Riflessioni sull'Ottava
di Michele Proclamato - indice articoli
La medicina dimensionale
novembre 2011
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“Ciò che segue è la seconda parte de: “La Medicina Dimensionale“ dove verrà esposta l’ipotesi per la quale una legge unica, dalle origini dimensionali, risulta essere la matrice sistemica della macro e della micro anatomia, alla quale si ispira il millenario sistema “medico” e conoscitivo dell’Ayurveda”.
Mi riferisco alla Precessione degli Equinozi, la quale si consuma in 25920 anni, attraverso un movimento dell’asse planetario, pari ad 1° dei 360° celesti, ogni 72 anni.
Un movimento suddiviso in 12 mesi di 2160 anni ciascuno, noti in occidente come: anno Platonico.
Solidi platonici ed anni platonici: due termini che dovrebbero far pensare alla luce della complessità di ogni era processionale, la quale, senza il minimo errore, si consuma all’Equinozio di primavera in modo eliaco.
Oggi noi stiamo attendendo, che dietro al nostro sole, per il prossimo mese platonico, si stagli una nuova costellazione che prenda il posto di quella dei Pesci. Ma affinché ciò avvenga, è indispensabile che: velocità orbitali, rotazionali e traslatorie, riguardanti non solo la terra, ma tutto il sistema solare - in rapporto con tutti i sistemi stellari presenti nella nostra galassia – debbano, in qualche modo, essere “coordinati” da una “legge” in grado di “presiedere” un evento di tale complessità. In merito a questa legge però, ci sono due interpretazioni: una appartenete alla scienza ufficiale ed una appartenente alla visione egizio-mesopotamica, nonché vedica.
Infatti, mentre la scienza dice che la Precessione è un evento prettamente terrestre, provocato dall’attrazione gravitazionale Luni-Solare, lo Zodiaco di Dendera afferma che la Precessione è qualcosa di molto più complesso ed Universalmente diffuso.
E’ il caso, quindi, di ritornare sull’immagine egizia e domandarsi perché gli egizi hanno posto alla base della loro composizione galattica solo 72 corpi celesti. Vista la loro mitica capacità di osservazione stellare, sicuramente, presso il 30° parallelo, avevano la possibilità di vedere un numero molto maggiore di corpi siderali. Pertanto, alla base di quella scelta numerica è logico supporre che vi sia una diversa intenzionalità e la motivazione è da ricercarsi all’esterno della rappresentazione sferica inscritta tra i 12 Esseri. Esseri che gli Egizi vedevano, descrivevano e raffiguravano con estrema convinzione, ma che, effettivamente, la scienza odierna ignora.
Numericamente parlando, però, la loro presenza “dimensionalmente invisibile” è necessaria, nello Zodiaco in questione, affinché si consumi la Precessione degli Equinozi, non a causa dell’attrazione Luni-solare, bensì grazie al rapporto numerico esistente fra gli Esseri (12+24=36) ed i Corpi celesti (72).
Quindi, l’intenzionalità numerica egizia, risiede nel fatto che ciò che essi descrivevano, era e direi, è: una legge che decide ogni movimento e qualsiasi evoluzione di ogni parte che compone, non solo la nostra galassia, ma l’universo intero.
Perciò Dendera può essere interpretata come un ulteriore passaggio di quell’evento cimatico iniziato in Mesopotamia ed approdato finalmente nella macro materia.
Ora però sapete che i numeri alla base della legge ipotizzata, sono il frutto della somma di ipotetiche frequenze che prima di diventare stelle e pianeti in questa realtà, sono causa creante di 5 Solidi ben precisi. Potrete quindi apprezzare il vero motivo per cui nulla, in questo universo, può accadere, se non attraverso le permutazioni, o l’evoluzione dei 5 Panchamahabutha.
Ora, visto che i Veda affermano che l’Uomo è una creatura speculare alla legge universale (che ho individuato nella Precessione degli Equinozi) egli, per analogia, dovrebbe possedere, fisiologicamente, dei parametri che fanno riferimento alla legge in questione.
