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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 01-11-2014, 11.26.15   #1
vanina
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Il gergo linguistico, le citazioni...riflessione a perdere...

Salve a Tutti.

Scrivo (e lo dico senza veli) in un momento di "stanca forumistica" (succede...niente di che...)

Per formazione personale non potrei mai e poi mai disattendere l'importanza ed il ruolo del gergo (inteso come linguaggio settoriale ad altissimo valore aggiunto).
Men che mai potrei disattendere il valore delle citazioni.

La mia formazione è in Diritto (tanto per capirci subito) e solo con il "gergo" ci si capisce al volo, e solo con le citazioni (di riferimenti normativi esistenti e validi) è possibile intavolare confronti utili e percorribili.

Ergo: sono necessariamente estimatrice del Gergo e altrettanto necessariamente (ma convintissimamente, anche) estimatrice delle Citazioni. Nè potrebbe essere diversamente.

Poi...certo...è anche vero che proprio ed esattamente alcune devianze di dignità prsichiatrica del "mio" settore mi conducano ad aborrire-temere-detestare quanto meno il citazionismo settoriale, poichè la "tecnica legislativa" è la prima a partorire mostri da decenni e decenni.
Mostri tali per cui...per sapere COSA regola un qualunque argomento...si deve ripercorrere un iter defatingante tra cose del tipo "come modificato dall'art. X, L. Y" e poi, nell'art. X della L. Y, leggere "come modificato dall'art. A, L. B", e poi ancora, nell'art. A della L. B, leggere "come modificato dall'art. Z, L. H"...e così via all'infinito....


Ecco: io DICHIARO apertamente da cosa derivi la mia personale e soggettivissima insofferenza per il citazionismo ed il gergo, che pure so essere ESSENZIALI (in QUALCHE MODO e per QUALCHE PERCHE').

Quel che mi chiedo (e mi permetto di chiederVi) in Psicologia è :
"ma perchè tutto questo spreco di energie viene vissuto come essenziale anche nel confronto inter pares, E non sub judice, e che potrebbe essere immensamente agevolato dal fatto che ciascuno esponga quel che HA CAPITO LUI, SEMPLICEMENTE, e salvo fornire gergo e citazioni a chi le richiedesse???????????????"

PERCHE'?????

Ci sarà, non può NON esserci, un PERCHE' PSICOLOGICO a tutto questo!

PERCHE' viene istintivo a Tanti trincerarsi dietro termini gergali che potrebbero tranquillamente essere "tradotti semplificando" ad uso del Dialogo INTER PARES?????

PERCHE' le citazioni (foss'anche soltanto del NOME di un Autore) la fanno fa padrone, anche quando assolutamente NON richieste in "comparsa di costituzione e risposta"?????

PERCHE?????????????

Vorrei essere chiara, ma chiara, e chiara al limite con la povertà becera, SE DESIDERARE LA SEMPLICITA' DI DIALOGO E' BECERO.

Chiaro che mi guidi una qualche istanza e una qualche idea nel postare questo e sottoporlo a confronto.

L'istanza è la noia-stanchezza.
L'idea è che ...ci si barrichi dietro gergo e citazioni .......quando si abbia il fondato timore di NON vivere NULLA di quel che si sproloquia, e che proprio per questo di si debba aggrappare a continue gergalità e citazionismi.

Ripeto: parto dal NULLA di chi è allenatissima a gergo e citazioni, ma vivaddio....proprio per questo non vedrebbe l'ora di dialogare (fuor di protocolli) per quel che capisce e vive davvero!!!
E questo NON abbisogna di gergo e citazioni!
Questo abbisogna (solo) ...(solo????)...di SINCERO SENTIRE E SINCERO VOLER COMUNICARE!!!!

Perchè è così RARISSIMO , in un Luogo come questo?

(quel che si vive davvero, quel che si è "filtrato" davvero....si rende in Un Attimo...e senza alcun ricorso a "fonti terze e altisonanti"!!!!!)

vanina is offline  
Vecchio 01-11-2014, 15.38.39   #2
Jacopus
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Riferimento: Il gergo linguistico, le citazioni...riflessione a perdere...

