Forum di Riflessioni.it
ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura
Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS

Torna indietro   Forum di Riflessioni.it > Forum > Spiritualità
Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
>>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Spirituali


Vecchio 24-08-2006, 16.06.10   #41
visechi
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
Riferimento: Abisso dell'Essere

Citazione:
Originalmente inviato da angelo2
lo leggo come un punto di vista pessimistico, ma che scopo gli dai a questi baratri?

Esemplare, esplicativo di per sé, quasi esantematico!

E’ proprio qui, in questa pretesa finalistica, teleologica che germina l’abisso, il baratro. Le finalità, gli scopi, i disegni, le cause determinanti effetti sono la polla sorgiva dell’essere scisso, alienato, apolide. Come se la vita avesse uno scopo, si ponesse dei fini, oppure come se avesse una sua visione ottimistica da contrapporre ad un’altra pessimistica.

La triade terra-uomo-cielo è dissipata, l’ostello dell’umanità, la terra, è divenuta ostile, inospitale e il cielo è un’immagine che conforta o atterrisce. La progettualità razionale, l’intenzione dunque, propria della coscienza razionale che non ammette ambivalenze, che aliena da sé l’ambiguità della vita, rifuggendola o incanalandola entro un sentiero ove non è ospitata l’alterità dell’essere se non nella misura in cui quest’alterità, occulta ed incommensurabile, sia riconducibile alla medesima coscienza razionale – suo flato - e da questa com-prendibile, o relegata nell’ambito della patologia, ha dilacerato l’antico legame esistente fra i tre elementi della creazione, legame rilevabile nelle mitologie di tutti i popoli.

La terra non è più l’Alloggio, il rifugio, il riparo e l’asilo dell’uomo. Da asilo è divenuta ‘cosa’ da asservire. La coscienza attinge al vulnus tecnologico per asservirla a sé, ai suoi bisogni; attinge ai principi ordinativi della logica, consoni e congeniali al proprio unico orizzonte che implica l’esistenza di un senso e di un significato, che deve essere univoco, non ambivalente. Ma l’essere, pur in questa dilacerante condizione ‘situante’ – cioè che colloca in un unico ambito, quello progettuale, non più ambiguamente esistenziale -, avverte che la presenza delle cose, ciò che i sensi percepiscono, è un annuncio di quanto delle e nelle cose rimane velato e celato alla com-prensione, cioè che a malapena tran-spare, che appare oltre la loro datiti, il loro darsi alla percezione e com-prensione. In ciò, in tale ottica, ogni presenza è avvertimento e promessa simbolica di una ulteriorità che la coscienza intuisce in forma di assenza. Lo avverte in sé, non come elemento estraneo o patologico del proprio essere.
L’assolutismo del pensiero e della cultura occidentali, la sua pre-potenza, ha violato il legame di relazione esistente fra profondo e conscio, che non dialogano, non interagiscono, ma si disputano il campo. L’abisso, inteso come avvertimento, come sospetto di un oltre rispetto al nostro (parvulo) Io, è proprio questa disputa non dialettica ma tendente alla sopraffazione dell’uno rispetto all’altro. E noi di questa eterna disputa avvertiamo il manifestarsi in forma di vapore che eccede la superficie. Avvertiamo le aporie e le antinomie che c’informano, ma sottostiamo alla necessità ordinativa della coscienza che ci colloca – situandoci – nel mondo, che ci consente di fruirne, pur nell’angoscia e nell’ansia che dalla stessa (disputa) emergono in forma di spleen ed inquietudine esistenziale. L’abisso, come luogo, è ciò che precede questa separazione, la lacerazione fra ratio e follia, fra detto e non detto, fra apparire e trans-parire, fra essere e non-essere, fra esoterico ed essoterico, fra cosmo e caos, Inferno e paradiso, luce e tenebre. Il sentore dell’abisso s’insinua proprio in questa linea di demarcazione instabile, dinamica, folle, oscillante. Noi tendiamo ad esaltare l’apparire delle cose, percepiamo o intuiamo il loro trans-parire, ma releghiamo l’oltre o l’ultra-datità delle cose entro una sfera aliena da noi, dal nostro dittatore conscio, dal nostro segnaposto, dalla bussola privilegiata che è quel (parvulo) Io che esaltiamo come un Dio, senza avvederci completamente che si tratta di un Dio dimezzato, un essere monco.
Eppure, seppur nell’imperio dei principi di non contraddizione e d’identità, non riusciamo a tacitare la profondità dell’abisso da cui sgorga inudita la parola che ci avverte, come un sospetto – cioè come uno sguardo fuggevole, forse vacuo ed inespressivo, volto a quell’al di là rispetto al darsi delle cose -, che siamo altro da ciò che siamo.

