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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 30-03-2006, 10.58.54   #11
visechi
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
Citazione:
Messaggio originale inviato da turaz
la superbia è distorsione dell'ego così come l'invidia, l'ira, l'accidia e gli altri "vizi" capitali.
chiaramente correttamente "intesi"

Se la Superbia, nell’accezione più comunemente nota, è un difetto, accetto il concetto che si tratti di una distorsione o sovrastima del proprio Ego. Finalmente, devo esclamare finalmente, anche Turaz parrebbe si renda conto del fatto che la ‘deformazione’ in genere risiede in questa patologia distorsiva dell’Ego, non nell’Ego in sé. Rileggendo la sua concisa frase deduco che anche lui, finalmente, è cosciente del fatto che un Ego non distorto non è produttivo di alcuna alterazione.

Ma riprendiamo il discorso sulla Superbia. Avrei molto da dire, lo dico.

Il concetto di superbia si lega bene a quello d’ipocrisia e di invidia: la dove vi è superbia, vi è invidia, la dove si riscontra invidia non può mancare l’ipocrisia. Solo in connubio fra loro i tre concetti devono essere valutati, perché sono tre elementi inscindibili l’uno dall’altro, e credo che così collegati rassegnino un quadro alquanto sgradevole della personalità di chi ne è pervaso… il tutto è abbastanza sconfortante. Ancor più sconfortante è rilevare come vi siano persone che della propria superbia vanno fiere, e usano questo aspetto poco decoroso della personalità come una bandiera da agitare con noncuranza sul volto di tutti. Ma la tolleranza impone l’obbligo di accettare anche questi lati ‘oscuri’ del carattere di chi incontriamo, anche perché sovente il portatore di queste caratteristiche non è ben cosciente di esserne pervaso, compito di tutti noi è quello di renderglieli palesi. Incontrare una persona Superba significa incontrare la violenza morale più subdola, molto più aggressiva dell’aggressione espressa palesemente con le parole, perché, vilmente celata dietro la maschera di tolleranza e comprensione, questa persona aggredisce ignobilmente alle spalle, con codardia e noncuranza delle sensibilità altrui… questa, la sensibilità altrui, è sempre posta in subordine rispetto ai presunti e malintesi propri meriti… meriti che tende ad esaltare a dispetto di un’incontrovertibile realtà: il proprio essere subdolo.
Una persona Superba si traveste in continuazione, ha necessità di farlo, perché sua caratteristica primaria è proprio la mutazione continua, e l’ipocrisia è continua mutazione: una persona Superba è in una certa misura un mutante. Indossa abiti variopinti, mai lisi, perché l’apparenza è il suo credo, cela così la propria aridità interiore. Non è facile individuarla, ma quando si scopre vedi il suo corpo avvizzito, pieno di rughe; di solito è vecchia, una vecchiaia interiore, sclerotizzata nell’animo, ma è una vecchia priva di saggezza, o con un’unica saggezza fatta di falsità, piena di rancore, gonfia di nulla ed invidia. Di solito sputa sentenze, quelle che il proprio animo avvizzito riesce a scovare fra il materiale di risulta di tante ipocrisie perpetrate nei confronti del prossimo. Ma non è mai giusto isolarla o allontanarla, perché la tolleranza, quella vera, non quella falsa di cui la persona Superba si erge a paladino, non ci deve permettere di diventare come lei, ci si deve convivere perché la superbia è un paradigma che vale sempre la pena osservare: mostra a noi quanto piccoli siamo e quanto è facile scivolare dentro un vortice fatto di malizia e cattiveria; la superbia ci ammonisce costantemente sulle nostre infide debolezze ed osservarne l’essenza, l’intima natura, ci permette di non voler mai essere come lei. La superbia è il primo vizio capitale.

