Allora "Soffri"? Esiste questa realtà?

Kannon

p.s. non è una "stronzata"...

La sofferenza in sè non è una stronzata ma usarla come scopo di ricerca interiore lo è e come.
Cioè, può andare bene in certi periodi della vita, ma poi perseverare è proprio da interdetti.

Pereseverare in "cosa". Non so cosa hai capito o hai visto, ma la questione della sofferenza, per me, è ben diversa, e te la spiego così:

la sofferenza, il dolore, è una realtà di questo sistema, ed esiste in quanto necessità dell'essere di vivere su se stesso esperienze che ha "prodotto" (che ha prodotto lui). Il concetto, è molto più profondo di quanto non si immagini, e va "meditato", nel senso che va ricercato in profondità il reale senso di questa cosa, perchè cioè esiste e si deve "vivere".

Che poi uno si costruisca anche su questa cosa tutti i suoi castelli "MENTALI", sono daccordo, perchè è vero, accade anche questo. Ma il concetto che ti ho appena espresso, è ben lontano da tutto ciò.

Ciao.

Kannon

Io non ho visto un bel niente ne costruito niente. Per me la sofferenza, esclusa quella fisica, avviene quando c'è un contrasto insanabile od una scelta tragica. Ti muore un parente, per tornare all'esempio di prima? Soffri perchè tu desideri frequentarlo ancora ma lui oramai non esiste più. Quindi c'è un contrasto tra desiderio e realtà.

Secondo me la sofferenza, come pure ogni altra esperienza umana, può renderci migliori oppure può renderci più cinici e più cattivi: dipende molto con quale stato d'animo la affrontiamo.
Anche da un episodio di sofferenza (soprattutto se condiviso) si può uscirne più maturi, più comprensivi verso gli altri, magari dopo ci si conosce meglio, si dà il giusto peso alle cose che ci capitano senza ingigantirle troppo, si distingue meglio cosa o chi è veramente importante, ecc.
La sofferenza può far scoprire una condivisione e un'empatia nuova con gli altri, una solidarietà inaspettata.
Se vissuta invece in solitudine, con rabbia, temo invece che possa "incattivirci".
Penso anche che spesso c'è un senso in quello che ci accade, anche se al momento non riusciamo ad intuirlo, come se gli avvenimenti della nostra vita fossero concatenati uno all'altro, e la sofferenza, come pure la gioia, fa parte della vita.

la sofferenza, il dolore, è una realtà di questo sistema, ed esiste in quanto necessità dell'essere di vivere su se stesso esperienze che ha "prodotto" (che ha prodotto lui)

un po' dura...anche se fosse...se...

La sofferenza è un maledetto campanellino d'allarme
quando hai spinto troppo l'acceleratore su di una strada che non ti appartiene
E' un maledetto cancro, l'inizio delle sabbie mobili..
porta all'impantanamento non alla comprensione..
E' separazione, scissione, handicap
parziale e possibile totale paralisi..
Non ha altro scopo che l'avvertire il necessario obbligato cambiamento di rotta
Ciò che serve alla comprensione
è la fede nella bellezza, nella gioia
anche quando tutto sembra spezzarsi sopra e sotto di te..
Non lo spezzarsi ma la fantasia in ciò che anche in minimissima, impercettibile parte dentro di te
sa di integro, come certezza assoluta di una sua verità-corrispettivo al di fuori..
a dare fiducia e spingere alla comprensione, a prendere con se anche ciò che prima appariva minatorio,destabilizzante, distruttivo..
Tu dici “limita e distoglie dalla gioia della vita”
io mi spingo oltre ad affermare che è in assoluto il killer della vita e d’ogni forma d’amore..
La gioia, il rispetto, il riconoscere l’altro in sé e con sé porta alla comprensione, all’intesa,
alla condivisione.. all’ ‘a/Amore’..
C’è una gioia che più ‘polarità’ non è
la sua strada dista parecchio dalla sofferenza..




Gyta

La sofferenza avviene sempre, essendo l'essere identificato con la sua mente, tutto ciò che è anche "felicità" è solo illusoria, ed è destinata a diventare sofferenza.

Il concetto è molto più "profondo".

Kannnon

Davvero?



Kannon

p.s. io non direi spesso, direi "SEMPRE".

Comprendere, non è facile, è "duro"!



Ciao.

Kannon