E questo, in effetti, avviene puntualmente!
L’UOMO, infatti, è dotato di ritmi respiratori e cardiocircolatori basati su frazioni e multipli numerici appartenenti al fenomeno assiale in questione e si potrebbe proseguire nelle analogie fisiologiche ben oltre, ma mi accontento di allegare solo questa immagine piuttosto chiarificatrice.
A questo punto mi sento di poter concordare con i VEDA quando affermano che la fisiologia cosmica e quella umana sono la stessa e, partendo da questo assioma, hanno dato origine ad un sistema curante, l’Ayurveda, che interagisce con il Creato.
Un Creato che anche per il popolo egizio era dotato di anima, cosa che risulta evidente osservando come hanno rappresentato pianeti, costellazioni ecc., che hanno caratteristiche fisiognomiche peculiari, probabilmente anticamera di un loro Karma stellare.
Di conseguenza, ci troviamo di fronte ad una: legge dimensionale capace, allo stesso tempo, di diventare materia, fisiologia ed anima, di un essere vivente composito chiamato: Universo.
Un Essere, come l’uomo, dotato di atman, karma e samskara.
Individuate, quindi, le “relazioni” cosmiche, ora passerei al “come” si crea un essere umano.
L’uomo Vedico
Secondo la Scienza alla base del’Ayurveda, tutte le forme dell’Universo sono figlie della “Non Forma” detta Avyakta, o non visibile.
Un modo alternativo di parlare degli archetipi e dell’Iper-uranio greco.
Proseguendo, le componenti alla base dell’Avyakta sono 2: Purusha e Prakriti (dal Samkhya Darshana) dove, per Purusha si intende la parte cosmica dell’uomo, il suo afflato universale, mentre per Prakriti la sua costituzione fisica.
Tali qualità vengono a loro volta riflesse in 3 aspetti:
-
Vyakta (corpo vivente)
-
Buddhi (intelletto) e
-
Ahamkara (ego,io).
A sua volta, Ahamkara è formata da di 3 tipi di energia potenziale:
-
Rajasica (dinamica),
-
Sattvica (pura) e
-
Tamasica (statica).
Infine, combinando insieme Sattvica e Rajasica si ottengono gli 11 Indriya, costituiti dai 5 organi di senso (occhi, naso, orecchie, pelle, lingua), i 5 organi di movimento (mani, piedi, organi genitali maschili e femminili, lingua e retto) e per ultima la mente che governa il tutto.
Ritengo importante soffermare l’attenzione sul meccanismo numerico presente a tutti i livelli finora esaminati.
Nella dinamica della descrizione che crea la forma umana, appare nuovamente il riferimento al numero 5, non solo nella struttura fisica finale, ma anche sommando i 2 componenti ed i 3 aspetti del’Avyakta.
Quindi nuovamente i 5 Panchamahabutha riappaiono per ben 3 volte (15) a sottolineare come la loro presenza sia fondamentale non solo a livello macroscopico (vedi creazione celeste), ma anche a livello microscopico (vedi uomo).
Tutto ciò premesso vorrei passare all’esame del funzionamento fisiologico dell’essere umano.
Dosha –Dhatu –Mala e…
Nell’Ayurveda, il funzionamento del corpo umano dipende da tre fattori fondamentali alla base del sistema patologico, fisiologico e metabolico:
-
3 Dosha
-
7 Dhatu
-
5 Mala
I tre Dosha ufficialmente sono così denominati: (Tratto da Wikipedia)
Vata
composto da spazio (akasha) e aria (vayu), è il principio del movimento, legato a tutto ciò che è movimento nel corpo (sistema nervoso, respirazione, circolazione sanguigna). Le sue qualità sono: freddezza, secchezza, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, durezza, ruvidezza e fluidità. La sua sede principale è il colon ed i suoi 5 sub-dosha sono: Prana, Udana, Samana, Apana e Vyana.
