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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
23-05-2006, 10.49.34 | #12 | |
iscrizione annullata
Data registrazione: 09-05-2002
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Citazione:
Beh, Maxim, questa non è una cosa a cui si possa dare una risposta percisa, numerica, definita e valida sempre e per tutti. Sono tante le cose da tenere in considerazione. E' abbastanza ovvio che è "cosa buona e giusta" imporre a un bambino di sette anni di non mangiare 15 gelati in una sola volta perchè gli fanno male, meno giusto è pensare di poter, ad esempio, impedire ad un ragazzo che vuole andare in Austraila ad allevare conguri di iscriversi ad una scuola di agraria e imporgli, invece, il liceo classico. Quello che è abbastanza ovvio, è che a 15 anni un ragazzo non è economicamente indipendente, e che quindi non può prendere ed andarsene in Australia se la famiglia non si può permette di mantenerlo in Australia. E nemmeno di farli fare una vacanza in Australia. O che ci possono essere motivi logici e "saggi" per convincerlo a restare a casa ancora un po'. Gli si può proporre di prepararsi a realizzare quel suo sogno, ad esempio, allevando marmotte in val d'Aosta durante le vacanze estive, per ora! O cavalli in maremma. La scelta di vera autonomia, secondo me è giusto che la facciano quando sono anche pronti a prendersene la responsabilità. Ma quando iniziano a concepire quale indirizzo vogliono dare alla loro vita, secondo me è giusto che i genitori li sonstengano invece di ostacolarli. E se poi, a vent'anni, ancora è convinto di voler propio andare in australia, e se riece a trovare i mezzi per farlo, a quel punto bisogna proprio lasciarlo andare! Che tanto andrebbe lo stesso. Insomma, benedire il suo andare. Quello che proprio non è giusto fare è dire ad un ragazzo di 15 anni che vuole veramente andare in australia ad allevare conguri "che sono tute scemenze e che è meglio se fa l'impiegato". Basta ascolatrli. A volte sono veramente solo fantasie. E a volte il sogno che esprimono ha in relatà un altro sogno sotto. Fino ad una certa età (e non chiedermi quale perchè varia, ma diciamo fino all'adolescenza) i genitori hanno il compito di educare. Di e-ducare. Ti tirare fuori quello che è dentro. Quindi, ad esempio, capire se il sogno asutraliano è un sogno di contatto con la natura, o di viaggio, o è il desiderio ci conoscere mondi diversi. Magari uno che a 15 anni vuole allevare canguri, poi sotto sotto vuole fare l'antropologo, solo che ancora non lo sa. Insomma, se gli parli e se lo ascolti, puoi comprendere il senso del suo sogno e dagli il giusto nutrimento in modo che poi lui trovi la strada più giusta per lui. Che poi magari sarà allevare canguri e magari no. Sugli sbagli, ci sono sbagli che se non li fai sulla tua pelle non ti insegnano niente. Non si può proteggerli per sempre. Soprattutto non si può proteggerli da loro stessi. Se prima, durante l'infanzia, li abbiamo amati e abbiamo posto le basi perchè avessero un rapporto equilibrato co se stessi, probabilmente errori atroci non ne faranno. Io credo che un genitore abbia il diritto di dire "secondo me sbagli, pensaci bene". Ma poi stop. Poi, se il figlio è davvero convinto, si appoggia e si sostiene la sua scelta. Sai cosa funziona bene per capire "quando"? Ricordarsi molto bene come ci si sentiva alla loro età. Se la scelta invece è drammaticamente sbagliata e pericolosa, (tossicodipendenza, delinquenza...), in quei casi secondo me bisogna chiedere aiuto. |
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23-05-2006, 11.05.03 | #13 | |
iscrizione annullata
Data registrazione: 09-05-2002
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Citazione:
Sarai pronta. Succede! Se, mano mano che cresce, tu lo ascolti e impari a conoscerlo, sarai pronta. Ti garantisco per esperienza personale che mano mano che i figli crescono cambia anche il nostro modo di amarli e il nostro bisogno di essere protettivi diventa sempre più lieve. Sempre, ovviamente, che ci si guardi dentro. Certo, ci sono i genitori che vorrebbero dare al figlio trentenne il biberon! Genitori che addirittura pretendono di intrufolarsi nella vita matrimoniale dei figli, nel loro modo di essere a loro volta genitori. Ma è gente che non è mai cresciuta e che non è in relazione con se stessa. Non sanno cosa stanno facendo. Ma se tu già rieci a concepire quel momento che per te è ancora lontano, secondo me vul dire che sarai pronta. Non è indolore lasciarli andare, ma avviene gradatamente e ti giuro che vedere i figli che diventano uomini e donne è bellissimo ed emozionante come vederli imparare camminare. Diversissimo, ma altrettanto intenso se non di più! Sulla colpa, non sbagliare niente è impossibile! Ma proprio impossibile. E i figli hanno le risorse per cavarsela nonostante noi! Se ce l'ha fatta il mio!!! Qualcosa sbagliamo per forza, anche con le migliori intenzioni. Da un certo momento in poi, sta a loro "rimediare" ai nostri errori. Così come noi abbiamo cercato di rimediare a quelli dei nostri genitori. (oddio, sembra il padre nostro! non volevo.... ) |
