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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 09-11-2006, 10.37.58   #1
arsenio
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L'intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva

Ho appena assistito a una conferenza sulle emozioni tenuta da una nota psicoterapeuta. Ritengo utile riportarne qualche punto essenziale.
Le emozioni sono strumenti fondamentali nella nostra vita, così come tutto ciò che riguarda il mondo della sensazione e dell’emotività ha una funzione utile e adattiva. L’adattamento è il criterio fondamentale quando si valuta lo stato di salute mentale che comprende lo stato fisico ed il benessere sociale. Le emozioni sono responsabili della salute del corpo, della mente e di soddisfacenti relazioni sociali, che sono i tre ingredienti del benessere psicologico.
E’ importante conoscere le dinamiche delle emozioni e la capacità di gestirle opportunamente, che fa parte dell’intelligenza emotiva. Occorre essere consapevoli di quali situazioni stressanti possono diventare per noi traumatizzanti e sapere che si possono risolvere.

Quanto incidono gli eventi psicosociali, le loro anticipazioni e pensieri intrusivi “da scarto” sulla valenza delle emozioni? La percezione emozionale degli accadimenti quotidiani determina i nostri pensieri, comportamenti e qualità della vita.
Le emozioni quale reattività a stimoli intermi ed esterni sono fondamentali per le esperienze psichiche e fisiche oltre che per quelle espresse nel comportamento sociale. Se funzionali sono da valutare in modo neutro, né “buone” né “cattive”. Hanno origine nel sistema limbico, modificano il soma e la psiche per consentire una risposta adatta. Un’emozione come l’ansia è adattiva solo se è breve. In tal caso accresce l’attenzione e la percezione. Se raggiunge lo stato di panico non si riesce ad affrontare nessuna situazione. Se è protratta nel tempo è disorganizzativa e porta alla cronicità e patologia.
L’intelligenza emotiva non rientra nelle abilità logiche. Significa stare bene nel contatto con il nostro mondo interno, sapendo gestire i vissuti emotivi, evitando l’ansia e la tristezza stabilizzate. Si deve sapere di noi per modificare la nostra situazione, senza mai minimizzare, ma rendendosi conto dei nostri disturbi, da riconoscere e definire per curarci tempestivamente e con efficacia.
Essere consapevoli delle nostre emozioni serve a frenare un impulso, leggere sentimenti intimi, gestire senza scosse le relazioni con gli altri, saper nominare le nostre sensazioni, riconoscerne i segnali fisiologici, comprenderne le cause. Per un controllo emotivo e dell’aggressività verso gli altri e se stessi. Riuscire a contenere ciò che stiamo provando è un’abilità emotiva. Un rimedio contro impulsi indesiderati è incanalare la tensione verso un obiettivo utile e per noi adatto quale bersaglio catartico.

L’empatia è un’abilità con cui riconosciamo certi indizi emozionali, per gestire efficaci relazioni interpersonali, sapendo comunicare e negoziare. Se si è capaci di comunicare con se stessi si è più capaci di comunicare chiaramente con gli altri.
E’ fondamentale riconoscere le proprie emozioni ed essere consapevoli di ciò che pensiamo su di esse. Sensibilità che si può anche apprendere in vari gradi e con maggior o minor equilibrio. Mai farsi sorprendere da emozioni violente e dannose, ma ad es. si deve essere capaci di dirsi “sono arrabbiato” prima di agire impulsivamente. Controllare le proprie emozioni penose è la chiave del benessere psicologico. Per meglio modulare i propri momenti negativi e positivi, essendo anche l’eccessiva felicità motivo di stress.

Tra madre e bambino deve istituirsi una buona sintonizzazione empatica per un reciproco riconoscimento, accettazione e valorizzazione delle emozioni. Tale allevamento emotivo sarà utile nella vita per tranquillizzare e confortare se stessi e gestire le proprie tensioni.

