c'è anche da dire che
è facile parlare finchè non ci succede niente di veramente grave.
Pensate a qualcuno che trovatosi di fronte ad un bivio, convinto di fare la scelta migliore, sceglie la strada che lo porterà alla rovina.
Non so se gli direi: "guarda che non serve piangere sul latte versato!"...se m'arriva una schiopettata c'ha anche ragione!
Però razionalmente si dice proprio che il latte versato è versato e amen, si va avanti.
Ogni energia impiegata nel rimpianto è energia gettata nella spazzatura.
Però il rimpianto è parte integrante della vita.
Succede, prima o poi: "potevo far così!"
ma questo serve: è una rielaborazione della situazione vissuta con una consapevolizzazione dell'errore che tornerà utile in caso la situazione si ripetesse.
Questo nel caso del "piccolo rimpianto".
Il caso del "grande rimpianto" invece, lo associerei ad una rielaborazione del lutto: quella scelta che si è rivelata disastrosa ha fatto un cadavere già a quel bivio: sulla strada che non ho scelto c'è una lapide con su scritto: "qui giace una possibilità", con tanto di croce sopra.
Ma se lì, in quel punto del passato, riposa in pace, qui, nella rovina del presente riemerge come fantasma, e in qualche modo cerco di cacciarlo. Non posso non pensarci, perchè il sinistro strisciare di catene metalliche mi tormenta giorno e notte.
Il rimpianto durerà tutto il tempo necessario ad esorcizzarlo.
Nel caso di un fastasma imponente, ahimè, ci si lascia anche la testa.
Ma oltre al fantasma del passato, c'è anche la rovina del presente: la morte del presente: questa disgrazia in cui ora mi trovo, oltre ad essere evitabile, rappresenta anche il cadavere di un corpo che poteva essere bello e baldanzoso.
Il cadavere e il fantasma dovranno trovare pace, e una volta cacciati in paradiso con la nostra benedizione, potremo tornare liberi e sorridenti al presente.
Statemi bene!