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23-05-2006, 11.23.48 | #14 | |
Soleluna
Data registrazione: 25-08-2005
Messaggi: 427
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Re: Re: Le scelte dei figli
Citazione:
avevo pensato alla stessa poesia...stupenda!!!! sono d'accordo con te |
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23-05-2006, 11.58.12 | #15 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-12-2005
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Ok…
Vedi Fragola dove ha fallito la psicologia…nel credere che mente umana possa schematizzare pensieri ed azioni di altra mente umana arrivando ad imporre con la suggestione, la direzione verso scelte predeterminate. Brutt’affare la psicologia…non permette lo svolgersi di determinate azioni al di la di ciò che è lo schema generale di comportamento societario. La psicologia ti imprigiona la mente e non tiene conto che ogni vita è unica, così come le esperienze ed i motivi che portano ad affrontarle. Se ti comporti come tutti gli altri sei sano…se le tue azioni differiscono dal comune allora c’è un problema che dev’essere affrontato. Succhiarsi ancora il pollice a 5 anni è un problema da affrontare con chi sa…e già pensi di avere un problema…succhiarsi il pollice significa che hai bisogno di protezione….ed allora che fai?...cerchi protezione e magari non ne avevi bisogno e te lo succhiavi per il solo gusto di succhiartelo. Vivrai tutta la vita ricordando quell’evento problematico. Qual è allora il confine di interferenza dei genitori nelle faccende di una vita che non ti appartiene? Tutti più o meno riteniamo sia corretto non imporre scelte ai figli…ma è veramente cosi? Guardiamoci attorno…in quale originalità ci differenziamo? I nostri figli sono liberi? Certo che lo sono… Sono liberi di scegliere quale sport fare, quale strumento suonare, l’ora per fare i compiti (l’importante è che li facciano). Sono liberi di scegliere quali studi fare, quali compagnie frequentare (l’importante è che siano buone compagnie). Sono liberi di fare tutto ciò che fanno anche gli altri…per eventuali variazioni sul tema ci pensa lo psicologo. Ma questa non è la libertà intesa da Osho…quella va ben oltre! |
23-05-2006, 12.48.06 | #16 |
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Interrogarsi sul ruolo che si ha come genitori o sulla libertà dalle convenzioni sociali, non è che siano proprio due cose diverse, ma sono due argomenti che vanno affrontati in modo diverso.
Ho fatto solo degli esempi, sperando che dagli esempi si capisse il senso. Il senso sarebbe: se conosci te stesso e conosci i tuoi figli, se li ascolti veramente, lo sai che cosa fare e sai quando è il momento di farlo! Anche perchè i valori non si insegnano, i valori si mostrano. I tuoi figli assimileranno da te i valori che tu vivi, non quelli di cui parli. E queste non sono "regole psicologiche", sono cose che ho tratto dalla mie esperienza di madre. Credevo di non aver mai insegnato a mio figlio delle cose e mi stupiva il fatto che le facesse. Ma lui dice che sono io che gli ho mostrato che si fa così. Che sono io che faccio così. Io ... non me ne ero accorta! Ho imparato da lui qualcosa di me. E tra l'altro qualcosa che avrei tanto voluto insegnargli ma che credevo di non saper fare!!! Sulla psicologia... psicologia è una parola sotto la quale, nel linguaggio comune, si raggruppano un sacco di cose. Quello che scrivi è verissimo per la psicologia che studiano gli psicologi alla facoltà di psicologia. E io la odio! La studio, me tocca, ma turandomi il naso. La "regola base" dell'approccio "psicologico" che interessa a me, e che nelle università non si insegna, è "diventa te stesso". Non ha proprio niente a che fare con le convenzioni sociali, anzi! Può anche portare ad autorizzarsi ad infrangere le convenzioni sociali. Questo "diventare se stessi" è un processo che ... "si fa" (termine poco adatto, ma non mi viene altro al momento) da adulti. Quando sai veramente chi sei e vivi in armonia con la tua natura, sei davvero un uomo (o una donna). Da bambini o da ragazzi è tutto più confuso, ma il compito di un buon genitore è avviare questo processo. In questo senso parlavo di educare come di "condurre fuori quello che è dentro". Che è il significato etimologico corretto del termine. L'educazione vera non è omologazione, è maieutica. E' aiutare i propri figli a scoprire chi sono, qual'è la loro natura e realizzarla. Ora, io credo che la natura profonda di ogni singolo individuo sia "sana". Cioè che tenda alla felicità e all'armonia. Quindi