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06-11-2007, 13.38.58 | #32 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Riferimento: il Dubbio........
Citazione:
Gia'..e' proprio cosi. Ogni religione ha, con il tempo, costruito la sua personalita'..ne piu' e ne meno... |
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06-11-2007, 13.41.37 | #33 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Riferimento: Dubbi sul Buddismo
Citazione:
Il Vuoto e' l'aspetto impersonale..mentre la manifestazione e' quello personale (la forma). I due aspetti si compenetrano e sono indivisibili. |
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06-11-2007, 14.35.53 | #34 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: Dubbi sul Buddismo
In maniera molto semplice: mi sembra che l'insegnamento di Gautama consista nell'affermare che l'uomo, può con la sua mente e col suo corpo, raggiungere delle verità essenziali, delle illuminazioni.
Fondamentalmente questa rivelazione consiste nell'individuare un "metodo" per tagliare le radici della sofferenza umana di cui è un profondo analista per approdare ad uno stato superiore. Dell'induismo, in cui nasce e cresce, conserva tutte le dottrine che gli si attribuiscono, purificate dai riti e dalle liturgie induiste. Un riformatore dell'induismo. Non posso dirmi buddista perché sono persuaso che la sofferenza non solo non è eliminabile e non ce ne possiamo affrancare ma in linea di massima è proprio il mezzo che ci permette di approdare ad uno stato superiore di benessere, il solo possibile in questa esistenza. Non è molto chiaro se queste illuminazioni gli vengano da "esseri spirituali", propendo, però, per questa interpretazione dal momento che Gautama si rende conto dell'inutilità dello sforzo ascetico. Il Budda rappresenta una speranza per tanta umanità ed il buddismo educa alla compassione...e non è poco. Ad Assisi i monaci buddisti hanno pregato insieme ai rappresentanti delle altre religioni, l'unico Padre...ognuno lo chiami come vuole. |
06-11-2007, 14.58.01 | #35 |
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Data registrazione: 31-10-2007
Messaggi: 31
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Riferimento: Dubbi sul Buddismo
UNA e LA.
Il Buddhismo è UNA religone,lo zen è LA religione. L'Islamismo è UNA religione,il Sufismo è LA religione. L'Ebraismo è UNA religione,il Chassidismo è LA religione. L'Induismo è UNA religione,il Vedanta è LA religione. Il Cristianesimo è UNA religione,lo Gnosticismo è LA religione. Risultato? Zen,Sufismo,Chassidismo,Vedant a e Gnosticismo sono la stessa religione. Buddhismo,Islam,Ebraismo,Indui smo e Cristianesimo sono religioni tutte diverse fra loro e in eterno conflitto. Rigolen. |
06-11-2007, 20.32.49 | #36 | ||||||
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Riferimento: Dubbi sul Buddismo
Citazione:
Questa e' una tua opinione personale. Citazione:
Hai mai conosciuto un Sufi? Egli e' prima di tutto un buon Musulmano. Citazione:
E la Kabbalaq? In ogni caso trattasi sempre di ottimi fedeli della religione Ebraica. Citazione:
Il Vedanta e' sinonimo di Sanathan Dharma, quello che tu chiami induismo. Forse volevi dire Vedanta Advaita, non credo il Vishisthadvaita o lo Dvaita che sono sempre Vedanta. In ogni caso il Vedanta Advaita comprende in se ogni aspetto della tradizione, dallo Yoga alla Bhakti al Karma Yoga. Quello moderno comunque non prescinde dal totale abbandono di se e dalla concentrazione della mente in n sol punto (Ekagrata)....solo li inizia lo Jnana Yoga. Citazione:
Gnosticismo e' un termine molto generico.... Citazione:
Sbagliato, perche' il Sanathan Dharma integra qualsiasi istanza religiosa. |
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07-11-2007, 00.33.06 | #37 | |||
Utente assente
Data registrazione: 21-07-2004
Messaggi: 1,541
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Riferimento: Dubbi sul Buddismo
La cosa curiosa di questo thread è che all'apparenza sono state date tutte risposte differenti al problema. (Mettersi d'accordo, no, eh?)
