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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 20-10-2007, 00.48.52   #11
marco gallione
Utente bannato
 
Data registrazione: 22-05-2007
Messaggi: 363
I figli delle caste e la vasca degli squali

Citazione:
Originalmente inviato da Mary
Scusatemi, ma oggi sono incavolata nera.

In un giorno tre famiglie mi hanno parlato dei loro figli di nuovo a spasso dopo aver perso il loro ennesimo lavoro precario.
Non che prima fossero indipendenti, riuscivano a racimolare solo il denaro per tirare avanti ma l'affito e ove necessario provvedevano i genitori.

Laureati e non in cerca di un lavoro, uno qualsiasi. A trent'anni e passa si può vivere ancora appoggiandosi sulle spalle dei genitori?

36 anni fa, quando cominciai a lavorare, non solo non ero più di peso ai miei ma ero io a far loro i regali, ad aiutarli a farli sentire fieri di avere una figlia indipendente a 19 anni.

Oggi i miei figli non sanno se riusciranno mai a staccarsi dal nostro appoggio economico.

Oggi è sicuro che il figlio di un dottore eserciti la professione, il figlio di un docente un docente, il figlio di un farmacista abbia la farmacia, quello di un notaio diventi notaio.
Ormai siamo arrivati di fatto all'eredità non solo economica ma anche di mestiere. A tutti gli altri è preclusa ogni possibilità.

Basti pensare ai tanti cervelloni che sono costretti ad emigrare per trovare lavoro e ricevere uno stipendio dignitoso.
Così una immensa ricchezza viene regalata generosamente agli stranieri.

La casta dei privilegiati e dei privilegi non è solo quella dei politici ma ha messo radici ovunque.
Niente di nuovo sotto il cielo, l'epoca del Medioevo insegna: chi nasceva servo della gleba moriva servo, chi nasceva da un fabbro doveva fare il fabbro e, ovviamente, chi nasceva figlio del castellano moriva castellano.

Ma allora dove sta il progresso civile? Sono cambiati gli abiti, il linguaggio, gli strumenti ma il cervello è rimasto tale e quale.

L'altra faccia della medaglia.
Vivere e correre costa fatica.
Meglio piagnucolare.

Faccio il professionista. A un certo livello.
Qui da noi, dalle parti nostre, non ci sono raccomandati, figli di.
Solo squali, che lavorano 19 ore al giorno. Mangiano pane, bambini e cattiveria. Si divertono così... quei ragazzacci.
Mery, mandaci i tuoi figli.
Li facciamo lavorare, anche se non sono figli di, ma solo figli di mery.
Potrebbero guadagnare molti soldi, e fare una carriera splendente, e comprarti il villone quando invechierai. Lo si coprano il carrera, vedrai.
Solo che poi magari te li sbraniamo.O li mandiamo dallo psichiatra, se non reggono.

saluti

ps: casomai prendiamo anche Dany83, che non vuole che lo chiamino bamboccione!
Lo trasformiamo in uno squalo da guerra anche lui. altro che bamboccione... o al limite ce lo sbraniamo, se non ce la fa. l'altra faccia della medaglia, prendere o lasciare.
marco gallione is offline  
Vecchio 20-10-2007, 09.03.54   #12
Mary
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Messaggi: 2,624
Riferimento: i figli delle caste

Citazione:
Originalmente inviato da nevealsole
Vabbe' Mary, se insisto sembra un attacco a te, che stimo come persona in grado sempre di regalarmi una parola di conforto, quando ne ho avuto bisogno.

Ci sono raccomandati capaci e raccomandati incapaci, precari per sfortuna e precari per incapacità. Non vivo in un paradiso ma nemmeno in un inferno.
Il precariato è solo uno specchietto per allodole: anche l'indeterminato non permette di campare, semmai permette di contrarre debiti.
La tv ogni tanto la guardo, ieri ad esempio girellando ho trovato Santoro che parlava di precariato, accanto a lui una bambolona bionda (vestita anziché seminuda) diceva stupidaggini fingendosi intellettuale... mi pare il nome fosse Beatrice Borromeo, non so perché ma la mia testolina ha subito visualizzato una cinquecento...
Mi sono chiesta se siano più pericolose le donne che fanno vedere il sedere o quelle che fingendosi piene di intelletto, di fatto in tv ci stanno solo perché belle, o raccomandate...


