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24-09-2004, 04.46.36 | #42 | |
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Citazione:
Esprimere se stessi e conoscersi , sono due qualità dello stesso 'sentire', due qualità del medesimo 'viversi', due 'qualità' del medesimo 'essere'(<verbo), due proprietà pressoché inscindibili, proporzionali.. che camminano a braccetto assolutamente coerenti tra loro, due 'specchi' del medesimo essere..! Se poi vogliamo specificare al dettaglio, va aggiunto che la 'modalità' dell'esprimersi sottostà alle leggi caratteriali, dell'esperienza, dell'acquisito(/fatto proprio) ma ciò è già compreso (sottinteso) nel ciò che si è, nell' 'essere'. Siamo tutti dei creativi, siamo unici.. ed il terreno lo si cerca, lo si costruisce.. c’è una spinta interna che porta a farlo.. Io, per esempio, sono molto distante (nel mio essere, nell’anima) dall’ambiente in cui sono cresciuta.. So perché ho cercato ciò che ho cercato, ma non so con certezza da dove venisse l’ ’ispirazione’.. né perché io l’abbia cercata più di altri che mi erano ‘di strada’ (in apparenza- poichè non mi è dato di essere ‘gli altri‘ -per quanto vicini!).. Ho seguito alcuni ‘segni‘, ma è anche vero che li ho riconosciuti (negli altri, nel mondo esterno) quando già li avevo in me portati alla coscienza.. Perché si decide di seguire un sogno(/pensiero/idea)..? Perché si decide di credere ad un libro..? Ad un’ incontro che ha qualcosa da dirti..? Perché altri hanno letto i medesimi libri senza che nessuna scintilla s’accendesse dentro, tanto da fargli chiedere ‘e perché no!’..? Non so rispondere a questo.. Certo, credo nei percorsi.. Quindi potrei dirti.. Ognuno riconosce (e cresce ) in relazione a ciò che è stato il suo percorso vita, quindi i suoi incontri, dai più piccoli-invisibili ai più grandi.. Eppure questa risposta non mi soddisfa appieno.. So che ‘ero’ anche molto tempo fa quando brancolavo in un buio realmente pesto (od era ‘ombra’?).. e comunque ogni ‘conquista’ non è mai realmente definitiva.. Ogni diventare/divenire non è statico.. Non lo siamo..! Tu mi stai parlando di ‘toccare’ gli altri..! Ed allora hai ragione.. non è cosa ‘facile’..ed aggiungo.. Possiamo comunicare all’altro profondamente solo ciò che già gli appartiene.. Diversamente comunicheremo solo ed esclusivamente concetti e non ‘realtà-emotive’.. Potremmo contribuire ad essere sua scintilla, non nell’attimo in cui regaliamo all’altro una nostra realtà ma magari lo saremo molti e molti anni dopo quando il ricordo della nostra realtà raccontata si legherà ad un ‘nuovo’ linguaggio della sua coscienza, allora avverrà la scintilla.. Grazie a noi.. o grazie..a lui?! Non lo so con certezza.. Forse indispensabili entrambi, lui nella sua scoperta di se stesso, io come rappresentazione esterna (e quindi in un certo senso sinonimo di possibile oggettività.. o realtà ‘più tangibile‘, per quanto.. Mah..) della sua realtà interiore.. (Scrivere non è come parlare -almeno per la mia incredibile lentezza alla tastiera.. quindi faccio un po’ quello che posso...) Non so.. Io penso che ci risulta ‘difficile’ ciò che è forzatura della nostra strada.. E’ possibile che a qualcuno risulti difficile dire attraverso le parole ciò che sente, perché l’esigenza in quel momento non sta li ma altrove.. Magari la reale profonda spinta dentro non è il comunicare ad altri ma il sentire in se stessi.. E un po’ come quando uno dice.. ‘Mi riesce difficile fare delle carezze o dare dei baci ‘. Penso che una reale volontà -NON della TESTA!!- del profondo (qualcosa che abbraccia tutto l’essere, quindi uno scopo profondo molto forte di spinta) sia già ‘quella realtà’ e quindi se comunicativa, comunicazione. Acc.. Insomma.. Se ‘senti profondamente ’ ciò che senti è già espressione totale di ciò che ti è dato d’essere ed in questa, tutto è contemplato (racchiuso/esplicato)! Il punto è che io seguo una strada interiore del ‘sentire’ e tutto ciò che acquisisco lo calcolo come ‘acquisizione del sentire ’.. Strada ‘analitica’, insomma..! Ho un amico che canta (come me) lui si sciroppa miliardi di libri di canto, impostazione diaframmatica , respiro, movimenti boccali e facciali.. Io sto immobile, ascolto la musica che amo sino a sentire qualcosa che matura in me, sento i miei sensi trasformarsi e ‘trovo’ la voce.. (Stile Stanislavsky -se così