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24-02-2006, 15.08.18 | #15 |
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Il male è il contrario del bene...è tutto ciò che va contro noi stessi e contro la conoscenza di noi stessi..e la conoscenza la si raggiunge solo sbagliando a facendosi..male..
Per Aspera ad Astra. Ultima modifica di sisrahtac : 24-02-2006 alle ore 15.10.58. |
24-02-2006, 16.02.04 | #16 |
Ospite abituale
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Il Bene e il Male
A mio avviso... Dio ha creato lo spazio-tempo per fare esperienza emotiva di ciò che Lui già conosce. Ha creato gli universi come palcoscenico del Gioco della Vita. Ha creato poi vari esseri viventi sempre più evoluti fino agli esseri umani che rappresentano la specie in assoluto più evoluta cui Dio ha dato la libertà di creare la propria realtà come essi la desideravano. Quando parliamo di esseri umani sappiamo che essi hanno un’anima immortale, creata da Dio a sua immagine e somiglianza, la quale infonde vita e consapevolezza alla forma umana. Senza l’anima il corpo umano (la forma) non potrebbe vivere. Quando Dio/Dea generarono Adamo ed Eva nell’EDEN, li crearono perfetti ed immortali anche nella forma. Per lungo tempo (per oltre 12 miliardi di anni) la vita di Adamo ed Eva nell’EDEN fu piena di gioia, pienezza, amore, armonia, equilibrio, abbondanza, ecc. Il Creato (di cui l’EDEN faceva parte) è stato fatto da Dio basato sulla polarità sin dall’origine (materia/antimateria, maschio/femmina, giusto/sbagliato, alto/basso, ecc) ma tutte le polarità erano integrate e in equilibrio fra loro. Nella loro vita Adamo ed Eva, e molti dei loro discendenti, giocavano come fanno i bambini innocenti che possono fare la guerra per gioco facendo finta di cadere o morire. Poi, indotti dal desiderio (che è l’agente terreno della volontà di Dio), decisero di fare tutte le esperienze di vita possibili ed immaginabili, fino a vivere le polarità estreme. In sostanza vollero esplorare tutti gli aspetti sconosciuti della vita e, in questa avventura, commisero molti errori per inesperienza che causarono sofferenze e dolori. Fu così che nacque e si radicò negli esseri umani il pensiero del male e del bene. Nella lunga avventura (durata circa 12 milioni di anni) gli umani caddero sempre più di vibrazione (la famosa caduta), e quindi di consapevolezza, scollegandosi dalla propria anima e di conseguenza da Dio. L'idea dell' esistenza di due poteri Bene/Male è stata portata avanti come credenza sin dai tempi degli Annunaki, un gruppo di pleiadiani che venne sul nostro pianeta circa 180.000 anni fa. Tale gruppo portò tale credenza, già presente tra loro, e la radicò come forma pensiero sul nostro pianeta. Esiste quindi il bene e il male ??? Esistono esseri più o meno consapevoli, cioè che hanno in loro più o meno consapevolezza. E tale maggior o minor consapevolezza può portare a pensieri ed azioni che sono più o meno in sintonia con il pensiero puro del Creatore. In questo senso esiste il bene ed il male. Perché Dio ispirò e permise la caduta??? Perché per i suoi figli l’unico modo per imparare era quello di creare la propria realtà. Non è forse così anche per i nostri figli: vivere a pieno la propria vita (con tutti gli errori) è l’unico modo per imparare a vivere. Noi possiamo dare ai nostri figli tutti i nostri buoni consigli possibili, ma loro sono liberi di seguirli o meno e il più delle volte preferiscono fare di testa loro. Ed è giusto così! Anche Dio ha ammonito i suoi figli che volevano mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, ma li ha lasciati comunque liberi di fare quello che sentivano di fare. Abbiamo voluto fare come il Figliol Prodigo che ha voluto la sua eredità (il potere di creare la propria realtà o vita) per andare a fare liberamente la sua esperienza nel mondo (nel Creato). Al suo ritorno il Padre ha fatto festa e lo ha riammesso nella sua “Casa” contento che suo figlio sia ritornato dopo un lungo periodo di assenza e recando con sé una grande esperienza (saggezza). Gianfry |
24-02-2006, 16.04.48 | #17 |
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male,bene, destra, sinistra
Gesù Cristo ci dicono sieda alla destra del Padre e chi siede alla sinistra?Fra i due estremi c'è sempre un centro unificatore o supervisore, chi dall'alto osserva con benevolenza sia il buono che il cattivo ladrone ..... Arjuna ha un cavallo nero e uno bianco ma è lui che tiene le redini, è il divino auriga. Quanto ai disastri e ai movimenti della terra e dell'aria...... anche per quelli e di quelli in fondo siamo responsabili o no? Non è forse vero che le deforestazioni, le continue estrazioni con bombardamenti ed esplosivi, l'inquinamento che continuiamo con ostinazione a perpetrare nei confronti della Madre Terra, le guerre e tutto ciò che esce dai nostri cuori e dalle nostre menti inquinate...ma davvero è sempre colpa di qualcun altro? apriamocele queste teste e vediamci un pò dentro ed usiamo meglio i nostri doni per salvare la terra e salvarci.... |
