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18-04-2014, 23.45.35 | #32 |
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Riferimento: La lotta tra bene e male
Il femminile e il maschile col concetto di bene e male non c’entrano nulla a mio avviso
[se non nell’accezione specifica della modalità del linguaggio che ad un immagine concettuale contrappone il suo speculare]. Sotto i termini bene e male non intendiamo qualità di espressione di una forza ma il corrispettivo (morale) di utilitaristica finalità. Il male è male in quanto risponde al fine d’essere utile alla visione di sé medesimo. Idem per il bene. Fine in sintesi di ogni possibile disquisizione ed implicazione. Chi sia questo "sé medesimo" lo sa solo il soggetto che personifica tale immaginario.. La qualità penetrativa, la qualità accoglitiva (quanto è fraintendibile scrivere al posto “accogliente”), non sono nemmeno se vogliamo polarità se non come speculazione dell’immaginario del linguaggio. Il medesimo concetto di speculare rende forse meglio l’idea del concatenamento di forze apparenti determinate dalle configurazioni delle medesime qualità, che secondo prospettiva paiono reciprocamente speculari. Ora, portare questo schema simbolico dell’interazione in ambito di significato significa giungere a cogliere quella medesima necessità di imprescindibile relazione configurata proprio dalla natura interattiva oserei dire di ogni realtà. Che le realtà anche quelle concettuali (esistono forse realtà che prescindano dall’azione del pensarle in qualche modo tali? Non credo visto che a coniare il termine di realtà è la nostra coscienza concettuale.) siano in relazione non significa però giungere ad affermare che la realtà sotterranea all’essere o la realtà dell’essere sia la necessità speculare di una forza morale espressa in pro e contro, contro e pro che di per sé non avrebbero alcuna proprietà se quella di volta in volta relativa ad una ipotetica finalità e significato morali. Questo portare la configurazione della proprietà della duttilità e della interattività della forza o qual si voglia chiamarla, dell’universo dell’essere (forza che peraltro è dell’universo e dell’essere e pure della forza medesima: nuovamente le parole arricchiscono ma portano poi a comprendere che quella distinzione appartiene di massima solo al nostro immaginario sensoriale e differentemente per ora sembra altrimenti non ci sia concesso) non coincide affatto col presunto significato di un conflitto in termini morali né di una bontà o di una malvagità di tale proprietà fondamentale. E’ l’utilità che dona il significato morale ad uno schema a sintesi della “sostanza” che però esula da questa ed è terreno e concezione monca di una danza, sì, ma non tra male e bene ma al massimo tra apparire e cedere, quella apparente polarità o meglio ancora specularità di un reale e di un essere di fronte al quale ci sfugge qualunque fondamento di possibile identificazione che non sia una più semplice potenza di non forma. Ovvero.. temo che spesso si confondano letture che stanno su piani differenti di indagine.. Il cosiddetto bene e male stanno sul piano politico (dentro l’uomo), la visione del senso di quella politica chiamiamo bene e male e traslando su differente piano portiamo quella visione non radicale su di un terreno che invece radicale è, quello del senso dell’essere che differente è dal senso politico dell’essere uomo. Non mi è per nulla facile cercare di mettere a parole questo intendere.. spero qualcosa sia risultato chiaro.. Questo -torno a ripetere come fatto in altre discussioni per amore di correttezza visto il tema importante- non significa affatto che il male ed il bene od ancor meglio che la malvagità o l’umanità siano concetti relativi e superflui ma che comprenderli significa portare in emersione un conoscere intorno alla propria natura ed alla natura dell’essere umano che non si fermi di fronte alla più superficiale evidenza di ciò che secondo tradizione ed usi sia conforme al lieto vivere od all’idea di spiritualità per rientrare nell’ambito dello scatenante del discorso. Pertanto esiste “solo” la luce.. se l’accendiamo. Oppure esiste “solo” il buio.. se l’accendiamo. Ma non esistono al di là del nostro accenderli. E quella apparente differenza di scelta di accendere l’uno anziché l’altro è solo un modo di sintetizzare livelli differenti di indagine intorno alle cose ed all’essere, diciamo principalmente, intorno a noi stessi. p.s @ Galvan Mi spiace tu non abbia potuto apprezzare la mia costruttiva critica all’infinito tendente al limite.. |