si scrive, non ricordo- comunque ‘metodo’ nato dal teatro russo per lo sviluppo e la creazione del personaggio attraverso l’elaborazione delle proprie esperienze di vita ed il ‘se’ ‘magico’ dell’immaginazione- Ma lo facevo già prima di conoscere il teatro..) Due strade ‘diverse’(<modalità) medesimo ‘fine’ e stesso ‘mezzo‘.. il corpo! Dicendoti questo forse -ora- risulterò un poco più comprensibile.. Quindi mi verrà di sicuro d’istinto -dico io- di cercare sul vocabolario un qualcosa.. senza che però io identifichi nella ricerca dei vocaboli la mia carenza.. E potrei anche non cercare nulla -se così sento- raggiungendo ugualmente il mio scopo che specifico essere volontà di verità, di profonda coerenza col ‘sentire’.. che potrebbe benissimo non coincidere con l’esigenza del comunicare, se questa non risulta essere profonda esigenza.. Questa discussione sulla comunicazione -che io chiamo ‘reale comunicazione ’ perché dei sentimenti/emozioni - non è, per me, ‘essenzialmente’ importante ma ‘abbastanza’ importante.. tanto da farmi scrivere più parole di quanto normalmente non ami fare.. Ho uno scopo..Credo nel potere realmente magico e rivoluzionario delle parole-emozioni, del linguaggio-emozione.. E penso che le domande consequenziali del cervello abbisognino di risposte altrettanto consequenziali .. Scrivere.. ‘Vi prego, cerchiamo tutti quanti di essere liberi più possibile, di non credere ai limiti, voliamo insieme! etc..’ sarebbe stato accolto ed ascoltato solo da chi già era sulla medesima frequenza; positiva come solidale esortazione ma -in questo caso- troppo ‘evanescente’.. ! Così, secondo ciò che sento essere la mia esigenza, mi esprimo.. Gyta Bah.. Spero d'esser stata abbastanza chiara nell'esprimermi (per l'appunto ) |
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24-09-2004, 14.07.12 | #43 |
può anche essere...
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Ok, tu sei dell’idea che “essere” (..profondamente, sentendo pienamente ciò che si è, stando quindi in contatto profondo con se stessi) ed “esprimere ciò che si è” sono una cosa sola, l’una intimamente connessa all’altra. Un esempio potrebbe essere un brusco spavento, che istintivamente ti fa tirare un urlo. Hai parlato di come canti, e ti capisco benissimo perché anch’io suono, anche se ormai saltuariamente, e anch’io come, credo, tutti quelli che suonano “sentendosela dentro” la musica, per trovare il giusto “feeling” mi mettevo in ascolto, in modo da… come entrare nella giusta sintonia dell’essere, nell’emozione.. è pura empatia la comunicazione, soprattutto quella artistica, sia essa pittura, scultura, musica, letteratura… forse con una differenza per quest’ultima, ma forse questa caratteristica vale per tutte.
La differenza non sta certo nel sentirsi dentro l’emozione. Anche lo scrittore si lascia “trasportare dal sentimento”, si inserisce nel suo fluire, come i musicisti, che entrano nel tempo, nel fluire dinamico della canzone, nella sua intensità particolare, rarefatta o densa, o nelle mille altre sfumature… anche lo scrittore lo fa, con il ritmo delle parole delle frasi: è questo in primo luogo ad esprimere l’emozione. Anche lo scrittore rende, e istintivamente (perché è un dar voce al suo sentire profondo), l’emozione così come fai tu, accordando il tuo essere al “feeling” della canzone. Però, ed ecco il però, sai benissimo che è possibile rendere l’emozione anche cantando senza parole, con un “la la la” se vogliamo, e lo sanno anche gli scrittori e i poeti: ad esempio Fosco Maraini si è cimentato nella “poesia metasemantica”, poesia con parole inventate, ma il cui suono, il ritmo, seppur insignificante, accende un sacco di emozioni. Questo è, secondo me, il ruolo dell’istinto, immediatamente congiunto con l’essere, nella comunicazione: il lasciar fluire liberamente il ritmo, l’intensità, esprimere il "feeling".. Ma poi entrano in gioco, ovviamente soprattutto nella letteratura, le parole. E le parole evocano ambienti con il loro profumo particolare, atmosfere di penombre e di luci… e qui non basta il solo il lasciarsi trasportare dalla sensazione, dall’emozione (basterebbe nella poesia metasemantica): anche se lo stesso libero fluire spinge già in certe direzioni piuttosto che in altre, verso certe parole piuttosto che altre, resta comunque un’indicazione di massima: trasportati verso il