Attaccami pure senza pensarci due volte, ne sarei felice. Forse ne ho bisogno. Perchè tante volte spero di sbagliarmi, spero di aver preso una cantonata.
Sono sempre pronta a cambiare idea se qualcuno mi dimostra l'errore, pronta al dubbio se mi viene fornita l'occasione.

Condivido tutto quello che hai detto, parola per parola.

Il guaio è che l'esperienza personale la fa sempre da padrone nella mia vita.

Mi sono trovata faccia a faccia con raccomandati che avevano ricevuto il posto fisso (pubblico) e sputavano ogni giorno nel piatto che mangiavano e non solo ma il nullafacentepubblico era sul loro cartellino. Una rabbia che non ti dico

Ma devo anche aggiungere che su 10 nullafancenti sbruffoni, ho una collega che pur raccomandata si è super guadagnata la raccomandazione. Instancabile, attiva, motivata.

Viva il posto fisso che permette....... di indebitarsi

Io ho la stratosferica fortuna di avere due stipendi in famiglia, con la lira ci permettevano anche il superfluo oggi (con due figli freschi di studi) sono indebitata debito dopo debito che rinnovo sempre con importi maggiori.

Vestiti decenti risalenti alla lira e con l'euro solo saldi e... quel che costa meno se proprio non se ne può fare a meno.

Se questa è la mia realtà come può essere quella di chi vive con un solo stipendio o con la pensione?

Intanto vedo che il figlio del farmacista ha la farmacia (mentre il figlio di un collega bravissimo fa il rappresentate farmaceutico).

A me importa poco essere ricca, anzi per niente, ma vorrei solo che i giovani avessero la possibilità di realizzarsi e di poter lottare ad armi pari per i posti migliori. ARMI PARI, non dispari.

ti abbraccio,
mary
Mary is offline  
Vecchio 20-10-2007, 09.30.21   #13
Mary
Ospite abituale
 
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
Riferimento: I figli delle caste e la vasca degli squali

Citazione:
Originalmente inviato da marco gallione
L'altra faccia della medaglia.
Vivere e correre costa fatica.
Meglio piagnucolare.

Faccio il professionista. A un certo livello.
Qui da noi, dalle parti nostre, non ci sono raccomandati, figli di.
Solo squali, che lavorano 19 ore al giorno. Mangiano pane, bambini e cattiveria. Si divertono così... quei ragazzacci.
Mery, mandaci i tuoi figli.
Li facciamo lavorare, anche se non sono figli di, ma solo figli di mery.
Potrebbero guadagnare molti soldi, e fare una carriera splendente, e comprarti il villone quando invechierai. Lo si coprano il carrera, vedrai.
Solo che poi magari te li sbraniamo.O li mandiamo dallo psichiatra, se non reggono.

saluti

ps: casomai prendiamo anche Dany83, che non vuole che lo chiamino bamboccione!
Lo trasformiamo in uno squalo da guerra anche lui. altro che bamboccione... o al limite ce lo sbraniamo, se non ce la fa. l'altra faccia della medaglia, prendere o lasciare.


Ti ringrazio dell'invito ma la tentazione è poca, i miei figli non credo aspirino a vivere per lavorare ma semplicemente a lavorare per vivere.

Aspriano ad una vita dignitosa e magari un po' di superfluo ove possibile.

Non sono squali, ma non vogliono essere neppure pesciolini.

Uno ha trovato da poco un lavoro a "progetto" se ne va la mattina alle sette e torna (la sera) dopo le otto per 600 euro al mese. Quando studiava, il periodo estivo se ne andava a lavorare in campagna alla raccolta dei pomodori, delle pesche ecc. ha lavorato come tubista ed elettricista.....

