SiamoUniciPezzi di N.. :D
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- si riferisce e dice, 'qui' come solo al corpo che natura ha dato,NB:senza 'gli ha'
>>> La storiella >> Quindi Con un rapporto troncato e dopo la caduta nella credenza in tutti i percorsi ‘spirituali’, solo, me ne andai in Spagna (a ritrovare almeno la mia semplice poesia che era stata anch’essa coperta da deliri cosmici) avendo deciso di passare, prima o dopo, dalla Svizzera. Come suddetto avevo letto già l’’inganno dellìilluminazione’, e mi era servito come campana di preallarme verso tutti i maestri e anti-maestri, visto che era riuscito a ridimensionarmi anche quello che per me restava comunque l’intoccabile: Jiddu. (non aveva toccato Carlos Diaz, visto che probabilmente non lo conosce. Ma come però risulterà – curioso- dopo tutti questi movimenti, anch’esso resta ora solo un fotografo che ha speculato) Decisi di indagare su internet e contattandio il dott. Raj Meta. Per emeil subito ottenni il num. Tel. Di UG a Gstaad. Il materiale su internet già fu iperconvincente, ma volevo andare e vedere di persona. Insomma arrivo a Gstaad al ritorno dalla Spagna, visto che a Nimes, lasciando andare la macchina, si diresse verso Grenoble. Ero in condizioni stanchissime, soldi quasi finiti, un giorno intero per strada, sudicio, con una carie che era già al nervo e le lenti che non potevo mettermi perché per troppo uso mi stavano infiammando gli occhi. Sfiduciato in tutto perché in Spagna non avevo conosciuto nessuno, anzi nessuna, CVD non ero cambiato di una virgola, ero il solito perdente che non gli restava che rifugiarsi nella malinconia artistica. Ero ora solo e sperso per i monti svizzeri di notte, ma avevo fatto 31, dovevo fare 32. Chiedendo una volta arrivato al paesino di Gstaad al primo ristorante che si trova giungendo da Saanen sulla dx, subito mi dissero che UG stava allo chalet accanto al 2° piano. Non riuscivo a crederci, ma mi portarono alla porta. Non volevo crederci e passai un’ora, fino alla mezzanotte, a chiedere nel paese, che pareva quasi abbandonato. Non volli appunto telefonare, o andava o la spaccava, e di brutto. Insomma nessuno, neanche il taxista di turno alla stazione seppe più dirmi nulla. Mi ero fissato sul fatto che sul sito si parlava di incontri in chalet in montagna, non mi tornava. Ero proprio intenzionato anche solo a vederlo, stringergli la mano, dirgli GRAZIE, e tornare a casa: lo avrei fatto davvero. Insomma torno al solito ristorante e il gestore mi porta davanti al portone un’altra volta, ma ci si accorge che è tardi e mi dice di tornare domani presto che di solto a quell’ora c’è già gente. Stavolta noto la cassetta della posta in legno esterna all’edificio (ah, si notano quelle, non i campanelli, in Svizzera…), c’è scritto: Uppaluri Gopala Krishnamurti. Eccoci. Dormo in macchina e alle sette sono in piedi, ma aspetto fino le nove, mi muovo in centro e vedo viavai di macchine italiane. Contatto poi un gruppetto che dice di tornare ogni tanto lì e chiedo se posso accodarmi. Si incontra anche una anziana, ci fa strada, proprio giusto fino al 2° piano. Apre e nel corridoino ci sono già una ventina di paia di scarpe e sandali. Quella fu l’ultima mandata di visitatori. Erano già lì dalle otto. Si entra nella stanza ed eccoci a sedere, io proprio accanto a tommaso – guarda te la vita…- , questo omino imbiancato ma sprizante di vita rimane al nostro lato. UG stava infatti parlando e continuò facendoci solo un cenno breve di saluto. Io all’inizio non capivo se stava finendo di rispondere a una domanda. Quando vidi che tutti quelli che stavano intorno erano coinvolti come in una discussione tipo bar, trovai il coraggio di inserirmi anchio. Tutto era in inglese e ogni tanto mi facevo tradurre, da tommaso (che non sapevo che era lui, e che vedevo troppo preso tanto che a volte non mi cacava neppure) e da una signora all’altro lato. Tanto i temi erano i soliti e i discorsi pure. Non possono cambiare, sempre a quelli si torna. L’impatto nel vedere UG dal vivo in effetti non dava niente, in rapporto a tutti i contatti che avevo avuto con simili ‘personaggi’; eppure c’erano come delle ondate, a tratti, a impulsi, che ci si acorgeva dopo passate che avevano agito naturalmente, spontaneamente, senza premeditazione alcuna, senza sensazionalismi. Dove avessero agito, lì per lì, è impossibile dirlo. Di sicuro qualcosa è toccato senza violenza, a prescindere dal fatto che UG con la sua impetuosità ‘crudele’ (che non risparmia nulla) sembra aggressivo e scurrile, ma non glielo puoi attribuire, è come se non fosse personalizzabile, non hai quella sensazione che avresti verso altri, se questi agissero nello stesso modo. Sembra davvero naturale lì, a tal punto, che per una persona che va con aspetative, appare freddo o insopportabilmente bollente, e si è, inevitabilmente sulle difensive. Quando perdevo il filo del discorso scoprivo senmpre più minuscoli ma fondamentali particolari. UG è sempre stato coi piedi attaccati al basso tavolino e i movimenti delle mani e le braccia facevano dei veri Mudra: è tutto vero! Ma a vederlo dal vivo fa impressione se ci si sofferma interessati; io che sono insegnante di Wing-Tsun e so cosa vuol dire e quanti anni (50 minimo) ci vogliono per far raggiungere alle articolazioni del polso quella scioltezza ho dovuto costatare questo. Io ci lavoro con queste cose e roba del genere; fatto in modo così noncurante, non l’ho visto fare neanche a Leung Ting, attuale caposcuola, solo lui con 40 anni di esp. nel WT. E poi…, poi davvero non sbatte le palpebre! La sua testa è come una videocamera dinamica che sta riprendendo ogni cosa, ogni cosa, e solo quando serve, automaticamente si sofferma sul particolare da evidenziare. Il corpo, le parole, tutto fa così in lui. Ma ti arriva sta botta solo dopo. Lì scorre tutto come fosse naturale, non ho altri esempi per spiegarlo. Di questo me ne sono accorto per forza quando gli ho rivolto la domanda e lui si è rivolto verso di me, fissandomi per un secondo solo, forse, ma che avresti detto non aveva senso attribuirgli un lasso temporale. >>>
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