Ciao
visechi is offline  
Vecchio 24-08-2006, 18.07.24   #42
Uno
ospite sporadico
 
Data registrazione: 05-01-2004
Messaggi: 2,103
Riferimento: abisso

Citazione:
Originalmente inviato da edali
Mi sono messa gli occhiali per capire meglio

Un po’ di pazzia in ogni momento ed in ogni situazione non guasta, fa viva la vita. “Abbracciare gli alberi” – per dirla come Cugia. Sì! Sì! Sì! se questo è lo scopo.
Ma avevo l’impressione che tu intendevi altro per abisso. Bene! Il “gioco” l’hai iniziato tu, magari senza sapere esattamente dove e tra quali “sassi” scorrerà il filo. Pure questo sa di pazzia .

Eh... ma io ho scritto pazzia controllata... (quindi sapevo pure quali sassi dovevo passare) uno strano paradosso... ma è l'unico modo per immergersi nell'abisso e continuare a vivere, alla fin fine pochi veramente integrano passione e ragione, c'è sempre uno sbilanciamento e poi eventualmente in chi cerca di saltarne fuori un'altalenamento, quindi si passa magari da veder disgrazie, demoni, sofferenza ad una serenità fasulla, angeli e piena in-coscienza dall'altro lato, l'unico modo è non perder di vista entrambi i lati, questo non ci toglie dal famoso dualismo come spesso sento, ma ci permette di sfruttare tutte le potenzialità, di vivere... è perfettamente in tema Turaz quando parla della sua suonata... anche se appunto gettare acqua sul fuoco sarebbe uno spreco, il fuoco va usato... l'alchimista lo alimenta ed impara i rudimenti nella sua opera al Nero... che è la stessa cosa dell'Abisso, la stessa cosa dell'Inferno... non sono luoghi tangibili, ma sono reali e solo scendendovi/entrandovi possiamo trovarci... ma con il discorso esperienza e non vicenda etc etc
Uno is offline  
Vecchio 24-08-2006, 19.20.23   #43
Yam
Sii cio' che Sei....
 
L'avatar di Yam
 
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
Riferimento: Abisso dell'Essere

Punti di vista.

Detto semplice, semplice e senza velleita' iniziatiche e fantastiche e mirabolanti speranze di qualcosa che quando e se accadra' non sara' per volere nostro, perche' alla fine anche il sentiero apparira' per cio' che era veramente, ossia tutto tranne che cio' che pensavamo che fosse, si tratta di vivere la Vita, qualsiasi cosa essa ci riservi. Chi e' caduto giu' in basso, chi ha sofferto e sbagliato, sa bene di cosa sto parlando perche' da li e' risalito, e la gioia di risalire ha sbaragliato tutti gli ostacoli, che apparivano prima come insormontabili...e, come dice Battiato... .. un aiuto chiaro da un'invisibile carezza di un custode....non siamo soli, checche' ne pensino alcuni eroici energumeni spirituali che pensano di dover fare tutto da se (ego spirituale che, per esempio, ho visto sviluppato all'inverosimile in importanti e potenti maestri orientali, che sostanzialmente erano solo dei maghi. L'ego spirituale e' stupido e poco intelligente, anche se a volte molto abile nel manipolare aspetti della realta', anche sottile).
Come lascio' scritto Sense' Jao prima dello svanire nella Luce del suo corpo materiale:

"Omaggio al Dio senza nome. Ciò che si sente o si prova non è la vera realtà. La vera realtà non è sentita, provata o capita: essa è. Chi sente di essere la divinità non lo è. Essere la divinità non è sapere di essere: così è umiltà, non desiderio; così è realtà, non sogno. "
Yam is offline  
Vecchio 24-08-2006, 20.47.14   #44
angelo2
Utente bannato
 
Data registrazione: 15-08-2006
Messaggi: 237
Riferimento: Abisso dell'Essere

Citazione:
Originalmente inviato da Yam
Punti di vista.

Detto semplice, semplice e senza velleita' iniziatiche e fantastiche e mirabolanti speranze di qualcosa che quando e se accadra' non sara' per volere nostro, perche' alla fine anche il sentiero apparira' per cio' che era veramente, ossia tutto tranne che cio' che pensavamo che fosse, si tratta di vivere la Vita, qualsiasi cosa essa ci riservi. Chi e' caduto giu' in basso, chi ha sofferto e sbagliato, sa bene di cosa sto parlando perche' da li e' risalito, e la gioia di risalire ha sbaragliato tutti gli ostacoli, che apparivano prima come insormontabili...e, come dice Battiato... .. un aiuto chiaro da un'invisibile carezza di un custode....non siamo soli, checche' ne pensino alcuni eroici energumeni spirituali che pensano di dover fare tutto da se (ego spirituale che, per esempio, ho visto sviluppato all'inverosimile in importanti e potenti maestri orientali, che sostanzialmente erano solo dei maghi. L'ego spirituale e' stupido e poco intelligente, anche se a volte molto abile nel manipolare aspetti della realta', anche sottile).
Come lascio' scritto Sense' Jao prima dello svanire nella Luce del suo corpo materiale:

"Omaggio al Dio senza nome. Ciò che si sente o si prova non è la vera realtà. La vera realtà non è sentita, provata o capita: essa è. Chi sente di essere la divinità non lo è. Essere la divinità non è sapere di essere: così è umiltà, non desiderio; così è realtà, non sogno. "

sì, si tratta di vivere la vita qualsiasi cosa essa ci riservi.
conseguenti domande: Secondo il tuo modo di vedere la vita, quale di queste affermazioni ritieni più vicina alla tua realtà?

Esiste la casualità degli aventi per cui una persona potrebbe trovarsi di fronte ad un'ostacolo insuperabile rimanere per sempre invischiata nella profondità?
In questo caso, io sono convinto di poter asserire che noi non possiamo nulla, la vita sarebbe come una serata al casinò

c'è una probabilità che gli ostacoli da superare, per quanto duri possano sembrare, siano alla nostra portata e che la vittoria o la sconfitta siano una libera scelta?
Personalmente, forse per opportunismo, credo in quest'ultima affermazione.

allora dico che il cadere in basso, che gli errori, gli ostacoli, le apparenti disgrazie fanno parte del gioco che noi siamo tenuti a vivere, perchè la vita è tutto questo. Non esiste un abisso così gande dal quale non possiamo uscire. Esiste l'illusione di un abisso fintanto chè noi non ci muoviamo per risalire la china. Dal momento in cui abbiamo deciso di salire, il preparare la picozza, le corde, il vestiario e tutto l'equipaggiamento diventa "il vivere" e l'abisso non è più un'abisso, diventa la nostra unica via.

Cosa c'è di errato in questo?
angelo2 is offline  
Vecchio 24-08-2006, 21.06.54   #45
angelo2
Utente bannato
 
Data registrazione: 15-08-2006
Messaggi: 237
Riferimento: Abisso dell'Essere

Citazione:
Originalmente inviato da visechi
Esemplare, esplicativo di per sé, quasi esantematico!

E’ proprio qui, in questa pretesa finalistica, teleologica che germina l’abisso, il baratro. Le finalità, gli scopi, i disegni, le cause determinanti effetti sono la polla sorgiva dell’essere scisso, alienato, apolide. Come se la vita avesse uno scopo, si ponesse dei fini, oppure come se avesse una sua visione ottimistica da contrapporre ad un’altra pessimistica.