La memoria registra , rielabora, immagazzina e influisce sul cervello. Quella implicita fa svolgere automaticamente certe abilità come leggere, andare in bicicletta, nuotare, ecc. L’esplicita è quella episodica e semantica evocata. Entra in funzione per certi traumi del passato non metabolizzati, Certe situazioni rimosse vengono agganciate a qualche rievocativo particolare del presente che fa scatenare il malessere. Nei traumi psicologici si risponde in modo normale a situazioni anormali. I sintomi investono l’area cognitiva come memoria , concentrazione, convinzioni disfunzionali, ecc. ; i disturbi dell’umore come ansia e depressione, aggressività; la sfera comportamentale con la fuga, la passività o l’iperattività, i disturbi del sonno , i dolori. Lo stress è una disorganizzazione del cervello.

Infine la psicoterapeuta propone un metodo per elaborare i traumi, che non conosco. Basato sulla desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. Per azzerare la valenza disturbante del disagio riducendo la sintomatologia, cambiando certe convinzioni negative su esperienze passate, stress attuali , progetti per il futuro. Collegando i due sistemi cerebrali che elaborano gli eventi in memoria.


L’emozione è adattiva all’ambiente e conoscitiva, definibile da sensazioni corporee, espressioni del volto, sentimenti provati, valutazioni dello stimolo, comportamento suscitato.
In tempi in cui si parla molto e comunica poco non so fino a che punto riusciamo a condividere con gli altri le nostre emozioni, escludendo quelle esibite in tivù o altrove, che sono altra cosa. Eppure dovrebbero essere un argomento privilegiato per reinquadrare, sintetizzare, reinterpretare un nostro evento problematico. Per poterlo guardare con maggior distacco e meglio affrontarlo.

Parliamo delle nostre emozioni?
arsenio is offline  
Vecchio 09-11-2006, 19.51.15   #2
nevealsole
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Emozioni

Citazione:
Originalmente inviato da arsenio


L’emozione è adattiva all’ambiente e conoscitiva, definibile da sensazioni corporee, espressioni del volto, sentimenti provati, valutazioni dello stimolo, comportamento suscitato.
In tempi in cui si parla molto e comunica poco non so fino a che punto riusciamo a condividere con gli altri le nostre emozioni, escludendo quelle esibite in tivù o altrove, che sono altra cosa. Eppure dovrebbero essere un argomento privilegiato per reinquadrare, sintetizzare, reinterpretare un nostro evento problematico. Per poterlo guardare con maggior distacco e meglio affrontarlo.

Parliamo delle nostre emozioni?

Ciao,
questo argomento lo volevo trattare da tanto tempo ma non riuscivo ad organizzare i pensieri.
Adesso in realtà non ho tempo per riorganizzare i pensieri, però mi interessava intanto dare un nome alle emozioni: cos'è il dolore, cos'è la paura, cos'è l'ansia?... e così via. Cercavo dei testi ma non è così semplice reperirli.
Credo sarebbe importante ammettere cosa si sta provando quando lo si sta provando, e poi accettarlo.
Cavoli... devo riorganizzare i pensieri... intanto mi hai fatto venire in mente questa...

Emozioni

Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi
ritrovarsi a volare
e sdraiarsi felice sopra l'erba ad ascoltare
un sottile dispiacere
E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire
dove il sole va a dormire
Domandarsi perche' quando cade la tristezza
in fondo al cuore
come la neve non fa rumore
e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte
per vedere
se poi e' tanto difficile morire
E stringere le mani per fermare
qualcosa che
e' dentro me
ma nella mente tua non c'e'
Capire tu non puoi
tu chiamale se vuoi
emozioni
tu chiamale se vuoi
emozioni
Uscir dalla brughiera di mattina
dove non si vede ad un passo
per ritrovar se stesso
Parlar del piu' e del meno con un pescatore
per ore ed ore
per non sentir che dentro qualcosa muore
E ricoprir di terra una piantina verde
sperando possa
nascere un giorno una rosa rossa
E prendere a pugni un uomo solo
perche' e' stato un po' scortese
sapendo che quel che brucia non son le offese
e chiudere gli occhi per fermare
qualcosa che
e' dentro me
ma nella mente tua non c'e'
Capire tu non puoi
tu chiamale se vuoi
emozioni
tu chiamale se vuoi
emozioni


Lucio Battisti

A presto
nevealsole is offline  
Vecchio 12-11-2006, 20.58.30   #3
Nuvoletta
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Riferimento: Emozioni

