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07-04-2005, 10.24.18 | #1 |
Sii cio' che Sei....
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Messaggi: 4,124
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Per ricercatori evolutissimi:Dzoghchen
Non e' il massimo ma e' gia' qualcosa..., questo e' lo rDzogh Chen presente all'interno delle varie scuole Vajrayana del Buddismo Tibetano. Ne esistono forme pre-buddiste, in cui le tre "serie" non sono presenti. Questo e' l'insegnamento che Yam ha praticato...
Ati-Yoga o "Dzog-chen" (Grande perfezione) da www.mahayana.it L'Ati-yoga o "Dzog-chen" (Grande perfezione) è un sentiero spirituale della tradizione Nyingma ed è una collezione di sistemi di meditazione naturali che introducono il praticante all'esperienza della consapevolezza non-duale (tib. Rigpa);non fa uso di elaborazioni concettuali né di sforzo, ma conduce allo stato assoluto assecondando le "tendenze naturali" presenti nella mente ordinaria. Lo Dzogchen Nyingthig ("Essenza del cuore della Grande perfezione") è costituito da una sequenza di speciali esercizi esoterici - che rappresentano i preliminari specifici dello Dzogchen - e dalle pratiche principali chiamate Trekchö e Tögal. Nell'insegnamento Dzogchen, la Base (gzhi) è lo stato della purezza totale primordiale (ka-dag chen-po). Questo stato di purezza primordiale può, in qualche modo somigliare allo stato d'incoscenza, ma non è solo stato d'incoscenza perchè essa è caratterizzata dalla presenza della Consapevolezza (rig-pa). Essa è spesso paragonata con il cielo, ma questo è solo un esempio, perchè il cielo non è consapevole. Ma come il cielo non è cambiato dalla presenza di nuvole in esso, allo stesso modo la Base non è cambiata o accresciuta in conseguenza a quello che pensiamo o facciamo. Non c'è nulla che possa essere aggiunto ad esso, nè esso ha bisogno di alcuna correzione o modifica (ma bcos-pa). Essa è di natura pura e mai altrimenti - che è la sua qualità. Lo Stato Naturale non è mai stato contaminato nè modificato dagli eventi del Samsara. Esso è come lo specchio che non è in alcun modo cambiato o modificato da qualsiasi cosa rifletta. Ciò nonostante, nella Base, che è lo Stato Naturale, la manifestazione appare spontaneamente, come le nuvole appaiono nel cielo o il riflesso appare nello specchio. Questa è la sua qualità di manifestazione spontanea (lhun-grub), e questa manifestazione rappresenta la potenzialità creativa (rtsal) dello Stato Naturale. Tutti i pensieri, tutto quello che pensiamo e percepiamo l'essere senziente individuale è manifestazione di energia (rtsal) dello Stato Naturale. Alla fine essi ritornano di nuovo allo Stato Naturale. Non c'è niente nel Samsara o nel Nirvana che oltrepassa lo Stato Naturale. Esso è la Base primordiale (ye gzhi) sia del Samsara che del Nirvana. Tutto quello che appare esiste nella spontaneità auto- perfetta (lhun-grub) e sebbene essa è vuota. L'aspetto delle vacuità (stong-cha) di ogni cosa è chiamata purezza primordiale (ka-dag) e l'aspetto di chiarezza (gsal-cha) è chiamata perfezione spontanea (lhun-grub). Benchè noi distinguiamo tra questi due aspetti quando parliamo, in realtà essi sono inseparabili (dbyer-med). Così non c'è niente di speciale qui. Tutto è presente nella Base. La qualità dello Stato Naturale è l'inseparabilità di chiarezza e vacuità (gsal stong dbyer-med). Se questo non è il nostro (modo di) vedere, allora questo modo di vedere non è Dzogchen. Ma quando noi pratichiamo realmente lo Stato Naturale, noi non Lo analizziamo ed esaminiamo dal punto di vista intellettuale. Noi lasciamo ogni cosa nello stato imparziale così com'è (ji-bzhin-pa). Se noi pensiamo o esaminiamo oppure giudichiamo, noi disturbaino e perdiamo la nostra contemplazione; noi cadiamo fuori dallo Stato Naturale ed entriamo nel lavorio mentale. Nello Stato