Essere superbi significa non essere mai sé stessi, perché la superbia si nasconde dietro una stucchevole coltre di ipocrisia da cui emerge una insicurezza interiore. Insicurezza rispetto ai propri mezzi, alle proprie capacità, ai propri meriti. Tutte cose che non devono mai essere messe in dubbio da nessuno. Per evitare di mostrarsi nuda, come il re quando lo poni di fronte a sé stesso e alle proprie responsabilità, ricopre il proprio corpo con uno strato di impermeabile falsità. Per emergere ha costante necessità di ricorrere alla maldicenza, perché spesso è cosciente della propria insignificante piccolezza, per cui non trova altro di meglio da fare che menomare le qualità altrui affinché non offuschino quelle che ella non possiede ma pretende di avere. La maldicenza, sempre espressa nei modi più infimi ed infidi, con estrema codardia, è una delle armi predilette da queste persone. Difficilmente si espongono direttamente, più sovente carpiscono la buona fede altrui: paggi di corte, giannizzeri, palafrenieri, tutti inconsapevoli servitori di questo male atavico, antico come il mondo e ricolmo di elementi più prossimi alla morte che alla vita… quella interiore. Mortificare gli altri esalta la propria ingordigia di apparire, una parvenza che non è sorretta da qualità ma da difetti che cela dietro un sorriso di plastica, falso come falso può esserlo quello di un mortale nemico che ti offre una spalla su cui piangere solo per carpirti le emozioni. Spesso una persona Superba è un vampiro di energie e di emozioni. Una persona Superba è un fantasma che si aggira vilmente sotto un lenzuolo scuro, si muove nel buio della menzogna perché solo il buio nasconde la sua evanescenza.
L’ipocrisia, caratteristica peculiare di una persona Superba, è il trait d’union che la collega al mondo e di cui, per necessità, questa – la superbia - si sostenta; in assenza di tale fattore di congiunzione, ricolmo di insulsa vanità, sarebbe oltremisura complicato trovare qualche individuo disposto a prestare orecchio alle sue maldicenze e ad accogliere il suo ’credo’. L’ipocrisia, come un verme carnaio, scava dentro l’animo altrui, si fa strada divorando quel che trova di vitale, perché la vitalità e quanto è riconducibile alla genuinità sono acerrimi nemici naturali di questa lurida bassezza umana. E’ l’ipocrisia il vero vassallo che sempre si piega alle proterve ragioni della superbia. Altra sua ancella adorata è l’invidia, ma questa, a differenza dell’ipocrisia, che della superbia è strumento d’azione, spesso assurge al ruolo di causa causante e motore immobile della sua efferata ed arrembante azione, che si traduce in infida maldicenza. L’invidia diviene così il suo vero unico Dio, l’ipocrisia il suo prono ed ubbidiente vassallo.
Il connubio esecrando, mai troppo esecrato, di queste tre malevoli forze, pervadono ogni spazio vitale utile per la comprensione delle altrui esigenze. Non esistono esigenze che siano fuori dalla sfera d’interessi di una persona Superba. Questa limitatezza visiva restringe oltremodo la linea dell’orizzonte che una persona Superba, per propri congeniti condizionamenti, è in facoltà di intravedere ed ottunde le sue capacità di comprendere il prossimo, anestetizzando irreparabilmente le pur minime, ma esistenti in quanto istintive, qualità che sospingono una persona all’incontro. Una persona Superba è una persona sola, che vive di sé, si pasce sé e di quel che riesce a mistificare intorno a sé, e in questo effimero mondo, perché mai vero e genuino, prospera lieta, senza curarsi che il proprio gaudio si nutre come un parassita delle qualità altrui, delle emozioni di altri, della gioia di chi incontra nel proprio cammino. La superbia si circonda di inetti cortigiani, adulatori servili, pronti a gettarsi nell’agone per difendere e proteggere le caduche certezze di cui ella s’impregna… sia mai che la superbia metta a repentaglio sé stessa direttamente.
Ciao
visechi is offline  
Vecchio 30-03-2006, 11.10.07   #12
Spaceboy
...cercatore...
 
L'avatar di Spaceboy
 
Data registrazione: 15-03-2006
Messaggi: 604
Woow!!!
Questa tua analisi è davvero....Superba!!!

...
Spaceboy is offline  
Vecchio 30-03-2006, 11.22.35   #13
odissea
torna catalessi...
 
