Riflessioni sull'Ottava
di Michele Proclamato - indice articoli
Amore o Venere
marzo 2011
“Perché io?”
“Tu puoi riuscirci”
“A far cosa?”
“Ad aprirli”
“Franco io non so nemmeno cosa sia un Sigillo”
“Davvero? Scommettiamo che tu sai, perché, quello che tu chiami Settenario per LUI era …AMORE?”
“Osservai con attenzione il Sigillo, era come se potesse parlarmi, ma non volesse farlo, lo sentivo quasi mio, stavo azzardandone persino una spiegazione ma…
Non sono affidabile, me ne rendo conto, ma ciò che ho iniziato a scrivere attraverso un articolo dal titolo “Mente o Apollo” penso sia giusto proseguirlo, adesso che di nuovo ho voglia di farlo, attraverso “Amore o Venere”. Sarebbe quindi perlomeno necessario poter leggere il precedente mio articolo per trovare motivazioni, cause e perché di questo mio rinnovato impeto descrittivo, riguardante il mio ultimo libro: “L’Uomo di DIO”. Ciò permetterebbe me di proseguire nel mio esporre con molta, molta più velocità, voglia e piacere. Ammettendo, di conseguenza, il vostro leggere già avvenuto, potrei così iniziare dicendo: La summa ermetica della simbologia dell’Ars Memorandi di Bruno era costituita da tre sigilli ben precisi. Ebbene di uno vi ho già parlato (Mente o Apollo), ora vorrei dedicarmi ad un secondo di essi, tra tutti il più completo, complesso, pregno e utile, affinché ognuno di noi possa minimamente avvicinarsi al vero potere conoscitivo di Giordano Bruno. Di conseguenza vi domanderei, come a me fu fatto: “Perché tale simbologia, definita diversamente, SETTENARIO, veniva utilizzata da Bruno come un sigillo, dal nome Amore o Venere?” E perché io nel vederlo la prima volta, quando ancora non sapevo cosa fosse un sigillo, immediatamente percepii in esso un significato, chiaramente e analogicamente già presente, non nella mia mente, più propriamente nella mia Anima? Brutta bestia Giordano Bruno sapete, LUI scava dentro di noi in luoghi spesso sconosciuti, ma comunque vivi e immortali, poiché popolati, nel buio più assoluto, da archetipi divini, figli della luce più pura ed incondizionata. E LUI, ho lasciato che scavasse dentro di me, l’ho fatto all’inizio inconsciamente, infine sempre più consciamente, fino ad aspettare una specie di guarigione avvenuta attraverso momenti, ricordi, immagini e simboli che ora faccio fatica a separare.
Volendo però chiarire il perché dell’interloquire sopra esposto volentieri esporrò a voi lettori il modo con cui io …capisco o credo di farlo. Un modo che ho appreso da Giordano Bruno essere non di tutti gli uomini, un modo che ha reso me, mistero a me stesso per pochi anni, chiaritomi dal Nolano grazie alla sua descrizione riguardante il vero significato dei numeri. Ma non voglio dilungarmi troppo o divagare, quindi, di nuovo: Perché, Amore potrebbe definirsi l’ultimo passaggio mentale di un DIO geometricamente e cimaticamente agente? Quanti perché direte, eppure, che dire, io senza di essi …non so vivere, c’è di bello che a volte posso persino chiarirli, di conseguenza, venite come me, andiamo a casa mia, andiamo a Collemaggio, all’Aquila, perché cari signori quando si vuol capire certe cose …li bisogna andare.