L'altro vive per l'informatica è il suo mondo e ha trovato un lavoro "precario" prende un po' di più ma non può certo mantenersi da solo "fuori casa" senza il nostro aiuto.

Molti giovani saranno pure "bamboccioni" alcuni non vogliono staccarsi dalle comodità della casa materna, ne convengo, ma ce ne sono altri che fanno e farebbero di tutto per avere l'indipendenza economica senza andare ad elemosinare.

Solo perchè ci sono donne che si prostituiscono non è detto che tutte le donne debbano essere considerate prostitute! farebbe comodo ai maschilisti.

Così come fa comodo a governo e poteri forti definire "bamboccioni" i giovani fino a 33 anni, gli altri che non trovano lavoro come li chiamano?

Così portano a conoscenza dell'intera popolazione che se i giovani non vogliono uscire di casa è esclusivamente per colpa loro (dei giovani). Può crederci uno che non ha figli, ma uno che li ha si sente ribollire il sangue.

Tanto per curiosità ma esiste in Italia qualche figlio di onorevole, professionista, industriale ecc. iscritto nelle liste di collocamento o che svolga un vero lavoro da precario?

Sicuramente (spero) ci sarà e mi piacerebbe anche conoscerlo perchè deve essere un tipo spiritoso, eccentrico, o ha litigato con papà e si vendica umiliandolo, o è afflitto da uno spirito francescano con annessa crisi esistenziale. (non me ne vogliate, mi sforzo di essere spiritosa, devo farla anche se rischio di divenire patetica)
Mary is offline  
Vecchio 21-10-2007, 11.20.26   #14
aile
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Riferimento: i figli delle caste

Citazione:
Originalmente inviato da nevealsole

Ci sono raccomandati capaci e raccomandati incapaci, precari per sfortuna e precari per incapacità. Non vivo in un paradiso ma nemmeno in un inferno.
Il precariato è solo uno specchietto per allodole: anche l'indeterminato non permette di campare, semmai permette di contrarre debiti.


Anch'io penso che non sia giusto attribuire tutte queste colpe ai concorsi,o alle raccomandazioni,perche,di fondo,

comunque credo che una persona valida e che abbia veramente volgia di lavorare,possa trovare,magari con più tempo...
il suo posto.

Non è giusto accanirsi contro chi vince i concorsi,perchè magari tra 100
20 se lo sono veramente meritato. forse 50,o 70,non so,dipende dai casi.

Però ho visto anch'io colloqui in grandi aziende,dove alla fine il candidato prescelto aveva semplicemente un nome.Non si può negare che sia un problema.

Il problema c'è:non c'è serietà.Ovviamente chi studia e mette tutto se stesso in genere è premiato,ma..non in tutti i campi,e non sempre.
Quello che manca è una visione del giovane come una risorsa,qualcosa su cui investire,persone da assumere e da formare per farle restare il piu a lungo possibile..non il meno possibile!Ne va anche della qualità del lavoro:se è temporaneo,il lavoratore avverte "il disinteresse" dell'azienda,e lavora con meno coinvolgimento.Alcune grandi aziende in Italia stanno iniziando a capire...

E vogliamo parlare dei praticantati,dove ragazzi giovani pieni di forza e di voglia di fare,non sono pagati!Neanche rimborsati di niente.E il loro lavoro lo fanno,non stanno solo a guardare.Almeno dalle mie parti.Ergo=solo chi ha alle spalle una buona solidità economica può accedere a un certo tipo di professioni.(Perchè?Se hanno studiato la stessa cosa,con gli stessi risultati,percè a chi non proviene da ricca famiglia deve essere preclusa questa possibilità?)


Come saprete non c'è il minimo legame tra università e aziende,molto spesso si studia pe ranni qualcosa che poi con il prorprio mestiere non avrà niente a che fare.Forse qualcosa potrà cambiare,in futuro,ma per il momento è davvero scoraggiante per un giovane.E' come se nessuno ti stesse aspettando.Anche nelle piccole cose,anche nel cercare lavoro.Io mi ritengo abbastanza fortunata,appena laureata ho ricevuto un 'offerta;poi ho svolto un piccolo lavoro all'estero.Sono ,ovviamente,lavori temporanei,ma abbastanza specializzanti e quindi delle buone opportunità.

