Ospite abituale
Data registrazione: 27-06-2007
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Incendii e rei.
Caro Satiro,
Nerone Claudio Cesare Germanico non fu propriamente un principe esemplare per virtù né pubbliche né private e l’uccisione della moglie Claudia Ottavia, giovanissima, inerme ed innocente e, soprattutto, della madre, Giulia Agrippina, cui doveva la dignità eccelsa ed il principato, non hanno scuse.
Non di meno, è lecito dubitare ch’egli abbia avuta parte nell’incendio famoso di Roma sia perché incendii gravissimi arsero prima ed anche dopo la città, causati dall’uso di fuochi liberi per riscaldare, illuminare cucinare e favoriti dalla materia usata nella costruzione delle case; sia perché il principe stesso perse, nella rovina dei suoi palazzi, molti tesori d’arte Greca:
Nerone stimava troppo l’arte e la poesia dei Greci; non avrebbe gettate nel fuoco le vestigia illustri di quella cultura umana.
Parimenti poco verisimile è che i Cristiani abbiano deliberatamente incendiata Roma, benché, come annoti, alcuni di loro avessero in cuore il furore Giudaico contro la nuova Babilonia, abominata quale autrice e promotrice d’ogni turpitudine, ma, sopra tutto, perché dominatrice della patria Giudea.
Per altro è possibile, anzi probabile, che alcuni fanatici, Giudei e Cristiani, non abbiano dissimulato il gaudio per la rovina immane, che poteva apparire opera divina, di quel dio il quale, secondo i loro libri sacri, distruggeva col ferro e col fuoco le città immonde e ribelli alla sua legge.
E forse proprio questa fu l’occasione che indusse i ministri del principe a divertire, da Cesare ai Cristiani, l’accusa d’incendiarii.
La regione di Roma, abitata dai Giudei, perché sita oltre il Tevere, non era stata toccata dalle fiamme; i Giudei non erano molto amati dal popolo Romano, per il disprezzo ostentato contro i numi altrui e per l’arrogante petizione di diritti pari ai Greci; alcuni di loro riconoscevano, nell’incendio, la mano punitrice del dio:
quale miglior reo ?.
Tuttavia i Giudei avevano aderenze illustri tra i principi Romani e la casa imperiale, forse la stessa Augusta, Poppea Sabina, era loro amica; in più, la provincia di Giudea non era tranquilla ed alcune città orientali dell’impero erano state spesso turbate da liti tumultuose e non raramente sanguinose dei Giudei coi Greci, per i diritti civili.
La diversione dell’accusa, da tutti i Giudei residenti in Roma, ad una loro setta, i Cristiani, molesti ed aborriti dai principi del popolo e dai sacerdoti del dio, conveniva egregiamente a tutti, anche ai Cristiani stessi, dei quali non pochi erano avidi di testimoniare, a prezzo della vita, la propria fiducia nelle virtù salutari del culto di Cristo.
Come spesso accade, il caso offrì ai mortali le fondamenta su cui costruire un edificio nuovo:
è un peccato che gl’inquilini siano sempre i medesimi uomini, ma forse non può essere altrimenti...
Anakreon.
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