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Messaggio originale inviato da Sté-detonator
Molto interessante caro voy. Solo questo : " un manufatto la cui matrice culturale (quindi nessun messaggio rivelato) è ben visibile e riconoscibile come uno strato che si sovrappone all’essenza pura dell’animale uomo; essenza impregnata di umana incertezza e paura. " Nì ssensoooo, voglio direee: e se invece quell'essenza libera da quello strato è proprio l'umano stato naturale con una tremenda assenza di paura giacché cade tutta intera la questione duale sulla certezza e incertezza?
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Potrebbe anche essere così come dici tu, chi potrebbe affermare il contrario?
In pratica se l'animale uomo si ripulisse dalla coltre di cultura (leggasi anche religiosità e/o ideologia d'ogni genere) che inibisce alla sua intima natura la piena espressione, si libererebbe dall'ansia e dalle paure, perché, mi pare tu sostenga, che queste siano da ascrivere alla contrapposizione duale fra bene e male, che sarebbe un costrutto dell'uomo. Ancora una volta, può darsi. Ma se andiamo ad osservare fino in fondo, fino alla sua ultima essenza e fino al particolare più minuto, questa contrapposizione e il vero senso dei termini 'bene' e 'male', ci dovremmo pure rendere conto che, volendo attribuire ai due termini il significato comunemente noto, cioè, rispettivamente, di piacere e soddisfazione (etc.) e di insoddisfazione e dolore (etc.), depurando l'analisi dall'agire umano che, figlio sempre del concetto duale di cui sopra e quindi fuorviante, avremmo modo di reperire nel fondo di un ipotetico colino un residuo di dolore e sofferenza e un residuo di piacere e appagamento non determinato dall'uomo e dalla sua cultura. Alludo alla sofferenza riconducibile alle catastrofi naturali (terremoti, maremoti, malattie etc…) e ad altre situazioni e condizioni dello stato dell'essere che innegabilmente inducono il piacere e uno stato di appagamento…. Quali? Prova a stimolare la tua fantasia. Bene, detto questo mi pare che, se condiviso, si possa anche affermare che le situazioni di dolore e piacere possano anche essere conseguenti a condizioni esterne all'uomo. Ora voler assegnare a queste due condizioni dell'essere la definizione di 'bene' e 'male' non lo riterrei affatto una forzatura o una distonia ascrivibile al concetto di 'dualità'. In poche parole, se è vero che il sentimento d'amore per un figlio è iscritto nel Dna dell'uomo, filogeneticamente programmato per la preservazione della specie, è altrettanto naturale che la morte di questo affetto determini dolore… definire questo status 'male' credo sia abbastanza corretto. La stessa cosa dicasi per il sentimento di amore che unisce due persone. Credo di averlo già scritto in altra occasione, parrebbe che anche questo fortissimo sentimento sia filogeneticamente programmato per dare una risposta ad una serie di problematiche che non credo sia il caso di approfondire in questa sede. Ne deriva, quindi, che anche in questo caso lo stato di appagamento possa essere definito 'bene', senza che vi siano alzate di scudi da parte di alcuno.
Pare evidente che, in ogni caso, anche volendoci liberare dalle concettualizzazioni positive e negative di matrice culturale, non siamo in condizione di trascendere comunque il concetto di 'bene' e 'male', poiché le cause che determinano queste due condizioni sono esterne all'uomo. La sofferenza è una cosa reale, così pure il piacere e il senso effimero di appagamento. Voler teorizzare un'umanità affrancata da questi due status è anche voler minare dalle basi la struttura genetica dell'uomo… credo che sarebbe abbastanza pericoloso. Una società che non si fondasse più, per 'un'imposizione' culturale innovativa, sul sentimento d'amore e protezione nei confronti della prole, non credo avrebbe un orizzonte temporale molto ampio davanti a sé in termini di perpetuazione della specie. In questa evenienza, ci troveremmo al cospetto di un paradosso: si è partiti con l'intenzione di ripulire l'umanità da substrati culturali che inducono il concetto di dualità, e ci siamo ritrovati catapultati di fronte alla necessità di inserirne un altro, secondo me contro natura, che lo possa trascendere.
Ciao