Secondo me ci sono dei punti da mettere in chiaro.
Il vuoto spirituale di cui si parla non fu mai sentito dai Romani fino a quando la loro spiritualità visse nello spirito dell'urbe.Il culto dello Stato, e la totale devozione alla res pubblica assorbivano completamente la spiritualità del romano repubblicano,la cui unica esigenza interiore era stata quella di accrescere la grandezza della patria (...e la grandezza dei suoi possedimenti).L'invasione della cultura ellenica,come ho già scritto, aveva deteriorato il costume della società trasformando il legionario in un filosofo rammollito.
Il cristianesimo attecchì nella Roma imperiale perchè il romano,oramai imbevuto dello scetticismo ellenico,avendo perso il faro che lo aveva guidato alla conquista del mondo,si ritrovava privo di qualsiasi riferimento.La religione pagana si era ridotta ad una sterile liturgia nella quale non credeva ormai nessuno.I primi cristiani che crearono le ecclesie clandestine furono dei puritani ortodossi che proposero il loro modello di vita ad un popolo che ormai aveva smarrito il proprio.I cristiani riproposero il valore della famiglia ormai deteriorata,che era stata il fulcro, il perno della grandezza della civiltà romana.Si opposero con fermezza all'infanticidio e all'aborto,turpe consuetudine ormai radicata.E infine,ma non meno importante, proposero un modello che possiamo definire protosocialista,che trovava un fertile humus nella popolazione sempre più divisa tra cittadini straricchi e miseri nullatenenti.
Inoltre vorrei aggiungere che l'impero "romano" d'oriente sopravvisse più secoli alla barbarie non grazie a qualche suo despota illuminato che aveva incentivato una politica di distenzione nei confronti dei barbari . Anzi,fu l'eredità satrapesca orientale a creare uno solida struttura statale che seppe sopravvivere agli eventi che scuotevano l'impero.
Ne è una prova evidente il fatto che mentre in Occidente lo Stato abdicava in favore della Chiesa,questa in Oriente era considerata solo un instrumentum regni.
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