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Vecchio 03-03-2006, 18.24.04   #1
Alessandro D'Angelo
dnamercurio
 
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Data registrazione: 14-11-2004
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Una molecola che blocca l'Alzheimer (?)

Gentili amici,
credo che se la ricerca è seria, sarà veramente importante per molti anziani.
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Una molecola che blocca l'Alzheimer
Stimola un enzima che inibisce la produzione delle placche beta-amiloidi.
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In uno studio condotto su una linea di topi geneticamente modificati in modo da sviluppare naturalmente una versione murina del morbo di Alzheimer un gruppo internazionale di ricercatori che fanno capo all’Università della California a Irvine e all’Istituto israeliano di ricerca biologica a Ness-Ziona, vicino a Tel Aviv, ha messo a punto un composto, chiamato AF267B, che non solo arresta la progressione della malattia, ma è in grado di ridurre l’entità delle lesioni legate al deposito di microfibrille e placche di proteina beta-amiloide. Il risultato è illustrato sul numero odierno della rivista Neuron, a firma di Frank LaFerla e Abraham Fisher.
Se i risultati ottenuti nel modello animale verrano confermati nell’uomo, la nuova molecola costituirà uno straordinario passo in avanti nella lotta a questa malattia, anche perché il composto è in grado di superare la barriera ematoencefalica e potrà essere somministrato agevolmente per via orale o parentale.
Nella sua azione l’AF267B mima gli effetti dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore essenziale per la memoria e l’apprendimento che si lega ai cosiddetti recettori M1 dei neuroni cerebrali. A differenza degli altri farmaci M1-agonisti, già utilizzati per compensare la progressiva diminuzione del neurotramettitore naturale nei pazienti, AF267B stimola nei neuroni anche la produzione dell’enzima alfa-secretasi, che scinde il precursore della proteina beta amiloide, impedendone la produzione.

© 1999 - 2006 Le Scienze S.p.A.

Ultima modifica di Alessandro D'Angelo : 03-03-2006 alle ore 18.25.05.
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Vecchio 05-03-2006, 16.55.33   #2
Jack Sparrow
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incrociamo le dita...

il morbo di Alzheimer è una malattia terribile, e colpisce davvero tante persone
(" In Italia ne soffrono circa 500 mila persone, nel mondo 18 milioni, con una netta prevalenza di donne.")

ed inoltre è spietata.
perdere le facoltà mentali e la memoria significa perdere se stessi.

non ricordare la propria vita, non riuscire a gestirla, gravare sulla propria famiglia senza nemmeno rendersene conto...
forse è peggio della morte.

saluti
Jack Sparrow is offline  
Vecchio 16-03-2006, 14.59.23   #3
klara
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Citazione:
Messaggio originale inviato da Jack Sparrow
incrociamo le dita...

ed inoltre è spietata.
perdere le facoltà mentali e la memoria significa perdere se stessi.

non ricordare la propria vita, non riuscire a gestirla, gravare sulla propria famiglia senza nemmeno rendersene conto...
forse è peggio della morte.

saluti

senza forse...incrociamole...
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Vecchio 17-03-2006, 13.52.16   #4
Spaceboy
...cercatore...
 
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Messaggi: 604
...una buona notizia...
...l'ho sempre pensato, con la ricerca si guariscono malattie terribili...
....non con le preghiere...


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Vecchio 17-03-2006, 18.07.13   #5
Alessandro D'Angelo
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nuova rierca sull'Alzheimer

Citazione:
Messaggio originale inviato da Spaceboy
...una buona notizia...
...l'ho sempre pensato, con la ricerca si guariscono malattie terribili...
....non con le preghiere...