Pitta
composto da fuoco (tejas) e acqua (jala), è il dosha legato alla trasformazione, alla digestione intesa sia a livello fisico (stomaco, fuoco digestivo detto anche agni) che mentale (elaborazione delle emozioni). Le sue qualità sono: caldo, untuoso, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, morbidezza, levigatezza, chiarezza e fluidità. La sua sede principale è l'intestino tenue ed i suoi 5 sub-dosha sono: Pacaka, Ranjaka, Sadhaka, Alochaka e Bhrajaka.
Kapha
composto da acqua (jala) e terra (prithvi), è il dosha legato alla coesione, al tener unito, è proprio dei fluidi corporei, lubrifica e mantiene il corpo solido ed uniforme. Le sue qualità sono: freddezza, umidità, pesantezza, grossolanità, stabilità, opacità, morbidezza, levigatezza e densità. I suoi cinque sub-dosha sono: Kledaka, Avalambaka, Bodhaka, Tarpaka e Slesaka.
Nei TRE Dosha, quindi, appaiono 2 elementi appartenenti ai 5 Panchamahabutha, ma soprattutto, ad ognuno di essi corrispondono 5 sub-dosha.
Nuovamente, per 3 volte, viene utilizzato il numero 5 (15), ed è, quindi giunto il momento di mostrarvi la struttura simbolica sulla quale, a mio avviso, si basa la scienza Ayurvedica.
Per farlo, rivolgiamo nuovamente l’attenzione agli Esseri posti all’esterno della visione egizia, dove l’ultimo momento che divide la creazione stellare dalla matrice esterna, è costituito da quelle 24 braccia, o mani, che accarezzano un sottile perimetro divisorio.
Ebbene, tale riferimento potrebbe essere sintetizzato in molti modi: gli egizi usarono le braccia di 12 enormi Atlanti, un Eremita (CelestinoV) di oltre Settecento anni fa, utilizzò invece, nella basilica di Collemaggio all’Aquila (che lo vide diventare Papa), un simbolo diverso, chiamato Labirinto (cerchi-nel-grano-14.jpg).
State osservando le 24 braccia egizie, in questo caso, divenute 6 cerchi intimamente uniti che costituiscono TRE OTTO (3x8), formati, a loro volta, da 30 cerchi minori bi-cromatici, distinti in: 2 cerchi bianchi e 3 Scuri.
A questo punto, le 6 ripetizioni dei 5 Panchamahabutha paria 30 unità: 3 nell’Avyakta e 3 nei Dosha, credo acquistino maggiore significato, poiché chi ha creato la scienza vedica alla base dell’Ayurveda, non ha fatto altro che re-interpretare un sapere “sonico” (se vogliamo), che tutto deve a quegli 8 antichissimi RE Mesopotamici.
Quindi AVYAKTA e TRIDOSHA rappresentano la fusione della forma e delle funzioni umane, derivate specularmente da una struttura invisibile. Struttura responsabile di un sistema anatomico dimensionalmente posto altrove, che sicuramente non corrisponde a quello occidentale, ma che altrettanto sicuramente funziona, poiché matrice non solo galattica, ma anche umana.
Se gli esempi e le analogie che ho riportato non fossero ancora sufficienti ad avvalorare la mia tesi, allora vorrei farvi notare che ai 3 Dosha vengono contrapposti i 3 Guna, in un’altalena psicofisica garante comunque di 6 riferimenti, come nelle TRE OTTAVE.
Inoltre, il sistema numerico presente nella creazione delle forme vediche utilizza rapporti pari a 2\3 ed 1\3 (intervallo di quinta), stiamo quindi parlando di suono e del rapporto maschile/femminile.
Osserviamo poi il numero dei re presenti, nella Lista, ed allora, forse troveremo la spiegazione per la quale l’Ayurveda fu suddiviso in OTTO PARTI.