L'avatar di odissea
 
Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
x visechi

bellissimo.....e abominevole nello stesso tempo. più che scrivere un testo, hai dipinto un quadro.
odissea is offline  
Vecchio 30-03-2006, 13.58.12   #14
hava
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
Credo che le persone veramente di valore non abbiano il bisogno di accentuare la differenza fra se stessi e gli altri, e la superbia sia piuttosto caratteristica dei deboli poco sicuri di se stessi.
Mi sembra che i motivi della superbia abbiano in comune a quelli del razzismo la poca sicurezza del proprio valore.
hava is offline  
Vecchio 30-03-2006, 14.13.48   #15
turaz
Ospite abituale
 
Data registrazione: 24-11-2005
Messaggi: 3,250
visechi non è da ora ma da sempre che lo dico
sono contento che "finalmente" te ne sia "accorto".
se parlo di "ego" distorto e ego "incanalato" in funzione dell'IO
un motivo ci sarà no?
beh, l'importante è capirsi ognuno coi suoi modi ognuno coi suoi tempi
turaz is offline  
Vecchio 30-03-2006, 14.28.03   #16
Ish459
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Messaggio originale inviato da visechi
Se la Superbia, nell’accezione più comunemente nota, è un difetto, accetto il concetto che si tratti di una distorsione o sovrastima del proprio Ego. Finalmente, devo esclamare finalmente, anche Turaz parrebbe si renda conto del fatto che la ‘deformazione’ in genere risiede in questa patologia distorsiva dell’Ego, non nell’Ego in sé. Rileggendo la sua concisa frase deduco che anche lui, finalmente, è cosciente del fatto che un Ego non distorto non è produttivo di alcuna alterazione.

Ma riprendiamo il discorso sulla Superbia. Avrei molto da dire, lo dico.

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Ciao

visechi... grazie... ma non per avermi chiarito di più il concetto di superbia, che ne avevo già ben chiaro, bensì per avermi aiutata ad arricchire il mio italiano!
Da adesso leggerò tutti i tuoi interventi... ma con il dizionario davanti!!!
Ish459 is offline  
Vecchio 30-03-2006, 14.49.48   #17
layla
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Messaggi: 158
Citazione:
Messaggio originale inviato da Catharsis
E se uno si sente superiore ma non si aspetta nessun riconoscimento ma anzi, ha paura che questa superiorità lo allontani dagli altri, è ancora definibile superbo?

Secondo me nel caso in cui senta molto il bisogno degli altri non è più definibile superbo,o almeno non nel senso stretto del termine. Una persona superba pensa spesso che siano gli altri ad aver bisogno di lui e non lui a doversi "abbassare" ad averne necessità.
layla is offline  
Vecchio 30-03-2006, 15.37.20   #18
visechi
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
Citazione:
Messaggio originale inviato da turaz
visechi non è da ora ma da sempre che lo dico
sono contento che "finalmente" te ne sia "accorto".
se parlo di "ego" distorto e ego "incanalato" in funzione dell'IO
un motivo ci sarà no?
beh, l'importante è capirsi ognuno coi suoi modi ognuno coi suoi tempi

Già! Un motivo ci sarà, lo credo anch'io. Ahhh! ho sempre adorato la mente colorata, così come sempre mi affascinano i meccanismi che sottendono al suo funzionamento... tante progressioni, quante, spesso, sono le regressioni. Un passo avanti, due indietro.
Un link per ricordare, per ricordarti, per ricordarci.

https://www.riflessioni.it/forum/show...pagen umber=2

visechi is offline  
Vecchio 30-03-2006, 15.43.27   #19
turaz
Ospite abituale
 
Data registrazione: 24-11-2005
Messaggi: 3,250
infatti...
diciamo che quello di cui parlavo è ego (neutro)
ossia i "piccoli io"
che poi esso sia "distorto" o incanalato in funzione dell'IO dipende da ciascuno di noi ...

