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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 12-02-2015, 15.41.14   #1
CVC
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L'effetto transfert

Il transfert in psicologia è quel fenomeno per cui un soggetto trasferisce i sentimenti che ha per una persona ad un'altra terza persona. Ad esempio, sto pensando ad una certo amico Mario, una serie di trascorsi e circostanze mi portano a pensare a lui con una certa intensità, poi incontro Giovanni, un conoscente con cui comincio a parlare e, inconsciamente, mi comporto con Giovanni come se stessi intrattenendomi con Mario. Credo che a chiunque sia capitato, fa parte della nostra natura. Persino in questo forum, almeno ho avvertito più volte questa impressione, si discorre con qualcuno scambiandolo con qualcun altro. Estese sono anche le implicazioni psicanalitiche, come il figlio che ha avuto un padre severo e, di fronte a qualcuno autoritario nei suoi confronti, si comporta come avesse davanti suo padre. Oppure la donna o l'uomo che, non corrisposti in amore, si comportano con un altro partner come fosse quello che li ha respinti. Gli esempi potrebbero essere molti e più precisi di quelli che ho frettolosamente citato. Comunque, in generale, che implicazione ha questo strano comportamento della nostra mente? Forse che assai di rado ci capita di essere concentrati sulle persone che abbiamo davanti, e che è difficile uscire dall'ego
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Vecchio 13-02-2015, 02.59.13   #2
acquario69
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Il transfert in psicologia è quel fenomeno per cui un soggetto trasferisce i sentimenti che ha per una persona ad un'altra terza persona. Ad esempio, sto pensando ad una certo amico Mario, una serie di trascorsi e circostanze mi portano a pensare a lui con una certa intensità, poi incontro Giovanni, un conoscente con cui comincio a parlare e, inconsciamente, mi comporto con Giovanni come se stessi intrattenendomi con Mario. Credo che a chiunque sia capitato, fa parte della nostra natura. Persino in questo forum, almeno ho avvertito più volte questa impressione, si discorre con qualcuno scambiandolo con qualcun altro. Estese sono anche le implicazioni psicanalitiche, come il figlio che ha avuto un padre severo e, di fronte a qualcuno autoritario nei suoi confronti, si comporta come avesse davanti suo padre. Oppure la donna o l'uomo che, non corrisposti in amore, si comportano con un altro partner come fosse quello che li ha respinti. Gli esempi potrebbero essere molti e più precisi di quelli che ho frettolosamente citato. Comunque, in generale, che implicazione ha questo strano comportamento della nostra mente? Forse che assai di rado ci capita di essere concentrati sulle persone che abbiamo davanti, e che è difficile uscire dall'ego

Dal mio punto di vista sulla questione ci sarebbero due aspetti.
il primo più legato a una condizione personale "irrisolta" e cioè' quello di fare i conti con la propria ombra,che non riconosciamo in noi e di conseguenza trasferiamo a un altro,che sarebbe poi un modo più o meno ipocrita per liberarsene.
ci si rivale su qualcosa di esterno a noi,anziché guardarsi dentro..una deresponsabilizzazione.
non abbiamo risolto il problema,lo abbiamo solo spostato,così succede che abbiamo sempre pronto il nostro capro espiatorio,e senza rendercene conto,ci creiamo da soli le stesse condizioni che diventano reali a tutti gli effetti.

ce da aggiungere secondo me che tali proiezioni sono dovute,come credo tu stesso ipotizzi,ad una ipertrofizzazione dell'ego che non permette di uscire dal proprio ambito circoscritto..come se fossimo al centro di una stanza piena di specchi (ombre?) che riflettono solo ed esclusivamente la nostra stessa immagine,ed e' a tutti gli effetti una stanza chiusa.

la seconda sta in una mancata visione globale (l'uscita dalla stanza)…nella quale prendiamo consapevolezza delle dinamiche intrinseche e interrelate,che regolano tutto il creato.
tutto e' vibrazione.
ogni fenomeno si concretizza attraverso queste vibrazioni,ogni cosa ci viene incontro o si allontana a seconda del tipo di vibrazione che noi emettiamo.
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Vecchio 13-02-2015, 09.24.26   #3
CVC
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Dal mio punto di vista sulla questione ci sarebbero due aspetti.
il primo più legato a una condizione personale "irrisolta" e cioè' quello di fare i conti con la propria ombra,che non riconosciamo in noi e di conseguenza trasferiamo a un altro,che sarebbe poi un modo più o meno ipocrita per liberarsene.
ci si rivale su qualcosa di esterno a noi,anziché guardarsi dentro..una deresponsabilizzazione.
non abbiamo risolto il problema,lo abbiamo solo spostato,così succede che abbiamo sempre pronto il nostro capro espiatorio,e senza rendercene conto,ci creiamo da soli le stesse condizioni che diventano reali a tutti gli effetti.

