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02-11-2003, 18.23.10 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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dunque tu riesci o comunque ti è riuscito di mettere sullo sfondo il pensiero? Non vorrei sembrarti troppo diretto ma sarebbe veramente interessante avere una tua testimonianza.
Ciao freedom, Credo che sia un prerogativa di tutti…..( Se qualcuno dice che non lo ha mai provato, secondo mè significa che non è stato attento), anche se probabilmente varia per durata ed intensità in ciascuno di noi. Credo anche che non sia un fatto volitivo, anzi la volontà rappresenta proprio l’ostacolo, infatti quando vogliamo, vogliamo un qualche cosa che appartiene al mondo del pensiero, cioè qualche cosa di conosciuto, mentre quei momenti sono una porta sull’ignoto. Comunque per non sgusciare via dalla domanda ti riporto un mio 3d del 18-12-2002. (farei il link ma non sono certo di riuscire quindi copio ed incollo), credo sia stata la volta che percepì con maggiore intensità questa "sospensione" del pensiero. P.S. Sospensione non è la parola giusta..... sono due movimenti paralleli, (io li chaimo "vita" e "pensiero") ci sono sempre entrambi e tutto dipende da dove è focalizzata la nostra attenzione. Quel banalissimo fiore di campo. link al 3d (thread) originale E ‘successo in un punto dello spazio e del tempo, dove e quando non è rilevante. Guardavo un fiore, un banalissimo e piccolo fiore di campo. Mentre lo guardavo il fiore assorbiva tutta la mia attenzione. Lo spazio esisteva ancora ma non con le connotazioni con cui lo conosco oggi, lo stesso era per il tempo. Io stesso non c’ero. C’era solo la mia attenzione per quel fiore. C’era un senso di completezza assoluta. Tutto aveva un grande senso, era giusto, importante, armonico, piacevole, estremamente piacevole. Le domande e le ansie erano assenti, ininfluenti come il tempo e lo spazio o come me stesso. Non c’era nulla di mistico, ne angeli che suonavano le trombe, ne cieli che si aprissero inondandomi di amore, ne corpi sottili che si staccavano da me contemplando la scena dall’esterno. C’era anzi un senso di grande normalità, di grande sanità e c’era la realtà di quel fiore che forse, era il mio ultimo legame col mondo, con la vita. Non lo so cosa sarebbe successo se fossi rimasto lì, so che pensai che dovevo alzarmi ed andare e che non potevo rimanere. Pensai che comunque quel “senso di compiutezza” era mio, mi apparteneva e che avrei potuto accederci in ogni momento che avessi voluto. Pensai qualche cosa e quel pensiero ruppe la magia. L’attenzione abbandonò quel fiore e subito lo spazio riapparve e con lui il tempo. Riapparvi anche io, la mia auto immagine, con la consapevolezza del corpo e dei suoi bisogni, con la consapevolezza della mente e dei suoi pensieri. |