un processo educativo ben fatto non dovrebbe portare alla violenza o all'autodistruzione. Se questo avviene, allora secondo me un genitore da solo non ce la può più fare. Non dico che debba "andare dallo psicologo". Ma certamente non ce la può fare da solo. Ha bisogno di parlare e di confrontarsi. Ha bisogno di aiuto. Quale aiuto, io non l'ho detto. Siccome la nostra società non ci da più figure di riferimento, come potevano essere i saggi del villaggio, è la società ha delegato quel ruolo allo psicologo. Giusto? Sbagliato? Potremmo discuterne per ore. Diciamo che ci sono casi in cui, per come stanno le cose, non si può fare diversamente. Se poi hai la fortuna di trovare una persona con una grande umanità, male non fa. Se poi hai fortuna immensa di trovare uno che crede a questo "diventare se stessi", allora fa addirittura bene! Ma di questo aiuto ha bisogno soprattutto il genitore, non il figlio! E ribadisco che non deve essere per forza uno psicologo. Per quanto riguarda il figlio, se prendiamo l'esempio di cui parlavo (tossicodiopendenza o delinquenza), vediamo che non si tratta semplicemente di infrangere le convenzioni sociali, ma di violenza e/o autodistruzione. Però si tratta anche di infrangere le leggi. E noi viviamo in una società. Da questo non si può prescindere. E sarà la società ad imporre i suoi "percorsi di punizione/recupero" buoni o cattivi che siano. |
23-05-2006, 16.03.25 | #17 | |
Ospite abituale
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Citazione:
Non ti è mai capitato di pensare che qualche tua amica intima sapesse di te molto di più di quello che sapevano i tuoi genitori? Quindi se ascolti i tuoi figli (a meno che non siano loro a chiedere aiuto) quando non vogliono farsi ascoltare, il messaggio che ti arriva sarà distorto. |
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23-05-2006, 16.56.38 | #18 | |
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Citazione:
Anche qui, dipende dall'età! I bambini si fanno conoscere molto volentieri dai loro genitori. Sono gli adolescenti che non vogliono farsi conoscere. Scusa, ma a me fanno un po' girare le ... scatole i genitori che si pongono il problema di conoscere i loro figli solo quando arrivano ad un'età "problematica" e che decidono solo quando i figli hanno 15 anni che è il momento di iniziare a parlare! I figli, impari a conscerli mano mano che crescono. Non puoi conoscere i loro pensieri, certo, ma gli esseri umani non sono fatti solo di pensiero! Li conosci nel senso che nel corso della vita impari piano piano a capire quali "erengie" li muovono. Vedi cosa li appassiona, cosa gli piace. Vedi come reagiscono davanti alle cose. Vedi che amici scelgono. Lo vedi. Sta a te guardarli davvero. Guardarli con interesse autentico. Se sai guardare, vedi. Sta a te ascoltarli "tra le righe". Se sai ascoltare, senti. Certo, è ovvio e naturale che un adolescente non si confidi con mamma e papà, ed è anche giusto. Eppure, se lo hai ascoltato prima, sai molte cose di lui. O di lei. Ne sai quantomeno abbastanza per capire quando è pronto a volare via. Per capire quando ci devi essere e quando è meglio lasciarli soli. Ne sai abbastanza per capire se, quando ti dice che vuole allevare canguri in Australia, sta fantasticando o sta facendo una scelta di vita. E se ci hai parlato prima sarà molto più facile continuare a parlarci dopo. Poi ci sarebbe tutto un discorso compelsso da fare sul conoscere se stessi. Non credere che noi ci conosciamo meglio di chiunque altro, non è affatto vero. La maggior parte delle persone non si conosce affatto! Chi veramente conosce se stesso, ha 213 marce in più per conoscere gli altri e quindi anche i propri figli. |
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27-05-2006, 13.41.37 | #19 |
Ospite abituale
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d'accordo con te Fragola, e se un genitore conosce bene i propri figli sa quando essi stanno facendo delle scelte totalmente autodistruttive o semplicemente stanno per "sbattere il naso" e potrebbe essere una lezione da imparare
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27-05-2006, 13.50.01 | #20 |
torna catalessi...
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faccio una domanda, premettendo che di figli non ne ho....una domanda da profana.
si può davvero evitare che i figli sbaglino? si riesce veramente ad impedire che accada, se quella è la strada che hanno scelto? ad esempio, se il figlio di maxim scegliesse di diventare vegetariano ed iscriversi alla lega contro la caccia( è una battuta!)....no, pessimo esempio, anche perchè non credo che maxim vorrebbe davvero impedirglielo. Per dirlo come trudina: se un figlio sceglie la via "dell'autodistruzione".... .un genitore davvero avrebbe il potere di impedirlo? Ultima modifica di odissea : 27-05-2006 alle ore 13.52.36. |