ce da aggiungere secondo me che tali proiezioni sono dovute,come credo tu stesso ipotizzi,ad una ipertrofizzazione dell'ego che non permette di uscire dal proprio ambito circoscritto..come se fossimo al centro di una stanza piena di specchi (ombre?) che riflettono solo ed esclusivamente la nostra stessa immagine,ed e' a tutti gli effetti una stanza chiusa.

la seconda sta in una mancata visione globale (l'uscita dalla stanza)…nella quale prendiamo consapevolezza delle dinamiche intrinseche e interrelate,che regolano tutto il creato.
tutto e' vibrazione.
ogni fenomeno si concretizza attraverso queste vibrazioni,ogni cosa ci viene incontro o si allontana a seconda del tipo di vibrazione che noi emettiamo.
Rimane da stabilire se deresponsabilizzazione e mancanza di una visione globale siano da considerarsi come cause o come effetti del transfert. Non è facile redimere la questione e forse è sia una cosa che l'altra. Io credo che fondamentalmente sia l'interagire ma anche lo scontrarsi di due realtà: una fisica, spazio-temporale, tangibile; l'altra onirica, simbolica, nascosta. La mia impressione è che la seconda delle due realtà a volte si senta stretta nei suoi panni, come una bestia in gabbia che scalpita per uscire. Bisogna quindi, qui si che serve le visione d'insieme, concepire noi stessi come un diaframma che divide e coordina queste due menti.
Tornando al transfert, l'ideale sarebbe avere la capacità di fare tabula rasa, perché se ho avuto una giornataccia al lavoro, non è giusto che, tornando a casa, trasferisca le mie frustrazioni su persone che in quel momento, invece, meriterebbero la mia concentrazione libera e incontaminata. Il problema è che, data l'intensità di certi sentimenti, non sempre possiamo fare tabula rasa così, a comando. Dobbiamo purtroppo accettare i limiti della nostra natura, e in funzione di ciò possiamo, credo, migliorarci. Ritorna quindi il tema dell'accettazione del destino come libertà
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Vecchio 14-02-2015, 12.39.23   #4
acquario69
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Rimane da stabilire se deresponsabilizzazione e mancanza di una visione globale siano da considerarsi come cause o come effetti del transfert. Non è facile redimere la questione e forse è sia una cosa che l'altra. Io credo che fondamentalmente sia l'interagire ma anche lo scontrarsi di due realtà: una fisica, spazio-temporale, tangibile; l'altra onirica, simbolica, nascosta. La mia impressione è che la seconda delle due realtà a volte si senta stretta nei suoi panni, come una bestia in gabbia che scalpita per uscire. Bisogna quindi, qui si che serve le visione d'insieme, concepire noi stessi come un diaframma che divide e coordina queste due menti.
Tornando al transfert, l'ideale sarebbe avere la capacità di fare tabula rasa, perché se ho avuto una giornataccia al lavoro, non è giusto che, tornando a casa, trasferisca le mie frustrazioni su persone che in quel momento, invece, meriterebbero la mia concentrazione libera e incontaminata. Il problema è che, data l'intensità di certi sentimenti, non sempre possiamo fare tabula rasa così, a comando. Dobbiamo purtroppo accettare i limiti della nostra natura, e in funzione di ciò possiamo, credo, migliorarci. Ritorna quindi il tema dell'accettazione del destino come libertà

be in fondo a me sembrerebbe che il transfert,così come ne abbiamo discusso qui,non sia solo di portata individuale ma collettiva..e questo confermerebbe che un sistema,per quanto potente possa essere si regge solamente dal sostegno che ne da la maggioranza..

forse quando parli delle "due" realtà ti riferisci ai due livelli,quello relativo ed assoluto e il fatto che questa gabbia diventa sempre più stretta,secondo me perché sono stati tagliati tutti i ponti che permettevano un tale accesso ed ora ci accorgiamo che ci sentiamo orfani e completamente isolati.

