affronta, abbastanza compiutamente, il tema.
Ciao!!!!
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