è come se lui cogliesse il ritmo dei cicli e lo riproponesse nelle sue opere.
Ho letto quanto dici nei rapporti con Dalì ed in parte li vedo simili, o quantomeno esploratori dello stesso terreno.
A me sembra però che Escher sia più incline al linguaggio matematico dei ritmi e delle ripetizioni, mentre in Dalì ci si ferma alla scomposizione.
In Escher io sento la trasformazione ed il movimento.
Ho visto la mostra domenica e l'ho trovata molto stimolante.
Certo che era anche un bravissimo incisore, parlo del lato tecnico.
Poi mi sembra di capire che anche la scelta delle tecniche d'incisione, la xilografia e la litografia, con qualche accenno di lineografia e rare prove ad acquatinta, siano anche quelle scelte per una rappresentazione morbida nei contorni e più facilmente percepibile come 'trasformabile'.
Usa un linguaggio geometrico ma non lo definisce come la tecnica gli consentirebbe di farlo, credo che sia una scelta precisa anche questa.
E poi sono rimasta piacevolmente impressionata dal video...
il tentativo di associare la trasformazione dell'immagine al ritmo musicale...l'ho trovata sensibile ed attenta nel cercare di far cogliere quante più emozioni possibili.
Qualcun'altro è andato a vederla?