L'alchimista scrive
È difficile immaginare un'Arte più travagliata dell’Alchimia o una categoria più maltrattata e derisa di quella degli Alchimisti. Bruciati vivi dalla Chiesa come eretici, perseguitati dalle banche di tutti gli stati come falsari, osteggiati dalla opinione pubblica come maghi, ciarlatani o pazzi, rapiti e torturati a morte dai sovrani avidi che volevano carpire loro il segreto dell' oro, possono dirsi fortunati se uno sparuto gruppo di loro è riuscito a scampare fino al XX secolo.Fortunati, perché eretici siamo ormai quasi tutti, i falsari non si contano più, i maghi tornano di moda, e i pazzi circolano indisturbati per le strade.Gli Alchimisti si possono quindi confondere nell'anonimato garantendosi la sopravvivenza. Vien dunque da pensare che finalmente i tribolati discepoli di Hermes possono permettersi di manovrare in tutta tranquillità i loro arnesi, storte alambicchi mortai pestelli crogiuoli.,magari fabbricati in serie, e perpetrare impuniti la tradizione alchemica, con loro buona pace. Anzi, visto che le favorevoli condizioni di lavoro e la scarsità di combustibile per i roghi garantirebbero un tasso di mortalità quasi nullo, ci sarebbe da aspettarsi un incremento della popolazione alchimistica e un conseguente pullulare di Filosofi ad ogni angolo di strada. e invece non se ne vede neanche uno. Ma soprattutto come conciliare l'ideale eroico dell'Ermetismo, che vuole l'uomo padrone di se stesso e del cosmo, con il condizionamento continuo del nostro mondo,che vede invece l'individuo schiavo di se stesso, dei suoi simili e, come se non bastasse, anche delle macchine che lui stesso ha inventato?Per buona sorte degli Alchimisti nel nostro tempo il furore della masse è incanalato su altri capri espiatori: altri sono i protagonisti di clamorose fughe e di esemplari esecuzioni. Non poteva peraltro fame a meno. Ignorare questa arte, comunque la si consideri, significa depauperare la storia della civiltà di una tradizione antica come il mondo, che ha influito in modo talora determinante sulla formazione del pensiero umano. E diciamo del pensiero, perché l'Alchimia non fu, come volgarmente si crede, la pratica chimerica degli illusi che pretendevano di ricavare oro dal piombo, o dei truffaldini che cercavano di falsificarlo. Non fu neppure la chimica balbettante dei primordi, né una dottrina magica..Essa fu ed è in sostanza la filosofia della natura e dell'uomo, e Filosofi usavano chiamarsi gli Alchimisti, depositari di una Scienza Segreta e Iniziatica che permetteva agli eletti di raggiungere una dimensione superiore, la dimensione Aurea o Regale, e cioè il livello massimo di perfezione consentito agli uomini.Il loro obiettivo quindi non era l'oro, o, almeno, non solo quello. Il fine era di impadronirsi della forza universale, dell'energia vitale della natura latente e imprigionata nella materia, di piegarla alla loro volontà e di riprodurne i processi. La trasmutazione dei metalli costituiva semplicemente una prova materiale (e non la più importante) dell’acquisizione di questi straordinari poteri. (L’Alchimista)
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