Emozioni

Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi
ritrovarsi a volare
e sdraiarsi felice sopra l'erba ad ascoltare
un sottile dispiacere
E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire
dove il sole va a dormire
Domandarsi perche' quando cade la tristezza
in fondo al cuore
come la neve non fa rumore
e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte
per vedere
se poi e' tanto difficile morire
E stringere le mani per fermare
qualcosa che
e' dentro me
ma nella mente tua non c'e'
Capire tu non puoi
tu chiamale se vuoi
emozioni
tu chiamale se vuoi
emozioni
Uscir dalla brughiera di mattina
dove non si vede ad un passo
per ritrovar se stesso
Parlar del piu' e del meno con un pescatore
per ore ed ore
per non sentir che dentro qualcosa muore
E ricoprir di terra una piantina verde
sperando possa
nascere un giorno una rosa rossa
E prendere a pugni un uomo solo
perche' e' stato un po' scortese
sapendo che quel che brucia non son le offese
e chiudere gli occhi per fermare
qualcosa che
e' dentro me
ma nella mente tua non c'e'
Capire tu non puoi
tu chiamale se vuoi
emozioni
tu chiamale se vuoi
emozioni


Lucio Battisti

hai citato un grande delle emozioni in musica!
Nuvoletta is offline  
Vecchio 18-11-2006, 16.59.30   #4
nevealsole
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Il colore delle emozioni

Caro Arsenio,
rieccomi qua!
Parto col ringraziarti per il consiglio di lettura... che seguirò al più presto (pare sia sempre in commercio).
Provengo da un periodo, probabilmente ancora non del tutto superato, di, chiamiamola, apatia emotiva.
Soltanto l'innamoramento è riuscito a toccarmi, diciamo negli ultimi 4 anni, il resto è rimasto fuori.
Tanti i motivi, probabilmente un forte dolore/disagio per certe vicende familiari unito a qualcosa che - a questo punto - mi verrebbe da chiamare "non accettazione di me".
Ovvero, è possibile che io - nel tentativo di rifiuto del dolore - abbia imputato a me stessa l'averlo provocato, ed abbia tentato di cambiare il mio modo di percepire e reagire al mondo esterno.
Ad esempio, alla ricerca di materiale sulle emozioni, mi ero imbattuta in teorie che parlavano di trasformazione della rabbia in tristezza: se provo rabbia e non la esprimo - o tento di reprimerla - questa rabbia può trasformarsi in tristezza e/o depressione.
Credo di averlo fatto. In gioventù, diciamo così, mi arrabbiavo tantissimo, e i miei familiari non facevano che ripertere che pessimo carattere avessi.
Probabilmente, stanca di queste accuse, ho inconsapevolmente variato il mio modo di reagire, smesso di esprimere la rabbia, trasformandola però in tristezza e - aggiungerei - distacco.
Ed infatti, l'unico modo per non farsi prendere dalle emozioni è tentare di rimuoverle tutte.
Credo che prima o dopo tutti pensiamo di farlo, anche perché viviamo in una società che vive le emozioni negative come sconfitte e cerca strade per reprimerle.
In realtà per star bene l'unico modo è esprimere le emozioni, siano esse positive o negative.
La costruzione dello scudo, a dire il vero, mi ha impedito per molto tempo di provare reale empatia... prima negavo che ciò fosse avvenuto, poi mi sono resa conto che tutto mi "scivolava addosso" e, se posso usare un termine forte "mi sono fatta schifo"... perché l'essere incapaci di percepire il dolore altrui è cosa terribile e disumanizzante.
E' poi successo, perché tutto ha un disegno, che sia accaduto un fatto grave alla persona che aveva generato il mio scudo... e così, quando l'ho visto e ci ho parlato ho sentito la sua rabbia, il suo dolore, la sua paura... e ho cominciato a provarle di nuovo anche io.
Direi meno male, perché chi non sente il dolore non sente neppure l'amore, ed io l'amore voglio sentirlo!!!!
Ora, giusto per aggiungere un tocco di stranezza agli avvenimenti, devi sapere che tali cambiamenti nel percepire le emozioni hanno coinciso col cambiamento del colore dei capelli... e così dal castano/biondo che mi rendeva un ghiacciolino son passata prima al rosso, che mi ha permesso di riprendere contatto con le mie emozioni, e adesso al castano scuro (forse dovrei dire moro) che mi ha aiutato ad esprimerle.
Certo, se come bionda potevo sorridere e lasciar correre... come mora non più: ed infatti la ritrovata carica ha fatto saltare qualche testa... ma di questo magari parleremo in altra occasione...