bacino dei significati-parole più adatti, bisogna pescare i pesci dai colori che meglio si accordano con quello che vogliamo esprimere. Come il pittore, che si lascia trasportare dall’emozione nella rapidità delle pennellate, nella dolcezza, nella sinuosità del movimento o al contrario del nervosismo febbrile… ma poi deve cercare la sfumatura del colore più adatta, la posizione delle figure sul quadro… certo, entrato in un empatia profonda con quello che vuole esprimere, probabilmente, lasciate posare le sensazioni che desidera esprimere nelle profondità del suo essere, avrà un’intuizione luminosa, e vedrà quello che deve fare, istintiva intuizione. Ma non è sempre così. Il genio forse lavora in questo modo, Mozart diceva che nel comporre le sue musiche, semplicemente ascoltava le melodie che gli venivano, autonomamente, senza sapere da dove, in mente… le ascoltava, una dopo l’altra, teneva a mente quelle che gli piacevano, le altre le lasciava tornare nel buio, poi componeva.. ma non è una cosa da tutti, e pure artisti ce ne sono molti, e non tutti sono geni… questi lavorano con passione ma duramente alla loro creazione, aggiungono e tolgono, modificano, cancellano, riprendono e scartano, finche l’opera appare così come volevano apparisse.. Quindi si, secondo me, l’istinto, l'essere in contatto con l'essere che si è, il sentire profondo come quello staninslaski (si scrive così?) è essenziale, ma non basta: perché le parole sono suono, ritmo (quindi dinamicità, tempo, ritmo, intensità, ossia emozione), ma anche significato particolare.. e forse quest’ultima caratteristica richiede un’attenzione, una cura mentale, quasi razionale, riflessiva che, certo, è assolutamente inscindibile dal lato emotivo, istintivo, libero del sentire, che accompagna la razionalità analitica per mano, lasciandole però l’altra mano libera, per permetterle di raccogliere le parole semanticamente più adatte, specifiche, azione che richiede una scelta attenta e precisa. |
24-09-2004, 23.52.56 | #44 |
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M'è venuto alla mente qualche cosa che ho riletto qualche settimana fa,
una considerazione di Kierkegaard -che ’stimo’ ma non amo!- dice..: “..La mia vita è completamente senza senso.” -Ma soffermiamoci su ciò che dice dopo..- “Quando considero le sue varie epoche, la mia vita allora assomiglia alla parola “Schnur”secondo il dizionario che ha per primo significato “cordone” e per secondo “nuora”. Manca soltanto che “Schnur” abbia per terzo significato “cammello” e per quarto “spolveraccio” La ‘filosofia’ zen (se di ‘filosofia’si possa mai parlare..!) si serve di ‘koan’ cioè frasi, interrogativi, questioni -irrisolvibili tramite il discorso razionale/la logica- che mirano ad uccidere la ‘mente-pensante’ per approdare ad una ‘mente-esistente(/’immanente’)’< intesa come dentro e ‘fuori’ alle cose) [le parole del concetto, sono mie.. naturalmente] Ora, comunicare il mondo interiore non è forse -come nell’arte- colpire al bersaglio? O come giustamente affermava Fromm -in non so quale scritto- che dell’amore non si può parlare, se non tramite la poesia, l’arte, poiché più se ne parla più ci allontaniamo dalla sua ‘verità-sostanza‘ (le parole sono sempre le mie)..? [Ed anche tutte ‘ste citazioni -a volte indispensabili, altre no!- cosa sono se non un patetico tentativo di ‘giustificare’ come reale(‘reale-oggettivo’) ciò che temo (subconsciamente) possa non esserlo?] Allora.. Le parole hanno un significato ‘oggettivo’.. Sì, è vero..! Le parole hanno più significati ‘oggettivi’.. Altrettanto inconfutabile! Ma allora.. Sono poi veramente ‘le parole’ a dare significato a ciò che diciamo..? O non è forse ciò che passa.. attraverso (immezzo, sopra, sotto, oltre.. magari e soprattutto nelle cose non dette, nelle pause, nei silenzi.. negli spazi vuoti)...??! Il tema è..’parole come veicoli d’emozione: ..difficile ..possibili ..impossibili ?!’ Io direi ‘Possibilissime!’.. se non si imposta con loro un rapporto di subordinazione, di servilismo, Tanto ciò che arriverà non sarà mai il loro significato (presunto oggettivo) ma la persona che ne sta dietro.. ! (con la sua emozione) ! Secondo te bomber ci sta ancora ascoltando ..o gli abbiamo fatto l’effetto del koan ? Quasi-quasi opto per la seconda ipotesi!!! Ciao! Gyta |
25-09-2004, 12.28.01 | #45 |
può anche essere...
