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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 23-12-2005, 20.50.37   #1
r.rubin
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Data registrazione: 11-09-2002
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disabilità di un "normale" nel relazionarsi con un diverso

quando cammino su un marciapiede e appare all'orizzonte una persona che avanza verso di me spingendo la sua carrozzina, o sgambettando con le stampelle, oppure camminando con un andatura "strana", mi prende un pò di imbarazzo, non so come comportarmi: quasi automaticamente scattano nella mia testa spirali irresolvibili di pensieri che mi avviluppano paralizzandomi: la sostanza è che mi appare, immediata, lampante, la diversità, così che il vissuto della sua diversità diventa la base da cui potrei guardarlo, parlargli, sorridergli, anche insultarlo, arrabbiarmici.
Ed è una cosa che non mi piace: iniziare una relazione con un pregiudizio dotato della potenza di decidere i miei comportamenti.
Perchè se parto dal presupposto della sua diversità, mi sarà impossibile relazionarmici come con una persona fisicamente normale. Eppure ne ha tutto il diritto, ed è anche quello che io voglio. ..mettendomi nei panni dei disabili fisici, per quello che la mia immaginazione riesce a fare, trovo insopportabile vedermi circondato da sorrisi buonisti, che nascondono una atteggiamento di superiorità, da atteggiamenti paternalistici ..adirittura alcuni, quando parlano con qualcuno in carozzina, prendono l'inflessione di vioce tipica degli adulti quando parlano con i bambini piccoli! Credo che mi sentirei circondato da vuoto, un vuoto popolato da manichini che sorridono da mille anni luce di distanza, anche essendo a cinque centimetri da me. Perchè non sorridono, veramente, a me, ma all'immagine stereotipata che hanno nella loro mente, che come una fotografia davanti ai loro occhi impedisce di vedere me, dietro la carta.

Così, piuttosto di relazionarmi in modo stereotipato, evito di relazionarmici.
Ma devo imparare a farlo. Semplicemente perchè sento che è giusto. E non solo con i disabili, ma anche con un nero. Anche lì lo stigma è fisico e lampante. E scatta lo stereotipo, e la libertà si restringe in modo soffocante.
r.rubin is offline  
Vecchio 23-12-2005, 23.24.55   #2
dana
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Data registrazione: 18-10-2003
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Messaggio originale inviato da r.rubin
Perchè se parto dal presupposto della sua diversità, mi sarà impossibile relazionarmici come con una persona fisicamente normale.

Lo stigma è fisico e lampante, tu dici: ma è solo apparenza.
Normale, diverso: siamo tutti diversi, ogni persona è unica.

Mi è capitato recentemente di muovermi in carrozzina, per un problema: ecco, questo per dire che può capitare a chiunque, a me è capitato, e io ero sempre io, non è che per il fatto che non potessi camminare fossi un'altra persona.

Pure mi è capitato di camminare per le vie della mia città, o di entrare in un negozio o in un supermercato, con un nero: (ora conosco quel tipo di sguardi) e mi chiedevo, ma cos'hanno da guardare in quel modo, ah già lui è nero, non me lo ricordavo più.

Forse semplicemente non ti è ancora capitato di conoscere veramente una persona che dall'esterno classifichi come diversa, ti accorgeresti che poi così strana non è.

Ultima modifica di dana : 23-12-2005 alle ore 23.26.32.
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Vecchio 23-12-2005, 23.59.06   #3
oizirbaf
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Data registrazione: 11-01-2005
Messaggi: 168
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Messaggio originale inviato da dana
... e io ero sempre io

... con dana in carrozzina come relazionarsi? Esattamente come con la dana di sempre: i compatimenti stanno alla naturale relazione come la carità sta all'aiuto verso un amico. Conoscendosi tutte le perplessità mentali evaporano.