Gergo e citazionismo. vediamo un pò cosa mi viene in mente.
Bè intanto se ti dico che noi impariamo dalle precedenti generazioni è vero ma se ti dico che noi siamo nani sulle spalle di giganti è ancora più interessante, perché racchiude una particolare interpretazione del passaggio della conoscenza.
Questo per dire che il citazionismo in alcuni casi serve per conoscere.
In altre situazioni invece il citazionismo e il gergo servono per "epater le bourgeois" oppure per gestire meglio gli "arcana imperi" o più semplicemente per riconoscersi fra "pari". Chi non condivide quel linguaggio non fa parte di noi, è altro.
Il gergo serve all'identità dei gruppi pertanto. Il citazionismo in alcuni casi è una forma esasperata di gergo, che si sviluppa in ambienti più altolocati e intellettuali.
Direi che vi sono due estremi nel citazionismo: citare per asseverare la propria opinione, non facendo altro che ripetere quella già stabilita (ipse dixit), e quella opposta del non citazionismo, allorchè si crede, un pò ingenuamente, di poter scavare nel proprio cuore e nella conoscenza senza fare i conti con ciò che è avvenuto ed è stato detto in quel campo prima di noi.
E' interessante anche scardinare il gergo e il citazionismo, allorchè non fanno altro che difendere tradizioni e meccanismi di potere inutili e ingolfati, ma per farlo occorre proprio conoscere quel gergo. Per riportarlo al suo ruolo di "fuffa" bisogna, in qualche modo, farlo dall'interno.
Non so se la risposta è valida, ho scritto un pò a braccio.
Ciao Vanina.
Jacopus is offline  
Vecchio 02-11-2014, 14.01.08   #3
vanina
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Riferimento: Il gergo linguistico, le citazioni...riflessione a perdere...

Ciao a te, Jacopus, e grazie del prezioso riscontro.


Citazione:
Originalmente inviato da Jacopus
noi siamo nani sulle spalle di giganti

Assolutamente pacifico e condiviso.

Citazione:
Originalmente inviato da Jacopus
il citazionismo in alcuni casi serve per conoscere.

Questo , personalmente, lo condivido un po' meno.
Direi che serve per comunicare in modo stringato e concludente fra conoscitori, ma non "per conoscere". ( se parlo di "noumeno" o di "monade spinoziana" a chi non ha mai studiato Filosofia...non penso affatto di avvicinarlo alla conoscenza della Filosofia, bensì credo realistico concludere che faccio quanto mi è possibile per escluderlo e demotivarlo rispetto al conoscerla). Diverso sarebbe SE gliela TRADUCESSI in termini del linguaggio comune (che si può, si può , altrochè se si può!)

Citazione:
Originalmente inviato da Jacopus
In altre situazioni invece il citazionismo e il gergo servono per "epater le bourgeois" oppure per gestire meglio gli "arcana imperi" o più semplicemente per riconoscersi fra "pari". Chi non condivide quel linguaggio non fa parte di noi, è altro.
Il gergo serve all'identità dei gruppi pertanto. Il citazionismo in alcuni casi è una forma esasperata di gergo, che si sviluppa in ambienti più altolocati e intellettuali.

Di questo condivido tutto, fuorchè "ambienti più altolocati e intellettuali".
O meglio...ce sta pure, per carità, ma - per me - bisognerebbe completare affermando "il citazionismo in alcuni casi è una forma di esasperata di gergo, che si sviluppa in ambienti CHE MOSTRANO CON CIO' STESSO DI AGOGNARE AD ESSERE VISSUTI come più altolocati e intellettuali" . (sostanzialmente dimostrando che NON è il comunicare, la priorità perseguita, quanto piuttosto (e tristemente direi) il primato di una qualche autoritenuta elitarietà (che certo NON si attesta con l'uso di un gergo, ovviamente).

Citazione:
Originalmente inviato da Jacopus
Direi che vi sono due estremi nel citazionismo: citare per asseverare la propria opinione, non facendo altro che ripetere quella già stabilita (ipse dixit), e quella opposta del non citazionismo, allorchè si crede, un pò ingenuamente, di poter scavare nel proprio cuore e nella conoscenza senza fare i conti con ciò che è avvenuto ed è stato detto in quel campo prima di noi.

Questa è la parte del Tuo intervento che trovo più Preziosa.