Certo,chi si aspetta di laurearsi,e dopo un anno essere in grado di "cominciare"
una propria vita in maniera assolutamente indipendente...
è ovvio,riceverà grosse delusioni.

Bisogna anche essere pazienti ,ed intraprendenti.Sognare il posto fisso a 25 anni (per i laureati) ormai,a me, fa ridere.
Cerchiamo piuttosto di guardarci intorno e di scollarci dalle nostre case,paesi ,città.
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Vecchio 21-10-2007, 16.58.44   #15
nevealsole
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Esiste la capacità di autocritica?

Ho letto tutti i vostri interventi, con molto interesse.
L'altra sera ad un cocktail parlavo con un redattore, si occupa di scoprire nuovi talenti - diciamo così - per una casa editrice.
Mi spiegava che in redazione arrivano centinaia e centinaia di manoscritti, i temi trattati sono i più assurdi. Ciascuno di loro, più o meno velatamente, crede di essere il nuovo Eco, o il nuovo Baricco, o il nuovo Dostojevskj.
Mi spiegava che il 10% del materiale è buono, il 90% è roba da cestinare, illeggibile e invendibile, spesso scritta in italiano precario (anche l'italiano è precario)
La mia domanda è: non è che l'italiano medio, insieme a molti altri difetti, c'ha pure quello di sopravvalutarsi?
Magari crede di non essere stato preso perché ci sono i raccomandati, e invece non è stato preso perché è un mediocre... me inclusa, si capisce.
Ecco, io quando parlo - non con voi ma nel mio quotidiano - lo penso spesso questo: d'avere dinanzi un mediocre che crede d'essere vittima di un complotto.
Allora il discorso va spostato su altri orizzonti, ovvero la necessità di garantire la sopravvivenza anche ai meno dotati. Questo è un discorso differente, fondamentalmente giusto. Garantire la sopravvivenza.
Ora, nel mio "mondo paradiso" così diverso dal vostro, io conosco una signora albanese di 35 anni, con marito e figlio sempre albanesi, che lavorano in Italia da 15 anni. Hanno già comprato casa qui (in cooperativa) e si son pure fatti la casa in Albania per le vacanze.
Vacanze, fino ad oggi, non ne hanno mai fatte. Vestiti firmati non sanno cosa siano. Facendo la spesa contano il centesimo.
Questo qui, noi italiani, non lo sappiamo più fare.
Esistono due differenti problemi, sempre secondo me.
Il primo è la sopravvivenza, seppur decorosa. Quella deve essere garantita a tutti. E' quella che molti lavori, pagati poco, consentono. E' quella che impedisce il superfluo. E' così, lo è sempre stato nella storia e sempre lo sarà. Sopravvivere non consente di spendere o di consumare. Noi ce lo siamo dimenticati, perché i nostri nonni erano i figli della ricostruzione del dopoguerra e i nostri genitori i figli del boom economico (però mia nonna se lo ricorda e me lo racconta, che l'armadio dentro aveva un vestito per la domenica e uno per tutti gli altri giorni, e basta; che le scarpe erano un paio; che il brodo si mangiava solo la domenica e il resto della settimana era pane e poco altro). Noi siamo stati educati, chi più chi meno, non al diritto allo studio ma al diritto alla cena fuori, al diritto al viaggio all'estero, al diritto al vestito firmato, al diritto al motorino sotto il sedere a 14 anni.
Questi diritti non esistono, sono frutto di qualcosa che non esisteva neppure quando ci sembrava reale: la ricchezza per tutti.
Il secondo problema è il posto al sole. Il posto al sole non è per tutti, è per chi ha la capacità, la fortuna, la determinazione (in positivo) oppure - se preferite - la scaltrezza, il pelo sullo stomaco, la capacità di scendere a compromessi (ci siamo già dimenticati vallettopoli?).
Guardiamo il positivo, c'è un posto e 200.000 candidati, dobbiamo anche iniziare a pensare che forse noi non siamo i migliori. O se pensiamo realmente di essere i migliori e riusciamo a dimostrarlo, dobbiamo lottare per il riconoscimento del diritto ad avere noi quel posto.
Negli altri paesi, tutti, boh, mi sa di generalismo, la raccomandazione si chiama recomandation che poi significa referenza ed è ritenuta la cosa più naturale del mondo. E' naturale che se conosco una persona che vale la sottoponga all'attenzione di chi può essere interessato a lei.
Oggi ci sono forse molti raccomandati - nel senso di presentati - nel privato. Non sono tutti idioti. Chi non conosce nessuno per farsi presentare può autopresentarsi (gli americani ne hanno fatto un'arte che raggiunge l'apice nel così detto "elevator-speech").
Questo per il posto al sole.
Per la sopravvivenza, purtroppo, ci si deve rendere conto che viviamo in un paese a rischio. Perché lo è. E che noi non siamo più abituati a far sacrifici perché ci siamo sentiti sempre dalla parte dei ricchi del mondo, e invece non lo siamo più, o almeno non del tutto e non tutti.
E andrà sempre peggio, secondo me, sempre più divisi tra molto ricchi e molto poveri, con squali (per citare Marco) disposti a tutto per saltare da una parte all'altra.
I paesi che vivono oggi quello che noi abbiamo vissuto ieri sono altri.
Non credo che le caste dureranno a lungo, se ancora ci sono. Nessuna impresa privata che voglia produrre può permettersi i costi morti di un deficiente inefficiente. Nel pubblico le cose vanno come vanno, però quando il popolo ha fame cominciano ad essere dolori, lo sa bene Maria Antonietta e cominciano a sospettarlo i politici oggi.
Certo, per cambiare le cose ci vuole solidarietà, la "fraternité", tanto cara ai cugini d'oltralpe. L'abbiamo noi?
Mi domando spesso se in questa nostra Italia il problema non sia il disinteresse a cambiare le cose a favore degli altri, volendo il cambiamento solo per sé.
Non è che l'odio per la poltrona ci deriva dal fatto di essere in piedi?
nevealsole is offline  
Vecchio 21-10-2007, 17.52.00   #16
aile
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Riferimento: Esiste la capacità di autocritica?