... un nero di che colore avrà i suoi sentimenti, i suoi pensieri?
Situazione rovesciata quando ero in un villaggio del Sahel: il cuoco africano della missione cattolica mi ha raccontato di un bambino nero che piangeva alla vista - era la prima volta - di un bianco perchè pensava fosse malato e potesse contagiarlo. Ci siamo fatti grandi risate insieme.
oizirbaf is offline  
Vecchio 24-12-2005, 01.56.14   #4
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
siamo tutti diversi, ogni persona è unica e merita (ed è bello anche per sè) di essere capita per quello che è, al di là delle apparenze.
ma purtroppo, la dana senza carrozzina e quella in carozzina mi fanno due impressioni diverse, e la carrozzina arriva a occupare la totalità della mia mente, e mi sento imbarazzato come se mi trovassi io, in carozzina, e solo da lì potessi muovere i miei pensieri, i miei gesti, le mie parole verso l'altro, in carozzina veramente..
E pensare che se mi trovassi seduto su una carozzina potrei sentirmi come se mi trovassi dentro la mia giacca.. eppure, si vede che parto dal presupposto che trovarsi in carozzina sia imbarazzante, e per queetso provo imbarazzo per l'imbarazzo che presuppongo stereotipatamente sia provato dall'altro.
Ecco, forse è qui il perchè dell'imbarazzo che provo: penso che l'altro in carozzina provi la sensazione che non sia normale essere in carozzina, provi imbarazzo per l'esserlo; e così io, che mi metto nei suoi panni, provo imbarazzo a mia volta, creando così un "clima" relazionale di imbrarazzo che mi mette ovviamente a disagio. Ma sono io che proietto il mio imbarazzo, dovuto all'immaginare che sia imbarazzante trovarsi in carozzina, sul vissuto dell'altro.
Il problema quindi è la mia credenza che sia imbarazzante trovarsi in carozzina. Se pensassi che trovarsi in carozzina non sarebbe più imbarazzante che indossare una giacca, allora mettendomi nei panni dell'altro proverei la serenità relazionale che si prova relazionandosi con una persona qualunque mentre si indossa una giacca, ascoltando l'essere dell'altro e non la voce della propria giacca.

Ultima modifica di r.rubin : 24-12-2005 alle ore 01.57.49.
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Vecchio 26-12-2005, 10.20.37   #5
feng qi
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..io direi che forse tu non temi l'imbarazzo ma la pietà.
odi l'idea di suscitare pietà..ti é intollerabile che si provi pietà per te e proietti questa paura su chi di norma la genera negli altri?

E se é così,perché poi?se uno ha pietà di me, io me la discuto..niente di strano che vede in me un difetto che mi autodistrugge,che io non vedo.Se ha ragione io cresco,se ha torto gli aggiusto la vista e vado avanti.

non so..per adesso mi fermo. guarda in te stesso..se ho ragione o torto..

tu provi pietà per te stesso?

io per certe cose sì, e mi consolo da sola o chiedo tenerezza a chi mi conosce e sa giocare insieme a me.

ciao
feng qi
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Vecchio 26-12-2005, 13.09.02   #6
r.rubin
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cosa intendi per "pietà"?
r.rubin is offline  
Vecchio 26-12-2005, 19.30.32   #7
Essere
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Messaggi: 320
Io penso che non sanno come comportarsi quando incontrono un disabile , io quando vado in carrozzina mica mi imbarazzo anzi mi sento una regina io non mi vergogno anzi se qualcuno mi fa qualche coccola io mi butto per terra perchè voglio giocare con lui è come se creco un rapporto di amicizia ma non sò come comportarmi

Ultima modifica di Essere : 26-12-2005 alle ore 19.33.50.
Essere is offline  
Vecchio 26-12-2005, 19.55.34   #8
Alessandro D'Angelo
dnamercurio
 
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Data registrazione: 14-11-2004
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Carissima,
non so di cosa ti devi vergognare.
Purtroppo il destino spesso ( o quasi sempre) è cieco.
Spero che accetterai la tua realtà che credo pesante comunque tu la viva distaccata da questa realtà strana e lontana a molti.
::::::::::::::::::::::::::
Chi soffre in modi particolari è spesso più sensibile e percettivo di altri. Senza dubbio più intuitivo.
C'è chi dice:
<<Se l'Altissimo ti toglie da un lato, ti dà ad un altro...>>.

Siete d'accordo?

Cari saluti a Tutti
Alessandro D'Angelo is offline  
Vecchio 26-12-2005, 20.25.15   #9
Essere
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Si sono daccordo
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Vecchio 26-12-2005, 20.44.24   #10
feng qi
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Messaggio originale inviato da r.rubin
cosa intendi per "pietà"?

in linea di massima significa provare pena.
per esempio io a volte provo pena per me stessa perché cado sempre negli stessi errori,perché non so gestire alcune situazioni che mi fanno soffrire molto..da sola ci metto molto a riprendermi, ma se qualcuno mi dice:"poverina, vedrai che ce la fai!"e mi dà un bacino..il processo di autoguarigione é velocissimo.

ma sai che mi viene difficile spiegarti sta' cosa?mi stai facendo entrare in me

prima stavo molto male,mi odiavo e mi facevo pena, e non lo sapevo; allora riversavo la mia intolleranza verso me stessa sugli altri, la mia rabbia. Io odiavo chi suscitava pietà, perchè aveva l'attenzione degli altri, mentre io no. Eppure rifiutavo le attenzioni degli altri perché volevo sentirmi perfetta e così ero ancora più sola e illusa..un casino.

adesso te lo ripeto, se qualcuno mi gurda con compassione io ne godo e mi godo le carezze e la protettività degli altri, come fa Essere.

non so.. sono chiara. Un gran casino. Ti chiedo scusa e ti abbraccio
feng qi
feng qi is offline  

 



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