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09-02-2016, 17.09.31 | #63 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 18-12-2015
Messaggi: 78
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Riferimento: La lotta tra bene e male
Citazione:
Non è comunque una novità che i Santi fanno miracoli, anche se siamo persone di poca fede, quel poco basta per tenere accesa la speranza e per avere la direzione verso la quale procedere. |
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10-02-2016, 00.13.42 | #64 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 09-08-2014
Messaggi: 86
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Riferimento: La lotta tra bene e male
Citazione:
Ho apprezzato molto questo intervento e con i debiti aggiustamenti lo condivido. Credo che il male, inteso soprattutto come violenza inferta, ci colpisca di più perché è in relazione con la parte più "fisica" del nostro essere, quella che come dice Paul mette in gioco la nostra sopravvivenza. In essa c'è il ricordo di quando eravamo prede di carnivori più grandi e forti di noi. E' interessante constatare che le religioni si sono sviluppate contemporaneamente alla storia e alle istituzioni. Indubbiamente esse fanno parte di quel processo di "educazione", affinché la violenza possa essere confinata e proceduralizzata, dapprima attraverso i riti e i sacrifici e successivamente con i processi di giustizia e le pratiche amministrativo-burocratiche. Se questo dovesse essere il percorso, dovremmo trovarci in una società più mite e buona, cosa che non è a giudicare dai telegiornali. Eppure sono accaduti eventi straordinari nel recente passato che denunciano davvero un passaggio verso forme di convivenza "superiori". Un grande impero (quello sovietico) è caduto senza spargimenti di sangue. In Sudafrica vi è stato un passaggio di consegne del potere quasi indolore. Altri conflitti, ovviamente confutano quello che sto dicendo e la via verso la Zivilization resta ancora ardua. Da una diversa prospettiva il problema del male nel mondo si rappresenta come l'esatto contrario della precedente visione. Non c'è un male dell'uomo che viene progressivamente controllato ed educato (come nella visione psicoanalitica classica) ma il male proviene dall'hybris dell'uomo che ha mangiato il frutto dell'albero della conoscenza (Adamo) o che ha rubato il segreto del fuoco agli dei (Prometeo) o che ha ucciso il mostro del labirinto (Teseo). Il bene era nello stato di natura. Una volta avviata la storia, il male si è instaurato nei nostri cuori e non è più uscito. Forse allora il male può essere descritto come una tara nello squilibrio creato dall'uomo, una volta entrato nella storia: uomo che, organicamente, è ancora esattamente come centinaia di migliaia di anni fa, quando era una preda della tigre a denti a sciabola, ma ora culturalmente detentore di un potere che non risponde più ai dettami della natura, dove il male è solo quello necessario, impartito dalle leggi della sopravvivenza (e quindi non è un male, in fondo). Questo surplus di potere si declina così facilmente in surplus di male e di violenza, e in virtù del nostro organismo e della nostra mente arcaica, finiamo per essere maggiormente colpiti dal male, sia in termini di fascinazione, che in termini di paura. In sintesi: c'è una prima visione per la quale l'uomo originario va educato per arginare il suo istinto predatorio (Freud, Elias), oppure va lasciato libero di essere così (Nietzsche, Sade) e c'è una seconda visione, secondo la quale l'uomo è diventato violento nella storia, abbandonando la felicità dello stato di natura originario (Rousseau, i grandi miti greci, Genesi). Mi fermo qua e spero di essere stato più chiaro di altre volte. |
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11-02-2016, 00.18.16 | #65 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 18-12-2015
Messaggi: 78
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Riferimento: La lotta tra bene e male
Citazione:
Il male procede dal maligno esattamente come il bene procede dal Signore Dio. Più l'uomo perde il Signore nel suo cuore più il maligno s'incarna e opera il male usando l'uomo come suo strumento. Le varie tappe dell'evoluzione del male altro non sono che dei momenti in cui l'uomo si è lasciato prendere. L'uomo che si lascia prendere non è quello che decide di essere preso dal maligno, nessuno lo farebbe, ma chi si lascia ingannare. L'uomo consapevole non accetterà mai il male. Se l'uomo non cade nella trappola dell'inganno il maligno non il potere su di lui. L'unico segno per sapere se è presente in noi, consiste nello scoprire se siamo santi oppure no. Se non siamo santi siamo peccatori, non c'è una terra di nessuno. Il peccatore è colui che ospita lo spirito del male. Bisogno poi vedere la gravità del peccato perché più grande è il peccato più grande è il dominio dello spirito del male. Il più delle volte la persona non si rende neanche conto di chi c'è in lui. Infatti, quando succedono fatti gravi, spesso sentiamo dire: Ma era tanto una brava persona ecc...! Per i cristiani il male è il satana che ingannò Eva. Dove non c'è il maligno non c'è il male perché non è una creazione della mente dell'uomo, ma la sua presenza manifesta nell'uomo stesso. Le leggi per combattere il male e i percorsi pscoformativi sono cose buone, ma non sono la soluzione del problema. Sono un po' come il secchio che mettiamo sotto il rubinetto che perde, è cosa buona ma bisogna riparare il rubinetto. Occorre c'è rende consapevole le persone a riguardo della loro condizione spirituale ed aiutarle a confidare nel Signore Dio che le liberi e le protegga. Le istituzioni purtroppo non accetteranno mai questo, perché più l'uomo si allontana dal Signore Dio/sapienza più diventa stolto, gli stolti, al contrario delle persone intelligenti, sono facilmente dominabili. A questo punto non ci resta che scoprire la nostra verità e cercare la nostra liberazione dal male confidando nel Signore Dio. |
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11-02-2016, 00.34.22 | #66 |
Ospite abituale
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Messaggi: 899
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Riferimento: La lotta tra bene e male
Una delle cose che dovrei capire(ma temo sia impossibile) è l'origine, prima ancora dei Veda, degli Egizi e dei Sumeri, e la storia non ci aiuta a capire prima ancora della scrittura quando le trasmissioni di conoscenza erano orali e perchè in quel tempo fu adottato un determinato linguaggio. Inizi bene ,ma perdi dei passaggi fondamentali. all'inizio il simbolo è totalizzante , o bene o male. Un dio non è mai ambiguo, rappresenta o il bene o il male. I miti greci che illustri rappresentano singole caratteristiche. Ora la mela di Eva significa la perdita dell'innocenza nel bene, in quanto viene introiettato il male e l'uomo diventa ambiguo (è sia bene che male, può fare del bene e del male). Fin quando il bene e il male sono ancora nei simboli divini, l'uomo divenendo consapevole della propria ambiguità formalizza il capro espiatorio e la purificazione nei riti. Il capro espiatorio è spesso l'innocente che s'immola per quella società che pecca e chiede quindi perdono al divino. E' il miglior agnello, è il bambino innocente , è la vergine ad essere immolati.Purezza e innocenza vengono per mondare i peccati di tutti. Ma il fondamento è capire che la natura umana non è mai cambiata, mutano le culture, i costumi, i linguaggi, ma l'essere.... l'essere umano è così (se poi sia la caratteristica della settima razza umana descritta dei Veda, è difficile esserne a conoscenza). Le culture traspongono nei simboli che mutano ,cultura per cultura.. Non crediamo che nella contemporaneità quei rituali ,ma sopratutto i nostri impulsi,siano annichiliti, semplicemente hanno destinazioni diverse.La conoscenza non libera l'impulso psichico, la dimostrazione sono i lager, L'Isis, la follia è insita nell'uomo.Noi potremo fare un domani viaggi interstellari, magari, ma non muterà la nostra natura. Semmai la conoscenza può alimentare una superiorità nella coscienza,quando diventa consapevolezza che può fare del bene o del male, in quanto la stessa conoscenza può aumentare il male. Ma l'uomo è consapevole da sempre di essere ambiguo e di vivere questa sua ambiguità con sofferenza esistenziale. La morale nasce da questa conoscenza. Lo squilibrio è un effetto esterno dello squilibrio interno. Non potrà mai essere il fuori che muta il dentro, semmai l'oggetto di conoscenza può far riflettere il soggetto agente nella conoscenza e maturarne la coscienza.. Le culture occidentali che via via appaiono nella nostra storia sublimano sempre più gli istinti, indirizzandoli .Ma se non funzionano in quanto mancano di potenza ( per questo ritengo la tecnica non potente a livello psichico, ma potente come