A presto

nevealsole is offline  
Vecchio 21-11-2006, 10.33.15   #5
arsenio
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apatia emotiva

Citazione:
Originalmente inviato da nevealsole
Caro Arsenio,
rieccomi qua!
Parto col ringraziarti per il consiglio di lettura... che seguirò al più presto (pare sia sempre in commercio).
Provengo da un periodo, probabilmente ancora non del tutto superato, di, chiamiamola, apatia emotiva.
Soltanto l'innamoramento è riuscito a toccarmi, diciamo negli ultimi 4 anni, il resto è rimasto fuori.
Tanti i motivi, probabilmente un forte dolore/disagio per certe vicende familiari unito a qualcosa che - a questo punto - mi verrebbe da chiamare "non accettazione di me".
Ovvero, è possibile che io - nel tentativo di rifiuto del dolore - abbia imputato a me stessa l'averlo provocato, ed abbia tentato di cambiare il mio modo di percepire e reagire al mondo esterno.
Ad esempio, alla ricerca di materiale sulle emozioni, mi ero imbattuta in teorie che parlavano di trasformazione della rabbia in tristezza: se provo rabbia e non la esprimo - o tento di reprimerla - questa rabbia può trasformarsi in tristezza e/o depressione.
Credo di averlo fatto. In gioventù, diciamo così, mi arrabbiavo tantissimo, e i miei familiari non facevano che ripertere che pessimo carattere avessi.
Probabilmente, stanca di queste accuse, ho inconsapevolmente variato il mio modo di reagire, smesso di esprimere la rabbia, trasformandola però in tristezza e - aggiungerei - distacco.
Ed infatti, l'unico modo per non farsi prendere dalle emozioni è tentare di rimuoverle tutte.
Credo che prima o dopo tutti pensiamo di farlo, anche perché viviamo in una società che vive le emozioni negative come sconfitte e cerca strade per reprimerle.
In realtà per star bene l'unico modo è esprimere le emozioni, siano esse positive o negative.
La costruzione dello scudo, a dire il vero, mi ha impedito per molto tempo di provare reale empatia... prima negavo che ciò fosse avvenuto, poi mi sono resa conto che tutto mi "scivolava addosso" e, se posso usare un termine forte "mi sono fatta schifo"... perché l'essere incapaci di percepire il dolore altrui è cosa terribile e disumanizzante.
E' poi successo, perché tutto ha un disegno, che sia accaduto un fatto grave alla persona che aveva generato il mio scudo... e così, quando l'ho visto e ci ho parlato ho sentito la sua rabbia, il suo dolore, la sua paura... e ho cominciato a provarle di nuovo anche io.
Direi meno male, perché chi non sente il dolore non sente neppure l'amore, ed io l'amore voglio sentirlo!!!!
Ora, giusto per aggiungere un tocco di stranezza agli avvenimenti, devi sapere che tali cambiamenti nel percepire le emozioni hanno coinciso col cambiamento del colore dei capelli... e così dal castano/biondo che mi rendeva un ghiacciolino son passata prima al rosso, che mi ha permesso di riprendere contatto con le mie emozioni, e adesso al castano scuro (forse dovrei dire moro) che mi ha aiutato ad esprimerle.
Certo, se come bionda potevo sorridere e lasciar correre... come mora non più: ed infatti la ritrovata carica ha fatto saltare qualche testa... ma di questo magari parleremo in altra occasione...

