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05-01-2004, 00.22.01 | #1 |
Ospite abituale
Data registrazione: 25-04-2003
Messaggi: 117
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Angelicus
Gli Angeli
Alla domanda- >Una volta preso atto della posizione assoluta di dio, come giustifichiamo l'esistenza di angeli, santi, anime nel limbo, ecc. Risponde Giovanni Salmeri - docente di filosofia presso l'Università di Roma "Tor Vergata" - sito http://www.mondodomani.org/pers/salmeri/ >La domanda è molto interessante e tutt'altro che banale: comunque si giudichino le questioni genericamente "religiose", i temi che vengono evocati hanno svolto un ruolo molto importante nella storia della filosofia. Vorrei rispondere solo con qualche cenno, e inoltre liquidando in una battuta il problema dei "santi e anime del limbo": è un tema che in buona parte s'identifica con quello della sopravvivenza dopo la morte, e con esso sta o cade. Alquanto più complesso invece il tema degli "angeli", la cui trattazione ha svolto una funzione importante dalla filosofia greca a tutta la filosofia medievale. Ovviamente nella filosofia pre-cristiana non si trova il termine "angelo", ma certamente la nozione di entità puramente spirituali con un ruolo cruciale nel cosmo: in gradi diversi ciò vale per Aristotele, lo stoicismo, il neoplatonicmo. Fu questo il motivo per cui la filosofia d'ispirazione cristiana non trovò alcuna difficoltà nel giudicare l'esistenza di tali entità (identificate con quelli che nella Bibbia vengono chiamati "angeli") una verità accessibile alla ragione umana e quindi non dipendente da un dato rivelato ovvero specificamente religioso (né tanto meno specificamente cristiano). Quando Tommaso d'Aquino nella sua Summa contra Gentiles ne trattò, non ebbe alcuna esitazione a farlo nella parte che a suo parere era condivisibile da tutti, inclusi pagani, musulmani ed ebrei. Ma qual era il motivo razionale che giustificherebbe l'affermazione dell'esistenza di creature puramente spirituali? Il principale motivo addotto è quello di una perfezione complessiva dell'universo: esso non sarebbe abbastanza "completo" se non vi fossero creature che rispecchiano in una maniera per quanto possibile perfetta il carattere "intellettuale" della creazione. Ma essendo l'intelletto incorporeo, la sostanza intellettuale perfetta dev'essere parimenti incorporea. Qui, com'è evidente, si incrociano considerazioni di carattere antropologico con una visione neo-platonizzante della realtà, in cui viene richiesto che tutti i possibili gradi della realtà siano ordinatamente presenti e rappresentati. Va sottolineato che tutto questo diventa anche il modo per (diciamo così) tenere le debite distanze tra Dio e il creato. Ci sono pagine interessantissime di Tommaso in cui si attribuisce agli angeli il ruolo di "governatori" del mondo (distinti dal Dio "provvidente"). Questa mediazione di fatto permette a Tommaso di riconoscere un'autonomia del mondo, in cui sono possibili conflitti sui beni (pugna angelorum, dice Tommaso!) finché non avvenga che Dio riveli la sua volontà, che pure agli angeli (dunque a perfette intelligenze) è nascosta. Anche le sottilissime discussioni sui limiti della conoscenza angelica sono di fatto discussioni sui limiti dell'intelligenza creata in generale, che impediscono di pensare che la conoscenza possa avvenire come un'infallibile deduzione dai princìpi, il che appunto neppure per gli angeli è vero. Perfino le discussioni (incomparabilmente più sobrie) sugli angeli decaduti, i demòni, hanno tra i loro scopi l'affermazione di una radicale "perdonalibilità" dell'uomo, il quale è sì responsabile, ma contemporaneamente debitore di un contesto di male "puramente spirituale" che gli sfugge. In conclusione: indipendentemente dai motivi "razionali" addotti per giustificare l'esistenza degli angeli, il ruolo della riflessione su di essi è evidente e molto importante. Un mondo senza angeli sarebbe un mondo per così dire schiacciato senz'alcuna mediazione sull'assoluto divino e paralizzato in una sorta di giudizio universale permanente. Che fine fa nell'età moderna tutto ciò, sarebbe molto interessante da studiare. Possiamo però fare un salto subito all'"ultimo atto": Rudolf Bultmann, che ritiene la credenza in tutto il mondo "di sopra" (angeli in primis) inaccettabile nella sua veste mitologica per l'uomo moderno. "Demitizzare" il testo biblico è necessario dunque per scoprire il suo vero significato, che è esistenziale. E' chiaro qui il tentativo di restituire a Dio la sua "divinità", cioè la sua assoluta differenza, che non tollera dei gradi intermedi che lo "colleghino" al mondo, che ne facciano insomma un pezzo "eminente" di mondo. L'influenza di questa prospettiva, tipica della "teologia dialettica" di ascendenza kierkegaardiana, è stato e continua ad essere fortissimo. Donde un bel sospetto: che il tema degli "angeli" sia in fondo uno dei temi cruciali della teologia speculativa contemporanea, pure se esso, di fatto, viene il più delle volte scansato con una punta di fastidio. __________________ KNINOS ultima modifica di Kninos il 11-12-2003 - 02:22 Segnala questo messaggio |
06-01-2004, 10.36.58 | #8 | |
tra sogno ed estasi...
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Re: Gli angeli
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Ti basti pensare che l'idea cattolica dell'angelo custode..è per me pura invenzione, preferisco attribuire a questi nomi l'"aspetto" di forme di coscienza che inducono la vita alla forma. |
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06-01-2004, 13.12.39 | #9 |
Ospite abituale
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x Kninos
"Una volta preso atto della posizione assoluta di dio, come giustifichiamo l'esistenza di angeli, santi, anime nel limbo, ecc."
Cosa significa:"preso atto della posizione assoluta di Dio"? Mi piacerebbe intervenire nella discussione, ma se non comprendo la premessa iniziale, il postulato di partenza, non riesco ad intervenire. grazie giorgio |
06-01-2004, 18.05.06 | #10 | |
Ospite abituale
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Comunque ti voglio bene lo stesso |
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