La triade terra-uomo-cielo è dissipata, l’ostello dell’umanità, la terra, è divenuta ostile, inospitale e il cielo è un’immagine che conforta o atterrisce. La progettualità razionale, l’intenzione dunque, propria della coscienza razionale che non ammette ambivalenze, che aliena da sé l’ambiguità della vita, rifuggendola o incanalandola entro un sentiero ove non è ospitata l’alterità dell’essere se non nella misura in cui quest’alterità, occulta ed incommensurabile, sia riconducibile alla medesima coscienza razionale – suo flato - e da questa com-prendibile, o relegata nell’ambito della patologia, ha dilacerato l’antico legame esistente fra i tre elementi della creazione, legame rilevabile nelle mitologie di tutti i popoli.

La terra non è più l’Alloggio, il rifugio, il riparo e l’asilo dell’uomo. Da asilo è divenuta ‘cosa’ da asservire. La coscienza attinge al vulnus tecnologico per asservirla a sé, ai suoi bisogni; attinge ai principi ordinativi della logica, consoni e congeniali al proprio unico orizzonte che implica l’esistenza di un senso e di un significato, che deve essere univoco, non ambivalente. Ma l’essere, pur in questa dilacerante condizione ‘situante’ – cioè che colloca in un unico ambito, quello progettuale, non più ambiguamente esistenziale -, avverte che la presenza delle cose, ciò che i sensi percepiscono, è un annuncio di quanto delle e nelle cose rimane velato e celato alla com-prensione, cioè che a malapena tran-spare, che appare oltre la loro datiti, il loro darsi alla percezione e com-prensione. In ciò, in tale ottica, ogni presenza è avvertimento e promessa simbolica di una ulteriorità che la coscienza intuisce in forma di assenza. Lo avverte in sé, non come elemento estraneo o patologico del proprio essere.
L’assolutismo del pensiero e della cultura occidentali, la sua pre-potenza, ha violato il legame di relazione esistente fra profondo e conscio, che non dialogano, non interagiscono, ma si disputano il campo. L’abisso, inteso come avvertimento, come sospetto di un oltre rispetto al nostro (parvulo) Io, è proprio questa disputa non dialettica ma tendente alla sopraffazione dell’uno rispetto all’altro. E noi di questa eterna disputa avvertiamo il manifestarsi in forma di vapore che eccede la superficie. Avvertiamo le aporie e le antinomie che c’informano, ma sottostiamo alla necessità ordinativa della coscienza che ci colloca – situandoci – nel mondo, che ci consente di fruirne, pur nell’angoscia e nell’ansia che dalla stessa (disputa) emergono in forma di spleen ed inquietudine esistenziale. L’abisso, come luogo, è ciò che precede questa separazione, la lacerazione fra ratio e follia, fra detto e non detto, fra apparire e trans-parire, fra essere e non-essere, fra esoterico ed essoterico, fra cosmo e caos, Inferno e paradiso, luce e tenebre. Il sentore dell’abisso s’insinua proprio in questa linea di demarcazione instabile, dinamica, folle, oscillante. Noi tendiamo ad esaltare l’apparire delle cose, percepiamo o intuiamo il loro trans-parire, ma releghiamo l’oltre o l’ultra-datità delle cose entro una sfera aliena da noi, dal nostro dittatore conscio, dal nostro segnaposto, dalla bussola privilegiata che è quel (parvulo) Io che esaltiamo come un Dio, senza avvederci completamente che si tratta di un Dio dimezzato, un essere monco.
Eppure, seppur nell’imperio dei principi di non contraddizione e d’identità, non riusciamo a tacitare la profondità dell’abisso da cui sgorga inudita la parola che ci avverte, come un sospetto – cioè come uno sguardo fuggevole, forse vacuo ed inespressivo, volto a quell’al di là rispetto al darsi delle cose -, che siamo altro da ciò che siamo.