A presto


Cara nevealsole
Gran gioia di rivederti!
I nostri incontri a Psicologia non sono frequenti, ma sempre ben sintonizzati e proficui. Come al solito esprimi i tuoi vissuti con estrema chiarezza e potrei non aggiungere nulla. Ritengo che tu possa raggiungere anche da sola l’autoconoscenza e le scelte per te più adatte.
Della tua settoriale e irrealistica scarsa autostima, che spero superata, abbiamo parlato l’altra volta. Sul mondo delle emozioni hai già capito molto anche per esperienze personali, ed hai potuto risolvere la tua temporanea apatia emotiva.

La società occidentale non attribuisce la dovuta importanza al provare, saper riconoscere e manifestare i propri vissuti affettivi; ad accettare e saper decifrare quelli altrui, anche nell’ambito familiare. Gli stati emozionali non andrebbero inibiti, ma incoraggiati, essendo un’importante fonte di conoscenza e di capacità intuitive. Mentre sono percepiti negativamente perché in genere si associano alla vulnerabilità della psiche e all’indecifrabilità dei processi mentali. Sbagliano i genitori che reprimono la libera espressione delle emozioni per una tradizionale convenzione di opportunità educativa. Secondo studi di psicologia infantile anche le manifestazioni di rabbia sono riprovate nella cultura attuale e quindi si tende a inibirle. Invece le origini della rabbia andrebbero talora indagate. Potrebbe essere anche la reazione verso una frustrazione dei bisogni essenziali, come il rifiuto affettivo a volte inconscio di un familiare. E’ possibile che tu la tua rabbia l’abbia convertita in tristezza o nel contrario di un distacco quale reazione di difesa a fronte di un impulso ritenuto inaccettabile. In seguito l’osservare certi sperimentati stati di disagio in una persona per te emotivamente significativa ha scatenato, per risonanza empatica, una coinvolgente condivisione e finalmente hai superato lo stato d’indifferenza.

Oggi ancor più con la supremazia della mente tecnologica si svaluta l’emotività, l’intuizione, l’immaginazione. Ma anche gli stati d’animo che recano un disagio psichico, che pure non impediscono la vita sociale, andrebbero decifrati allo scopo di un cambiamento, e non sempre repressi con i farmaci.
Cosa saremmo senza emozioni? Desiderio, gioia, tristezza, amore, sono la vita.
L’amore, come hai capito, è uno dei bisogni fondamentali. Comprende un miscuglio di emozioni positive o negative, spesso contemporaneamente presenti. Per amore si può provare interesse, dolore, rabbia, gioia o noia. Si può passare da momenti di alta tensione a momenti di rilassata pacatezza.

Non c’è alcuna stranezza nei tuoi comportamenti. E’ normale che con il superamento di apatia e tristezza tu abbia valorizzato maggiormente il tuo aspetto fisico. Modulando la tua femminile seduzione attraverso il colore dei capelli. Algida bionda, rossa passionale, mora aggressiva… quale sarà il tuo prossimo colore?



arsenio

(…)
Non so come stremata tu resisti
In questo lago
d’indifferenza ch’è il tuo cuore; forse
ti salva un amuleto che tu tieni
vicino alla matita delle labbra,
al piumino, alla lima: un topo bianco
d’avorio; e così esisti!

(Da “Dora Markus” in Le occasioni di Montale)
arsenio is offline  
Vecchio 21-11-2006, 22.02.22   #6
atman
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Riferimento: L'intelligenza emotiva

Ciao Arsenio, reputo questa discussione molto interessante, anche perchè ultimamente rifletto molto sulla gestione delle emozioni... e sai cosa sto imparando a fare????
Ad "osservare" le emozioni che vivo durante la mia quotidianità al fine di comprenderle come stato oggettivo. Credo sia molto utile soprattutto nelle situazioni di rabbia e di ansia.. così da viverle con un pò più di distacco senza esserne totalmente coinvolta.
A presto.
atman is offline  
Vecchio 22-11-2006, 12.11.51   #7
arsenio
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Riferimento: L'intelligenza emotiva

Citazione:
Originalmente inviato da atman
Ciao Arsenio, reputo questa discussione molto interessante, anche perchè ultimamente rifletto molto sulla gestione delle emozioni... e sai cosa sto imparando a fare????
Ad "osservare" le emozioni che vivo durante la mia quotidianità al fine di comprenderle come stato oggettivo. Credo sia molto utile soprattutto nelle situazioni di rabbia e di ansia.. così da viverle con un pò più di distacco senza esserne totalmente coinvolta.
A presto.

