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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Spirituali |
05-09-2014, 05.56.35 | #3 | |
Moderatore
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
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Riferimento: Percorso di crescita spirituale
Citazione:
Ma quel percorso lo devi fare tu e assolutamente soltanto tu,niente e nessuno potrà mai sostituirti a te..amico il cammino e' solitario e nel 99,99% percento dei casi,non troverai ne' comprensione e ne' solidarietà da nessuna parte! anzi preparati a ricevere da questa stragrande maggioranza commiserazione e derisione! (pero ti dico che quello può pure essere benissimo il segnale che ti sta dicendo che stai andando verso la direzione giusta!)… e se (per assurdo ) venisse da te gesu cristo o il buddha in persona..se cio accadesse (sempre per assurdo,ripeto) li dovresti proprio scacciare via!…si capisce il senso di quest'ultima cosa che dico?…mah temo proprio di .. e in fondo proprio per le stesse cose che ti sto dicendo ora! ad ogni modo la mia impressione e' che tu stia cercando solo un appiglio su cui aggrapparti e questo e' proprio il peggior modo..l'esatto contrario di quello che tu auspichi "Prego Iddio che mi liberi di Dio" (Meister Eckhart) |
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05-09-2014, 10.40.46 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-11-2012
Messaggi: 919
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Riferimento: Percorso di crescita spirituale
@Mr.Hyde
Anche essendo super critico e diffidente le tue scelte, i tuoi desideri, il tuo stile di vita, obbediranno, come ogni persona, alla fiducia piena in Qualcosa (e fin quando affronterai la questione "col portafoglio", sarà difficile incontrare la crescita spirituale!) senza prudenza, senza scetticismo, anzi lodandola come Verità, e da ciò che sorge la sensazione di pochezza e di vuoto dei contenuti, e non dalle belle parole degli altri. La cosa favorevole, che concede speranza (virtù che bisogna ben discernere e definire per intraprendere il cammino di perfezione), è che tu riconosca di avere bisogno di una crescita mistica, di alimentare, come il tuo corpo, anche la tua anima, di soddisfare aspetti moralmente sottovalutati, questo è essenziale oltre ad essere fondamentale. Se puo' esserti di aiuto: la maniera che utilizzo per la mia crescita spirituale (sono cristiano cattolico romano) è la preghiera, l'educazione al silenzio, la grazia dei sacramenti, il mio insegnante l'amore di Cristo in croce, le mie coordinate la vita di Gesù, la mia soddisfazione i versetti della Bibbia, la mia strada sempre più nitida. Pace e Bene. "Noi non siamo esseri umani che vivono un'esperienza spirituale. Noi siamo esseri spirituali che vivono un'esperienza umana". -- Teilhard De Chardin -- |
06-09-2014, 19.05.26 | #5 | |
osservatore
Data registrazione: 24-09-2007
Messaggi: 362
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Riferimento: Percorso di crescita spirituale
Citazione:
Saggia risposta è quella che ti ha proposto Acquario69 ( tu - e solo tu - con il tuo sforzo, il tuo impegno potrai raggiungere il tuo scopo). Ognuno ha un proprio modo di pensare, di agire, ecc.. cosi' come ognuno ha le proprie esperienze, delusioni, amarezze, ecc... E poi Mr. Hayde .. in verita' : cosa cerchi - cosa ti proponi?? - Il senso / significato della tua esistenza? Saro' brutale ... ma l' esistenza terrena degli esseri è solo " nconsistenza " !! Un consiglio spassionato? Leggiti ... con molta attenzione ( ripeto : molta attenzione ) il Libro di Qoelet ( detto anche Ecclesiastico ), che parte dei Libri Sapienziali ( cosi' come Giobbe ). Un Libro che è controcorrente, considerato da alcuni alquanto "" scomodo - cinico - indegno di far parte delle SScritture. Eppure è di una lucita' sconvolgente, ti evidenzia la "" vera realta' " di tutta la nostra supponenza, di come il sapere che uno acquisisce nel corso della sua esistenza ... andra' " tutto in fumo "" evaporera' nel Nulla - al pari della nostra " carcassa ". Tutto sara' polverizzato e destinato all' oblio. Ti consiglio di prendere vari libri di supporto ( ovvero che spiegano e/o interpretano i versetti del Libro ). Ma non affidarti solo a uno .... ma " diversi " . Vedrai come ti aprira' la " visione " in merito