19-04-2014, 09.53.00 | #33 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: La lotta tra bene e male
Citazione:
Finalmente il peggior comportamento umano, giustiziare chi ha commesso gravi reati, fu bandito dall’umanità tutta. La pena di morte smise di esser applicata e ancor più, si investirono risorse e capacità per recuperar – con le dovute precauzioni – alla vita civile e di relazione i criminali. La speranza per una nuova era, un rinascimento della coscienza, se così si può dire, si rivestiva di fatti concreti. Tuttavia ci si rese conto ben presto che per alcune categorie (eh, questa attitudine a metter tutto in scatole l’uomo non la perse mai…) di biechi criminali non c’era modo di intervenir su quell’indole senza sopprimere in qualche modo parti della loro personalità. Pragmaticamente si risolse la questione raggruppandoli tutti in un unico luogo, un immenso deserto dove furono edificate strutture d’ogni sorta, per tenerli controllati permettendo loro di non esser solo cani in gabbia, ma di sviluppare attività e viver una vita sociale, sia pur nella limitata libertà. Passarono gli anni e uno di quei miliardi di sassi che ci girano sopra la testa (asteroidi, comete e quant’altro) del diametro di appena un chilometro s’incanalò su una traiettoria di collisione con la terra. Non ci fu nulla da fare, avvenne l’impatto e la civiltà come la conosciamo finì. Poco prima dell’evento l’evoluta umanità dovette decidere gli ultimi comportamenti. Si optò per la libertà di scelta e l’informazione dell’imminente apocalisse divenne pubblica. Accadde di tutto… a voi immaginare. Costernati i saggi del tempo videro riemergere quei comportamenti che ritenevano d’aver debellato e si chiesero qual fosse allora il senso di mantener imprigionati chi ne esprimeva di analoghi. Ma non fecero nulla, tanto s’aveva da morir tutti (anche se nessuno poteva saperlo con certezza). Tra sconvolgimenti climatici d’ogni sorta (questa non è fantasia, accadrebbe realmente) che resero inservibili le idolatrate tecnologie man mano l’umanità periva. I criminali reclusi nel deserto, scemato il controllo, riacquistarono l’effimera libertà e maggiormente dotati d’istinto di sopravvivenza (non avevano scrupoli… neppur per il cibo…) col tempo… molto tempo… mescolarono i loro geni con quelli degli altri pochi (donne, soprattutto) scampati. @ Gyta ho inserito il mio commento all’infinito quale contributo alla discussione, un diverso punto di vista non in contrapposizione agli altri (la mia perla dopo la tua, dopo le altre nella collana)… invero l’infinito contiene tutto, bene e male compresi… |
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19-04-2014, 15.08.31 | #34 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La lotta tra bene e male
Citazione:
........ Il Libro di Enoch è, per il Cattolicesimo, un testo apocrifo, cioè non riconosciuto tra i libri canonici. Non è così per i cristiani copti, che lo ricomprendono nel loro canone liturgico. In esso si narra la discesa dal cielo degli Irin, termine ebraico che sta per Guardiani o Vigilanti, sul monte Hermon in Palestina. Guidati dal loro capo Semeyaza, erano duecento. Tra i colonnelli di Semeyaza il più potente era Azazel. Questi angeli, cui era demandato il compito di vegliare sull’umanità, decisero di unirsi carnalmente alle donne terresti e di trasmettere un bagaglio di conoscenze ai nostri antenati. Similmente a quanto accadde a Prometeo, essi vennero puniti in quanto non era permesso loro fare nessuna delle cose che fecero. Soprattutto, dalla loro unione con le donne nacquero i Nefilim (o Gibborim), esseri giganteschi che iniziarono a devastare il mondo provocando l’ira divina. Gli angeli rimasti fedeli al Signore calarono dunque in guerra contro i fratelli che si erano mischiati con i mortali. L’arcangelo Raffaele sfidò in singolar tenzone Azazel e lo gettò nelle tenebre del deserto di Dudael, Michele annientò invece Semeyaza e gli altri Vigilanti incatenandoli sotto le colline della terra, fino al giorno del giudizio. Gabriele fu inviato contro i Nefilim. In seguito, Dio mandò il Diluvio per mondare ogni nefandezza. Echi di questi eventi si ritrovano nell’apocrifo Libro dei giubilei, nei Rotoli del Mar Morto e perfino nella Genesi(6;2,4), mentre i Vigilanti sono menzionati in Daniele (4;10,14,20). |