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Originalmente inviato da nevealsole
Questi diritti non esistono, sono frutto di qualcosa che non esisteva neppure quando ci sembrava reale: la ricchezza per tutti.
...

Il secondo problema è il posto al sole. Il posto al sole non è per tutti, è per chi ha la capacità, la fortuna, la determinazione (in positivo) oppure - se preferite
Per la sopravvivenza, purtroppo, ci si deve rendere conto che viviamo in un paese a rischio. Perché lo è. E che noi non siamo più abituati a far sacrifici perché ci siamo sentiti sempre dalla parte dei ricchi del mondo, e invece non lo siamo più, o almeno non del tutto e non tutti.
E andrà sempre peggio, secondo me, sempre più divisi tra molto ricchi e molto poveri, con squali (per citare Marco) disposti a tutto per saltare da una parte all'altra.
I paesi che vivono oggi quello che noi abbiamo vissuto ieri sono altri.


..mi sembra che nessuno parli di ricchezza per tutti!
Parliamo della difficoltà per un giovane di trovare un lavoro!

E al mito della persona non intelligente che deve avere il minimo indispensaile per mangiare
e acqua da bere
neanche ci credo più.
Anche chi non brilla per le sue capacità intellettive ha diritto a una vita dignitosa e ai suoi hobby.Se lavora 8 ore al giorno perchè no?
Non sopporto questo mito dell'intelligente-meritevole-ricco e del mediocre-inutile per la società-povero,
è una bufala,non si è mai visto,o almeno io non l'ho mai visto un ricco cosi tanto intelligente e capace
da farmi dire:vale la pena che lui abbia tutto dalla vita.