a questa vita miseranda .. illusoria e "" soprattutto senza senso. Vedrai e ti renderai conto come gia' a quel tempo la vita era miserevole, e malgrado tanti secoli, nulla è cambiato ( non intendo la vita " materiale " ), tutto è " rimasto " come è descritto dal grande Qoelet..! L' uomo ha le stesse angoscie, paure, prospettive, sogni, delusioni.. eccc.. cosi' come l' individuo del 2014 !! Quanto all' aspetto religioso ( essendo questo Libro contemplato nella Bibbia ) Qoelet riporta come questo Dio è alquanto " distaccato .. lontano ) e che non si occupa delle faccende terrene. Cosi' infatti riporta .. Dio sta in cielo e tu ( uomo ) sei quaggiu' ( 5,1 ). come dire non sforzarti piu' di tanto a comprendere cose che sono fuori della tua portata. E' vero che esorta il devoto all' osservanaza della Legge.. ma nulla piu'. Il vero intento di Qoelet è evidenziare " tutta " la nostra realta' ... che ( volente o nolente ) evaporera' nel NULLA ! Un grande Libro che fa riflettere / meditare. Troverai in esso un aiuto alla tua inquetudine ?? Un saluto |
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08-09-2014, 10.25.19 | #6 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 13-06-2014
Messaggi: 2
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Riferimento: Percorso di crescita spirituale
Caro Mr. Hyde, molto dipende da quello che tu vuoi ottenere da questo percorso. Come qualsiasi bisogno fisico, anche il bisogno spirituale necessita di un’attenta analisi. E’ un po’ come cibarsi. Andresti in un ristorante qualsiasi o ingolleresti la prima cosa che ti capita sottomano solo perché hai fame?
Mi è piaciuto quando hai detto: “cammino spirituale, non religioso”. Questo mi lascia sottintendere che probabilmente sei rimasto deluso dalle religioni diciamo così “tradizionali” e forse è anche per questo che ti sei rivolto a maestri, che poi si sono forse rilevati ciarlatani o spillatori di soldi. Al di la della chiesa e della cristianità in generale, ti sei mai soffermato sulla figura di Gesù? Non il Gesù dipinto dai libri di teologia o dalle prediche di un sacerdote, ma il Gesù della Bibbia. Del tipo: sei a casa, prendi la Bibbia da solo e ti metti a leggere i Vangeli Nel suo famoso Sermone del Monte, Gesù disse: “Beati i poveri in spirito”. (Matteo 5,3) A chi si riferiva Gesù? I poveri di spirito sono umili, perché sanno più o meno consciamente che dipendono interamente da qualcuno di superiore, conoscono le loro miserie spirituali, e sentono il continuo il bisogno di combattere contro l'orgoglio prevalente nella natura umana. Chi sente il bisogno di intraprendere un percorso spirituale è probabile che si senta così. Persone di ogni luogo avvertono nella propria vita il bisogno di spiritualità e suppongono che trovandola raggiungeranno la felicità. Ma cos’è la spiritualità? Un dizionario dà questa definizione di spiritualità: “particolare sensibilità e profonda adesione ai valori spirituali”, “il fatto di essere spirituale, di avere natura o carattere spirituale”. (Vocabolario della lingua italiana, Treccani) In altre parole, la spiritualità è la caratteristica di chi attribuisce un particolare valore alle cose spirituali, dando prova di avere una mentalità spirituale. Ma come si consegue la vera spiritualità? Anche se quasi tutte le religioni dicono di conoscere il cammino verso la spiritualità, i percorsi indicati sono numerosi quanto lo sono le confessioni stesse. Durante un incontro religioso carico di emotività un protestante dichiara di aver ottenuto la salvezza. Un cattolico cerca la comunione con Dio andando a messa. Un buddista ricerca l’illuminazione tramite la meditazione. Un induista che ambisce alla liberazione dal ciclo di rinascite ricorre all’ascesi. Sono tutti in cammino verso la vera spiritualità? Molti risponderanno di no, sostenendo che per essere spirituali basti credere in una divinità. Altri ritengono che la spiritualità non sia tanto l’esperienza religiosa quanto il desiderio di trovare pace interiore e uno scopo nella vita. Asseriscono che chi è in cerca di spiritualità non ha alcun bisogno di rivolgersi alla religione. È sufficiente scrutare nel proprio intimo. Qualcuno ha scritto: “La vera spiritualità si trova nel profondo di ciascuno di noi. È il modo in cui amiamo e accettiamo il mondo e le persone intorno a noi e ci