meccanismo in sè), l'uomo manifesta la sua malattia nell'alienazione, nell'ansia, nel disagio esistenziale di vivere. A mio modesto parere solo il nazismo e per certi versi il fascismo sono stati più potenti della tecnica, in quanto regimi antimodernisti, antipositivisti, semplicemente perchè fanno riaffiorare il mito, perchè miti erano i loro fini e i loro simboli (il fascio, la svastica), per cui emerge la violenza repressa e non sublimata, indirizzata nell'istituzione, in quanto la stessa istituzione amplifica il mito della conquista del popolo, l'identificazione e di nuovo separazione fra il bene e il male (il razzismo ad esempio). Ovviamente il mio non è un giudizio di valore, (anzi sono contrario a quei regimi), ma l'errore storico, se c'è, è non averne capito il come è possible psicologicamente indirizzare gli impulsi della folla di milioni di persone verso scopi e fini che erano duemila anni prima nei miti. Sono favole che tipi di regimi come questi sono superati, guardiamo al califfato dell'Isis, è potere e identificazione. Il capitalismo, il consumismo, non ha questa potenza psichica, perchè il consumo è usa e getta e il desiderio deve sempre essere riproducibile quanto il prodotto che soddisfa momentaneamente. Un simbolo è tanto più potente quanto più dura nel tempo. Quindi la potenza è nel tempo, il superficiale del consumo è il breve lasso d tempo che continua a insoddisfare. Ma il meccanismo è deviare gli impulsi sublimandoli nell'oggetto esterno.I simboli del capitalismo in parte sono gli oggetti, ma sono soprattutto i logo dei produttori i veri simboli identificativi , i segni del potere economico. Io penso, riprendendo il tuo finale argomentativo, che l'uomo sociale sia divenuto tale per convenienza di sopravvivenza, la forza era nel numero del gruppo sociale. Questo fa sì che i compiti furono divisi, chi caccia, chi alimenta il fuoco, chi costruisce gli arnesi,chi difende donne e bambini mentre gli altri cacciano, ecc.. Come ho scritto altrove non conosco così approfonditamente Nietzsche per darne un giudizio completo. Ad esempio potrei dire che l'eterno ritorno è un concetto antichissimo della palingenesi che arriva a noi attraverso il linguaggio alchemico nel segno del serpente che si mangia la coda, l'uroboro, ma dovrei approfondire l'autore. La morale è comunque sublimazione di una consapevolezza, che devia l'impulso, lo educa trasponendolo, quindi o lo reprime o si scarica energeticamente. Di un'altra cosa sono ormai convinto che la sacralità è molto importante nel simbolo, come capacità di intrecciare il totem e il tabù. Per questo sono temuti i fanatismi religiosi. Il laicismo dissacra, ma tenta di spostare il sacro sacralizzandone le istituzioni, ma non si può basare l'individualismo senza una identificazione collettiva che un tempo erano i concetti di patria e di nazione.Oggi la crisi è individuale ma anche sociale perchè non c'è nulla che scarica la necessità di fiducia identificativa in qualcosa. Il buon selvaggio di Rousseau perde parte della propria libertà vincolandosi al gruppo sociale.In cambio di maggiore sicurezza perde parte della libertà. Quindi per finire: l'uomo non ha mutato storicamente la propria natura, il proprio essere; l'uomo è consapevole della propria ambiguità sia del bene e del male , adatto che il peccato e la tentazione vengono dalla carne allora vi identifica i simboli del male e sposta nell'etereo spirito il bene.L'ascesi diventa sottrazione del corpo per una mistica spirituale. Se la natura umana non è mai mutata non sono mutati gli istinti o impulsi psichici, ma mutano semmai i simboli identificativi nella storia culturale.Tanto più una cultura è evoluta, tanto più tenta di sublimare l'istinto nel concetto ,sposta l'estetica nella logica. Ma proprio l'arte nel linguaggio estetico si sottrae e rifiuta per prima l'alienazione. Dal dadaismo al surrealismo e altri , sono tutti manifesti che mostrano il disagio umano .L'arte quindi nella cultura che non riesce a soddisfare l'impulso diventa il luogo del simbolo e del segno del disagio, dell'individuo massificato, ma nello stesso tempo di un individualismo iperamplificato, ma privo di identità. O c'è il sacro oppure quell'identificazione non so se possa essere sublimata in un altrettanto simbolo potente, non credo affatto che scienza e tecnica lo possano e infatti l'uomo sta decadendo immerso in questi superficiali oggettuali contenitori culturali. |