Non vorrei fare riferimenti a tempi troppo lontani,
ma dai tempi dei patrizi e plebei si era capito che i ricchi,per essere tali,hanno bisogno di molta gente povera.Quindi perchè ,in un paese che si dice civile e sviluppato,deve essere cosi difficile avere un livello di base di vita dignitoso per tutti?

Perchè fare un viaggio deve essere un privilegio per i primi della classe?
Perchè vivere con serenità deve essere un privilegio per i più bravi?

Bisogna fare due distinzioni:
1-
tra chi cerca veramente lavoro e non lo trova
e tra chi ,invece, non ha voglia di lavorare,e cerca qualcosa di "comodo"

2-
tra chi sogna una vita agiata senza prevedere dei sacrifici,soltanto perchè è inghiottito dal consumismo e dalla superficialità
e tra chi invece si sacrifica e non pensa agli abiti firmati,bensi ad assicurarsi una vita serena e dignitosa

Fatte queste due distinzioni,credo di essere d'accordo con te..
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Vecchio 21-10-2007, 19.22.58   #17
nevealsole
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Riferimento: Esiste la capacità di autocritica?

Citazione:
Originalmente inviato da aile
Non vorrei fare riferimenti a tempi troppo lontani,
ma dai tempi dei patrizi e plebei si era capito che i ricchi,per essere tali,hanno bisogno di molta gente povera.Quindi perchè ,in un paese che si dice civile e sviluppato,deve essere cosi difficile avere un livello di base di vita dignitoso per tutti?

Perchè fare un viaggio deve essere un privilegio per i primi della classe?
Perchè vivere con serenità deve essere un privilegio per i più bravi?


Di economia ne capisco poco, però direi che la risposta alle tue domande é: preché il nostro sistema economico sta andando a rotoli (siamo indebitati noi e lo stato più di noi).

Continuo a non capirne di economia, però secondo me la ricchezza per tutti è un'utopia bella e buona, nella società così come strutturata... e probabilmente non è neppure il modo giusto di guardare alla vita su questo pianeta.
Basta pensare ai danni all'ambiente che sta provocando il turismo di massa degli ultimi anni. Se tutti gli abitanti del pianeta potessero fare su e giù con voli low cost cosa succederebbe?
Mai parlato di serenità per i più bravi. Quella è un'aggiunta tua. La serenità data dal benessere economico è un'altra utopia. La vita è difficile, per tutti... solo che alcuni lo nascondono meglio di altri.
La ricchezza nella ricerca della serenità è un falso problema, visto che nessuno di noi sa quando la propria esistenza giungerà al termine.
Peraltro riconosco il mio limite: vedo i problemi, ma non saprei indicare il modo per risolverli.
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Vecchio 21-10-2007, 20.05.22   #18
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Riferimento: i figli delle caste

A questo punto non so cosa rispondere,non so chi ti abbia fatto pensare che l'inquinamento è dovuto al fatto che oggi tutti possiamo permetterci di prendere un aereo.Non riesco a vederci niente di negativo,anzi se mi permetti sono felice nel pensare che piu persone possono girarsi il mondo ee vedere qualcosa di diverso.L'inquinamento
secondo me,e secondo quello che ho studiato,
è dovuto al fatto che le industrie e le politiche finora non se ne sono mai curate
e potrebbero cominciare a curarsene se avessero dei grossi benefici economici,
non al fatto che la qualità della vita è migliorata per molte persone.
E io non ho detto che credo nella ricchezza per tutti,
è solo che ci chiedono di essere civili,di rispettare delle regole,ci si ritiene superiori ad
altri popoli,
ma il concetto di dignità per tutti i lavoratori è ancora lontano.(giovani,meno giovani,plurilaureati,persone semplici).E' questo che dovrebbe essere garantito,non una vita da pascià.

