Invece, secondo il punto di vista paratrappista
la meditazione deve spingersi molto oltre il non pensiero.
Quando il pensare cessa di essere pensiero, esso è infatti in grado di non essere ciò che esso , in se stesso, è, proprio essendolo: ossia esso ammette l'essere del non essere, come in Anassagora.
In questo modo, tuttavia, il pensiero di tutti i pensieri che non sono pensieri di pensiero, è pensato in quanto non pensiero, ossia in quanto non può esserlo.
Questa fase intermedia si risolve accedendo alla perfetta spiritualità successiva, che, tuttavia, non le succede affatto, ma si esplica antecedendo ontologicamente la categoria logica della sequenzialità.
Questa è la fase che noi chiamiamo: dell'"acetaldeide".
La meditazione in questo momento metafisico interseca e si armonizza con un'espressione dell'inconscio psicosomatico, divenendo, simbolicamente, ipocondriaca destra: il fegato si infarcisce, misticamente, di trigliceridi, ingrossandosi e acquisendo una tonalità giallognola.
Quando la meditazione si approfondisce ulteriormente l'essere stesso cessa di interrogare l'esserci e subentrano le posizioni psichiche della "gastrulazione" e dell'"elementarietà".
Nella prima il non pensiero, ormai resosi definitivo e puro, si concentra in onde psichiche perfettamente peristaltiche, facendosi uno con il muscolo respiratorio, confermando la genesi della parola phrené, in greco mente e diaframma, e dando sbocco ai moti più intimi e profondi e viscerali dell'unicum psicosomatico.
Indi la posizione elementarica, dentro la quale il non essere cessa anche di non essere, ma solo transitoriamente, essendo garantito l'intervento dell'anestesista rianimatore.
Questa fase noi la chiamiamo: dell'"acetato".
L'inconscio psicosomatico compie il miracolo, ora, di armonizzarsi perfettamente con il non essere del non essere psichico: il fegato trasuda rigettando l'elemento generatore per eccellenza, l'acqua di Talete, in succosi rigagnoli entro il peritoneo, gonfiandolo di turgidi grappoli di vene.
La pelle, secca e sottile, ora si spacca cedendo gocciole di linfa come la buccia di un frutto troppo maturo.
Questa è l'ultima e più profonda ascesi cui la meditazione spirituale può condurre: oltre essa non è permesso ritorno e si sono dati casi di venerabili santi che vi sono rimasti sospesi per anni, sostenuti soltanto dal polmone artificiale e dai provvedimenti di emergenza.
Al ritorno, alcuni sostenevano di aver contemplato la trimurti fermentante dell'Orzo Assoluto, mutante nel Saccaromicete Generatore e conservata nel Luppolo Scivolante, componendosi in alcune figure mistiche dello Spirito.
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