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Vecchio 17-01-2004, 12.50.22   #1
viandanteinattuale
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Data registrazione: 15-07-2003
Messaggi: 131
Elena di Savoia...la sovrana degli ultimi.

I biografi sottolineano la carità che impregnava il suo animo e la rendevano "ignara d'astio e d'alterigia, obliosa del proprio interesse, incapace di pensare male, pronta sempre a credere e a sperare". La Regina Elena, seconda sovrana del Regno d'Italia, fu senza dubbio una donna che grondava umanità e dedizione, capace di slanci coraggiosi. E per lei recentemente è stato aperto il processo di beatificazione.
Un fatto che non meraviglia chi conosce la biografia di Elena, principessa di Montenegro, quindi figlia dei dieci della famiglia reale di questo piccolo Stato balcanico. Cresciuta nei valori della famiglia, del rispetto e dell'apertura verso gli altri, aveva innato il senso di disponibilità verso chi soffre e chi è debole. Fu l'attrazione per la medicina che la spingerà negli anni a dedicarsi con passione all'assistenza di malati. Così fu in prima linea nell'aiuto ai feriti delle due guerre mondiali. Durante la Grande guerra, il Quirinale venne allestito a ospedale con corsie dove venivano assistiti oltre 2.500 feriti. Per reperire fondi, lei stessa inventò la "fotografia autografata" che veniva venduta nei banchi di beneficenza, mentre alla fine del conflitto propose la vendita dei tesori della corona per estinguere i debiti di guerra, tesori che vennero comunque ceduti allo Stato.
In tempo di pace, Villa Savoia e le residenze reali estive divennero centri di raccolta di abiti, giocattoli, cibo, medicine per tutti i poveri che ne facevano richiesta tramite migliaia di lettere. Non si contano le visite di Elena, proprio come una dama di San Vincenzo, tra i quartieri poveri di Roma, dove indugiava visitando i malati, leggendo i referti medici, dando consigli scientifici insieme al conforto di una parola dolce. Molti malati che avevano bisogno di cure specifiche venivano assistiti in cliniche specializzate pagate dai sovrani, come la villa Helios di Sanremo.
Per la sovrana l'impegno contro le malattie era un dovere che sentiva profondamente, tanto che promuoverà negli anni iniziativa a favore della formazione e dell'aggiornamento professionale di medici e degli operatori sanitari, per la ricerca contro la poliomelite, il morbo di Parkinson e soprattutto contro il cancro, assumendo negli anni ''20 l'alto patronato della "Lega Italiana per la lotta contro il cancro", creando l'Istituto Regina Elena di Roma e stanziando sussidi per la realizzazione di centri specializzati decentrati.
Pochi sanno che si deve alla Regina Elena l'introduzione in Italia della cosiddetta "cura bulgara", per combattere l'encefalite letargica, riuscendo, contro non pochi ostacoli burocratici e politici, a far aprire un apposito reparto all'Umberto I di Roma. La laurea ad honorem che l'Università di Roma le concederà nel 1941 sarà un riconoscimento alle sue capacità, che si segnalarono anche nel campo dell'ostetricia, tanto che nei registri di corte sono elencati 52 bambini venuti alla luce con l'intervento diretto della Regina.
Lo spirito materno della sovrana si spalancava verso fanciulli bisognosi di affetto e di attenzioni. Le tasche delle sue giacche erano cucite in modo da contenere tanti regalini che donava ai bambini festosi nelle sue visite ufficiali o in incognito in giro per il Paese. Erano bambini anche i tanti feriti che vide e soccorse in quei giorni terribili trascorsi il 30 dicembre e il 2 gennaio, prima a Messina e dopo a Reggio Calabria, nelle città distrutte dal terremoto e maremoto del 28 dicembre 1908. Grazie all'impegno diretto della Regina, la corazzata della Real Marina "Regina Margherita" fu adattata a nave - ospedale dove Elena si adoperava con ardore per curare i feriti, con l'apporto del chirurgo Bastianelli e della fedele amica Jachi, contessa di Rochefort.
Le cronache raccontano di quando la Regina salvò una donna disperata che voleva buttarsi a mare, o di quando riuscì con prontezza di spirito a prendere dal petto di una madre morta un bambino che stava per essere sepolto dalla trave di una cosa, riuscendo a salvarlo prima dell'intervento dei militari. Resasi conto della grave mancanza di viveri, medicine e liquidi necessari al fabbisogno generale delle migliaia di sopravvissuti, la sovrana chiese l'intervento diretto delle corazzate russe slavia e makaroff:" non è la Regina d'Italia e nemmeno la principessa del Montenegro che vi parla, è una donna che vi chiede in nome della pietà umana di trasportare questi feriti a Napoli": disse in tono deciso in russo al comandante slavia, che eseguì subito l'ordine.
Sono davvero tanti gli episodi che la videro protagonista tra le macerie nell'immaginabile confusione di soccorsi. "Vestiva un semplice abito scuro portava un berretto alla marinara, nessuno l'avrebbe presa per la Regina d'Italia. Sembrava un'infermiera, una suora di carità: il suo volto pallido e contratto dal dolore e dalla pietà si atteggiava a un dolce sorriso per confortare le centinaia di feriti ai quali volle con le sue mani prodigare le prime cure. I suoi occhi erano pieni di lacrime, nella sua voce era un singhiozzo. Nessuna sovrana ha fatto mai quello che la Regina Elena ha saputo compiere nelle tragiche giornate di Messina", metteva in risalto un testimone diretto come il fotografo Angelo Cairoli.
Ma il suo impegno per i terremotati non si concluse in quei giorni tragici. Una volta a Roma, Elena si prodigò per gli orfani, costituendo appositi comitati. La sua opera caritatevole fu al centro di ammirazione delle corti di tutta Europa, che le diedero preziose onorificenze. Un segno di ringraziamento internazionale per un impegno di solidarietà che crescerà negli anni, e che spingerà papa Pio XI, nel marzo 1937, ad assegnare alla sovrana la "rosa d'oro della Cristianità" per il suo ardore evangelico, ardore che forse la porterà agli onori degli altari.
Samuele.
viandanteinattuale is offline  
Vecchio 22-02-2004, 15.12.28   #2
nemamiah
Utente bannato
 
