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Originalmente inviato da atman
Condivido arsenio... E che ne dici di provare ad "etichettare le emozioni" ovvero a riconoscerle e dire : "c'e rabbia" e non "sono arrabbiata", ad esempio. E' necessario un percorso introspettivo non indifferente che spesso presenta molte ostilità (il nostro io ci crea diverse difficoltà, in quando tende sempre a trascinarci in tutte le forme di attaccamento), l'importante è perseverare. Il risultato? Emozioni, sensazioni e pensieri sorgono, vengono osservati, etichettati.. ma poi passano. E' la regola del "lasciare andare". A presto
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Va bene “etichettare” le proprie emozioni. Nessuna è “giusta” o “sbagliata”, ma importa il modo in cui la viviamo. Ad es. abbiamo visto che la rabbia può nascondere messaggi importanti di qualcosa che non va e che va chiarito. Non va soffocata (si trasforma in altri disagi) né espressa con troppa violenza, meno che meno scaricata su qualcuno che non c’entra, per poi pentirsene.
Giova anche descrivere le proprie emozioni in un diario che va in seguito riletto o parlarne con altre persone con cui confrontare esperienze e vissuti simili. Di contro, si dovrebbe saper gestire anche certe emozioni altrui, senza farsene coinvolgere. Fungere da modello esemplare di controllo emotivo per gli altri, al di là di parole ed esortazioni spesso incoerenti e inutili.