Poi, andando avanti con le considerazioni, se devo essere sincero, l'utente rigolen mi ricorda quel mitico di un kantashi, vecchio utente di questo forum, bannato tempo fa. Lo stile di esporre le cose mi ricorda vagamente a lui che, nonostante le sparasse in genere grosse, era sempre simpatico da leggere. Yam d'altro canto non cambia mai. Facevo fatica a seguirlo un tempo, come pure adesso. Bisogna quasi diventare un tutt'uno con lui per capirlo. Noor dubito che lo vedrò mai scrivere più di due righe. Sempre breve e conciso. Bando alle ciance e subito al sodo. Van Lag mi pare che abbia quasi smesso di voler discutere nel forum. Interviene ogni tanto qua e là, ma poi, come è venuto se ne va. Zitto zitto, quatto quatto. (L'età porta consiglio?). Veraluce invece mi pare persa dopo tutti i vari interventi che ci sono stati... Ma se l'è cavata con la scusa che rileggerà il tutto riflettendoci sopra. Furba, non trovate? Poi, come sempre si è fatto vivo un qualche nuovo utente, snobbato dalla maggior parte degli altri utenti, con la conseguenza che come è venuto è sparito. Una meteora. E alla fine ci sono io (nella lista sopra ho tralasciato diversi - troppi - utenti, lo so, e chiedo scusa), che scrive in realtà per un unico vero motivo. Nel mio scorso messaggio dove ho messo "a.C." bisogna leggere chiaramente "d.C.", se no non ha senso. Ma visto che non posso mica solo intervenire per dire una cosa del genere, divago un pochino... Ecco come interpreterei io le parole dei seguenti utenti (giusto anche magari per dare una mano a Veraluce per capire il tutto o cercare di farlo): Citazione:
Il Buddhismo è ateo nel senso che il sistema che troviamo là per giungere alla liberazione dalla sofferenza non richiede alcuna grazia divina, bensì solo se stessi. Però, nonostante non ci voglia la grazia divina, lo stato di illuminazione che si raggiunge ha tutte le caratteristiche o quasi per essere considerato un qualcosa di divino (nel senso occidentale del termine), cioè uno stato senza sofferenza, al di fuori del tempo e dello spazio, senza bene o male, ecc. Insomma, volendo: Dio. Quindi il Buddhismo non è in sé ateo. Questo è quanto immagino abbia provato di dire Yam, nel suo primo intervento: Citazione:
Io, dal canto mio, quando dicevo che in ambito buddhista uno volendo poteva diventare dio ma non ne valeva la pena, parlavo non di Dio, ma degli dèi, insomma entità mortali, all'interno dello spazio e del tempo (quindi non Dio all'occidentale, o quanto espresso da Yam). Sperando di essere riuscito ad intendere al meglio gli altri, ed aver fatto un po' di luce (vera), concludo citando: Citazione:
Che mi ricorda parecchio Thomas a Kempis, quando diceva: Taedet me saepe multa legere et audire. (in De imitatione Christi 1,3) |
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07-11-2007, 09.36.26 | #38 | |||||
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Riferimento: Dubbi sul Buddismo
Citazione:
Gia' ci sei tu....vediamo di risponderti in modo accessibile (occhio pero' alle letture...che non manco mai di segnalarti ) Citazione:
Chi lo ha detto? (occhio che e' una domanda ZEN) Citazione:
Non c'e' nessuno che raggiunge niente...e questo vale per ogni tradizione Buddista. Per il Vajrarayana si puo' manifestare lo stato di Buddha...e i Buddha sono infiniti....ma il Buddha primordiale e' UNO solo...... Citazione:
Esatto. Citazione:
Gli dei per il Buddismo sono uno dei sei (loka) stati dell'esistenza, vedi Pratityasamutpada o formula dell'origine condizionata. Rappresentano a seconda delle chiavi di lettura l'evoluzione dello spirito individuale..oppure la giostra del Samsara....o molto piu' semplicemente sei stati mentali. Quindi e' certo l'autore dell'imitazione di Crtisto? |
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07-11-2007, 13.20.09 | #39 |
like nonsoche in rain...