24-02-2006, 16.16.26 | #18 | |
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Citazione:
libero arbitrio (ne hai parlato tu) quanto tu dici è frutto di distorsioni egoiche in un cammino EGO-IO è come se in quelle situazioni l'EGO predominasse e portasse all'estremo (pensa all'albero sephirot) come se l'IO predomina si verificano "miracoli". E' cmq una visione "duale". "EQUILIBRIO" parola sacra infatti la parole "religione" significa "equilibrio"... ciao |
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24-02-2006, 16.19.19 | #19 |
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ti pongo una domanda sweet
esistono più discese o più salite? in che modo puoi definire la destra e la sinistra? ciò che conta anche nella definizione è il punto di osservazione in cui ti trovi tu. così vale pure per ego-io immagina una linea se tu sei in un punto spostato da quella linea la puoi vedere ma tu dove sei? e se sei su quella linea che percezione hai di essa (se la hai?)? |
25-02-2006, 23.38.07 | #20 | |
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Citazione:
Comprendo cosa ha inteso dire Givone. Tu hai ben colto una mia voluta forzatura. HO spinto all’estremo il suo pensiero, cioè sono approdato oltre quel limite – mi pare di cogliere – entro cui lui si è volutamente fermato per compiere da lì, quasi timoroso, un passetto indietro. Se analizzi bene il suo pensiero, egli non potrebbe che approdare alle medesime mie conclusioni. Difatti, se il Male è elemento costitutivo di Dio – non potrebbe essere altrimenti - , neppure la Sua apatia o il Suo arretramento rispetto al dispiegarsi nel mondo lo potrebbero assolvere dalle conseguenze della Sua Creazione. In poche parole, Dio, attingendo dalla Sua essenza, avrebbe inoculato il germe patogeno del nefasto, dell’orrido nella Creazione, lo avrebbe sciolto dalle catene e lasciato libero di operare per azzannare l’umanità. Di ciò che la bestia immonda fa, Egli non si curerebbe affatto. Non la istiga, ma neppure la frena, lasciando così che ciascun uomo e ciascuna donna se ne serva a proprio vantaggio o nocumento. C’è comunque un Male che prescinde dal libero arbitrio e dall’uomo. In altro thread ho provato a spiegare di che si tratterebbe… prova a leggerlo… il thread è A N I M A, l’intervento è verso la fine: Anima e dolore innocente. Per quanto riguarda la discussione Le colpe di Dio, ti assicuro che l’ho seguita con passione fin dall’inizio, senza peraltro mai apparire. Dio non ha alcuna necessità di purificazione, perché il Male, essendo ab-origine mundi, non è un peccato per il quale sia necessaria qualsivoglia purificazione. Dio è quel che è; così pure la Vita è quel che è! Entrambi sono Male e Bene. Non vi è colpa in ciò, si tratta di uno status - irredimibile per i non credenti, redimibile per chi crede - di cui dovremmo solo prendere atto. La figura di Gesù ben s’innesta nella concezione teologica del dolore e del male, rappresentandone, in un certo senso e per una certa tendenza speculativa, la premessa ab-origine, la saldatura e la sua espiazione, nonché l’unica vera possibile spiegazione accettabile. Credo che per un credente le cose potrebbero assumere la connotazione che il più succintamente possibile proverò ad illustrare. Dio vive in sé il dolore del Figlio. Vive anche l’angoscia e la lacerazione per averlo – quindi se stesso – abbandonato o consegnato preda della sofferenza. Il Calvario e la Passione di Cristo sono anche il Calvario e la Passione del Padre; sono il suo dolore. In questo dolore, nel dispiegarsi della storia, si riflettono e baluginano il dolore e la sofferenza che scuotono l’umanità intera. In tal senso noi siamo irraggiamento della sofferenza di Dio, che è espressa e rinchiusa nel significato della croce. La Croce è simbolo – dall’etimo unire – ed icona non solo del dolore del Padre, quindi del Male primigenio, ma anche, per riflesso (da riflettere, rifrangenza), dell’intera umanità. Noi, immersi nella storia e nel tempo, viviamo nella nostra carne le afflizioni che Cristo ha vissuto nella sua carne, e prima di Cristo il Padre stesso in lacerazione, angoscia, inquietudine e dramma. Noi viviamo la passione di Cristo; ne siamo immagine. La croce, in tale prospettiva, è quindi il filo e l’ordito che unisce Dio alla creatura. Ci unisce nel dolore, nella sofferenza, in ultima analisi, nel Male – ovviamente non solo nel Male, ma di questo stiamo parlando -, che è lo stesso Male costitutivo di Dio ante-origine (prima del principio), ab-origine (nel principio) e coestensivo alla Creazione (quindi Creazione impregnata della sua sostanza). Da qui derivano anche le durissime parole che Cioran ebbe a proferire nei confronti di Dio – mai visto ateo più credente di lui -: <… Più i paradossi su Dio più sono audaci, meglio