Attraverso le mie ricerche di questi ultimi tempi mi sono reso conto di come un buon libro o un fiume di sante parole , seppur altamente validi , rimanga tutto poi una semplice astrazione se di fatto essi sono difficilmente traducibili nella pratica . E’ emersa la necessità di trovare un raccordo indispensabile , un anello di congiunzione tra la TEORIA e la PRATICA AZIONE .
Come rendere quindi praticamente attuabili queste cose , ossia verificarle nel concreto?
Mi ha colpito molto il fatto che alcuni grandi saggi ed illuminati non hanno avuto una famiglia , dei figli o il peso di un lavoro ordinario , certo , avranno avuto i loro grandi problemi ..
Quello che mi premeva era trovare un minimo comune denominatore che abbattesse questa sorta di muro ed indicasse a me , uomo moderno , quale fosse la strada per tradurre in azione bei concetti che egli condivide.
Ho scoperto come la vera comprensione pratica , non quella teorica , possa scaturire solo dalla introspezione reale e profonda di noi stessi , di quello cioè che ci tocca più intimamente.
Ma cosa è necessario nella maniera più autentica per avviare questo importante processo in concreto ?
La mia esperienza mi ha portato ad osservare come le difficoltà contribuiscano quasi sempre in modo significativo a ciò.
Non basta la semplice volontà , credo. Gli ostacoli , paradossalmente , ci aiutano a trovare i fondi necessari…
O meglio ..è un po’ come dire : SE non c’è il problema , è ovvio che non ho nulla da risolvere !
E quando pure si intravede una strada , difatti , o persino la luce dell’amore , la fine delle sofferenze è sancita soltanto dalla gioia della vera comunione con un altro.
Comunicare , dialogare , trasmettere e ricevere , saper ascoltare , tutto ciò chiude il cerchio della comunicazione teorica ma quella pratica perché mi si inceppava a volte ?
Per accedere a quella pratica non vi è altra base se non quella di indagare dentro noi stessi e soprattutto saperci osservare . Iniziare a prendere atto di quello che siamo in realtà , nella nostra totalità ed accettarci per quello che vediamo , senza giudizi né condanne o giustifiche e questo , prima di tutto , con noi stessi.
Chiedere a noi stessi cosa significa la serenità e cosa noi ci aspettiamo dagli altri è uno dei primi gradini .
Così iniziamo a pensare che tutto sommato se noi ci aspettiamo ciò dagli altri , forse anche gli altri intorno a noi ovviamente se ne rallegrerebbero , perché l’essere umano , in fondo è unico.
Vedere l’egoismo e lasciarlo cadere è il grande passo.
Noi amiamo la certezza , la sicurezza e la comodità , di fatto , amiamo il PIACERE. Ma nulla di questo circolo vizioso ci condurrà mai ad una attenta indagine dei nostri eterni conflitti e contraddizioni .
Il trampolino di lancio che ci condurrà dalla teoria alla pratica è senza dubbio l’incertezza , la sconvenienza , che altro non sono che forme di sofferenza.
Ma il successo costante dell’azione pratica , una volta avviata , scaturisce solo quando c’è la condivisione continua di gruppo della nostra sofferenza , e quando essa cessa permane la vera comunione ed il dialogo non soggettivo , ossia una forma di ascolto allo stato puro , senza le contaminazioni ed i condizionamenti dell’io.
Diamoci una chance e verifichiamolo almeno una volta !
Se la sofferenza scomparirà , allora vorrà dire che abbiamo imboccato la retta via ......
Un caro saluto a tutti ,
Rocco