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Messaggi: 1,770
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Salve a tutti!
Un ateo e nessuno ha spiegato “chi” è, un ateo vero, come un simpatico materialista del settecento non avrebbe mai potuto sostenere, credo, che il buddismo fosse ateo; come lo so? Beh... ho le mie fonti mentali ed “esperienziali”, diciamo... ... dei miei “tempi d’oro” quando noi vivevamo in attenzione e non c’era posto per il sonno, perchè non v'era notte, allora... ah, non sono io, questo è Battiato...
Non vorrei entrare nella solita questione dell’analisi della parola a-teo, anche se sempre essenziale, ma stavolta prenderla come una parola “atomica”, un semplice nome, anche volendo da sostituire con ‘A’. I piani in cui si muovono buddismo ed A sono differenti, seppur alcune, tante “conclusioni” filosofiche siano sembra molto, ma molto simili; filosoficamente posso accostare questi due, chiamiamoli “sistemi” e posso certo affermare che alcune idee atee sono buddiste ed alcune idee buddiste sono atee, tant’è che le idee sono idee... il problema inizia quando incominciamo ad etichettarle ed allora sorgono i “sistemi”, i capi, le propagande, le bandiere, le strutture organizzate, le gerarchie di potere, le barricate, i dogmi, i devoti ed i cavalieri che combattono per l’una o l’altra idea, atteggiamento d’altronde che spinge pure a chiedere se il buddismo sia ateo; per quale profondo motivo ci si pone una domanda del genere? Chi chiede ciò? Nell’A, quello vero, teorizzato per esempio nel settecento ed a me caro, si giunge alla conclusione (una delle tante) che un modo valido per “spiegare” le forze agenti nell’universo non sia certo quello di spiritualizzarle, rendendole di fatto incomprensibili, dunque separando dette forze dall’universo stesso per associarle ad uno o più enti razionalmente inconcepibili. Bene, dunque nell’essenza, per l’A uno dei problemi sta nella separazione, nella scissione tra “realtà” ed ipotetiche entità ad hoc per spiegarla, su cui i teologi d’ogni religione ragionano confutandone mirabilmente, con le loro contraddizioni, l’esistenza. Senza troppo forzare, non trovate delle affinità, delle assonanze? Il ragionamento razionale dei teologi porta nient’altro che a confutare continuamente gli enti a cui tentano d’attribuirne delle caratteristiche, poiché essenzialmente vi è una scissione, una separazione tra realtà, percepita con la ragione, ma anche con i sensi, e questi enti mentali, farfugli di una mente impaurita: anche questo è ateismo, del migliore, aggiungerei e non mi sorprenderei di leggere un aneddoto zen con conclusioni apparentemente analoghe. Gli atei, però, si fermano qui: è la razionalità, la ragione, la mente il loro punto d’approdo; eccezionalmente sfiorano, ma non riescono ad andare oltre, come viene “proposto” ad Oriente, un oltre non c’è ed effettivamente non c’è, ma anche c’è pur non essendoci, in barba al principio di non contraddizione e gli atei sono persone molto “logiche”. L’ateismo è filosofia, pura filosofia, così come pure tutto ciò che si può leggere sul buddismo è in un certo senso tale, parole, filosofia, mente, i testi sacri e non sacri, -tutto-. C’è però un aspirazione differente, c’è una tensione differente che colloca i due –ismi (d’altronde inventati da noi, giusto?) su piani differenti, secondo me. C’è libertà alla base di entrambi e coloro che si considerano atei non scivolano in posizioni dogmatiche, ma sempre sono alla ricerca e tentano di porre le loro “convinzioni” sotto l’attento esame della propria capacità razionale; qui però rimangano, in questo circolo vizioso e sono l’altra faccia della medaglia