Ciao
turaz is offline  
Vecchio 30-03-2006, 16.13.04   #20
visechi
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
La protervia del (D)Io - refresh

Citazione:
Messaggio originale inviato da turaz
infatti...
diciamo che quello di cui parlavo è ego (neutro)
ossia i "piccoli io"
che poi esso sia "distorto" o incanalato in funzione dell'IO dipende da ciascuno di noi ...

Ciao

Mi costringi a replicare con qualcosa di già detto e scritto. Prova a leggere con attenzione.

Talvolta si va oltre l’indelicatezza di porre Dio al di sopra di tutto e si scantona nell’indecenza di porre l’Io davanti a tutto, costituendosi all’interno di un orizzonte ancor più sconsolante ed assente. Affidarsi alle parole è affidarsi ad un equivoco, perché si confida sul fatto che l’interlocutore percepisca nel dovuto modo, comprendendo pienamente, il significato ed il portato delle parole. Evento di per sé improponibile. Le parole, strumento principe della comunicazione (anche se sempre parziale, sempre vacua), sono il mezzo che espone all’esterno questo mastodontico Io, che lo essoterizzano. Ma il portato della parola è solo e sempre superficie, epidermide che avvolge, nel dire, nel dirsi, il vero corpus interiore mai dicibile, mai compiutamente esprimibile in grafia e dizione fonetica. L’Anima non parla, urla nel silenzio, non si esprime in vocaboli, ma in motti di spirito, in simboli non in vocalizzi.
Anche la parola Dio è in sé un equivoco, il proliferare delle religioni e dei tanti ‘Dio’ personali è appunto l’essoterizzazione di questo equivoco.
C’è chi di questa religione – quella dell’Io – fa il proprio orizzonte e il proprio fine. C’è chi il pronome Io lo scrive a caratteri cubitali e lo pronuncia con enfasi, senza avvedersi che l’unico orizzonte che esso dischiude è quello di relazione con le assenze proprie e con le mancanze altrui, rimbalzando ed echeggiando fra un vuoto sé ed un sé costruito. L’orizzonte che dischiude l’Io grammaticale, l’Io sociale, che si affida ai vocalizzi, è quello di relazione con altri Io grammaticali, altri Io sociali. In una società oramai depauperata di stelle fisse, che sempre più si affida alla grammatica dell’Io, gli ingredienti di questa relazione sono dati dall’autoaffermazione, dall’affermazione del proprio unico (D)Io, a cui, nell’ambito di una metodologia e sistematica autoreferenziale, si attribuisce una volontà di potenza che tende a travalicare gli altrui ‘ (D)Io’, in un rapporto di forza che si concreta attraverso la prevaricazione e l’imposizione, alimentandolo con nutrienti attinti dall’autoreferenzialità e dal proprio colloquiare con se stesso.
La riflessione, cioè la flessione in se stessi, quando ci si avvinghia al proprio ‘ (D)Io’, precludendo così la strada ad una comprensione più profonda dell’insondabilità del proprio intimo – che già in sé è un’aporia, un ossimoro -, produce mostri vanagloriosi, che, per autogerminazione, inculcano nel proprio profondo germi patogeni che lo ammorbano, ammorbando così anche l’aria circostante.
In questo ambito di relazione, dove il (D)Io autoreferenziato è feticcio e totem, quel che emerge è la prevaricazione e la vacuità dell’essere… ci si elegge a DIO, esponendo il proprio ME come baluardo intangibile agli altri ‘me’, stimati sempre come soccombenti.
Ci si sturba nel rilevare che quell’orizzonte personale, che è l’unico sguardo e visuale che il (D)Io dischiude alla vista, si sfalda allo sfaldarsi degli orizzonti altrui. Il nostro famosissimo Io personale è come un sipario chiuso, oltre il quale la rappresentazione scenica prosegue nella totale assenza di partecipazione attenta dell’attore che impersona il personaggio. Ma-sturbarsi è però sintomo dell’indeffettibilità del profondo che reclama il rispetto del proprio ruolo e della propria significanza: urla al (D)Io che siamo quel che non siamo, non essendo quel che (D)Io rappresenta di noi.
Un saluto
visechi is offline  

 



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