ne esprimono l'essenza. Perfino le ingiurie gli sono più vicine della teologia o della meditazione filosofica. Rivolte agli uomini sarebbero irrimediabilmente grossolane, o irrilevanti; l'uomo non ha in sé alcuna responsabilità, dato che all'origine dell'errore e del peccato è il suo creatore. La caduta di Adamo è prima di tutto un disastro divino. L'Eterno ha scaricato nell'uomo tutte le proprie imperfezioni, la sua putredine, il suo decadimento. La nostra comparsa sulla terra dovrebbe salvare la perfezione divina. Ciò che nell'Onnipotente era «esistenza », infezione temporale, colpa, si è canalizzato nell'uomo e Dio ha salvato così il proprio nulla. Grazie a noi che gli serviamo da immondezzaio, Egli resta svuotato di tutto. ...Ecco perché, quando ingiuriamo il cielo, lo facciamo in virtù del diritto di colui che porta sulle spalle il fardello di un altro. Dio non è all'oscuro di quello che ci succede - e se ha mandato il Figlio, affinché ci tolga una parte delle nostre pene, lo ha fatto non per pietà, ma per rimorso. (da Lacrime e santi)> L’umanità è quindi parte della pre-storia divina, ma vive la sua storia, è così agon intra-divino. Tutto ciò perdurerebbe fintanto che la promessa dell’ultimo giorno (éschaton) non sarà adempiuta con l’avvento del Regno. La Croce è così anche il varco che dischiude la soglia che introduce a quel Paradiso promesso che non è altro che la sconfitta del dolore e del Male, alla risurrezione, al trionfo del bene rispetto al male. Trionfo e liberazione – da qui la teologia della liberazione – che saranno tanto veri per la creatura, quanto lo sono già per il Creatore che vive i tempi del suo dramma – già de-ciso (taglio) – a favore del Bene e dell’Amore, al di fuori di ogni Tempo, cioè ab-origine, quindi sempre presente. La risurrezione del Figlio è quindi sconfitta del Male (morte) al cospetto dell’imperio del Bene (Amore - stavolta eterno). Evento al momento che appartiene ad una promessa (da qui la teologia della promessa e della Speranza, che si legano insieme), ma che in Dio è già pienamente realizzato, fuori dal tempo (ante-origine). Così è – e solo così – che si viene a recuperare anche il senso e il significato della creatura ad immagine e somiglianza di Dio. Non quindi in relazione alla forma, ma in virtù di una sostanza. Siamo immagine di Dio non perché possediamo forma e virtù divine, ma perché viviamo nella carne quell’agon, quella lacerazione appartenente alla Sua pre-storia (ante origine, prima del principio), lacerazione ed agon che in Dio sono però già ricomposte, mentre per la Creatura, assoggettata alla storia, è ancora una promessa che si adempirà solo l’ultimo giorno, alla fine dei tempi. Gesù è così il simbolo (unire, tenere coesi) che ci lega indissolubilmente al Padre, e la sua passione rappresenta, condensata in brevi istanti, la nostra storia, la nostra attuale passione, con tutta l’angoscia e la sofferenza che questa comporta. Questo è il vero messaggio di Gesù. Un messaggio che ruota attorno a tre simbologie: Passione, Croce e Risurrezione dei corpi. I suoi insegnamenti sono un viatico, una strada tracciata per la comprensione dei tre simboli che annunciano il compimento della promessa che Dio elargì alla sua creatura. Per questo Gesù parlò a tutti, non certo agli esoterici isterici, soprattutto parlò agli umili. Da qui la teologia del dolore, il suo significato e la sua importanza. Per questo si afferma che il dolore è una porta dischiusa all’abbraccio con Dio (Juan de la Cruz). Perché dunque la teologia crucis deve occupare il posto che le compete nell’ambito di ogni speculazione che verta su Dio, sulla Creazione e sul Male e sul Bene? La Croce è il baricentro, è il campo di battaglia che delimita il conflitto tra Bene e Male, è l’annunciò dell’epilogo che si renderà manifesto nella risurrezione del Cristo crocifisso, cioè del soccombere del male di fronte al bene, del dolore di fronte all’amore. La Croce è cesura, linea di confine fra le due forze primigenie che si disputano da sempre la Creazione, ed è anche linea di confine dell’essenza divina dilacerata fra Male e Bene. Per questo il Cristianesimo, a dispetto del “Deus caritas est”, è una religione escatologica, perché si proietta ed è protesa verso un futuro di là da compiersi, oggi solo promesso, ed alla fine dei tempi pienamente realizzato. Ma si tratta pur sempre di una promessa che il promittente Deus può ritirare. Ovviamente, tutto questo ha rilevanza ed assume significato all’interno di una concezione religiosa che s’impernia sulla fede. Ben diverso è lo sbocco di un ateo. Non per nulla, e giustamente, il Cristianesimo parla di fede e non di gnosi. In un ambito gnostico sarebbero inficiati, o quanto meno trasfigurati, il significato della Passione e della Croce, mentre resterebbe in piedi, ma distorto, solo quello della risurrezione. Ciao |
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