Io non credo nelle utopie,ma nel guardare in faccia la realtà sì,
e io non credo che tutti debbano rimanere a testa bassa
di fronte alle ingiustizie sociali,solo perchè "tanto è cosi e così deve rimanere".
già prenderne coscienza è un grande fatto.
Ovviamente questa è solo la mia idea.Sarà perchè sono troppo giovane e inesperta,anch'io non conosco l'economia,
ma le ingiustizie credo di saperle distinguere,e potrei essere d'accordo con te
se l'Italia fosse un paese disabitato,senza alcuna risorsa turistica,con un clima ostile,senza tradizioni,senza cultura,senza arte,senza storia,senza civiltà.
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Vecchio 23-10-2007, 14.39.36   #19
Monica 3
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Riferimento: i figli delle caste

Citazione:
Originalmente inviato da miky 1987
.... I giovani di oggi (io rientro tra questi giovani) hanno davanti a sé un futuro incerto. Sono dei precari. E la speranza che questo sistema possa cambiare è assai buia e remota. Dovrebbe cambiare la politica in primis. E con questo penso di aver detto tutto. Oggi, come mi diceva il professore Francesco Pancho Pardi ieri in una conferenza che ho presieduto a Firenze, possiamo solo incavolarci, magari usare internet come valvola di "sfogo psicologico", tanto la situazione è questa, molto marcia, scandalosa, con pochi margini di cambiamento. Perché le caste dettano legge e non è facile spodestarle. D'altronde non saranno certo loro "giustamente" a tirarsi indietro, a compiere il primo passo...




Ciao Miky, grazie Mary per questa discussione.

Perché dobbiamo accettare le cose come sono? Cosa impedisce di organizzare una forte e grande azione in favore dei giovani? Far piovere migliaia di cause sui tavoli di chi ha usato il lavoro dei giovani senza retribuirlo. Piazza , internet, campagna di stampa lettere aperte tutto in contemporanea? Perché noi italiani conviviamo con realtà con cui nessun altro paese europeo accetta di convivere? Ma facciamolo muovere, diamine, questo governo! E sono proprio i giovani che in questo momento sono i meglio piazzati per farlo. Tanto non hanno niente da perdere poiché pappa e tetto sulla testa glielo danno ancora mamma e papà.

Prendiamo in giro i Tedeschi e gli Olandesi e li tacciamo di essere tirchi quando controllano il conto al ristorante. Noi non lo facciamo per farci vedere "signori". Ma dove ci porta questo stupido "orgoglio"?
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Vecchio 23-10-2007, 22.25.28   #20
aile
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Riferimento: Esiste la capacità di autocritica?

Citazione:
Originalmente inviato da nevealsole
Ora, nel mio "mondo paradiso" così diverso dal vostro, io conosco una signora albanese di 35 anni, con marito e figlio sempre albanesi, che lavorano in Italia da 15 anni. Hanno già comprato casa qui (in cooperativa) e si son pure fatti la casa in Albania per le vacanze.
Vacanze, fino ad oggi, non ne hanno mai fatte. Vestiti firmati non sanno cosa siano. Facendo la spesa contano il centesimo.
Questo qui, noi italiani, non lo sappiamo più fare.
Esistono due differenti problemi, sempre secondo me.
Il primo è la sopravvivenza, seppur decorosa. Quella deve essere garantita a tutti. E' quella che molti lavori, pagati poco, consentono. E' quella che impedisce il superfluo. E' così, lo è sempre stato nella storia e sempre lo sarà. Sopravvivere non consente di spendere o di consumare. Noi ce lo siamo dimenticati, perché i nostri nonni erano i figli della ricostruzione del dopoguerra e i nostri genitori i figli del boom economico (però mia nonna se lo ricorda e me lo racconta, che l'armadio dentro aveva un vestito per la domenica e uno per tutti gli altri giorni, e basta; che le scarpe erano un paio; che il brodo si mangiava solo la domenica e il resto della settimana era pane e poco altro). Noi siamo stati educati, chi più chi meno, non al diritto allo studio ma al diritto alla cena fuori, al diritto al viaggio all'estero, al diritto al vestito firmato, al diritto al motorino sotto il sedere a 14 anni.
Questi diritti non esistono, sono frutto di qualcosa che non esisteva neppure quando ci sembrava reale: la ricchezza per tutti



Ho riletto per caso il tuo post...e insomma,mi sento in dovere di rispondere di nuovo!se per te conoscere qualcuno che non ha mai fatto una vacanza o non ha mai comprato vestiti firmati è una cosa sensazionale...bè si,mi sa proprio che vivi in un mondo fatato!!