Premetto : gergo e citazionismo (io) li trovo nemici assoluti della Comunicazione e del Dialogo ULTRA SETTORIALE.
Poi chissà...magari dipenderà solo dal fatto che i più bei confronti della mia vita , in tema di Diritto e anche di Filosofia, ma anche di Fisica...io li ho avuti con Ingegneri...(quasi Tutti, ma un paio su tutti) ..spaventosamente sublime...sublime il percorrere per mano, sorridendo d'Entusiasmo, ciò che va da Dostoevskij a...i campi gravitazionali...al Diritto positivo...e sino all'Egittologia.....e magari farlo anche con colorite quanto fertili indulgenze dialettali...comprendendosi al volo e SUPERANDO ogni gergo e citazione...loro ed io che ne avremmo di troppo e troppissimo diversi (di gergo e citazioni) nei rispettivi back-ground....

Proprio questo richiamo d'esperienza mi permette di sottolineare (assai convintamente, spero non arrogantemente) : quando c'è Voglia di Comunicare...non solo NON ci si barrica dietro gergo e citazioni, ma..ALL'ALTRO SI RENDE (E SI PUO' RENDERE) IN SEMPLICITA' quel panorama di cui si gode dalla allocazione sulla spalla dei giganti!!!! E per farlo ci si libera da gergo e citazioni, altro che barricarcisi dietro!!!!

P.s. (spero pletorico) : mai stata paladina del non meglio determinato quanto ingenuo "io sento" , da me deriso in ogni dove (prima-durante e dopo questo Forum, ma soprattutto nel mio modo di vivere).
Da almeno trent'anni considero orrendamente classistico l'ordinamento scolastico statale per il fatto di escludere tre quarti circa degli Studenti dall'OBBLIGO/PRIVILEGIO di ..quanto meno...avere rudimenti di Storia della Filosofia (che fossi Ministro inserirei alle Elementari).
E' forse OT, ma tanto "di cuore" : trovo decisamente OSCENO che tre quarti di italiani (a dir poco) non sappiano cosa si è chiesto Il Pensiero Umano nei millenni, e ...come il ginnasiale al primo mese di corso...pensino di aver capito tutto se arrivano , fantasticando, a un decimo (arraffazzonato) di Plotino...

Grazie Jacopus.
vanina is offline  
Vecchio 04-11-2014, 06.09.57   #4
nikelise
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Originalmente inviato da vanina
Ciao a te, Jacopus, e grazie del prezioso riscontro.




Assolutamente pacifico e condiviso.



Questo , personalmente, lo condivido un po' meno.
Direi che serve per comunicare in modo stringato e concludente fra conoscitori, ma non "per conoscere". ( se parlo di "noumeno" o di "monade spinoziana" a chi non ha mai studiato Filosofia...non penso affatto di avvicinarlo alla conoscenza della Filosofia, bensì credo realistico concludere che faccio quanto mi è possibile per escluderlo e demotivarlo rispetto al conoscerla). Diverso sarebbe SE gliela TRADUCESSI in termini del linguaggio comune (che si può, si può , altrochè se si può!)



Di questo condivido tutto, fuorchè "ambienti più altolocati e intellettuali".
O meglio...ce sta pure, per carità, ma - per me - bisognerebbe completare affermando "il citazionismo in alcuni casi è una forma di esasperata di gergo, che si sviluppa in ambienti CHE MOSTRANO CON CIO' STESSO DI AGOGNARE AD ESSERE VISSUTI come più altolocati e intellettuali" . (sostanzialmente dimostrando che NON è il comunicare, la priorità perseguita, quanto piuttosto (e tristemente direi) il primato di una qualche autoritenuta elitarietà (che certo NON si attesta con l'uso di un gergo, ovviamente).



Questa è la parte del Tuo intervento che trovo più Preziosa.

Premetto : gergo e citazionismo (io) li trovo nemici assoluti della Comunicazione e del Dialogo ULTRA SETTORIALE.
Poi chissà...magari dipenderà solo dal fatto che i più bei confronti della mia vita , in tema di Diritto e anche di Filosofia, ma anche di Fisica...io li ho avuti con Ingegneri...(quasi Tutti, ma un paio su tutti) ..spaventosamente sublime...sublime il percorrere per mano, sorridendo d'Entusiasmo, ciò che va da Dostoevskij a...i campi gravitazionali...al Diritto positivo...e sino all'Egittologia.....e magari farlo anche con colorite quanto fertili indulgenze dialettali...comprendendosi al volo e SUPERANDO ogni gergo e citazione...loro ed io che ne avremmo di troppo e troppissimo diversi (di gergo e citazioni) nei rispettivi back-ground....