Data registrazione: 03-11-2002
Messaggi: 601
Re: Elena di Savoia...la sovrana degli ultimi.

Citazione:
Messaggio originale inviato da viandanteinattuale
I biografi sottolineano la carità che impregnava il suo animo e la rendevano "ignara d'astio e d'alterigia, obliosa del proprio interesse, incapace di pensare male, pronta sempre a credere e a sperare". La Regina Elena, seconda sovrana del Regno d'Italia, fu senza dubbio una donna che grondava umanità e dedizione, capace di slanci coraggiosi. E per lei recentemente è stato aperto il processo di beatificazione.
Un fatto che non meraviglia chi conosce la biografia di Elena, principessa di Montenegro, quindi figlia dei dieci della famiglia reale di questo piccolo Stato balcanico. Cresciuta nei valori della famiglia, del rispetto e dell'apertura verso gli altri, aveva innato il senso di disponibilità verso chi soffre e chi è debole. Fu l'attrazione per la medicina che la spingerà negli anni a dedicarsi con passione all'assistenza di malati. Così fu in prima linea nell'aiuto ai feriti delle due guerre mondiali. Durante la Grande guerra, il Quirinale venne allestito a ospedale con corsie dove venivano assistiti oltre 2.500 feriti. Per reperire fondi, lei stessa inventò la "fotografia autografata" che veniva venduta nei banchi di beneficenza, mentre alla fine del conflitto propose la vendita dei tesori della corona per estinguere i debiti di guerra, tesori che vennero comunque ceduti allo Stato.
In tempo di pace, Villa Savoia e le residenze reali estive divennero centri di raccolta di abiti, giocattoli, cibo, medicine per tutti i poveri che ne facevano richiesta tramite migliaia di lettere. Non si contano le visite di Elena, proprio come una dama di San Vincenzo, tra i quartieri poveri di Roma, dove indugiava visitando i malati, leggendo i referti medici, dando consigli scientifici insieme al conforto di una parola dolce. Molti malati che avevano bisogno di cure specifiche venivano assistiti in cliniche specializzate pagate dai sovrani, come la villa Helios di Sanremo.
Per la sovrana l'impegno contro le malattie era un dovere che sentiva profondamente, tanto che promuoverà negli anni iniziativa a favore della formazione e dell'aggiornamento professionale di medici e degli operatori sanitari, per la ricerca contro la poliomelite, il morbo di Parkinson e soprattutto contro il cancro, assumendo negli anni ''20 l'alto patronato della "Lega Italiana per la lotta contro il cancro", creando l'Istituto Regina Elena di Roma e stanziando sussidi per la realizzazione di centri specializzati decentrati.
Pochi sanno che si deve alla Regina Elena l'introduzione in Italia della cosiddetta "cura bulgara", per combattere l'encefalite letargica, riuscendo, contro non pochi ostacoli burocratici e politici, a far aprire un apposito reparto all'Umberto I di Roma. La laurea ad honorem che l'Università di Roma le concederà nel 1941 sarà un riconoscimento alle sue capacità, che si segnalarono anche nel campo dell'ostetricia, tanto che nei registri di corte sono elencati 52 bambini venuti alla luce con l'intervento diretto della Regina.
Lo spirito materno della sovrana si spalancava verso fanciulli bisognosi di affetto e di attenzioni. Le tasche delle sue giacche erano cucite in modo da contenere tanti regalini che donava ai bambini festosi nelle sue visite ufficiali o in incognito in giro per il Paese. Erano bambini anche i tanti feriti che vide e soccorse in quei giorni terribili trascorsi il 30 dicembre e il 2 gennaio, prima a Messina e dopo a Reggio Calabria, nelle città distrutte dal terremoto e maremoto del 28 dicembre 1908. Grazie all'impegno diretto della Regina, la corazzata della Real Marina "Regina Margherita" fu adattata a nave - ospedale dove Elena si adoperava con ardore per curare i feriti, con l'apporto del chirurgo Bastianelli e della fedele amica Jachi, contessa di Rochefort.
Le cronache raccontano di quando la Regina salvò una donna disperata che voleva buttarsi a mare, o di quando riuscì con prontezza di spirito a prendere dal petto di una madre morta un bambino che stava per essere sepolto dalla trave di una cosa, riuscendo a salvarlo prima dell'intervento dei militari. Resasi conto della grave mancanza di viveri, medicine e liquidi necessari al fabbisogno generale delle migliaia di sopravvissuti, la sovrana chiese l'intervento diretto delle corazzate russe slavia e makaroff:" non è la Regina d'Italia e nemmeno la principessa del Montenegro che vi parla, è una donna che vi chiede in nome della pietà umana di trasportare questi feriti a Napoli": disse in tono deciso in russo al comandante slavia, che eseguì subito l'ordine.
Sono davvero tanti gli episodi che la videro protagonista tra le macerie nell'immaginabile confusione di soccorsi. "Vestiva un semplice abito scuro portava un berretto alla marinara, nessuno l'avrebbe presa per la Regina d'Italia. Sembrava un'infermiera, una suora di carità: il suo volto pallido e contratto dal dolore e dalla pietà si atteggiava a un dolce sorriso per confortare le centinaia di feriti ai quali volle con le sue mani prodigare le prime cure. I suoi occhi erano pieni di lacrime, nella sua voce era un singhiozzo. Nessuna sovrana ha fatto mai quello che la Regina Elena ha saputo compiere nelle tragiche giornate di Messina", metteva in risalto un testimone diretto come il fotografo Angelo Cairoli.
Ma il suo impegno per i terremotati non si concluse in quei giorni tragici. Una volta a Roma, Elena si prodigò per gli orfani, costituendo appositi comitati. La sua opera caritatevole fu al centro di ammirazione delle corti di tutta Europa, che le diedero preziose onorificenze. Un segno di ringraziamento internazionale per un impegno di solidarietà che crescerà negli anni, e che spingerà papa Pio XI, nel marzo 1937, ad assegnare alla sovrana la "rosa d'oro della Cristianità" per il suo ardore evangelico, ardore che forse la porterà agli onori degli altari.
Samuele.