Se per te il diritto alla cena fuori,il diritto al viaggio all'estero,il diritto al vestito firmato,sono stati frutto di un'illusione di ricchezza..

Bè,che dire,a me dispiace,ma non è di questo che stiamo parlando.Stiamo parlando dell'importanza di una vita serena,e quando dico serena intendo che si possa arrivare a fine mese senza ansia,

non come l'hai intesa tu
serenità=ricchezza e vizi

Stiamo parlando del fatto che proprio per i motivi che hai detto tu,per il dopoguerra e per il boom economico,
ci ritroviamo,a 25 anni,
con dei genitori che già a 19 o 20 anni col diploma,lavoravano e si potevano sistemare,che quindi hanno potuto mettere qualcosa da parte e offrirci qualcosa in più di quello che hanno avuto loro.Mia madre per mantenersi al liceo ha dovuto lavorare,non per gli sfizi,ma proprio per campare...

E' logico che loro,adesso,dopo che ci hanno mantenuto per anni siano arrabbiati e delusi.Io li capisco.Figli laureati,plurilingue che non riescono a trovare qualcosa di veramente buono.Per loro è impensabile,non tutti gli amici dei miei genitori sono laureati, nè sanno tre lingue,nè si sono dovuti barcamenare in mini-micro lavoretti fino a 32 anni prima di poter dire:sono pronto. Eppure hanno una vita agiata.

Quindi c'è un grosso cambiamento in atto:siamo molto più preparati dei nostri genitori,
ma purtroppo non c'è la stessa offerta dei loro tempi.E' ovvio ,non siamo in quell'epoca,ma siamo proprio cosi a rotoli?
E' questo che cerco di dire:come può mancare l'offerta?Il paese è immobile?Non ci sono industrie?Non ci sono investitori?Non c'è turismo?Non ci sono ricchi investitori?Ma allora quello che si vede in giro,cos'è?Una mia allucinazione??
Cos'è che non c'è?

Io credo,che sarebbe necessaria una presa di coscienza da parte dei politici,dei filosofi,degli economisti,della stampa,della tv
che sembrano sempre troppo impegnati a fare qualcos'altro invece che a
pensare a come andranno le cose tra venti o trent'anni.Chi saranno i nuovi dirigenti?I nuovi datori di lavoro?I nuovi insegnanti?I nuovi dirigenti di pubbliche amministrazioni?Che stabilità avranno alle spalle?Che preparazione nel loro campo specifico??Che esperienza?

E credetemi,aborrisco quando vedo migliaia di giovani laureati che si tuffano nei meandri dell'insegnamento,che in questo momento è una gran confusione,ma che "almeno è un posto sicuro e il lavoro non è tanto".

Oppure aborrisco quando miei amici professionisti,che cercano ragazzi da mettere negli uffici (nello specifico:geometri),mi raccontano che i 20 enni snobbano le sue offerte perchè non hanno voglia di lavorare il sabato.

Quindi non crediate che io mi aspetti un mondo fatato dove,nel mio posto di lavoro di 30 ore settimanali,io possa guadagnare tanto da poter metter su famiglia,fare viaggi,comprarmi questo e quello,e cambiare scarpe ogni giorno,

io vorrei solo che i giovani venissero visti non come parassiti,senza voglia di fare,consumisti e comodoni,perchè cosi ce ne sono,ma altrettanti sono quelli che hanno una testa normale e non sono accecati solo dalle chiacchiere televisive e commerciali.
Dovrebbero avere la possibilità di darsi da fare e di mostrare quanto valgono,in una maniera più naturale e meno angusta,
a me sinceramente a volte è sembrato,
che quando mi hanno dato un lavoro si stessero togliendo una costola.

Allora la ricchezza per tutti sarà pure un'utopia,
ma per me è anche un'utopia il fatto che tutti quelli che meritano,di sicuro
ottengono.
Non è vero più.
aile is offline  

 



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