confrontiamo con essi. È impossibile trovarla in una chiesa o in un determinato credo”. È chiaro che le idee riguardo alla spiritualità sono le più diverse. Migliaia di libri che pretendono di tracciare il cammino verso la spiritualità lasciano troppo spesso i lettori con un profondo senso di vuoto e di disorientamento. Ma un libro che costituisce una guida spirituale affidabile esiste e coloro che si sono affidati ad esso (senza l’ingerenza di grandi religioni organizzate) hanno soddisfatto profondamente il loro senso di “fame” spirituale. (2 Timoteo 3,16) Se hai occasione, avvicinati alla Bibbia. Se hai in casa questo libro leggilo, comincia dai Vangeli magari, impara a conoscere la figura di Gesù e lo straordinario senso di pace che ti può dare conoscere la sua persona e di riflesso quella di suo padre, Dio. Se ti capita poi l’occasione di parlare della Bibbia con qualcuno, di scambiare delle idee in merito fallo. Può essere costruttivo per te e per chi dialogherà con te. Io l’ho fatto e sono estremamente soddisfatto! |
09-09-2014, 20.45.47 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-11-2012
Messaggi: 919
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Riferimento: Percorso di crescita spirituale
@sebastianb
Ottima proposta la lettura dell'Ecclesiaste, e con Qoelet che ho fatto il primo passo dalla de-creazione alla ri-creazione (percorso inevitabile per la crescita e lo sviluppo di una cultura e di una esistenza spirituale). |
10-09-2014, 17.12.46 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-08-2007
Messaggi: 603
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Riferimento: Percorso di crescita spirituale
Citazione:
Qualsiasi cosa tu faccia, o non faccia, arriverai a Destinazione. Buon Cammino. |
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13-10-2014, 05.44.26 | #9 |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Riferimento: Percorso di crescita spirituale
Naturalmente è di fondamentale importanza avere un minimo di chiarezza su cosa intendiamo con “spirituale” così giungiamo a comprendere a quale cammino ci stiamo riferendo. Questo a mio avviso è il centro del nocciolo che necessita di essere sviscerato. Parliamo di etica? Di morale? Di coscienza? Di consapevolezza? C’è una differenza tra queste? Sentiamo che ci sia una differenza tra queste? Reputiamo che vi sia una differenza tra queste? Cosa stiamo in realtà cercando? Di cosa sentiamo bisogno e necessità? Le parole prive di una coscienza di senso sono vuote, sono un veicolare apparente. Non danno nulla perché non sfiorano lo stato di coscienza. Non c’è comunicazione tra mente e mente. Non avviene alcuna comunicazione, alcun abbraccio. Affinché vi sia comunicazione autentica è necessario vi siano due esseri in relazione l’uno all’altro. Non due corpi, non due cervelli, non due modalità di pensiero ma due coscienze, due menti, due anime intere, allora la comunicazione può avvenire, il miracolo della comunicazione può avvenire, l’abbraccio autentico realizzarsi. Non uno scambio ma una mutazione: ecco l’abbraccio. Lo scambio è vuoto. I pensieri pensati sono vuoti. I loro abbracci di superficie, apparenti. Il bello apparente. Persino ciò che è sgradevole resta alla superficie senza che nulla per davvero vada a significare nel profondo. Può solo essere ornamento, brutto o bello che sia, alla nostra coscienza. Ma nulla è accaduto. Noi siamo restati ciò che eravamo, più o meno mentalmente consapevoli di queste mutazioni apparenti. La nostra coscienza è la medesima di prima. Se per spiritualità intendiamo l’abbraccio autentico è necessario che vi siano perlomeno due coscienze autentiche. Non due coscienze mentali ma due menti. Qualcuno direbbe due anime ma io preferisco usare il termine mente inteso come coscienza autentica, interezza profonda. Forse allora quando parliamo di percorso spirituale ci si riferisce alla ricerca di questa coscienza profonda, di questa interezza autentica. Coscienza di cosa? Interezza di chi? Da queste domande poste per davvero parte la ricerca. Non questioni poste alla superficie della nostra pelle. La ricerca “spirituale” non è un lavaggio del cervello. Non è sostituire un mondo mentale con un altro. Non è cambiare i parametri attraverso cui funziona la nostra mente ma è l’incontro autentico con quei parametri mentali