Ciao

in pochissime parole: se tutta la nostra intelligenza, il nostro sapere, la nostra cultura e mettiamoci anche il fittizio benessere, ci hanno portato a questo allontanamento abissale, forse è il caso che rivediamo i nostri atteggiamenti. Noi abbiamo creato il dramma in cui ci siamo e cacciati e noi abbiamo la possibilità di venirne fuori. Ti avevo chiesto un quadretto con un praticello una casa e un'albero e mi hai mandato un picasso.
angelo2 is offline  
Vecchio 25-08-2006, 09.31.54   #46
turaz
Ospite abituale
 
Data registrazione: 24-11-2005
Messaggi: 3,250
Riferimento: Abisso dell'Essere

l'abisso inteso come insuperabile è frutto di paure e in un certo qual modo di un'impostazione mentale egoica che come ha detto yam (e anche uno) in un certo momento prende il sopravvento e crea "distorsione" nell'equilibrio.
A quel punto nel percorso si vive prettamente nel mentale e a causa di ciò si determina l'effetto boomerang che porta alla "caduta".
un reset mentale, il sentirsi "spaesati", il "crollo" di tutte le fittizie e egoiche conoscenze apprese sino a li...
poi da quel baratro apparente (malkuth) si riparte.
Ed è un nuovo insegnamento...

ciao
turaz is offline  
Vecchio 25-08-2006, 10.16.31   #47
Yam
Sii cio' che Sei....
 
L'avatar di Yam
 
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
Riferimento: Abisso dell'Essere

Citazione:
Originalmente inviato da turaz
poi da quel baratro apparente (malkuth) si riparte.
Ed è un nuovo insegnamento...


C'e' nel sito di riflessioni una testimonianza estrema di cosa puo' essere l'abisso dei Mistici, in piccolo e' cio' che ci accade continuamente se rispondiamo alla Vita.

https://www.riflessioni.it/testi/bernadette_roberts.htm
Yam is offline  
Vecchio 25-08-2006, 13.06.13   #48
Uno
ospite sporadico
 
Data registrazione: 05-01-2004
Messaggi: 2,103
Riferimento: Abisso dell'Essere

Mi rendo conto che nessuno ha capito realmente e completamente (anche se qualcuno si è avvicinato di più e altri di meno) ciò che ho tentato di comunicare con questo thread, ok oltre all'evidente mia incapacità, posso imputare ciò al tentativo, non riuscito di far vedere a qualcuno quanto sia errato essprimersi con certezze non avendo neanche capito qual'è l'oggetto della conversazione, in quest'ottica provo a cambiare metodo e per fare ciò sarò costretto a scrivere un lungo (e noioso per chi ritiene di non aver bisogno di comprendere ciò che scrivo) post, pur non potendo esaurire quello che se affrontato in un percorso strutturato impegne diversi anni di una comune vita, questo non significa che ad altri non capiti per la cosidetta via naturale... certo significa che solo questa tappa può impegnare tutta la vita e forse anche questa non bastare.