riguardo ai limiti…ebbene ci sono,ma il problema secondo me non sono i limiti in se,ma il fatto che non vengono accettati o considerati erroneamente qualcosa a noi estraneo…secondo me abbiamo un concetto del limite stravolto.
forse in questo senso non ce proprio niente che dobbiamo migliorare..e' l'idea stessa "progressista" che ci induce a pensarla in questa maniera e allora sarebbe del tutto normale considerare i limiti,dei non limiti..ma più semplicemente una manifestazione diversa del nostro essere
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Vecchio 16-02-2015, 11.00.51   #5
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be in fondo a me sembrerebbe che il transfert,così come ne abbiamo discusso qui,non sia solo di portata individuale ma collettiva..e questo confermerebbe che un sistema,per quanto potente possa essere si regge solamente dal sostegno che ne da la maggioranza..

forse quando parli delle "due" realtà ti riferisci ai due livelli,quello relativo ed assoluto e il fatto che questa gabbia diventa sempre più stretta,secondo me perché sono stati tagliati tutti i ponti che permettevano un tale accesso ed ora ci accorgiamo che ci sentiamo orfani e completamente isolati.

riguardo ai limiti…ebbene ci sono,ma il problema secondo me non sono i limiti in se,ma il fatto che non vengono accettati o considerati erroneamente qualcosa a noi estraneo…secondo me abbiamo un concetto del limite stravolto.
forse in questo senso non ce proprio niente che dobbiamo migliorare..e' l'idea stessa "progressista" che ci induce a pensarla in questa maniera e allora sarebbe del tutto normale considerare i limiti,dei non limiti..ma più semplicemente una manifestazione diversa del nostro essere
Credo sia sostanzialmente un problema di identità o di individuazione dell'identità. Mettiamo che io sia furioso con qualcuno al punto di pensare che si possa meritare un pugno sul muso. Poi si dà il caso che quel qualcuno sia irraggiungibile, e la mia rabbia incontenibile, così do un pugno contro il muro. La mia rabbia viene trasferita da quel qualcuno al muro. O peggio, poteri prendermela con qualcun altro per futili motivi. L'esempio può sembrare un pò eccessivo, in quanto qui siamo tutti gente calma, riflessiva e ragionevole. Però rende l'idea di come tante volte "ce la prendiamo con quello sbagliato". A volte magari ci sentiamo frustrati perchè abbiamo problemi irrisolti con delle persone, ma piuttosto che ammetterlo, a loro e a noi stessi, preferiamo tirare dritto e più o meno inconsciamente scarichiamo le nostre frustrazioni su terze persone che non centrano nulla. Quando uno è arrabbiato (uso la rabbia come esempio ma potrebbe dirsi di qualsiasi sentimento), è arrabbiato con tutto il mondo, non identifica bene l'oggetto della sua rabbia. Se esaminasse che tizio l'ha insultato magari per cause contingenti che non hanno a che fare con un rancore autentico, oppure se capisse che c'è un malinteso a fondo di tutto, potrebbe sbollire la sua rabbia e ciò gli sarebbe indubbiamente di sollievo. Ma per arrivare a ciò bisogna essere precisi nell'identificare le cause e l'oggetto dei nostri sentimenti, non trasferirli ad altre cose agendo così d'impulso.
Questo intendo per transfert, ovviamente si può estendere il discorso alla collettività. Ritengo cruciale l'importanza del sostegno della maggioranza nella psicologia dell'individuo, ma forse questo è un altro tema.
Con le due realtà mi riferisco al fatto che l'essere umano ha effettivamente due menti, una cosciente e l'altra inconscia, e che noi siamo effetto dell'interazione fra queste due menti.
Sul fatto dei limiti credo che siamo sostanzialmente d'accordo. Se io non riesco a correre i 100 metri in 10 secondi non devo prendermela con il mio limite cercando disperatamente di abbassarlo. Dovrei invece ricorrere alla da te citata visione d'insieme e scoprire che, magari, non sono un velocista ma forse posso vincere la maratona.
Anche in questo caso esempio un pò azzardato visto che, dato l'età che avanza, forse sarebbe il caso di iniziare a pensare alle bocce....
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Vecchio 16-02-2015, 20.14.13   #6
Jacopus
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A costo di fare la figura del maestrino saputello (ma fra le mie varie personalità c'è anche quella) vorrei sottolineare che "transfert" nel linguaggio tecnico psicologico significa una relazione precisa fra paziente e analista che tra l'altro permette di migliorare il rapporto e di conseguenza la cura (tuttavia può esistere anche un transfert negativo).
Quello che invece traspare, ad esempio dall'ultimo post, è un altro concetto psicologico, che è un meccanismo di difesa arcaico, cioè la proiezione.
Fra il transfert e la proiezione vi sono innegabilmente dei punti in comune e si può persino parlare di proiezione positiva, allorquando l'ottimista di natura vede tutto rose e fiori (o il migliore dei mondi possibile), ma resta il fatto che i due concetti sono separati, come descrive bene, ad esempio, Laplanche-Pontalis a pag. 440 dell'enciclopedia della psicoanalisi (Laterza).
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Vecchio 16-02-2015, 21.00.20   #7
CVC
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Originalmente inviato da Jacopus
A costo di fare la figura del maestrino saputello (ma fra le mie varie personalità c'è anche quella) vorrei sottolineare che "transfert" nel linguaggio tecnico psicologico significa una relazione precisa fra paziente e analista che tra l'altro permette di migliorare il rapporto e di conseguenza la cura (tuttavia può esistere anche un transfert negativo).
Quello che invece traspare, ad esempio dall'ultimo post, è un altro concetto psicologico, che è un meccanismo di difesa arcaico, cioè la proiezione.
Fra il transfert e la proiezione vi sono innegabilmente dei punti in comune e si può persino parlare di proiezione positiva, allorquando l'ottimista di natura vede tutto rose e fiori (o il migliore dei mondi possibile), ma resta il fatto che i due concetti sono separati, come descrive bene, ad esempio, Laplanche-Pontalis a pag. 440 dell'enciclopedia della psicoanalisi (Laterza).
Premetto di non essere uno psicologo e, pertanto faccio un uso generico dei termini. Mi interessa più la sostanza.
Comunque citando Wikipedia