Trovo assurdo che siano gli uomini a stabilire la santità di un'altro uomo. Dico,ma come si permettono di ergersi sullo stesso piano di Dio? Chi può stabilire ciò è solo Dio!

Ma a parte ciò,siccome papa Giovanni detto il "Papa buono" ( vuol dire che gli altri papa non erano buoni?) abbagliato dalla reticenza e astio personale di Monsignor Gemelli,nei confronti di Padre Pio,il processo di beatificazione e di santità a questo personaggio (al di là dello scetticismo o meno,ma Padre Pio ha realizzato opere pie in vita rare nel panorama dei santi,oltre a miracoli documentati,sia in vita che da morto) è stato ostacolato in maniera vergognosa,tra lacerazioni di correnti,invidie ed inderessi personali; porcherie umane che nulla hanno a che fare col Divino. Allora per "parcondicio" si è pensato bene di elargire due tre titoli di beati alla correte dei "papisti buonisti" e una Santità a Padre Pio. (i partiti quando si spartiscono ministeri e sottosegretariati,mostrano più decoro)

Maegherita di Savoia (moglie di Ferdinando II di Borbore,detto il cattolico,ma passato alla storia come il "Re Bomba") in vita la chiamavano la Santa,per le sue innumerevoli opere buone.
Non solo,ma il signor Milone,attendatore di Ferdinando II,(gli sparò una pistolettta al petto) non solo ebbe la visita in carcere del Re una volta trascorsa la convalescenza,ma anche la grazia dalla condanna a morte,e successivamnte la libertà.
Ciò,più altre azioni umanitarie,non sono valse a nulla,la massoneria internazionale,compresa quella vaticana,stabilirono che il borbone passasse alla storia come un malfattore,e Margherita nell'oblio assoluto,rea di aver sposato un borbone.
Ammazza,la Chiesa come è imparziale!
Che ormai,titoli di beati e santi si distribuiscono come decoraziobni militari,non meraviglia più nessuno.

Naturalmente,con tutto il rispetto per la memoria della regina Elena.

Salux
nemamiah is offline  

 



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