attraverso cui funziona la nostra coscienza. L’incontro autentico con la mente presuppone una ricerca non alla superficie dell’essere ma in tutto quello che forgia la nostra anima, il nostro stato di coscienza. Questo tocco sino alla profondità del nostro essere non è vuoto perché porta in emersione la nostra vita più profonda, la nostra anima sottostante, quella troppo spesso nascosta da cumuli di apparenze. Non abbiamo bisogno di lezioni spirituali, di pensieri brillanti ma di autenticità. Di comunione autentica. Di riscoperta della nostra bellezza. Di una bellezza che ci appartiene proprio perché non possiamo possederla.. solo risvegliarla, comunicarla, esserla. Questo potere è un potere pieno, che non soffoca, che non appesantisce, che non nullifica, che non lascia vuoti. La nostra natura profonda è calda quando la nostra mente ha bisogno di calore, fresca quando la nostra mente necessita di leggerezza autentica, non è il nulla dell’impotenza ma il vuoto luminoso dell’accoglimento autentico, di una base compatta, di una radice imperitura. Non è un pensiero anche se la possiamo pensare, non è una coscienza anche se la possiamo sperimentare, è ciò attraverso cui siamo e siamo per davvero. Non possiamo giungere a toccare la nostra mente, la nostra natura autentica sfiorandoci alla superficie come nel “fare” sesso. E’ necessario spezzare i confini.
Dove quindi può avvenire comunicazione autentica se non fra esseri autenticamente giunti a quell’interezza del sentire? Questa è l’unica “competenza” necessaria poiché si tratta di risveglio e non di addestramento. E’ prendere coscienza profonda del nostro stato di coscienza mentale e questo è possibile solo nell’abbraccio profondo dove ci permettiamo di essere. Siamo esseri umani, respiriamo; la comunicazione autentica è il respiro della nostra anima, la sua vita e la nostra coscienza. Questo respiro dell’anima purtroppo per l’essere umano è ancora una conquista, un lusso. Semplice è trovare naturale l’assenza di un senso (percettivo) del quale pur sentendo la mancanza ne abbiamo scordato potere e sapore. Un senso però che è funzione. Bloccato il respiro perdiamo coscienza. Senza autentico fluire, privati di comunicazione autentica, sopravviene la morte. La nostra e la mia speranza è che ci si ribelli ai mostri generati da questo sonno della ragione sino a riscoprire il valore ed il sapore autentico di essere, quello di sperimentarsi per davvero, senza attendere il permesso sindacale, di ammettere una buona volta che soli siamo nulla e che l’interdipendenza non è una malattia dalla quale si guarisce possedendo saperi, merci e anime ma la nostra profonda indistruttibile identità. Cancellata l’identità ogni gioia è vana. Ogni dolore, vano. Il nulla. Il limbo. Nemmeno l’inferno. La tua coscienza è la mia coscienza, ogni tuo passo il mio passo. Ogni tua sconfitta la mia sconfitta. Se non ci riconosciamo non c’è nessuna illuminazione, non la tua né la mia. Abbiamo terrore di non essere e crediamo di poter possedere una nostra identità mantenendo a denti stretti il confine inesistente. Così diventiamo sterili come deserti, la nostra sorgente terra di palude. O ci avviciniamo scambiandoci le nostre miserie, senza relazione alcuna, soffocandoci della medesima aria tossica. Tutto questo lo chiamiamo necessario e reale mentre il tempo scorre ma non cancella memorie. Il culto dell’indipendenza non è che il confine spesso a murare le nostre menti, ognuna nel suo loculo, il dialogo un mausoleo per morti. E’ questo il destino ineluttabile, restare embrioni? Quale possesso senza appartenenza? A chi, a cosa accettiamo (scegliamo?) di appartenere? Dove inizia il nostro mondo? In quale autentico sentire inizia il nostro mondo? In quale autentico sentire radica il nostro mondo? Sentiamo? Siamo ancora capaci di sentire? Oppure ci rispecchiamo l’uno nell’altro credendo di sentire? E’ questo specchio l’origine del nostro terrore e l’inizio del culto dell’indipendenza? Una indipendenza di identità simulacro di un autentico sentire? Quanta coscienza autentica abbiamo di ciò che stiamo sentendo? Quanto ci perdiamo dietro le parole invece che andarci dentro, tuffarcisi dentro? Sciolte le parole emerge l’autentico. Fosse anche un punto minuscolo di vuoto capace di accogliere, di essere. Una ben differente identità. Non una