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21-08-2004, 14.19.28 | #13 | |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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Citazione:
nemmeno io. la soggettiva interpretazione è sempre all'opera, e l'emotività è fondamentale quanto la razionalità, anzi, queste due sono fuse insieme. nella nostra mente esistono mappe di conoscenze, di caratteristiche personali, di emozioni e esperienze, non scindibili. ognuna è diversa dall'altra: la comunicazione, ma qualsiasi percezione e informazione giunga dal mondo ai nostri sensi, viene situata all'interno di questa ampissima mappa, in una posizione sempre diversa da quella dell'altro. es: mappa semplificata di Marco sul fumo e ambiente: fumo - nocivo - morte di un parente per cancro - emblema stupidità autolesionistica umana ambiente - natura - bellezza - cura - rovinata dall'inquinamento - stupidità umana che inquina senza pensarci mappa del suo amico Carlo... fumo - buono - rilassante - piacevole - comunicativo gestualità - possibilità di conoscenza ambiente - bello ma serve l'industria - ricchezza ambientale deve convivere con industriale lavoro - l'inquinamento da lavoro a industrie smaltimento rifiuti spazzini ecc Carlo e Marco fanno un giro in città, e vedono un fumatore alla fermata del tram, che aspirato avidamente l'ultimo tiro getta la cicca per terra e la schiaccia con la punta della scarpa come ballasse un twist. cosa capiranno della situazione Carlo e Marco? comunque, sull'emotività: è una visone pessimistica ridurre l'emotività a peso che ci ancora a terra, impedendoci considerazioni illuminate e coerentemente-puramente logiche. dovremmo invece conoscere le emozioni e saperle gestire, capire il loro ruolo fondamentale nella comprensione anche di un testo di matematica, nonchè nel trarre piacere della vita. Non chiedermi come si fa perchè sono altamente incasinato in questo campo, cioè nella vita |
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21-08-2004, 21.04.57 | #15 |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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ci sono qualche domande??
quante lettere ha la risposta a questa domanda? a parte gli scherzi: la viandante ha creato questo topic e ha invitato (chi sapesse qualcosina riguardo la pragmatica della comunicazione) ad intervenire dicendo quel che sa. ovviamente se qualcuno non condivide può anche intervenire (come è già successo) |
22-08-2004, 10.55.28 | #17 |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-04-2004
Messaggi: 839
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No... dai, La Viandante!!!
e' successo anche a me cosi appena iscritto al forum. Vedi, anche io non sono uno studioso in materia.... tantomeno ho una laurea ma rispondo lo stesso......come a R.Rubin, adesso....
x Rubin Si, considero anche cio che dici ma ti e' sfuggito il mio dire:>>ogni attimo<< ed in quello piu di cosi non puoi ne dare ne ricevere ne mutare, quindi: ogni attimo sei tutto. Ma parlare di communicare il futuro che non esiste ancora e' un'altra storia, specialmente il ricercare certezze per il domani...... Grazie dell'ottimista intanto....azzeccato. Periodo buono, lo spero anche per te. Ciao |
22-08-2004, 13.24.19 | #18 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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così così, comunque neman è vero, mi è sfuggito "attimo". in questo caso sono d'acccordo, ma con un però: in ogni attimo siamo tutto, d'accordo, ma cogliere quel tutto non è mica cosa da poco: avanzo l'ipotesi che sia in funzione dell'apertura di coscienza, ossia una coscienza aperta ed espansa, se ci capiamo, coglie di più di una ristretta e complessata, allo stesso modo, grezzamente, di una grande parabola capace di cogliere migliaia di frequenze, e l'antennina che ne coglie poche poche, con in più le interferenze (scariche elettriche ec.) proprie del ricevitore... che ne dici?
