Si può smettere di andare per funghi?
Premetto che sono un fungaiolo pentito e che ho provato innumerevoli volte a smettere, senza successo.
Ho speso una fortuna nel tentativo di disassuefarmi, ma, purtroppo, avendo una personalità dipendente, non ci sono riuscito.
Dopo tre anni di psicoanalisi, ho semplicemente cambiato boschi ed ora raccolgo soltanto porcini di faggio.
L'agopuntura ( sei mesi di configurazioni a porcospino quattro volte alla settimana), ho imparato tutto sulli Yin e sullo Yang, comprendo il fatto che la mia compulsione media il mio bisogno autolimitante di far tendere ad arco la mia propensione terrigna verso il cielo, chiudendomi ad esso nel mio stesso slancio.
La psicoterapeuta junghiana mi ha spiegato che si tratta del mio lesbismo inconscio, in quanto posseggo, da buon maschio, un'anima la quale pretende, in un cortocircuito narcisistico, alla mia stessa sessualità maschile.
Purtroppo, la mia anima femminile è gay, e questo richiede almeno otto anni di lavoro, sempre che il mio inconscio universale non sia panteista.
Il terapeuta esistenziale mi ha convinto che, essendo del tutto vero ciò che dice l'agopuntore e la junghiana, in realtà io cerco perchè "voglio perdermi".
La metafora del bosco è quella del sentiero che in esso si perde, ma io punteggio la mia istanza al disorientamento attraverso motivazioni inconsce di carattere fallico: i funghi.
I fiori di Bach hanno funzionato, ma solo a dicembre e gennaio.
Io credo che ciò dipenda dal significato inconscio della neve, la quale ammanta di un'uniformità vicariante il bosco, rendendolo affine al villaggio heideggeriano del "si".
Non ho ancora tentato con la psicocibernetica.
So bene che questa mia dipendenza mi accorcerà la vita, che essa nuoce al mio prossimo montanaro, che danneggia il bosco e condivido i progetti di legge del ministro della sanità.
E' giusto che io venga estromesso dai locali pubblici, che io possa essere biasimato e disprezzato da coloro che amo: la mia abbiezione mi rende indegno.
Eppure, è più forte di me: basta un blando tepore primaverile, il primo vago sentore profumato del sottobosco per soffocare la mia volontà più determinata.
Alle quattro del mattino ecco i miei occhi tramutarsi in fari notturni, e le gambe non trovano riposo tra le lenzuola, ma solo coi piedi stipati in scarponacci da montanaro.
Un fremito mi percorre e avverto un magnetismo irresistibile che letteralmente mi risucchia nel bosco!
Eccomi, dunque, torcia e cestino, odiandomi e compiangendomi, a percorrere i più deserti campi, le più aspre vie, le più selvagge!
Al punto che credo, ormai, che i monti e i piani, i boschi ed i ruscelli mi riconoscano e si sussurrino il mio nome...
"Funghi, tremate...!"
Vabbè, fumiamoci una sigaretta.
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