Naturale, ogni cosa è perfettamente giusta com'è; noi non dobbiamo pensare o valutare Questo. Nello Dzogchen, parliamo di tre serie di insegnamenti: il Semde o Serie della Mente, il Longde o Serie dello Spazio, e il Mangagde o Serie delle Istruzioni Segrete. Il Longde mette in risalto l'aspetto della vacuità (stong-cha), mentre il Semde mette in risalto l'aspetto della chiarezza o consapevolezza (gsal-cha, rig-cha). Il Mangagde o Upadesha mette in risalto l'inseparabilità (dbyer-med) di questi due aspetti. Se noi ci focalizzassimo sulla Suniata sull'aspetto vacuità, questo non è Dzogchen. La loro differenza è solo questione su come essi conducono il praticante al comprensione del Yermed. Lo Dzogchen Upadesha inizia immediatamente con lo Yermed. Esso suppone che noi già capiamo Yermed almeno per un certo grado. E' lo lo Yermed la cosa più importante e senza quello, non c'è fondamento per lo Dzogchen. Se esso è pura chiarezza per il praticante, da quel momento c'è affidamento. Sebbene non si trovino voti e regole nello Dzogchen come invece ci sono nel Sutra e nel Tantra, ciò nonostante, c'è un impegno verso il punto di vista dello Dzogchen, se noi vogliamo praticare lo Dzogchen. Questo Damtsig o impegno è di quattro punti : 1. singolarità (gcig-po), 2. perfezione spontanea (lhun-grub), 3. (via negativa) (med-pa), e 4. rimanere naturalmente (senza sforzo) nella purezza (rang-bzhin gnas dag). La parola Tibetana gcig-po significa "singolo, singolare, unico, singolarità, unicità". Il modo di vedere dello Dzogchen è singolare e unico perchè noi non dobbiamo aggrapparci nè da un lato né d'altro the , ma rimanere sempre nel Yermed. Dal punto di vista dello Dzogchen tutte le apparizioni sono spontaneamente perfette (lhun- grub). La parola med-pa significa negazione: "esso non è". Ma in questo contesto, noi non dobbiamo pensare che qualcosa non esiste. Il testo Dzogchen Semde intitolato Nam-mkha' `phrul mdzod esprime chiaramente questa via negativa del parlare: no rifugio, no compassione, e così via. Questa via negativa ha riferimenti unicamente con lo Stato Naturale. Questo significa che nello Stato Naturale, non c'è niente eccetto lo Stato Naturale. Dal lato della manifestazione, tutto esiste, comprese tutte le pratiche e virtù, ma dal lato dello Stato Naturale, non esiste niente indipendentemente perchè qualsiasi cosa, incluso rifugio, compassione, i dieci Paramitas, e così via, sono già là, presenti con la loro piena potenzialità, e così non c'e niente da realizzare. Ogni cosa è già qui. Se noi ci aggrappiamo a qualunque cosa, allora quello non è Dzogchen; noi siamo andato oltre lo Dzogchen e cadiamo in un piccola visione. E così noi parliamo dal lato negativo (med-pa). Rimanere naturalmente nella purezza significa che noi continuiamo nel Yermed. Se noi ci aggrappiamo a qualcosa o cerchiamo di fare qualcosa, noi perdiamo lo Stato Naturale e deviamo dal percorso Dzogchen. Lasciate ogni cosa esattamente com'è senza tentare di correggere o modificare qualcosa è la via dello Dzogchen. Lo Stato Naturale non è parzialità e non ha divisioni). In esso, non c'è niente da affermare o negare. Questo è quello che significa essere senza accettazione o refiuto di qualunque cosa (spang blang med-pa). Ma se noi pensiamo, "Io devo essere nello stato di Yermed", allora questo è aggrapparsi ad un concetto e questo rappresenta un punto di vista errato. Pensieri e concetti non sono lo Stato Naturale. Questa consapevolezza (rip-ga) è auto-consapevole (rang-rig); essa non è divisa in soggetto ed oggetto. Così se noi cerchiamo di fare qualche cosa in termini di pensando o giudicando, noi) dividiamo esso in due parti e noi non rimaniamo nello Stato Naturale. La altre Vie parlano di Due Verità, ma nello Dzogchen, non abbiamo questo ma parliamo di una unica sorgente o Base (gzhi). Così Dzogchen è anche