mimesi. Non un confine. Non l’attività della passiva inerzia. Non assenza. Non conflitto. Potere. Sconvolgente potere. Sconvolgente luce di raziocinio. Sensibilità autentica. Intelligenza pura. Raggiunta (emersa) l’identità autentica possiamo allora domandarci sull’esistenza ed il senso. Mi dispiace che abbia avuto anche tu quell’esperienza tiepida e svuotante di quegli incontri più simili a seminari pseudo culturali che a incontri autentici. In fondo il cosiddetto materialismo spirituale consta proprio in quella gestione accademica dei percorsi dell’anima come se perno centrale non fosse la preziosa ricerca di una intimità dell’anima ma un qualcosa di esterno da assimilare, preferibilmente nel supino inerziale silenzio o in un accennato mimando di dibattito intellettuale. Riunioni volte a informazioni per quarantesima mano di pensieri, esperienze, tradizioni dove l’autentica personale messa in gioco è più che spesso totalmente inesistente. Nessuna magia, nessuna intimità, nessuna comunicazione autentica, nessun fluire, nessun contagio solo la spossatezza di un’ora lasciata scorrere fuori campo. D’altronde toccare e lasciarsi toccare presuppone un’interezza autentica non la sbiadita cornice di una solidità abbracciata per ripiego. Mi riferisco principalmente a chi si fa carico di quel volontario progetto di comunione “illustrata” ma anche seppure più debolmente a tutte quelle persone che pur presenti al loro sentire reggono per necessità nevrotica di coesione il suo gioco. L’intimità dell’anima si dona per necessità non si baratta. Sarebbe come credere di poter amare a comando. Trasformare questa esperienza in un lavoro è la negazione stessa di fine e mezzo. Logico sarebbe dividere l’affitto di un locale qualora necessiti per davvero un luogo che differentemente non si possa altrimenti condividere. Il mezzo ed il fine sono inscindibili, da sempre e comunque. Sono peraltro anche sicura che se davvero giungiamo a desiderare l’incontro non solo non accetteremo simulazioni di sorta ma avremo senz’altro maggiore possibilità di avvicinarci a persone che come noi sentono fondamentale la profonda interezza nell’incontro. Un tempo pensavo che pur con tutti i limiti il forum potesse essere uno di quei possibili luoghi di incontro. Nel tempo sono giunta a conclusione che al pari di ogni altro luogo non autogestito le simulazioni più o meno consapevoli possono restare o persino prevalere all’ordine del giorno. Un terreno ancora più difficile da rendere campo di intimità non apparente o esibita. Ma non demordere.. svelati gli abbagli la sorgente di luce riesce a farsi strada sino a noi (o viceversa?). [Comunque sul forum ci sono molte vecchie discussioni magari fra quegli scritti un qualche indizio utile..] |
14-10-2014, 19.32.33 | #10 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 06-10-2014
Messaggi: 49
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Riferimento: Percorso di crescita spirituale
[quote=Mr.Hyde] .".....sono alla ricerca di un cammino spirituale (non religioso) da intraprendere ......."
Ho molto apprezzato questa frase che descrive il cammino che ritengo di aver intrapreso da qualche tempo è che spero (e forse al momento ho la presunzione di esserne convinto) mi faccia continuare a vivere in serenità' (pur con tutte le sofferenze materiali e spirituali che la vita comporta). Sono stato educato al cattolicesimo che ammiro sotto molti aspetti, ma sono diventato contrario a tutte le religioni che pretendono di possedere la "VERITÀ' " basata su....? Sono diventato anche contrario alla cultura intesa come conoscenza di pensieri di persone considerate autorevoli: credo, come citato da qualcuno che non conosco, che la cultura e' ciò che resta quando hai dimenticato tutto. Per quanto riguarda la spiritualità concordo con un'altra citazione non mia : noi non siamo esseri umani che vivono un'esperienza spirituale; noi siamo esseri spirituali che vivono un'esperienza umana. E l'esperienza umana l'ha iniziata l'uomo(essere spirituale) prima della nascita di qualsiasi religione (creazione razionale umana). Pertanto e' nel nostro stesso essere che dobbiamo ( e possiamo) avere coscienza del senso della vita. A questo punto il discorso diventa estremamente più ampio ed esiste un'altra rubrica coordinata da Ivo Nardi che è interessante seguire. |