Il transfert (o traslazione) è un meccanismo mentale per il quale l'individuo tende a spostare schemi di sentimenti, emozioni e pensieri da una relazione significante passata a una persona coinvolta in una relazione interpersonale attuale. Il processo è largamente inconscio ovvero il soggetto non comprende completamente da dove si originino tali sentimenti, emozioni e pensieri. Il transfert è fortemente connesso alle relazioni oggettuali della nostra infanzia e le ricalca.

Non mi pare di essermi allontanato di molto da tale definizione. Quanto al linguaggio tecnico della psicanalisi, lo lascio agli psicanalisti così come lascio il latino ai latinisti.
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Vecchio 17-02-2015, 01.32.08   #8
acquario69
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non so se quello che sto per descrivere sia transfert o proiezione ma mi e' venuto in mente che da bambini riceviamo un imprinting (credo si chiami così) anche e forse sopratutto dai nostri genitori…
alla fine credo si possa dire che tutte queste cose ci condizionano,allora riprendendo quello che dice CVC sull'identità mi chiedevo se appunto la nostra autentica identità non sia pure qualcosa che le trascende tutte,perché se e' vero che transfert o proiezioni o imprinting mi condizionano,e qualora me ne rendo finalmente consapevole, allora vuol dire che ce qualcos'altro di me,della mia natura,che in un certo senso non può subire violazioni,e che attende di essere liberata dalla gabbia dell' "io" che ripropone ogni volta tali condizionamenti.

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Con le due realtà mi riferisco al fatto che l'essere umano ha effettivamente due menti, una cosciente e l'altra inconscia, e che noi siamo effetto dell'interazione fra queste due menti.

forse,si potrebbe quindi dire che più che guardarci dentro in direzione del subconscio si dovrebbe fare l'inverso e orientarsi su un "superconscio" che ci sveli la nostra natura che non e' prettamente individuale.
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Vecchio 17-02-2015, 10.45.46   #9
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non so se quello che sto per descrivere sia transfert o proiezione ma mi e' venuto in mente che da bambini riceviamo un imprinting (credo si chiami così) anche e forse sopratutto dai nostri genitori…
alla fine credo si possa dire che tutte queste cose ci condizionano,allora riprendendo quello che dice CVC sull'identità mi chiedevo se appunto la nostra autentica identità non sia pure qualcosa che le trascende tutte,perché se e' vero che transfert o proiezioni o imprinting mi condizionano,e qualora me ne rendo finalmente consapevole, allora vuol dire che ce qualcos'altro di me,della mia natura,che in un certo senso non può subire violazioni,e che attende di essere liberata dalla gabbia dell' "io" che ripropone ogni volta tali condizionamenti.