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19-04-2014, 18.37.21 | #35 | |
osservatore
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Riferimento: La lotta tra bene e male
Citazione:
è l' Assoluto. Quanto alle definizioni ( giusto, buono, onnipotente, Onnisciente, Provvidente..eecc...) sono concetti umani per poterLo " definire " e comprendere con la nostra mente. Almeno cosi' mi fu a suo tempo spiegato.. Tu scrivi " Se " Dio è giusto .. ebbene ( per i devoti ) Dio lo è eccome! Del resto vari passi delle Scritture, in modo inequivocabile, riportano proprio questa Sua " qualita'" . Vedi,come esempio Deut. 32,4 : .. perfetta è la Sua Creazione, tutte le Sue vie sono la Giustizia... Isaia 45,21: .. all' infuori di Me non esiste altro Dio; Dio GIUSTO e salvatore .. ecc... Salmo 11,7 . GIUSTO è il Signor Iddio, Egli ama le cose giuste .. eccc.... Salmo 145,17: Giusto è il Signore in ogni cosa .. eccc... Atti 10,34: .. Dio non ha preferenze di persone, è Giustizia di qualunque nazione.. Ti ricordo altresi' che i musulmani recitano quotidianamente i 99 ( novantanove ) bei nomi di Dio. Ovvero sarebbero " tutte le possibili " qualita' " esistenti per poterLo qualificare ( secondo la mente umana). ( ovvero : Al Lahu ( l' Unico ) - Al Rahmanu ( misericordioso )- Al Rahimu ( compassionevole ) - Al maliku ( sovrano) - Al Quddusu ( santo ) - eccc... n.86 : Al Muqsitu = il Giusto ). Come vedi, per i credenti, il dio della Creazione E' Giusto. Quanto alla tua ultima frase - sembrerebbe invece che proprio il Dio biblico abbia voluto espressamente creare il " sigillo " della Sua opera ...appunto l' uomo ( il fantoccio vivente .. salvo poi pentirsene Gn.6,6 )... ma questa è un' altra storia. ciao |
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19-04-2014, 19.46.29 | #36 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La lotta tra bene e male
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Ciao sebastian, scrivi che Dio è l'Assoluto. E mi trovi d'accordo. Ma se Dio è l'Assoluto, allora vuol dire che non solo è giusto, ma anche ingiusto. Proprio per questo, nella sua infinita bontà, dovrebbe lasciare l'uomo al suo destino. Ultima modifica di Davide M. : 19-04-2014 alle ore 21.01.41. |
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21-04-2014, 17.18.33 | #37 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La lotta tra bene e male
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Se fosse così millenni di filosofia Taoista e non solo sarebbero sbagliate. Avrebbero preso una cantonata micidiale. Scusa la facile battuta..., seriamente, se noi riconosciamo qualcosa è perchè possiamo relazionarla ad altro. Spesso esaminiamo le cose riferendole ad un aspetto emozionale umano. Quindi accade spesso che si rifiuti ad esempio il concetto di principio femminile associato al negativo o al passivo o alla materia perchè gli si attribuisce un valore emozionale di giudizio morale e umano. Ma così in ambito esoterico e spirituale non può essere. E' noto che siamo nel piano della dualità e questo vuol dire che i valori le forze e i principi polari coesistono inevitabilmente in questo piano di manifestazione. I simbolo del Tao, il Taiji, descrive perfettamente la cosa. Il punto di fine dello Yang è il principo stesso dello Yin. La notte finisce dove inizia il giorno, sono indivisibili, inscindibili. Ma il fatto che il giorno aument (alba giorno tramonto) non vuol dire che la notte non ci sia.. c'è ma al suo livello minore, diminuisce mentre aumenta il giorno e aumenta mentre diminiusce il giorno, ma esiste, se non altro da una parte del pianeta. Se fossero scissi non ci sarebbe più un parametro di