A questo punto è importante sapere che, sulle TRE OTTAVE, una volta l’anno, al Solstizio d’estate, si consuma un fenomeno per il quale il rosone centrale della Basilica di Collemaggio, proietta le sue informazioni numeriche, sul labirinto, trasformandosi in un SETTIMO CERCHIO perfettamente uguale agli altri SEI.
E’ interessante notare che il sopraccitato rosone, numericamente, si può suddividere in: 24-12 (36) braccia + 24-48 (72) vuoti compresi nelle braccia.
Come re-interpreta tutto cio l’Ayurveda?
Attraverso 7 Dhatu, i seguenti:
Dhatu |
Tessuto |
Funzione principale |
1. Rasa |
chilo, linfa, plasma |
alimentare gli altri tessuti |
2. Rakta |
sangue |
mantenere la vita |
3. Mamsa |
tessuto muscolare |
ricoprire le ossa e gli organi del corpo |
4. Meda |
tessuto adiposo |
conferire untuosità e morbidezza al corpo |
5. Asthi |
tessuto osseo, cartilagine compresa |
sostegno del corpo |
6. Majja |
midollo osseo, tessuto nervoso |
riempimento delle cavità ossee |
7. Sukra |
spermatozoi e ovociti |
riproduzione |
(Tratto da “Benessere.Com”)
Osserviamo di nuovo Dendera: cosa contengono le 24 braccia (6 cerchi) se non un Settimo enorme cerchio, che rappresenta la nostra galassia e più in generale l’intero Universo?
Quindi, quelle enormi frequenze maschili e femminili, in altre parole e simbolicamente, permettetemi l’espressione, “fanno l’amore”, per poter creare quella progenie galattica gestita in modo precessionale.
L’Ayurveda, coerente nel suo intento di riflettere nella fisiologia umana una legge dimensionale, indica nel Settimo Dhatu , il Sukra, responsabile della riproduzione. Il Dhatu più potente di tutti.
Inoltre, conscio dell’importanza dei 5 Panchamahabutha, suddivide la struttura metabolica attraverso 5 Mala:
-
Vitta (feci)
-
Mutra (urina)
-
Sveda (sudore)
-
Nakha (unghie)
-
Romakupa (peli capelli).
Infine, se volessimo “geometrizzare” la fisiologia Karmica Ayurvedica, potremmo farlo con estrema facilità, utilizzando l’immagine seguente, da millenni conosciuta come: Settenario o Seme Della Vita.
Un Seme della vita, dove le TRE OTTAVE, partoriscono un settimo cerchio, diventando SETTENARIO ed il cui scheletro geometrico è costituito dai 5 Solidi Platonici.
Tornando in Occidente, potremmo delineare il cuore della suddetta immagine, in rosso, come io ho fatto e trasformare i Tridosha, sommati ai Triguna, i 7 Dhatu ed i 5 Mala in un opera d’arte ammirata ovunque : ”Il cenacolo”.
Dimenticavo: l’immagine di cui sopra, per Giordano Bruno rappresenta uno dei TRE sigilli ermetici più importanti, utili a ricordare “la memoria immortale o archetipica” e lo chiamava VENERE o AMORE.
Infine, tanto per citare altri esempi tra le infinite applicazioni di questo sapere millenario, vi prego di osservare, ruotandolo, il monogramma di Johann Sebastian Bach: potreste ritrovare il sistema curante Ayurvedico trasformato in musica nel settecento e poi in fisica, nelle mani di Isaac Newton, quando decise di scomporre la luce attraverso il “suo” prisma, scoprendo un Settenario cromaticamente molto famoso.
Infine, posso solo aggiungere che l’Ayurveda funziona e sempre funzionerà, come lo Yoga, l’Agopuntura e l’I-Ching, semplicemente perché, da millenni, cura l’uomo attraverso un sistema medico archetipico, posto dove la Scienza prima o poi sarà costretta ad investigare se vorrà finalmente creare (ri-creare) una….. “Scienza Spirituale”.
Michele Proclamato
Su YouTube: IL SAPERE DELL'OTTAVA
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