conosciuto come Thiglay Nyagchig (thig-le nyag-gcig), l'Unica Essenza. Nel linguaggio Tibetano, con la parola dzogpa (rdzogs-pa) si intendono due cose: (1) qualche cosa è completo is completed), finita, consumato ; e (2) ogni cosa è pieno, perfetto, e completo. Il Sambhogakaya è chiamato Dzogku (rdzogs-sku) in Tibetano perchè esso è risplendente, completo, e perfetto. Esso è la forma attuale o manifestazione visibile (sku) della perfezione (rdzogs-ps). Ma questo non significa che esso è finito e terminato. Nella visone Dzogchen, ogni cosa è perfetta perchè esso è Lhundrub (lhun-grub). Ogni cosa esiste potenzialmente nello Stato Naturale. Ma le cosesi manifestano in accordo con le cause secondarie. Il punto di vista dello Dzogchen, questo si applica anche ai dieci Paramitas ed alle altre virtù. Le perfette accumulazioni di meriti e saggezze sono già presenti nello Stato Naturale. Non c'è più nulla da aggiungere o sviluppare. Così se noi pratichiamo in modo giusto la singola via di rimanere nel Rigpa, tutte le virtù si manifesteranno nella loro interezza perchè esse sono già interamente contenute nello Stato Naturale. Ogni cosa è compenetrata nello Stato Naturale; non c'è interno o esterno in relazione con esso.Ancora ciascun Stato Naturale (in ciascun essere senziente) è individuale, ed ha le stesse qualità e livello. Lo Stato Naturale in un Buddha illuminato e in un insetto ignorante ha le stesse qualità. Uno non è più grande e l'altro piccolo. Le differenze tra un essere illuminato ed un essere ignorante è in termini di Sentiero e Frutto, ma in entrambi i casi la Base è la stessa. E la Base è lo Stato Naturale. Ma lo Stato Naturale è individuale in ogni essere senziente. Noi non siamo "Una Mente". Altrimenti, se ci fosse un solo Stato Naturale [o Una Mente], allora quando il Buddha ottenne l'illuminazione, tutti gli esseri senzienti sarebbero dovuti diventare illuminati. Ma questo non è la nostra esperienza. |
07-04-2005, 20.54.36 | #7 |
Perfettamente imperfetto
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Dzog chen: un grande insegnamento
Una breve lettura che può risultare interessante come prologo a chi volesse approfondire la conoscenza del grande insegnamento dello .
http://www.magnanelli.it/Estratti/SP...gezzaFolle.htm |
07-04-2005, 21.04.55 | #8 | |
Sii cio' che Sei....
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Re: Dzog chen: un grande insegnamento
Citazione:
Ce l'ho quel libricino. In realta' la saggezza folle e' piu' della tradizione tantrica. Volevo postare alcuni passi del testo piu' popolare in tibet sulla saggezza folle che e'la biografia di Drug-pa Kunley (le gioiose vicende di kung-pa leg-pa - Shang shung edizioni), ma l'ho trovato "manomesso" non credo che sia autentica quella biografia perche' contiene alcuni falsi e bigotti messaggi buddisti....e' pero' molto, molto trasgressiva...Trungpa ne e' stato un esponente....... |
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07-04-2005, 23.27.47 | #9 | |
Perfettamente imperfetto
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Re: Re: Dzog chen: un grande insegnamento
Citazione:
Visto che hai nominato Chogyam Trungpa, segnalo un sito molto interessante nel quale sono pubblicati alcuni estratti tratti dai suoi libri. http://www.rebirthing-italia.com/liberaz08.htm Lo segnalo per chi fosse interessato...e mi raccomando...con nessuna finalità che non sia conoscitiva, "culturale"...sempre ringraziando Sant Web. |
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07-04-2005, 23.52.01 | #10 |
Utente bannato
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Sempre più facilmente pronunciabili questi nomi, vero Mirror?
Ci mancava Chogyam Trungpa! Ma dove li trovate questi quà ?!? Tanto per farmeli gustare meglio, eh? Poi mi aiutate voi a trovare il bandolo della lingua ammatassata. |