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29-04-2004, 19.36.33 | #24 |
al di là della Porta
Data registrazione: 15-02-2004
Messaggi: 0
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Dipende da cosa leggo. In realtà non comincio un libro cercando delle risposte. Ci sono librii però, che mi aiutano a pormi delle domande o a darmi delle risposte. Fondamentalmente, comunque, attraverso i libri cerco di conoscermi meglio, di identificarmi. Ne "il fu Mattia Pascal" mi sono ritrovato molto e tuttora mi ci ritrovo. Credo che noi dovremo sempre porci la domanda "chi siamo", ogni giorno, e ci acccorgeremo che la risposta non sarebbe mai la stessa. Siamo troppo complessi per restare sempre gli stessi con lo scorrere del tempo. Quello che oggi vediamo bianco, domani lo potremo vedere nero e questa non si chiama incoerenza, si chiama umanità. Almeno secondo il mio pensiero
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30-04-2004, 08.28.14 | #25 | |
Ospite
Data registrazione: 23-06-2003
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Citazione:
E' vero. Una delle massime scritte nei manuali americani per gli scritori è che anche l'antagonista deve essere a tre dimensioni come il protagonista, con tutto lo stesso spessore. |
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30-04-2004, 08.44.41 | #26 | |
Ospite
Data registrazione: 23-06-2003
Messaggi: 13
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Citazione:
Vedi, uno dei quesiti che mi pongo e che non ho ancora risolto è il seguente: Virginia Woolf, o David Foster Wallace, o Flaubert... indipendentemente da quando hanno scritto i loro libri, fanno a me l'effetto che sono sicuro fanno a te: torni a casa volentieri per andare avanti nella lettura. In fondo vuoi sapere come va a finire... non solo o non tanto in senso letterale, ma nel senso che vuoi sapere qual'è lo sbocco del percorso ideologico (per usare le tue parole) dei personaggi. Bene, ma a me fa lo stesso effetto quando leggo un giallo commerciale (Deaver, Grisham etc.). In quel caso non mi attendo nessuna evoluzione interiore, ma semplicemente una serie di accadimenti: è un puro e semplice desiderio di vedere come va a finire. Ma siamo sicuri che sia così? Non c'è qualcosaltro? In fondo il problema che mi pongo è quale sia la specificità del cosiddetto genere letterario (voglio scrivere un romanzo che faccia storia) dal cosiddetto genere commerciale (voglio scrivere un romanzo che si venda). Allora arriviamo alla domanda che qualunque scrittore alla fine si pone: siamo sicuri che non sia possibile scrivere una giallo alla Grisham che abbia anche un valore letterario? Quelli vicini a noi che ci hanno provato (Auster) non ce l'hanno fatta, ma Flaubert sì, Dumas sì, in certo senso anche il grande Dostoievskij ce l'ha fatta. Come vedi ho più domande da porre che risposte da offrire. Ciao. |
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30-04-2004, 08.46.44 | #27 | |
Ospite
Data registrazione: 23-06-2003
Messaggi: 13
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Citazione:
Posso chiederti se hai trovato le stesse caratteritische in altri romanzi/personaggi? |
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15-06-2004, 13.58.04 | #29 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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Italo Calvino... uno stile lucido e ludico, maliconico e ironico, pieno di poesia, di quotidianità e sogno.... spettacolo! una perfezione stilistica, una bellezza di immagini e composizione, una capacità di accativarsi il lettore con la sua semplicità... un grande!
ho letto ultimamente Acid House di Irvin Welsh, racconti non solo di sesso droga e degrado sociale, ma sempre molto pungente, e carico di una fantasia notevole, a tratti non puoi non lasciar spuntare un sorriso e sentirti complice della sua ironia; un'autore che credevo un novello Charles Boukoski (ho letto storie di ordianaria follia, simpatiche, ma un pò sempre uguali), ma che mi ha stupito per la varietà dei suoi spunti e la profondità anche culturale nonchè umana della sua mente Stefano Benni, e le sue raccolte di racconti come il "bar sotto il mare", piacevoli, leggeri, la freschezza di una cascata di idee multicolore, spunti comici esileranti! |
07-08-2004, 18.16.20 | #30 |
Ospite
Data registrazione: 27-04-2004
Messaggi: 25
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Oceanomare: non permette di non amare il mare (a meno che non si abbia paura d'immergersi in mare aperto, ovvio), e, quindi, di non farsi amare. I miei continuano a sputarci sopra, dicendo sia "inutilmente complicato" e che non si può usare il mare, poiché non vorrebbe prestarsi a tanto stupidi fini. Io dico loro che forse hanno ragione: il mare non si può usare. Ma si può dire, e probabilmente Baricco è stato talmente stanco da riuscirci.
L'Antologia di Spoon River: credo sia l'unico specchio in grado di riflettere, ogni volta in cui cerchiamo in esso la nostra figura, tutte le anime del mondo, tranne la nostra. Il piccolo principe: è un capolavoro. Se tutti i genitori lo adottassero come Bibbia per i propri pargoli, trasmettendo l'etica, l'altruismo e l'amore per la vita, certamente vivremmo in un mondo migliore. Il giardino dei Finzi-Contini: uno dei pochi romanzi d'amore. L'ultima lacrima: credo la raccolta più riuscita di Benni, ironica, dolce e spietata. poi ci son tante poesie, troppe. Come ha scritto qualcuno prima, tutti questi scritti mi lasciano, ogni volta in cui mi c'imbatto, qualcosa di nuovo e diverso da ciò che m'hanno lasciato durante le letture precedenti: non so secondo voi, ma credo che solo in questo modo i testi possano entrare a far parte d'una letteratura; almeno, è esattamente ciò che io chiedo alla letteratura, e ciò che solo una letteratura sia in grado di darmi. |