Un luogo, anche, bruniano
Ho già accennato al fatto che il Sigillo in questione, banalmente viene identificato come Settenario, in verità risulta essere da millenni figlio della geometria sacra e come tale più conosciuto come “Fiore della Vita”. Ultimamente il sottoscritto ha avanzato l’ipotesi, piuttosto realistica, secondo la quale tutto il sistema geometrico del Fiore in realtà altro non sia che l’applicazione o la trasformazione, geometrica appunto, del sapere dell’Ottava. Ma forse sto come al solito… correndo troppo. Tornerò quindi alla casa di Celestino V, rendendomi conto di come la partenza, per arrivare ad una spiegazione valida, del sigillo in questione, sarà un po’ laboriosa. La basilica di Collemaggio dicevo è contraddistinta tutt’ora da un luogo posto fra navata e transetto deputato ad ospitare ciò che ormai da tutti è definito “Labirinto”. Io, fui il primo a “vedere” in quel labirinto non solo 6 cerchi intimamente uniti, ma essenzialmente una simbologia che capii essere descrizione plasmante, costituita e conservata nel tempo attraverso semplicemente: TRE OTTO. Cinque anni fa infatti scoprii all’interno di Collemaggio le TRE OTTAVE dopo più di sette secoli dal loro assemblamento ermeticamente voluto dal grande Celestino V. Vorrei ora sapeste che utilizzando inconsciamente i numeri, collegai, a ragione, quella somma simbolica pari a 24 unità a qualcosa di altrettanto simbolicamente molto più antico. Ciò che dentro Collemaggio era numero infatti, appariva attraverso le composite braccia degli esseri posti al di fuori dello Zodiaco di Dendera, come qualcosa di estremamente animico e …creativo. 16 braccia divine, maschili, e 8 braccia umane ma femminili, mi diedero la possibilità di capire cosa e quanto in quel labirinto fosse nascosto. Volendo sinteticamente descrivere il tutto potrei dire che Celestino V continuava, attraverso la simbologia del Labirinto, la trasmissione millenaria di un messaggio le cui caratteristiche animiche certamente si riproponevano all’interno dello zodiaco più famoso del mondo. Zodiaco che moltissimo mi insegnò e continua ad insegnarmi, in quanto i 12 esseri, chiaramente dotati di 24 braccia, dimostravano essere direttamente collegati con ciò che la sfera centrale zodiacale conteneva. Qui infatti 72 copi celesti a loro volta suddivisi in due gruppi stellari compositi, pari a 24 e 48 unità, dimostravano chiaramente la loro diretta emanazione dodecafonica, nascente da un sistema numerico da me conosciuto , e splendidamente descritto dalla Lista Sumera dei RE. “Il numero è un limpido principio, fisico, metafisico, e razionale” appresi da Giordano Bruno, ed infatti mai come in questo contesto, ciò che poteva sembrare fisicamente numerabile, come una serie di astri, razionalmente inquadrabili dalla mente umana, in verità dimostrava avere una ragione estremamente… metafisica, alla sua nascita. Ora scusandomi per la mia divagazione numerica, purtroppo necessaria, vorrei che immaginaste quelle 24 braccia trasformarsi in sei cerchi, come appaiono a Collemaggio, quindi desidererei che vedeste quella sestina fondersi a formare TRE OTTO, i quali una volta l’anno a Collemaggio non fanno altro che aspettare un prodigio voluto da DIO attraverso tutte e sei le dimensioni figlie del suo primo ottuplice vagito.
Un solstizio di luce
Infatti il 21 giugno, al solstizio d’estate il sole trasformerà in LUCE (sempre Palmieri docet) l’informazione numerica posta all’interno del rosone di Collemaggio, che io per primo codificai, informazione destinata a diventare esattamente un SETTIMO cerchio all’interno del labirinto in questione. Se adesso per un attimo ripenserete alle braccia di Dendera, capirete come queste altro non siano che l’ultimo baluardo energetico posto a monte di una realizzazione estremamente materiale oltre che terribilmente luminosa. Sostanzialmente vi potrete rendere conto di come qualcuno, non si sa chi, non si sa quando, ha avuto l’ardire, secondo me riuscendoci, di codificare un atto creativo che tanto sta impegnando tutti i laboratori di fisica nucleare di tutto il mondo. Di conseguenza la sfera contenente la visione celeste egizia, altro non potrà essere che la SETTIMA sfera. Sarà quindi il Settenario, per un sapere senza tempo come quello dell’OTTAVA, la summa simbolica di un atto creativo la cui origine è posta esattamente dove oggi non abbiamo il coraggio di spingerci, ma dove Giordano Bruno era di casa, …nell’invisibile.
Adesso torniamo al suo Sigillo utile a ricordare la memoria Archetipica, facciamolo perché LUI nella sua unica descrizione dei TRE sigilli ERMETICI, dirà, come già scritto in Mente o Apollo, che “le azioni degli DEI, utili cimaticamente e geometricamente a creare i presupposti della nascente Luce”, in Amore o Venere verranno sostituite dalle corrispondenti caratteristiche emozionali. In Amore saranno quindi, una summa di emozioni, simili a quelle umane, come, odio, coraggio, vigliaccheria, gioia, tristezza, ira ecc ecc a portare a compimento le geometrie divine. In altre parole Giordano Bruno quattro secoli orsono, sapeva, spiegava, e sperava che ognuno di noi capisse come e quanto amore, un DIO, immanente e musicalmente OTTAVA, avesse posto, attraverso una miriade di emozioni, alla base della sua sessuata e frattale volontà di creare… la MATERIA. Di conseguenza potremo sperimentare qualsiasi tipo di emozione nella nostra vita e per quanto potrà sembrarci impossibile ammetterlo, persino l’odio, per esempio, comunque e sempre farà parte di un unico sentimento creativo chiamato… AMORE.
Se accetteremo tutto ciò, avremo nuovamente una materia viva, emozionabile ed emozionante, potremo quindi comunicare con essa e mettere a punto una nuova scienza tecnicamente animica, come l’OTTAVA.
Questo dovrà essere l’immediato compito della razza umana, se sapremo perseguirlo, Bruno non sarà morto invano, altrimenti saremo noi a… bruciare.
Michele Proclamato
Su YouTube: IL SAPERE DELL'OTTAVA
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