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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 15-02-2004, 14.30.51   #1
Giuliano
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E' morto Pantani

E' morto un uomo che sapeva lottare , chi o cosa e' riuscito a sconfiggerlo,se di sconfitta si tratta ?
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Vecchio 15-02-2004, 14.46.17   #2
Marco_532
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Vecchio 15-02-2004, 15.03.37   #3
lelle 79 ;o)
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M'ha fatto soffrire apprendere la notizia.
Tutta la sua vicenda sul doping mi ha fatto soffrire, purtroppo è stato trattato malissimo da troppe persone.
La notizia sul risultato positivo all'antidoping ha fatto il giro del mondo, è stato un capro ispiatorio per tutto lo sport.
Ma era forse l'unico? Parlando con chi frequenta l'ambiente (proprio del ciclismo) è ancora diffusissima anche nelle giovanili.
Ormai lo sport è diventata una cosa seria, invece dovrebbe essere un gioco.

Ciao a tutti.
lelle 79 ;o) is offline  
Vecchio 15-02-2004, 15.49.06   #4
Giuliano
Ospite abituale
 
Data registrazione: 14-12-2003
Messaggi: 270
per chi non lo conoscesse per chi non sapesse cosa era stato capace di fare,contro quali avversita'



http://www.raisport.rai.it/raiSportIndex


MA COSA E' STATO ALLORA IN GRADO DI DISTRUGGERE UN UOMO COSI' ?
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Vecchio 16-02-2004, 16.54.14   #5
tammy
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caro marco

le mie lacrime contano poco, ma il vuoto che lasci a tutti noi è incolmabile.
Ti auguro di aver ritrovato la serenità volando sulle montagne in cui credevi al di sopra di tutto e di tutti.
Ti aspetterò sempre al traguardo di una corsa.

Con affetto
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Vecchio 16-02-2004, 17.19.49   #6
rodi
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Tanta rabbia per questo mondo che crea 'campioni' e poi li distrugge... li dimentica... lasciando gli esseri umani soli quando i problemi si fanno vivi... e il mito non è più un mito, ma un uomo.

Doping o meno era veramente fuori dalle righe... e forse... proprio questo gli è stato fatto pagare attraverso il silenzio e l'isolamento.

Rispetto per il suo dramma, per il dolore che ha attraversato, rispetto per quella marcia in più e quella grinta che non poteva essere solo doping.

Rispetto e stima per qualcuno che per me rimane un campione che mi ha dato tantissime emozioni.
E lacrime nel pensare alla tua fine...
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Vecchio 16-02-2004, 20.10.30   #7
Giuliano
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Data registrazione: 14-12-2003
Messaggi: 270
L'uomo che reinventò il ciclismo partì alla ventura alle 15,55 di un lunedì di pioggia, freddo, nebbia e nuvole impastate d'asfalto. Partì sul Galibier, che è una di quelle montagne che quando dici il nome, i fedeli della bicicletta si segnano. E a lui, che veniva da Cesenatico, il gelo non era mai piaciuto. Se ne andò da solo, fuori dal gruppo. Non c'era mai stato, non gli erano mai piaciute quelle mandrie di stolidi bufali lanciati a cinquanta all'ora, ad arare la pianura. Per lui il ciclismo doveva sempre avere il sapore dell'impresa. Così ne aveva già fatte tante, Marco Pantani. Aveva cominciato nel '94, quando aveva spaventato il re navarro Indurain. Un peccato di presunzione, colpito dalle 'divinità' della montagna, da quelle dell'allenamento e persino da quelle di quel fuoristrada che il 18 ottobre 1995 gli tranciò la gamba sinistra.

L'uomo che reinventò il ciclismo pianse, di dolore e di paura. "Per la verità non so neppure se tornerò ad essere una persona normale" disse un giorno che aveva dei ferri infilati nella gamba. E poi scappava di nascosto a provare se sapeva pedalare ancora, nelle strade piatte di Cesenatico.

Tornò, dopo un anno. Ma le 'divinità' non erano sazie e gli fecero trovare un gatto, in una discesa della Costiera Amalfitana, al Giro. E gli fecero conoscere altro dolore, altri ospedali, altre ecografie.

Andò al Tour, ed incontrò un giovane tedesco, che andava come un bufalo in pianura e che sapeva anche correre in salita. Si chiamava Jan Ullrich ed aveva un anello all'orecchio, due gambe come stantuffi ed una squadra che come quella solo i tedeschi le sanno mettere insieme. Ed un giorno Ullrich lo staccò su una salita dei Pirenei, verso Andorra, si mise la maglia gialla e non se la tolse più. Pantani però gli mise paura, e non si fece più staccare in salita. Il suo berrettino giallo partì due volte verso la cima delle Alpi ed arrivò a scalare anche il podio.

Ma non gli bastava, all'uomo che reinventò il ciclismo. Anche perché gli diceva che chissà chi si credeva di essere, che per vincere le grandi corse si doveva saper anche arare la pianura. Invece lui pensava che quelli che amano il ciclismo li trovi solo in cima alle montagne. Così cominciò a pensare che doveva trovare il modo di vincere il Giro d' Italia. E ci riuscì, anche se le salite gliele avevano messe col contagocce, per non fare troppo male ad uno svizzero di nome Zuelle e ad un russo di nome Tonkov. Li tritò tutti e due. E a Milano il 7 giugno si vestì di rosa.

GLI DISSERO CHE DOVEVA ANDARE AL TOUR. E prima di tutto chiese se erano tutti MATTI, poi ci pensò un po' su, lasciò l'ombrellone ed andò da solo sulle colline di Romagna.