Grazie, anche perchè mi dai l'occasione di un'ulteriore precisazione.

La maturità affettiva prevede anche di provare tutta la gamma di emozioni, chiedendosene anche l’origine, soprattutto di quelle negative. Ciò che importa è osservarle in se stessi senza farsene travolgere, prendendone le distanze, senza agire d’impulso. Non è facile perché come ho in breve accennato, sono in gioco reciproche interazioni complesse ancora da studiare, tra intelligenza, personalità ed emozioni. Oggi sono in progetto anche test che misurino l’intelligenza emotiva, con alcuni reattivi, come per il QI. Inoltre, anche una persona intelligente e con tratti di personalità equilibrati, empatici, ecc. potrebbe agire a volte un po’ sconsideratamente. Quindi non si raccomanda mai abbastanza di esercitarsi a definire, controllare, bene incanalare, ecc. le proprie emozioni. A meno che non si decida di proposito di autorappresentarsi in una propria reazione emotiva.
Per analogia, nei corsi per chi si dedica alla comunicazione in contesti di sostegno, si ripete che l’empatia è mettersi nei panni dell’altro ma senza farsene mai troppo coinvolgere, perché altrimenti non si riuscirebbe ad aiutare. Il rischio è che la persona presenti eventi della sua vita in cui noi ci riconosciamo e identifichiamo, e allora si parla di risonanza e di inquinamento affettivo. Si consiglia di fermarsi, e di cercare di elaborare tale emozione disturbante, e poi proseguire.

arsenio is offline  
Vecchio 22-11-2006, 17.10.28   #8
Lucy
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Riferimento: L'intelligenza emotiva

Ho ascoltato ieri alla radio una interessante spiegazione del sciamanismo.
Lo sciamano guarda e ascolta l'ammalato e crea con neuroni di specchio una immagine mentale dello status quo dell´ammalato.
Questo immagine è malato.
Dunque lo sciamano crea un immagine sano e trasforma lo all´ammalato per curarlo.

Una persona normale (non sciamano) fa la stessa cosa, ma meno intensamente. Si ascolta, si condivide la pena, si soffre come l´altro.
Lucy is offline  
Vecchio 23-11-2006, 10.19.27   #9
arsenio
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Citazione:
Originalmente inviato da Lucy
Ho ascoltato ieri alla radio una interessante spiegazione del sciamanismo.
Lo sciamano guarda e ascolta l'ammalato e crea con neuroni di specchio una immagine mentale dello status quo dell´ammalato.
Questo immagine è malato.
Dunque lo sciamano crea un immagine sano e trasforma lo all´ammalato per curarlo.

Una persona normale (non sciamano) fa la stessa cosa, ma meno intensamente. Si ascolta, si condivide la pena, si soffre come l´altro.

Come lo sciamano chi si propone di dare un sostegno agli altri, con la parola e a qualsiasi titolo, non dovrebbe mai considerarsi nè un santo nè onnipotente.
Lo sciamano cura gli altri sapendo di essere a sua volta ammalato
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Vecchio 23-11-2006, 15.40.56   #10
cielosereno52
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Citazione:
Originalmente inviato da arsenio
Come lo sciamano chi si propone di dare un sostegno agli altri, con la parola e a qualsiasi titolo, non dovrebbe mai considerarsi nè un santo nè onnipotente.
Lo sciamano cura gli altri sapendo di essere a sua volta ammalato

Bhe.. e lo sciamano come si cura...

Scusa Arsenio... potrebbe sembrare una domanda provocatoria... ma
se proposta con l'animo di chi ha passato esperienze non facili...non lo è...
E...visto che stò percorrendo una strada di apprendimento in una scuola
di discipline orientali come lo shiatsu.. dove si incontra
la possibilità di dare aiuto...aquista ancora maggior valore...

Certo... gli insegnanti della scuola sono un'enorme risorsa... ma avere più frecce al proprio arco... non mi sembra un'idea peregrina...

Cmq... con profonda gratitudine
cielosereno52 is offline  

 



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