realzione e non esisterebbero più in quanto tali, avremmo cioè superato la dualità... ma se siamo qui ci viviamo dentro. Noi per educazione siamo abituati a dare alle parole bene e male dei valori morali che ci rendono molto difficile la comprensione della necessità della loro coesistenza. Per questo motivo spesso la questione viene trattata sotto altri punti di vista. Le Leggi sotto cui noi viviamo sono il piano di manifestazione del bene e del male, della dualità e della battaglia di questi due aspetti. Il Male è la preservazione della Materia e il Bene è il passaggio ad una materia sempre meno densa. Non è questione di buoni e cattivi. E' questione che se non c'è tensione elettrica dentro il cavo della luce, la luce non si accende, e la tensione elettrica è data dai poli opposti. Per trovare il centro della terra, ho bisogno della bussola che mi indichi dove i sono i poli. Ma se al polo nord la forza del polo sud non fosse davvero attiva la terra si ribalterebbe e non lo fa. E' percettibile solo una forza ma l'altra compie la sua funzione pienamente. Per poter compiere un movimento fisico, devo necessariamente attivare e rilassare (rendere passivo) il corpo che se è completamente passivo non mi muovo più, se è completamente attivo resto rigido e non mi muovo più. A creare il movimento, che è anche la vita, è la continua opposizione degli elementi e delle forze. Quando si respira, se osservate non si liberano mai completamente i polmoni e non si riempiono mai completamente... tanto che esiste una tecnica nello yoga per farlo. Quando piego una gamba, i muscoli dietro si tendono e quelli davanti si rilassano e per raddrizzarla viceversa ecc ecc... tutto è un continuo alternarsi scambiarsi, gioco di polarità. Così si muove tutto. Il Bene ed il Male sono il gioco della polarità in cui viviamo. Se riconosciamo tutto quanto sopra anche il bene ed il male in quanto principi possono essere visti nella stessa maniera. Ripeto non è questione di buoni e cattivi, di morale sociale o personale, e' questione di principi e di leggi. So che magari questi esempi possono sembrare insensati e fuori dalla questione, ma l'analogia è l'unica cosa che può aiutare a valutare realtà più grandi, ed in questo caso più sottili, che è certamente più difficile osservare. Un'ultima cosa, se fosse che il bene esiste perchè è assenza di male e viceversa, vorrebbe dire che sono complementari. Cioè se si unissero si annichilirebbero... creando un terzo elemento. Come i colori primari. Non mi sembra che ciò sia riscontrabile in nessun elemento. Infine condivido l'idea dell'"Indifferenza" di Dio. Nel senso che non credo che Dio sia immensamente buono ma credo che Dio sia immensamente ed incomprensibilmente Giusto. In quanto tale la sua bilancio è sempre in perfetto equilibrio. |
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21-04-2014, 23.39.08 | #38 | |
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Riferimento: La lotta tra bene e male
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La concezione morale di bene e male è diversa da popolo a popolo e anche nello stesso popolo in tempi diversi, quindi la sua universalizzazione (ad esempio con l'imposizione dei cosiddetti "diritti umani") è quantomai indebita e fuorviante. Nella stessa Bibbia, soprattutto nell'Antico Testamento, si trovano episodi nei quali Dio appare tutt'altro che moralmente buono secondo il giudizio che attualmente si tende ad adottare. È quindi molto più sensato affermare che Dio è semplicemente giusto, non buono o cattivo a seconda che gli accadimenti incontrino il favore o il rifiuto della nostra coscienza morale. La Giustizia di Dio è quindi il parametro di riferimento, e i concetti di bene e male dovrebbero essere a mio avviso più sensatamente sostituiti con quelli di ordine e disordine: bene è ciò che è conforme all'ordine, male ciò che se ne discosta e costituisce quindi un disordine. Del resto il peccato, che genericamente si definisce come male, è descritto dai più acuti teologi di ogni tempo come un disordine, a partire da quello originale che primo fra tutti ha scardinato l'ordine gerarchico dell'universo sostituendo la volontá di Dio con quella