L'abisso ha una valenza negativa, ma non nel senso che siamo abituati a dare a questa parola, negativo come nel senso più materiale può essere la valenza di un atomo, cioè che attira, risucchia, il suo scopo è attirare quanto più possibile, da una certa angolazione, da una certa visuale tutta la manifestazione è un abisso... senza la caduta nella materia non vi sarebbe vita, se questa non ci attirasse saremmo perfetti ma amorfi, l'abisso di cui parlo non è una prerogativa della morte (anche se vi è in relazione) è una qualità della vita, è un nostro lato sempre presente e che non possiamo conoscere mai completamente, ne possiamo avere fugaci visioni (esattamente come dell'altro lato) ma possiamo sapere come agire in esse e con esse e non reagire.
L'abisso ha una valenza negativa come può esserlo una de-pressione sia che usiamo questa parola nel senso pneuma-tico che nel senso psicologico, io dico sempre di studiare tutte le sfaccettature delle parole non per acquisire una cultura nozionistica fine a se stesse ma perchè le parole anche nei neologismi moderni e traggono forza e simbolo da quelle originarie perse nella notte dei tempi che erano interfacce della realtà a tutti i livelli.
L'azione dell'Abisso è di attuare dinamiche per attirarci, de-pressurizzarci, dis-solverci, riportarci ad uno stato primitivo semplice destrutturato, guardando così le cose ha delle funzioni utili qualora ci ponga nella situazione di farci lasciare orpelli inutili, di eliminare cristallizzazioni errate e costruite senza il nostro attivo opera-re, invece è deleteria se ci lasciamo trasportare senza avere coscienza di cosa sta succedendo, anche se ci arriviamo nella sopradetta via naturale, pur non avendo razionalmente idea di quello che sta succedendo (vale il link di Yam, solo che la storia è già troppo avanti, io sto parlando di qualcosa che avviene prima, sto parlando di ciò che con mille scusanti diverse si vorrebbe saltare illudendosi di arrivare direttamente ad esperienze come quella della Roberts) lo Spirito ha comunque percorso ogni possibile variabile delle sue infinite possibilità e quindi comunque avremo coscienza del baratro anche se non lo sappiamo definire.
Questa struttura (perchè anche così si può definire) dell'Abisso non ha inteligenza, personalità e attua il tutto meccanicamente, prendendo comunque vita da noi tutti, è però un meccanicamente talmente complesso che la nostra ragione non può prevedere le mosse, per questo abbiamo bisogno di un integrazione tra ragione e passione, la passione toglie alla ragione il voler sempre arrivare meccanicamente dove questo non è possibile per i motivi sopra detti, ma la ragione aiuta la passione a non diventare cieca fondamentalista. Agisce nel singolo, nel gruppo, nel pianeta... e oltre, il subconscio collettivo teorizzato da Jung è un aspetto di questo abisso che tento di descrivere.
Faccio un paio di esempi prima di riprendere il discorso
passo davanti ad un negozio e vedo degli oggetti, mi viene voglia di rubarli, questa è un'azione dell'abisso, una sua manifestazione, non sto parlando di peccati o di morale... o meglio anche ma voglio provare ad esplorare cosa significa il tutto... c'è un mio desiderio nel possedere quell'oggetto, una parte di me va verso quell'oggetto... mi sciolgo verso quell'oggetto... facendo un torto al negoziante (se lo rubassi) sciolgo anche il legame che dovrebbe esserci tra lui e me... mi rendo conto che questo passaggio è ostico, ma se vi sforzate un centesimo di quello che sto provando a fare io capirete cosa intendo, è sempre parte dell'azione di solvimento, di risucchio opposto (nel mondo creato) all'unità e all'integrazione, questi sotto sotto sono i peccati in tutte le loro varianti, queste sono le tentazioni dei demoni, sono i mostri da trovare nell'Opera al nero, non è detto che debbano per tutti prendere forme orribili anche se il disgusto di vedersi come realmente si è prende a tutti quelli che decidano di arrivarci.
Conta il background culturale e sociale della persona, un bigotto che vi arrivasse potrebbe vedere materializzato il diavolo in persona, un ingegnere potrebbe vedere che con i soldi "guadagnati" risparmiando su un fabbricato ha ucciso delle persone o anche solo le fa vivere in condizioni miserabili, un medico potrebbe accorgersi che quando cerca di aiutare qualcuno a guarire lo fa per sentirti potente e per questo è disposto a tortuare il paziente pur di dimostrare a se stesso e a chi lo circonda che è bravo etc etc sono solo esempi.... in sostanza sono prese di coscienza di quello che facciamo per essere divisi in noi e divisi dagli altri.
E questo non finisce con la presa di coscienza, l'Abisso.... l'Inferno è sempre li... è sempre qui... è la vita... che sempre ci mette alla prova... e solo prendendola con la dovuta gioiosa serietà possiamo essere sempre pronti di fronte all'imprevedibile.
Questo detto con molta semplicità, qualcuno lo scambierà per "è una ca...ta.. servivano tante parole? Va da se no?" Si e no... va da se, ma noi non siamo pronti, non siamo pronti neanche a vedere il nostro buio... ma siamo convinti di aver visto la luce...
So che ciò che ho scritto servirà qui (lo copio anche da un'altra parte) almeno ad una persona, le altre sono in più... se ci sono è bene... altrimenti è lo stesso.
Uno is offline  
Vecchio 25-08-2006, 13.13.39   #49
angelo2
Utente bannato
 
