ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
31-01-2006, 10.05.01 | #26 |
Utente bannato
Data registrazione: 11-05-2005
Messaggi: 639
|
Sperimentare la morte nel sonno.. carissimo, non sapevo che non sognassi. Insomma, addormentarsi implica il sognare (anche se al risveglio non ce ne ricordiamo) in senso "fisiologico" diciamo. Tu affermi che moriamo ogni notte e ogni notte viviamo i nostri sogni e al mattino seguente a volte rammentiamo qualcosa e a volte no. Il tuo paragone è quello di una persona che crede nell'aldilà e che considera il dormire una "piccola morte" che riproduce la "grande morte" che soggiunge una volta nella vita.. pausa di sogni e poi si rinasce. I paragoni devi farli completi e non manipolarli per sostenere la tua tesi. Se la morte è come il sonno per te allora ci si risveglia poiché sono l'uno immagine dell'altro. Scopo del sonno? Riordinare la mente in attesa di risvegliarsi. Scopo della morte? Riordinare la mente in attesa di rinascere. Ecco i significati velati del tuo paragone, inadatto a sostenere una tesi di assenza dell'aldilà.
In quanto all'incapacità di sognare degli atei. Sembra quasi che gli atei (liberi dalla sporca illusione di Dio e dell'aldilà) non siano capaci di illudersi e quindi di sognare. Tutto ciò che percepiscono è reale perché lo analizzano escludendo le menzogne religiose e spiritualiste imposte nella storia alle forme meno evolute di essere umano. Se non si illudono non sperano, se non sperano non sognano ideali, se non sognano ideali potranno realizzarli solo per sbaglio. Su una cosa sola sono in accordo: hanno ragione loro. Ecco perché non sognano. Il sognare unisce le persone, le fa desiderare un mondo migliore. Il calcolo senza illusione dell'ateo non fa desiderare un mondo migliore ma semplicemente una maggiore aderenza a regole tratte da osservazioni. |
01-02-2006, 00.39.24 | #27 |
Ospite abituale
Data registrazione: 23-11-2005
Messaggi: 107
|
La vita scorre come un fiume in piena e il tempo non possiamo fermarlo
la notte e' un dono per riposare membra e cervello, per ricaricarsi di nuova energia. La morte e' la perdita materiale del corpo ma liberazione dell'anima e come mistero profondo essa risiede nell'universo inesplorato. Mille sono le domande e mille le risposte, ma la verita' e' che noi viviamo consapevoli del nostro morire ma non sapremo mai cosa aleggia dietro di essa, non e' un sonno ristoratore ma un viaggio senza piu' ritorno. Ognuno pensa cio' che vuole della morte ma non sapremo mai la verita' questo non ci e' concesso Impara a vivere bene e a morire con dignita'. borderline65 |
01-02-2006, 10.40.04 | #29 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
|
Citazione:
Leggendo il concetto sopra riportato, mi chiedevo da quale raccolta di pensieri astratti è stato estratta l’opinione che l’ateo non sogna, non ha ideali, non si illude e non è soggetto così alla disillusione? L’ateo, come qualunque altro uomo che calpesti il suolo, ha i propri sogni, le proprie speranze, le proprie illusioni e soggiace alle mortificazioni, agli avvilimenti alle di-sperazioni nella stessa misura e con la stessa sofferta frustrazione di un credente, anche se probabilmente per sogni, speranze, illusioni di diversa matrice rispetto a quest’ultimo. Ci sono esempi nella storia dell’uomo di atei che hanno immolato la propria esistenza, patendo persecuzioni inenarrabili, per perseguire un sogno, un ideale, per realizzare una propria speranza di concorrere fattivamente a costruire un mondo migliore. Come può essere scordato l’idealismo che ha permeato tutto il pensiero illuministico? Come ci si può scordare dell’idealismo dei vari Panagulis, Gramsci, Russell? Citazione:
La morte è la perdita e il disfacimento del nostro corpo. Questo evento cristallizza in un fotogramma immodificabile (statico e marmoreo) il nostro ‘essere’, che consegnamo in forma di ricordo a coloro che - con odio, rancore, amore o affetto – hanno seguito da vicino i nostri passi su questa terra. Con la morte diveniamo reminiscenza affidata in eredità a chi ci sopravvive. Un’anamnesi assoggettata all’incuria del tempo che pian piano la rende sempre più evanescente. Non si libera altro che il nostro pensiero, vaniscono con noi le speranze, le illusioni. La morte è l’oblio delle gioie e dei patimenti vissuti in prima persona, e il nostro divenire è giustappunto quanto del nostro pensiero, delle nostre vocazioni è raccolto da chi ha passione, interesse ed amore per coglierle. Morendo trasferiamo il testimone che a suo tempo c’è stato affidato da chi ci ha preceduto, affinché la collana non si sgrani, affinché la vita prosegua il proprio corso e il filo non si spezzi. La morte è un tratto di gomma sul nostro divenire, ed è la cristallizzazione del nostro passato e di ciò che fummo. La nostra evoluzione, del nostro pensiero, del nostro intimo sentire è così affidata alla reminiscenza e all’elaborazione di chi ci sopravvive – basta solo osservare cosa accade in termini d’ermeneutica alla cultura dell’umanità, affidata ad interpreti che spesso fraintendono o artefanno scientemente il pensiero altrui-. E’ così che la vita, prescindendo da tutti e da tutto, ma nutrendosi di tutto e di tutti, vive come un flusso in ebollizione. Non vi è rilascio d’anima o spirito, se non quello rappresentato dall’eredità del nostro pensiero e dal patimento di chi, per l’assenza, la nostra assenza, soffre e geme. E non vi sono risposte, se non quelle che noi, pur di esorcizzare questo evento conchiudente, definitivo, ci narriamo in foggia di poesia, culto dei morti, illusioni ultramondane, ricongiunzioni matrimoniali eteree o paradisiache. Tutto questo, credo, è parte della cultura che abbiamo elaborato nel corso dei millenni, con l’unico scopo di allontanare da noi ed esorcizzare questo accidente essenziale per la vita, conclusivo ed ineluttabile. Bye |
||
01-02-2006, 11.39.36 | #30 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-10-2005
Messaggi: 749
|
Caro SebastianoTV83 hai evidentemente frainteso le mie parole.
"Ecco i significati velati del tuo paragone, inadatto a sostenere una tesi di assenza dell'aldilà." La mia tesi non voleva assolutamete dimostrare l'inesistenza dell'aldilà. Per questo avrei centinaia di altri esempi. Voleva solo far capire a coloro che hanno paura della morte, che l'hanno già sperimentata senza nemmeno saperlo. Io purtoppo sogno invece, ed è una grande noia sognare. E normale che in realtà dormire non è identico a morire, ma se non uguale è del tutto simile. Il fatto di staccare il cervello dalla realtà e riattivarlo dopo ore di vuoto in cui i ricordi (l'unica cosa che ci lega al passato) vengono meno è praticamente un esperienza di morte. E se seguissi la mia teoria scopriresti cosa ho voluto realmente dire con la frase "ogni notte muoriamo. Poichè noi in realtà lo facciamo in continuazione. |