Proprio questo richiamo d'esperienza mi permette di sottolineare (assai convintamente, spero non arrogantemente) : quando c'è Voglia di Comunicare...non solo NON ci si barrica dietro gergo e citazioni, ma..ALL'ALTRO SI RENDE (E SI PUO' RENDERE) IN SEMPLICITA' quel panorama di cui si gode dalla allocazione sulla spalla dei giganti!!!! E per farlo ci si libera da gergo e citazioni, altro che barricarcisi dietro!!!!

P.s. (spero pletorico) : mai stata paladina del non meglio determinato quanto ingenuo "io sento" , da me deriso in ogni dove (prima-durante e dopo questo Forum, ma soprattutto nel mio modo di vivere).
Da almeno trent'anni considero orrendamente classistico l'ordinamento scolastico statale per il fatto di escludere tre quarti circa degli Studenti dall'OBBLIGO/PRIVILEGIO di ..quanto meno...avere rudimenti di Storia della Filosofia (che fossi Ministro inserirei alle Elementari).
E' forse OT, ma tanto "di cuore" : trovo decisamente OSCENO che tre quarti di italiani (a dir poco) non sappiano cosa si è chiesto Il Pensiero Umano nei millenni, e ...come il ginnasiale al primo mese di corso...pensino di aver capito tutto se arrivano , fantasticando, a un decimo (arraffazzonato) di Plotino...

Grazie Jacopus.
Vanina tutti abbiamo un gergo che ci distingue e tutti citiamo qualcosa e qualcuno pur senza usare nome e cognome . Quello che distingue e' come dici tu se quel di cui si parla s'è vissuto o meno . Detto questo penso che ciascuna cosa si dica faccia parte di noi , siamo noi e quindi prima di tutto ci si difende dall'opinione altrui che ci vuol negare l'esistenza negando quanto s'e' detto , poi forse , solo poi cioè dopo aver difeso se stessi si apre una fessura verso l'altro . A volte neppure quella fessura si apre : vedi che figura di m....... per (cosi' dico credendolo veramente , evitando qualsiasi gergo ed essere più materiale , inflessibile e intransigente possibile ) abbiamo fatto nel 3D sulla resurrezione di Cristo . Se si dovesse esemplificare come non si dovrebbe mai diventare , nonostante la cultura , la fede , le rivelazioni con tanto di citazioni ricercate e rovesciate ogni volta nel tentativo di dire l'ultima parola , basterebbe leggere quel 3D . Esempio degli esempi di come non diventare o di come non si dovrebbe ESSERE . ciao VANINA .
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Vecchio 04-11-2014, 09.39.37   #5
acquario69
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Originalmente inviato da vanina...

Paradossalmente ti riporto una citazione Taoista che secondo me rientra benissimo anche sul tuo argomento:

quando il Dao (Tao) va perduto appare la virtù; quando la virtù va perduta appare la benevolenza; quando la benevolenza va perduta appare la giustizia; quando la giustizia va perduta appare il rituale.
Il rituale è solo il guscio esteriore della sincerità e l’inizio del disordine.
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Vecchio 04-11-2014, 13.56.23   #6
vanina
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Paradossalmente ti riporto una citazione Taoista che secondo me rientra benissimo anche sul tuo argomento:

quando il Dao (Tao) va perduto appare la virtù; quando la virtù va perduta appare la benevolenza; quando la benevolenza va perduta appare la giustizia; quando la giustizia va perduta appare il rituale.
Il rituale è solo il guscio esteriore della sincerità e l’inizio del disordine.

Se per "rituale" possiamo intendere quello del dialogo formalmente corretto, capisco e concordo.
In caso contrario, perdonami, avrei necessità di qualche spiegazione in più, se possibile...
vanina is offline  
Vecchio 04-11-2014, 14.33.18   #7
acquario69
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Originalmente inviato da vanina
Se per "rituale" possiamo intendere quello del dialogo formalmente corretto, capisco e concordo.
In caso contrario, perdonami, avrei necessità di qualche spiegazione in più, se possibile...