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secondo me, bomber si sta ubriacando davanti al monitor, ma continua a leggerci... alla seconda!
allora, uccidiamo la ragione ed entriamo nell'esistenza.. non lo so. quello che dice fromm lo condivido... ma, secondo me, ogni rappresentazione è rappresentazione di qualcosa, e mai la cosa stessa... una poesia d'amore sarà una poesia d'amore, non l'amore... potrà essere l'amore nella poesia l'amore per la poesia ma come dipingeva Magritte nel quadro in cui rappresentava una pipa... "questa non è una pipa". la ragione e l'emozione non sono scollegate, nè antitetiche. basta pensare che, sembra dimostrato dalla psicologia cognitiva, che è il pensiero (tra l'altro mai neutro, freddo) ad innescare l'emozione. io lo sto provando di persona e sto cercando di apprendere "la disciplina" dell'autoregolazione dello stato psichico. ed ho scoperto (forse) che non è tanto il significato delle parole, a innescare un'emozione (del tipo, non è che dico "gioia" e divento felice) ma è più il tono di voce del pensiero interno a colorare il vissuto. dunque è il ritmo, la velocità, il tono insomma del dialogo interno che provoca certi stati d'animo. quindi sì, secondo me è vero, non sono tanto le parole ad esprimere ma il come queste parole vengono dette, cioè tutta la comunicazione non-verbale (la musica è il massimo della comunicazione non-v). poi di sicuro esistono delle "etichette" che collimano con l'emozione che si vuol esprimere. e non basta sentire l'emozione per trovare l'etichetta giusta. secondo me. poi tu scrivi che Il tema è..’parole come veicoli d’emozione: ..difficile ..possibili ..impossibili ?!’ Io direi ‘Possibilissime!’.. se non si imposta con loro un rapporto di subordinazione, di servilismo, Tanto ciò che arriverà non sarà mai il loro significato (presunto oggettivo) ma la persona che ne sta dietro.. ! (con la sua emozione) ! [/quote] cioè non arriverà mai la parola-presunta-oggettiva ma l'essere di chi quella parola ha pronunciato. sì, però modulerei anche questa affermazione, perchè ognuno di noi ha filtri, parecchi filtri, con cui interpreta il mondo (sarebbbe bene diventare consapevoli dei nostri filtri per non lasciarcio trascinare passivamente dall'interpretazione della nostra stessa mente, spesso condizionata da molteplici esperienze), e quindi anche il nostro essere arriverà modulato alla persona che lo percepisce. ciao |
25-09-2004, 22.28.22 | #46 | |
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..Assolutamente !!!! Se pensi che persone stupende, pur avendo la verità tra le mani, non ne hanno assaporato i frutti.. Che Spreco.. Che peccato..! Che.. tristezza..!! Avere la verità tra le mani e non gustarla.. !! Sì, nulla è solitario e scollegato.. Il pensiero è.. azione pura Potente e magico.. (E') Verbo.. Creazione.. (Essenza..) Parole come.. musica La musica del profondo che si concretizza In pietre.. Fiori.. Carezze.. Polvere.. Sorrisi.. Stenti.. Vigorosa.. Incerta.. Tenue.. Di sicuro esistono le etichette che noi andiamo a regalare a piene mani ai grandi magazzini dove serviranno al loro scopo sui grandi barattoli di marmellate e torneremo a mani vuote al nostro miele di tangibile e reale inconsistenza Ed infiniti filtri.. per lasciarci trascinare oltre l'apparenza Ed infinite persone.. per modulare il nostro percepire Ed infiniti Magritte a rappresentare.. ciò che non è C'è il testo di una canzone che io trovo bellissima.. Se ci fosse in rete qualcuno con un traduttore meno penoso del mio.. !! Val la pena di tradurlo..!! " Explain The Night" [Noa] (non ho potuto allegare il file musicale per estensione!) Explain the night to me explain the stars explain the way i feel explain the scars explain the outline of the trees against the sky explain the tangled words of love we cant’t untie explain the night to me explain the black and how the light was lost and how to get it back explain the rising of the waves to shallow sand explain how difficul it is to hold your hand we are wrapped around our needing in a drunken trance will you swing and sway me slowly and pretend to dance we are wrapped around our sorrow in a strong embrace and between your temple and your eye i hide my face explain the night to me the pregnant moon explain the sudden urge the emply room explain the way to blue and all the space explain the make-up swiftly streaked across my face explain the night to me explain the past explain the thrill of love and why it cannot last explain the rings that slowly spread across the lake and how to someday learn to live with my mistakes we are wrapped around ourn needing in a drunken trance will you swing and sway me slowly and pretend to dance we are wrapped around our sorrow in a strong embrace and between your temple and you eye i hide my face Scusa -scusate!- la 'forma' ma.. sentivo 'così'.. Gyta |
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