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Infatti.
E' per questo motivo che vi porto a conoscenza di un'altra ricerca che mi sembra interessante

<<16.03.2006
Una proteina che causa la demenza
Si tratta di una nuova forma della beta-amiloide, che forma le caratteristiche placche
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“Trovare la causa specifica della perdita di memoria e del declino cognitivo fornisce agli scienziati un complesso proteico che può costituire un preciso obiettivo di ricerca”: con queste parole Karen Ashe, neurologa dell’Università del Minnesota ha commentato il risultato ottenuto dal suo gruppo, vale a dire l’individuazione precisa di una sostanza in grado di determinare i sintomi della demenza tipici della malattia di Alzheimer.
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Da tempo è noto come questa patologia sia associata alla presenza nel cervello di placche e ammassi neurofibrillari, accumuli innaturali di due proteine: rispettivamente, la proteina beta-amiloide, che si insinua tra neuroni, e la proteina tau, all’interno delle cellule.
Ma c’è un rapporto di causa effetto tra la presenza di placche e ammassi e il deficit cognitivo dei malati di Alzheimer?
Il gruppo della Ashe ritiene di no, e ha dimostrato la correttezza di questa ipotesi l’anno scorso, limitatamente agli ammassi neurofibrillari. I pazienti affetti da Alzheimer, infatti, mostrano un deficit di memoria prima che la patologia sia diagnosticata, ovvero prima che i neuroni comincino a morire, al punto che spesso è difficile distinguere i sintomi della malattia da una normale calo delle facoltà mnestiche.
I ricercatori ipotizzavano pertanto che fosse una sostanza presente nel cervello a causare il calo di memoria e che questa fosse presente prima della morte cellulare. Per verificare questa ipotesi hanno utilizzato topi il cui profilo genico era stato manipolato affinché gli animali sviluppassero una perdita di memoria simile a quella osservata nelle persone prima di sviluppare il morbo di Alzheimer. Utilizzando quindi i topi con i primi segni di disturbo ma senza placche e senza morte cellulare nel cervello hanno scoperto una forma della proteina beta-amiloide distinta da quella che forma le placche. La prova dell’influenza della sostanza è arrivata quando questa è stata estratta dai topi malati, purificata e iniettata in animali sani, che a loro volta hanno mostrato i primi sintomi di demenza.

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Alessandro D'Angelo is offline  
Vecchio 17-03-2006, 19.04.09   #6
sisrahtac
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...con la ricerca si guariscono malattie terribili...
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Vecchio 10-05-2006, 14.05.40   #7
cincin
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Il morbo di Alzheimer è strettamente associato alla formazione di placche amiloidi nel cervello, simili per molti aspetti a quelle che si formano sulle pareti delle arterie e che alla lunga possono provocare l'infarto. Le persone con predisposizione genetica agli infarti, infatti, sono anche più soggette a un rischio molto più elevato di sviluppare questo morbo. Lo stesso Ippocrate disse 2500 anni fa: "Tutto ciò che fa bene al cuore probabilmente gioverà anche alla mente".
Molti studi scientifici mostrano che le persone di oltre ottantacinque anni che mangiano regolarmente pesce hanno il 40% di rischio in meno di sviluppare il morbo di Alzheimer rispetto a chi non se ne ciba. Un'altra ricerca ha dimostrato che il cervello dei pazienti affetti da questo morbo contiene il 30% in meno di DHA di quello dei soggetti sani.
Ancora, è stato scoperto che chi consuma molti acidi grassi omega 6 ha il 250% di probabilità in più di contrarre il morbo di Alzheimer.
Il Dott. Barry Sears nel suo "La Zona omega 3RX", ha sviluppato le linee guida dietetiche per i soggetti con affezioni neurologiche.
Esse consistono sostanzialmente nel controllo dell'insulina attraverso il giusto bilanciamento di proteine e carboidrati e l'integrazione di elevate quantità di olio di pesce distillato e concentrato, per l'apporto degli acidi grassi essenziali omega 3 a catena lunga, EPA e DHA.
Sono gli eccessi di insulina e l'elevato consumo di acidi grassi omega 6 contenuti negli olii di semi, a stimolare la produzione di acido arachidonico (AA), precursore di quegli eicosanoidi pro-infiammatori che sono alla base delle malattie di natura infiammatoria quale appunto è il morbo di Alzheimer.
E è la carenza degli acidi grassi essenziali omega 3 a catena lunga (che si ritrovano prevalentemente nei pesci) ad alzare il rapporto AA/EPA, che nei pazienti affetti da questo morbo risulta il doppio rispetto a quelli di controllo.
Il libro, che prende in esame le più importanti malattie croniche e il miglioramento delle capacità fisiche, cerebrali ed emozionali, è corredato di un'ampia bibliografia scientifica.

Ciao, cincin

Ultima modifica di cincin : 10-05-2006 alle ore 14.07.44.
cincin is offline  

 



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