Ci provo,nel caso specifico e secondo la mia interpretazione;

...piu ci si allontana dalla Verita,piu aumenta l'artificio e piu Le parole diventeranno vuoto a perdere...belle e "ricche" fuori tanto quanto svuotate di senso
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Vecchio 04-11-2014, 14.53.44   #8
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Vanina tutti abbiamo un gergo che ci distingue e tutti citiamo qualcosa e qualcuno pur senza usare nome e cognome . Quello che distingue e' come dici tu se quel di cui si parla s'è vissuto o meno . Detto questo penso che ciascuna cosa si dica faccia parte di noi , siamo noi e quindi prima di tutto ci si difende dall'opinione altrui che ci vuol negare l'esistenza negando quanto s'e' detto , poi forse , solo poi cioè dopo aver difeso se stessi si apre una fessura verso l'altro .
A volte neppure quella fessura si apre : vedi che figura di m....... per (cosi' dico credendolo veramente , evitando qualsiasi gergo ed essere più materiale , inflessibile e intransigente possibile ) abbiamo fatto nel 3D sulla resurrezione di Cristo . Se si dovesse esemplificare come non si dovrebbe mai diventare , nonostante la cultura , la fede , le rivelazioni con tanto di citazioni ricercate e rovesciate ogni volta nel tentativo di dire l'ultima parola , basterebbe leggere quel 3D . Esempio degli esempi di come non diventare o di come non si dovrebbe ESSERE . ciao VANINA .

Interessantissimo (per me) tutto quel che hai postato, e mi permetto di ripercorrerlo partendo dalla fine.

Ho letto solo in parte il 3d sulla resurrezione di Cristo.
Ero totalmente affascinata (è la verità) dai soli post di SebastianB (come spesso mi accade).
E' il tipico 3d che (ner mio piccolo) non riesce ad interessarmi più di tanto. E' un limite mio (che mi tengo caro) : accapigliarsi per affermare o smentire qualcosa che nessuno potrà mai provare ...sarà da rigida e rozza pragmatica, ma...proprio non è nelle mie corde.
Però ci si accapiglia, e l'accapigliarsi (in tutti i temi consimili) vede più o meno forbiti e documentati eserciti di conturbanti...testimoni dei testimoni dell'epoca...
Per me (sempre ner mio piccolo) questo è semplicemente assurdo, nel senso di votato aprioristicamente quanto necessariamente alla sterilità-inconcludenza (se tutto va bene) e appunto all'accapigliamento (se va meno bene).

Ma anch'io, come Te, non riesco a darne chiave di lettura diversa dalla Tua, e cioè : "penso che ciascuna cosa si dica faccia parte di noi , siamo noi e quindi prima di tutto ci si difende dall'opinione altrui che ci vuol negare l'esistenza negando quanto s'e' detto , poi forse , solo poi cioè dopo aver difeso se stessi si apre una fessura verso l'altro".

Con questo torniamo al tema (sebbene non ce ne siamo allontanati affatto) : nel "rituale" indicato da Acquario, tante sono le trincee delle singole soggettività ...sensibili anzitutto all'affermarsi per non sentirsi negate (capitolo che meriterebbe un trattato a parte, in Psicologia)!
E il gergo (che è sempre traducibile, laddove si desideri tradurlo) non è forse, tra tante trincee di quell'ego che si corazza per paura di soccombere inter pares, una delle trincee più vistose e negativamente conturbanti?
Non è quella che prima di altre trasforma l'interloquire in vuoto-mefitico-talvolta velenoso, e perciò penoso simulacro di "dialogo e riflessione" ?

E' verissimo (e concludo) e anzi persino inevitabile che ciascuno di noi abbia proprio gergo e propri riferimenti mentali (ne ha anche il più totale analfabeta).
Poi...è chiaro (credo) che si desiderasse porre sotto il classico "vetrino del vecchio microscopio" il "gergo da parata", e non altri.
Ma questo non "per caso". No no no!!!
Questo proprio cercando di osservare la intenzionalità (ai fini del Dialogo e della Riflessione) che è addirittura agli antipodi se osservi la casistica dell'immenso capitolo "gergo".

Ad un estremo vogliamo metterci l'analfabeta (credo ce ne siano ancora, anche in Italia) che vive in qualche villaggio sperduto?
All'altro estremo volgiamo metterci, che so, il Docente Universitario Ordinario di Fisica nella Facoltà di Fisica?