rispetto ai “credenti” ed i teologi d’ogni religione, occidentale o orientale. Direi che si possono confrontare ad armi pari, ognuno pensa ciò che pensa dalle proprie rispettive razionali posizioni, ecco il gran dialogo “atei-credenti” che sfocerà sempre, essenzialmente, con una discussione “chiusa”. L’ -ismo buddismo è solo anch’essa un’esposizione razionale e teorica, filosofica, ma “pretende” d’essere una sorta di terreno preparatorio, una scuola d’espedienti e di costante pratica per “uscire” dal circolo vizioso “mente”, un’introduzione a fare della verità, nient'altro che una parola, la vita, quella peculiare di ognuno; quelle domande, quella tensione “spirituale” che ognuno di noi ha sentito, sente, non sente più, sentirà o non so, quel varco inafferrabile che tende d’afferrare, l’ateismo lo vede e si “ferma” (ovvero lo comprende razionalmente affermando che è la mente dell’uomo che crea tutte le idee religiose affinché siano occhiali per confortarlo dalla sua paura di vedere... e questo pure non vi suona familiare?); dicevo l’ateismo si comporta in questo modo e tende a distruggere ogni sistema religioso precostituito ed invece l’altro –ismo, pur anch’esso tendendo in sé a distruggere ogni sistema religioso precostituito e dunque pure esso stesso (sperando di non aver banalizzato troppo), aspira ad osservare meglio i contorni di quel varco, ed “oltrepassarlo”, ad afferrarlo non afferrandolo, a farne parola pur non potendone fare parola, con tutto se stessi, con tutta la propria vita. L’ateismo tende a “distruggere”, ma non può logicamente eliminare, e lo sa bene, anche il terreno su cui razionalmente poggia ovvero i propri meccanismi razionali ed in questo senso esso si “ferma”; il “buddismo” tende anch’esso a “distruggere” e vuole proprio mostrare come anche lui ed il terreno sul quale poggia è fallace: ciò è per la nostra mente occidentale, aristotelica e razionale, ed aggiungerei violenta, un qualcosa di inconcepibile, irrazionale, contraddittorio, fuori da ogni canone di coerenza e dunque da considerare alla stregua di un mero e semplice nonsenso; i tanti aneddoti zen, per esempio, penso proprio con questa mentalità vengano a volte letti. D’altronde siamo stati ben indottrinati e scientificamente martellati sin da piccini, a pane e principio di non contraddizione. |
07-11-2007, 14.14.46 | #40 |
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p.s.
Direi ancora sinteticamente per quanto mi è dato di conoscere e sentire, affinché VeraLuce possa magari meglio comprendere, che nel “buddismo”, alla base, c’è una sorta d’abbandono fiducioso a ciò che si sente, con tutto il proprio essere, dalla razionalità ai sensi, non ne è escluso ogni più piccolo moto; nell’ateismo, invece, questa fiducia totale non vi è: la razionalità, solo parte di noi, è l’unico lume che ci può guidare alla conoscenza della “verità”. Le dottrine buddiste sanno che ognuno di noi è differente e peculiare e per ognuno vi è un insegnamento più adatto d’un altro per conoscere, con la propria vita, la verità o vera-natura o qualsiasi altra parola minuscola o maiuscola, nei confronti di cui ogni insegnamento non si rivelerà che mero espediente ovvero filosofia ovvero parole, una volta spiccato con fiducia il non salto che ognuno può compiere.
Non vi sarà, dunque, più realmente alcun “tempio” come per gli atei, ma in un senso molto differente: con la razionalità, l’ateo continuerà a rigettare il “tempio”, ma sarà sempre lì, come una creazione antagonista a sé, ma data l’assenza reale d’ogni confine sentita in se stessi, il non-più-definibile, invece, accoglierà in sé pure il “tempio” e lo sentirà essenzialmente in ogni cosa. |