La_viandante, la somma dei nostri qi raggiunge quello di un sasso. Se non ci segui più è perchè noi stessi non ci seguiamo: io spesso fatico a capire quello che ho scritto! a parte gli scherzi, forse abbiamo deragliato, e chiedo scusa, torniamo pure alla pragmatica: è impossibile non comunicare... è impossibile non comunicare perchè all'essere è impossibile non apparire, e la comunicazione avviene tramite le manifestazioni dell'essere, ossia quello che di lui fa apparire: quindi una camminata comunica, una posizione del corpo comunica, un tono di voce o un borbottio comunica: la coimunicazione è trasferimento d'informazione, e l'informazione è presente in tutto ciò che appare, anche in un albero o in una casa. lo schizofrenico sente di non-essere, lui ha spesso la chiara percezione di non-esistere, di essere invisibile: è l'alienazione, l'alienazione da se stessi, lui non è più lui, lui non-è, è come se fosse diventato puro spirito mescolato allo spirito dell'ambiente. quindi lui non potrebbe comunicare, ma in realtà esiste ancora e comunica. però non credo che sia sempre come sopra, spesso lo schizofrenico si ritira dal mondo, non vuole più avere contatti con il mondo, vorrebbe scomparire, per i più svariati motivi, e quindi evita di parlare di comunicare, ma non può, perchè esiste ancora. Mi chiedo quindi se sia la volontà di non comunicare che porta alla schizofrenia, o se piuttosto non sia una conseguenza della malattia. |
22-08-2004, 13.39.37 | #19 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-04-2004
Messaggi: 839
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Citazione:
Beh, secondo la mia esperienza ci sono due possibilita' in seguito: avvalersi della memoria per analizare "quantitativamente" una alla volta singolarmente prese le informazioni oppure assorbire la qualita'. Il tutto per lo sottoscritto e' qualitativo perche solo quello soddisfacente, appagante. Ciao Ps. Effettivamente, sono io che tendo a 'deragliare', scusate |
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22-08-2004, 14.46.31 | #20 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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credo di essere tremendamente d'accordo neman.
resto sul tuo discorso parlando anche della comunicazione, così non andiamo troppo fuori tema. nell'esempio dei due amici l'informazione è filtrata dalla loro personale memoria, e questo riduce e stravolge il senso della situazione. in realtà noi non possiamo fare a meno di utilizzare la nostra memoria per capire le situazioni che ci si presentano: le nostre ipotesi e le spiegazioni sono spesso riapplicazioni semplici degli schemi mentali già appresi. Grazie a questi siamo in grado di orientarci nel mondo, altrimenti complessissimo e mai uguale: ma riutilizzando gli schemi appresi nelle situazioni che presentano somiglianze con le esperienze che hanno portato alla creazione degli schemi, sappiamo orientarci, come se avessimo una cartina geografica con promontori montagne e pianure disegnata sulla base delle nostre passeggiate in Val d'Aosta, e trovandoci dispersi all'altro capo del mondo, che non conosciamo per niente, ci accorgessimo di alcune somiglianze con la Val d'Aosta, riprendessimo allora la cartina di qeul luogo e deducessimo che, ad esempio, spesso i paesi stanno nelle valli, le valli si trovano alle pendici delle montagne, e spesso tra due montagne, e allora ci incamminassimo per salire il monte, ridiscenderlo, sperando di trovare un paese dove rifocillarci. Questo affidamento alla memoria, è un tipo di comprensione che tu neman chiami "quantitativa" (o sbaglio?). Ed è certo utile all'agire, ma molto ingombrante al comprendere il mondo e viverlo spiritualmente, in modo profondo. ecco allora che si apre un'altra prospettiva di comprensione dell'informazione, una prospettiva non finalizzata all'uso, o comunuque non "consumistica", ma più affine alla contemplazione: quella che guarda alla qualità, all'essenza della realtà. E per arrivare all'essenza del reale, la memoria è un bagaglio ingombrante, va disattivata. Bisogna allora cercare il vuoto mentale, l'assopimento di ogni aspettativa (il più delle volte troviamo nel mondo quello che ci aspettiamo di trovare, e non quello che c'è), il silenzio interiore e quasi passivo, ricettivo, aperto, senza filtri, il più neutro possibile. Che è poi l'atteggiamento migliore per cercare di capire realmente l'altro, senza ingabbiarlo e soffocare la sua essenza nelle nostre categorie, è la strada dell'empatia, con gli altri, con il mondo. ? |