Dolce Mary,
ricordo un cinegiornale nell'epilogo del quale si vedevano gli inglesi,durante i bombardamenti di Londra, mettersi, fuggendo, copie del Times sulla testa, nella speranza di proteggersi...
Ignoro il fatto, discutibile, per cui tu possa aver adotto l'esempio al fine di esorcizzare una paura in fondo assai reale, quella di ripararti sotto l'ombrello bucolico dalla perdita possibile del tuo mondo effettivo, fatto di sicurezze, di potere reale, di aspettative di salute e di welfare...
Guarda che io non sono uno dei tanti chiacchieroni la cui collocazione politica, in questo strabiliante paese, è essenzialmente calcistica.
Io mi sento, costituzionalmente, portatore sano del tratto genetico del benessere, quel determinante ereditario che ha fatto dei nostri nonni una popolazione di emigranti, di sudati e sanguinosi ricercatori di una vita migliore.
Dalle mie parti d'inverno si poteva morire di freddo, il "Bel paese" stava da un'altra parte e, credimi, non sono un leghista.
Ma ho un rispetto profondo per quelle generazioni che hanno costruito, con lacrime, sudore e sangue il welfare di questo Paese, al punto che sento come un dovere morale di non ripudiare il loro sforzo.
Odio quella perversa mentalità cattolica, tanto imperante, che stigmatizza di una colpa presunta il know how del produrre, come se tale detenzione fosse un arbitrio.
Ti prego di perdonarmi, se ferisco il tuo modo di sentire, ma ti invito ad una riflessione.
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