dell'uomo. Una cosa che però si tende spesso a trascurare ma che è fondamentale per comprendere la Giustizia divina è che esistono due tipi di ordine: il primo è l'ordine divino, statico, immutabile, perfetto, che io solitamente chiamo apollineo utilizzando i concetti di Nietzsche. Il secondo è quello dionisiaco, dinamico, mutevole, imperfetto per definizione e incompiuto per costituzione, che è l'ordine terreno, o più in generale dell'universo fisico. Nel nostro mondo non vi è niente che non muti costantemente e ininterrottamente, ma tali mutazioni sono governate dall'ordine apollineo che provvede a mantenere un equilibrio fra di esse, e i concetti di equilibrio e armonia sono i più adatti per evocare e descrivere il riflesso che nel nostro mondo possiamo cogliere di quell'ordine apollineo che lo trascende. Bene sarà quindi tutto ciò che nei vari relativi ambiti sarà il più possibile equilibrato ed armonico, quindi ordinato, mentre male sarà ovviamente il suo opposto. L'uomo è, a quanto possiamo constatare, l'unico essere che ha tentato e tuttora tenta di elaborare un proprio ordine, un ordine adattato alle sue particolari esigenze, e per fare questo piega la natura ai suoi voleri provocando una serie sempre maggiore di disordini. Negli ultimi secoli questo comportamento appare quanto mai evidente e gravido di ripercussioni, anche perchè le azioni umane tese a costruire il "paradiso in terra" ovvero un mondo a immagine e somiglianza dell'uomo hanno acquisito il carattere della progressiva velocizzazione, per cui oltre a non rispettare gli spazi della natura da qualche secolo in qua non ne rispettiamo più neanche i tempi. Quindi a dispetto di tutti i predicatori di ogni chiesa (anche laica) il bene non si concretizza nel "fare" azioni buone o presunte tali, ma decisamente nel "non fare" e lasciare che un ordine ben superiore e sensato del nostro si occupi di gestire la dinamicitá del nostro mondo, come insegna fra l'altro la splendida dottrina taoista del wu wei. Il non fare però non significa affatto rimanere immobili, che sarebbe anche impossibile poichè non si può fermare il divenire del mondo e di noi stessi, ma adeguarci naturalmente ai tempi, ai ritmi e alle variazioni del mondo in cui viviamo, cercando di comprenderli e farli nostri. Ogni ordine umano che si tenterá di elaborare in termini di ideologie, filosofie, utopie e altre più o meno originali visioni del mondo, per poi progettarle e realizzare su questa terra il cosiddetto "mondo perfetto" in cui la storia avrà fine, sarà da questo punto di vista un "male", poichè il tentativo di instaurare un ordine statico come sarebbe quello umano in un modo dinamico come il nostro è il maggior disordine che si possa concepire. La Giustizia di Dio si esprime nella sua Volontà, e questa la possiamo cogliere quotidianamente nella manifestazione della vita in tutte le sue forme, che dal punto di vista umano potranno apparire a volte tragiche e a volte meravigliose, ma se si riuscirà ad elevarsi con lo sguardo dal nostro miope punto di vista si riuscirà a cogliere la perfetta armonia che le trascende. |
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22-04-2014, 00.15.46 | #39 |
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Riferimento: La lotta tra bene e male
@ kri
Ecco, io penso che sia l'esatto contrario di quanto affermi, e cioè che noi non riconosciamo perché relazioniamo qualcosa con un'altra; bensì noi relazioniamo qualcosa con un'altra perché riconosciamo, l'una e l'altra. Se non riconoscessimo, non potremmo mettere in relazione alcunché, perché non avremmo termini di paragone. In effetti un terzo elemento, come lo chiami tu, ci sarebbe, ed è la natura, dove bene e male non esistono. Anche la metafora della tensione elettrica che fa accendere la luce, è molto aleatoria, perché la polarità opposta permette solo il passaggio della corrente, ma in natura esistono solo la luce o il buio. Aut aut, non et et. Io penso ad esempio ad Auschwitz, dove Dio ha spento la luce. Niente aurora, né crepuscolo. Solo buio. |
22-04-2014, 00.48.29 | #40 |
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“Ciò che fa apparire ora lo yin ora lo yang è il Senso”.