forse,si potrebbe quindi dire che più che guardarci dentro in direzione del subconscio si dovrebbe fare l'inverso e orientarsi su un "superconscio" che ci sveli la nostra natura che non e' prettamente individuale.
Io credo che la mente umana ed il comportamento umano siano un qualcosa di estremamente complicato, e che la psicologia non sia una scienza perfetta. Ci fornisce alcuni strumenti per comprendere meglio alcuni fenomeni, ma il comportamento della mente nel suo insieme rimane un mistero. A me interessa considerare alcuni fenomeni psicologici come il transfert, il doppio legame, i riflessi condizionati, per cercare di capire come essi influenzano il nostro comportamento e se , eventualmente, una migliore comprensione di questi possa avere influenze positive sul comportamento stesso.
Per quanto riguarda l'identità io credo come sostiene la tradizione stoico-platonica che esista una parte direttrice dell'anima ed una parte passionale (irascibile e concupiscente), e che l'individuo debba essere virtuoso cercando di appropriarsi della parte direttrice dell'anima, perché è quella che rispecchia l'uomo nella sua essenza e identità di essere razionale.
Credo si che le tendenze di fondo del nostro comportamento si generino nell'infanzia, ma credo anche ci sia sempre la possibilità di modificarle grazie all'interazione fra conscio e inconscio.
Nell'ultima parte del tuo intervento forse alludi ad una sorta di coscienza universale, che potrebbe essere un equivalente della ragione universale in cui credevano gli stoici. Allora si, in questo senso essi predicavano che l'individuo dovesse elevarsi alla visione dello spirito oggettivo. In tale stato l'uomo comprende che la natura non ci è nemica perché ci fa ammalare, invecchiare, morire. È solo nella nostra concezione soggettiva che vediamo queste cose come mali, in una concezione naturale invece dovremmo comprendere che tutte queste cose fan parte della natura e che non c'è nulla di male in esse. Perché ciò che conta è il nostro giudizio sulle cose e non le cose stesse. Uno dovrebbe dire "sto soffrendo? È una cosa naturale. E se è la natura stessa che mi ha creato, essa non può volermi male. Il dolore è sopportabile o di breve durata. Se ascoltiamo la natura possiamo vincere qualsiasi cosa". Così la pensavano gli stoici.
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Vecchio 23-02-2015, 23.06.23   #10
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Ciao CVC.
Io l'effetto transfert lo vedo manifestarsi tutti i giorni per le strade. Ovvero, la gente accumula tensione, magari in famiglia o sul lavoro e non potendo scaricarla in quelle sedi si sfoga con altri, attribuendogli colpe inesistenti. Non so se questo fenomeno puo` essere propriamente detto transfert. Per fare un esempio e` l'automobilista che si accanisce con il prossimo per un taglio della strada, o un padre che rimprovera eccessivamente il figlio per un minimo errore (in realta` sta rimproverando se stesso per errori precedenti).

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Originalmente inviato da CVC
Il transfert in psicologia è quel fenomeno per cui un soggetto trasferisce i sentimenti che ha per una persona ad un'altra terza persona. Ad esempio, sto pensando ad una certo amico Mario, una serie di trascorsi e circostanze mi portano a pensare a lui con una certa intensità, poi incontro Giovanni, un conoscente con cui comincio a parlare e, inconsciamente, mi comporto con Giovanni come se stessi intrattenendomi con Mario. Credo che a chiunque sia capitato, fa parte della nostra natura. Persino in questo forum, almeno ho avvertito più volte questa impressione, si discorre con qualcuno scambiandolo con qualcun altro. Estese sono anche le implicazioni psicanalitiche, come il figlio che ha avuto un padre severo e, di fronte a qualcuno autoritario nei suoi confronti, si comporta come avesse davanti suo padre. Oppure la donna o l'uomo che, non corrisposti in amore, si comportano con un altro partner come fosse quello che li ha respinti. Gli esempi potrebbero essere molti e più precisi di quelli che ho frettolosamente citato. Comunque, in generale, che implicazione ha questo strano comportamento della nostra mente? Forse che assai di rado ci capita di essere concentrati sulle persone che abbiamo davanti, e che è difficile uscire dall'ego
 

 



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