Data registrazione: 15-08-2006
Messaggi: 237
Riferimento: Abisso dell'Essere

Citazione:
Originalmente inviato da turaz
l'abisso inteso come insuperabile è frutto di paure e in un certo qual modo di un'impostazione mentale egoica che come ha detto yam (e anche uno) in un certo momento prende il sopravvento e crea "distorsione" nell'equilibrio.
A quel punto nel percorso si vive prettamente nel mentale e a causa di ciò si determina l'effetto boomerang che porta alla "caduta".
un reset mentale, il sentirsi "spaesati", il "crollo" di tutte le fittizie e egoiche conoscenze apprese sino a li...
poi da quel baratro apparente (malkuth) si riparte.
Ed è un nuovo insegnamento...

ciao


si, APPARENTE. e a meno che noi non diventiamo pazzi e perdiamo la capacità di intendere o di volere, resterà apparente quindi illusorio, fintanto che noi non decideremo di cambiare le cose.
angelo2 is offline  
Vecchio 25-08-2006, 17.11.36   #50
freedom
Moderatore
 
L'avatar di freedom
 
Data registrazione: 16-10-2003
Messaggi: 1,503
Riferimento: Abisso dell'Essere

Citazione:
Originalmente inviato da Uno
è un'azione dell'abisso, una sua manifestazione, non sto parlando di peccati o di morale... o meglio anche ma voglio provare ad esplorare cosa significa il tutto... c'è un mio desiderio nel possedere quell'oggetto, una parte di me va verso quell'oggetto... mi sciolgo verso quell'oggetto...

cosa intendo, è sempre parte dell'azione di solvimento, di risucchio opposto (nel mondo creato) all'unità e all'integrazione, questi sotto sotto sono i peccati in tutte le loro varianti, queste sono le tentazioni dei demoni, sono i mostri da trovare nell'Opera al nero, non è detto che debbano per tutti prendere forme orribili anche se il disgusto di vedersi come realmente si è prende a tutti quelli che decidano di arrivarci.
Conta il background culturale e sociale della persona, un bigotto che vi arrivasse potrebbe vedere materializzato il diavolo in persona, un ingegnere potrebbe vedere che con i soldi "guadagnati" risparmiando su un fabbricato ha ucciso delle persone o anche solo le fa vivere in condizioni miserabili, un medico potrebbe accorgersi che quando cerca di aiutare qualcuno a guarire lo fa per sentirti potente e per questo è disposto a tortuare il paziente pur di dimostrare a se stesso e a chi lo circonda che è bravo etc etc sono solo esempi.... in sostanza sono prese di coscienza di quello che facciamo per essere divisi in noi e divisi dagli altri.
E questo non finisce con la presa di coscienza, l'Abisso.... l'Inferno è sempre li... è sempre qui... è la vita... che sempre ci mette alla prova... e solo prendendola con la dovuta gioiosa serietà possiamo essere sempre pronti di fronte all'imprevedibile.

Mi sembra di aver compreso ciò che intendi.

Ma l'abisso va cercato, in qualche modo provocato o almeno favorito? E poi come misurare l'intensità dell'abisso? Voglio dire: come tu affermi tutti noi lo viviamo decine di volte al giorno a diversi livelli di intensità e consapevolezza, quanto è la misura giusta?

freedom is offline  

 



Note Legali - Diritti d'autore - Privacy e Cookies
Forum attivo dal 1 aprile 2002 al 29 febbraio 2016 - Per i contenuti Copyright © Riflessioni.it