Così arrivò a Dublino, dove la corsa dei francesi era andata in esilio per non distrarre quelli del pallone. Ed un giorno la corsa dei francesi diventò tutta una storia di formule chimiche, di perquisizioni, di interrogatori, di sbarre e di squadre cacciate. L'uomo che reinventò il ciclismo volò sulla prima salita che trovò, e fece paura a quell'Ullrich che sui Pirenei aveva già vinto e stavolta arrancava.

Ma non si smetteva di parlare di chimica, di confessioni, di accuse, di traffici, di pasticche e fiale. E così, nel giorno della rivolta, si mise dalla parte di quelli che erano stufi del vecchio ciclismo. Il tedesco no, voleva correre. Poi arrivarono le Alpi.

E Marco Pantani reinventò il ciclismo, partendo dove tutti lo aspettavano e dove nessuno pensava che avesse il coraggio per farlo. "Chi mi conosce sa che sono abituato a mettermi in queste cavalcate" disse dopo che Ullrich non c'era più. Aveva la maglia gialla addosso e disse: "Forse mi sono temprato con la sofferenza di tutto quanto mi è successo. Ullrich schiacciava i sentimenti come le corse, oggi non è andata così".

Marco Pantani aveva appena reinventato il ciclismo.

Marco Galdi
(Ansa)


GLI DISSERO CHE DOVEVA ANDARE AL TOUR, e lui chiese se erano tutti matti
che da li' sia iniziato l'uso dei farmaci dopanti,perche' DOVEVA andarci,perche' forse i soldi in ballo erano troppi?
Giuliano is offline  
Vecchio 16-02-2004, 23.48.17   #8
tammy
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intorno....e d'intorno

al ciclismo ci sono interessi di soldi, di sponsor e di omertà. Il ciclismo ha pagato duramente per il dopping: ha meno pubblico, meno odiens di una partita di calcio.
Mi chiedo: "meno appassionati"?
Tutti i dirigenti si tutelano con firme su contratti che declinano ogni responsabiltà se il ciclista o qualsiasi altro atleta assume sostanze proibite, ma il medico della squadra gliele prescrive o meglio "gli consiglia" i farmaci da acquistare; perchè l'atleta dovrebbe tacere? Non mi dò risposta.
Non voglio entrare nel merito della storia di quest'uomo, non mi sembra il luogo ed anche di cattivo gusto, forse tra qualche tempo, non ora, ma condanno tutti quelli che sanno e non denunciano e che fanno dello sport solo un altro mezzo per emergere calpestando e distruggendo chi nello sport vede ancora la rigorosità di una disciplina.
tammy is offline  
Vecchio 17-02-2004, 12.14.13   #9
rodi
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Re: E' morto Pantani

Citazione:
Messaggio originale inviato da Giuliano
E' morto un uomo che sapeva lottare , chi o cosa e' riuscito a sconfiggerlo,se di sconfitta si tratta ?

E' la sconfitta data dal 'mediocre' allo 'speciale'... quel mediocre così bravo a vivere come una sanguisuga sullo speciale, così bravo a capirne le sue debolezze e a spingerlo oltre il limite dell'umano... così bravo a scansarsi quando cominciano le rogne... così bravo a nascondersi e a lasciare gli altri in prima linea... da soli.

Così bravo da non rimetterci mai le penne in questo gioco... perchè in questo gioco lui sfrutta gli altri e non si espone.

L'uomo è stato sconfitto dal non saper resistere alla tentazione di andare a navigare in acque in cui non è poi stato in grado di navigare, sconfitto dal non aver saputo tenere il timone della sua vita in mano nel momento in cui c'è stata la tempesta.

Ma non per questo la mia stima si sposta dallo 'speciale' al mediocre.

Cerchiamo di trarne qualcosa... cerchiamo di guardare con occhi diversi quei ragazzi che sono ora sfruttati, proprio per le loro speciali potenzialità... cerchiamo di opporci, nel nostro piccolo, a tutto lo scempio che c'è nel mondo sportivo...

Abbiamo ancora i gladiatori... ed ancora oggi li mandiamo a morire.

Non è sport questo, non quello che io intendo per sport.


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Vecchio 18-02-2004, 14.04.11   #10
bluemax
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certo che di ipocrisia e falsità il mondo ne è pieno... e spesso internet non è da meno.

Pantani UOMO non è sopravvissuto al Pantani CAMPIONE.

L'uomo, tutto il suo essere, tutto il suo senso, sono stati solo solo una proiezione del CAMPIONE. Tale uomo viveva solo se viveva il campione. Morto questo, doveva morire anche Pantani.

Inutile dire è colpa dei media, è colpa degli amici, è colpa dei familiari o altro. La colpa è solo ed unicamente dell' "uomo" Pantani. Un uomo tutto sommato debole, che non è riuscito a sopravvivere alla morte del campione.

Diciamocelo pure. Pantani, un tossico, dipendende dalla cocaina, un "falso" campione, falso perchè i suoi risultati risultano "aiutati" dalla dopamina.

Se volgiamo proprio dare la colpa a qualcuno... diamola pure a Pantani che non è riuscito a sopravvivere all'obra del campione.


Quante belle frasi sono state dette in TV. Qante scemenze, qante banalità, dirette unicamente agli ammaestrati dal televisore.

Quanti ragazzi invece ogni giorno lottano ed escono dal vortice della droga ? Quanti ragazzi sopravvivono al campione ? Quanti ragazzi invece MUOIONO per droga ? Ma sopratutto... CHI OLTRE AGLI AMICI E PARENTI PIU' STRETTI E' VERAMENTE DISPIACIUTO DELLA MORTE di un personaggio conosciuto solamente grazie ai media ?

In pratica... dispiace della morte di un "falso" campione o della morte del "vero" uomo ?

... agli ipocriti
bluemax is offline  

 



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