L’anno scorso, durante un mio soggiorno a Milano ho partecipato a un cineforum/conferenza. Animava la serata uno psichiatra giovanile. Tema della serata era il narcisismo.
Il film proiettato era “The dreamers” di Bertolucci. In una Parigi infiammata dalla contestazione, tre giovani, che non avevano ricevuto nessun tipo di limite dai genitori, consumavano il loro narcisismo in un ripiegamento su se stessi che ruotava intorno al gioco sessuale. (Poiché la serata era organizzata da un circolo cattolico, la povera suora seduta vicino a me soffriva non poco di fronte alla libertà in materia del regista).
Quel film mi viene in mente in questi giorni. Mentre i giovani francesi sono sulle strade a chiedere al governo garanzie per il lavoro, per la creazione di una famiglia, per svolgere un ruolo degno nella società, i nostri si ripiegano su se stessi. Senza la certezza di poter offrire ad una partner un futuro, s'identificano sempre più spesso come gay. Alcuni non si sentono bene nella loro e pelle chiedono l’assoluzione alla Chiesa, la quale ufficialmente non gliela può dare, anche se tollera l’omosessualità nelle sue gerarchie.
Quanto ha influito su questo stato di cose la nostra industria dell’immagine, del sexy a tutti i costi, della moda a tutti i costi, il culto del proprio aspetto fisico?
Alla fine del film di Bertolucci, il ragazzo ospite esce dall’appartamento, si unisce ai giovani sulla strada e...si salva.
Sono quasi certa che quella parte dei giovani che s'identifica come gay per un senso d’impotenza si aprisse verso l’esterno e si unisse alle rivendicazioni dei ragazzi francesi, potrebbe cambiare la propria percezione di se stessa. Coloro che invece trovano energia e appagamento dall’amore con lo stesso sesso, vivano serenamente la propria sessualità e siano in ogni caso membri attivi e produttivi della società.
Ah! Dimenticavo. Narciso, attratto dalla propria immagine riflessa nello stagno, muore annegato.
Ciao