Ci sono sempre state enormi difficoltà nel tradurre testi antichi, nel riportarli al loro senso originale dal contesto cui facevano parte.. A volte basta usare il proprio intuito per comprendere che alcune immagini vengono nelle traduzioni approssimate.. possiamo comprendere la contaminazione di un testo anche semplicemente riferendoci ad un testo dalle dubbie origini, l’ i ching, considerato forse a torto confuciano dove i commenti postumi per l’appunto di confucio danno alle originali immagini significati prettamente rivolti ad un’educazione politica, dunque molto differente dall’impostazione simbolica di riferimento volta all’osservazione delle forze della natura, dove l’uomo è visto come risultato dell’incontro fra cielo e terra.. D’altro canto anche ai nostri giorni determinati vocaboli non sono comuni a tutte le lingue e l’esatta traduzione non è possibile se non tramite perifrasi. Penso che una disposizione intuitiva nella lettura dei testi possa portare all’osservazioni di incongruenze che altrimenti vengono accettate a torto come parte delle argomentazioni dando inizio così ad elaborazioni interessanti ma non per questo fedeli al senso originario.. Yin e yang non stanno per femminile e maschile ma per determinate caratteristiche complementari degli aspetti della forza che origina il reale. Alla base è la parte evidenziata in luce e la parte evidenziata all’ombra; sempre immagine qualitativa è la recettività e l’effetto penetrativo, la duttilità e la rigidità, l’avanzare e il cedere, aspetti apparentemente polari ma che designano il senso stesso non scindibile solo all’apparenza duale. Il movimento è la stasi e la stasi è in realtà movimento. L’unico “bene” di cui si parla è la comprensione di questa forza che determina il reale. Nell’assenza di comprensione risiede quella disposizione naturale attraverso cui ci si riconosce in pienezza e che porta al tentativo destinato a fallire di una lotta verso la propria medesima natura completa. Non c’è menzione di una forza femminile e di una maschile ma di una unità inscindibile che si presenta ora mostrando un lato in luce, yang, ora il medesimo lato in ombra, lo yin. Lungi quindi dalla distinzione di due forze contrapposte ma di un’apparenza che non compresa appare come Senso velato. L’unico male menzionato per evoluzione di concetto è l’assenza di questa comprensione alla base del reale che appare ora come luminoso ora come ombra. Il Senso è in una sua limitata accezione al termine puro bene. Questo è quanto mi risulta da quel poco di analisi alla questione.. Torno a ripetere che lo stesso i ching è stato scritto in più riprese e l’intero commentario è parte successiva di interpretazione ai simboli cui seguono le immagini originali intrise di quel misticismo che certo non ha a cuore il mero discorso politico di un movimento non solo apparente ma finalizzato ad una presunta vittoria di ben altre forze quelle del potere del sovrano e quelle dell’ubbidienza del suddito. L’attività energica e quella passiva, come peraltro le immagini che danno luogo agli esagrammi della pace ed il ristagno, non sono che quel medesimo luminoso ed in ombra che svelano il Senso sotterraneo. All’origine null’altro che il simbolo d’ispirazione numerica rivolto al molteplice come apparente estrinsecazione dell’unità non potendo in verità l’unità contemplare altro che sé medesima, al fine di un linguaggio capace di comunicare con quell’assoluto differentemente non disputabile, poiché il Tao, dalle medesime parole di Laoze che ne delinea per primo il significato metafisico nel tao-te-ching, è “ineffabile, è l’informe, l’insondabile”. Penso che la principale esplicazione del Senso stia in queste poche parole a definirla: “Si ha un bel riunire trenta raggi in un mozzo, l’utilità della vettura dipende da ciò che non c’è. Si ha un bel lavorare l’argilla per fare vasellame, l’utilità del vasellame dipende da ciò che non c’è. Si ha un bell’aprire porte e finestre per fare una casa, l’utilità della casa dipende da ciò che non c’è. Così traendo partito da ciò che è, si utilizza quello che non c’è.” In queste parole è racchiuso tutto il Senso e la virtù. Ed ancora, << “Sforzandomi per quanto possibile di definirla con un nome, la chiamo “Grande”. “Grande” significa “procedere”; “procedere” significa “allontanarsi”; “allontanarsi” significa “tornare” >>- ecco il chiaro e lo scuro, ecco i contrapposti nel delineare una via di cui altrimenti non sarebbe possibile parlare: “La Via ha la semplicità del senza-nome (senza termini). Dal momento in cui si taglia (questa semplicità), ci sono dei termini (per le varie categorie). “ Queste le mie considerazioni intorno alle infinite disquisizioni sull’apparenza del tao e la sua metafisica disputata in realtà per mezzo della via dedotta in virtù.. Ultima modifica di gyta : 22-04-2014 alle ore 07.43.00. |