Guerra.
Possiamo stare ore,qui,a parlare,a riflettere,a accusare e a difendere...
E'la nostra dignità di esseri umani senzienti,e pensanti,che ci induce a farlo.Anche se,in effetti,sappiamo che non servirà a nulla.
Ma lo spirito critico,e,soprattutto,la speranza vanno tenuti in vita anche laddove tutto sembra congiurare verso il loro sbigottito annichilimento.Anzi,soprattutt o in questi casi.
Dopotutto anche ad Auschwitz si leggevano le poesie...e qualche volte si cantava anche.Per consentire allo sguardo di spaziare oltre gli abietti confini in cui era stato vilmente inchiodato.
Ciò premesso,la mia impressione è che siamo tutti-piu o meno consapevolmente-preparati al peggio.
Sappiamo che qualcosa di infinitamente,perversamente (e,almenoa mio parere,gratuitamente)distrutti vo sta per entrare in azione.
E' da tempo che quest'idea ha preso possesso della nostra coscienza,e là si è radicata.Assumendo progressivamente le sembianze dell'inevitabile.
All'inevitabile ci si rassegna,si sa.
E a questa guerra-già in corso da tempo,una guerra non territoriale...che ci induce a temere in ogni istante della nostra quotidianità l'arabo che fa la fila al supermercato con noi,o deposita i bagagli nel nostro scompartimento ferroviario-è da tempo che ci stiamo preparando.
A mio parere,il silenzio dei "Riflettenti",lamentato da VanLag, equivale a una presa d'atto-muta,ragionata,e attonita-di tutto questo.
Ultima modifica di irene : 18-03-2003 alle ore 23.23.46.
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