Ecco, Nike: l'aborigeno (anche italiano) si trova condannato ad un gergo, il proprio. Non PUO' uscirne , non in un attimo, non per amore di dialogo e confronto, NON HA i mezzi per farlo. Di questo soffre anche, perchè non capisce e non riesce a farsi capire, e magari ha anche paura nel non capire il linguaggio di chi gli parla, quando costui ha un linguaggio diverso. Ma si impegna a cercar di capire e interagire, salvo che sia sopraffatto - appunto - dalla paura!!!

Il contrario esatto accade per l'Ordinario di Fisica, che tanto quanto l'aborigeno italiano prese a parlare da "mamma" , "mio", e che...consentimi...quando ostenta (addirittura) di poter parlare solo per gergo e citazioni (o formule, nello specifico)...non vive una impotenza di semplicifiazione, ma semplicemente attua un preciso (più o meno consapevole, ok) piano di aggressione preventiva finalizzato alla protezione del proprio territorio!

E ....dimmi Tu se questo NON è il contrario esatto del Dialogo e della Riflessione!

vanina is offline  
Vecchio 04-11-2014, 14.59.59   #9
vanina
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Ci provo,nel caso specifico e secondo la mia interpretazione;

...piu ci si allontana dalla Verita,piu aumenta l'artificio e piu Le parole diventeranno vuoto a perdere...belle e "ricche" fuori tanto quanto svuotate di senso

Ok, grazie mille, più che d'accordo!

O meglio (sono "capatosta" a modo mio, non lo nego) : le belle parole...credo che possiamo essere indulgenti, e considerare pure che sempre "belle" restino.

Ma è il messaggio che quelle parole pretenderebbero di trasmettere nel complesso che talvolta può suonare osceno perchè smentisce per se stesso la finalità con cui pretende di motivarsi, in quel (ben detto, davvero!) "rituale" che vuoto resta, quali che siano le "belle parole" di cui lo si infarcisca!

vanina is offline  
Vecchio 05-11-2014, 12.08.33   #10
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Originalmente inviato da vanina
Interessantissimo (per me) tutto quel che hai postato, e mi permetto di ripercorrerlo partendo dalla fine.

Ho letto solo in parte il 3d sulla resurrezione di Cristo.
Ero totalmente affascinata (è la verità) dai soli post di SebastianB (come spesso mi accade).
E' il tipico 3d che (ner mio piccolo) non riesce ad interessarmi più di tanto. E' un limite mio (che mi tengo caro) : accapigliarsi per affermare o smentire qualcosa che nessuno potrà mai provare ...sarà da rigida e rozza pragmatica, ma...proprio non è nelle mie corde.
Però ci si accapiglia, e l'accapigliarsi (in tutti i temi consimili) vede più o meno forbiti e documentati eserciti di conturbanti...testimoni dei testimoni dell'epoca...
Per me (sempre ner mio piccolo) questo è semplicemente assurdo, nel senso di votato aprioristicamente quanto necessariamente alla sterilità-inconcludenza (se tutto va bene) e appunto all'accapigliamento (se va meno bene).

Ma anch'io, come Te, non riesco a darne chiave di lettura diversa dalla Tua, e cioè : "penso che ciascuna cosa si dica faccia parte di noi , siamo noi e quindi prima di tutto ci si difende dall'opinione altrui che ci vuol negare l'esistenza negando quanto s'e' detto , poi forse , solo poi cioè dopo aver difeso se stessi si apre una fessura verso l'altro".

Con questo torniamo al tema (sebbene non ce ne siamo allontanati affatto) : nel "rituale" indicato da Acquario, tante sono le trincee delle singole soggettività ...sensibili anzitutto all'affermarsi per non sentirsi negate (capitolo che meriterebbe un trattato a parte, in Psicologia)!
E il gergo (che è sempre traducibile, laddove si desideri tradurlo) non è forse, tra tante trincee di quell'ego che si corazza per paura di soccombere inter pares, una delle trincee più vistose e negativamente conturbanti?
Non è quella che prima di altre trasforma l'interloquire in vuoto-mefitico-talvolta velenoso, e perciò penoso simulacro di "dialogo e riflessione" ?

E' verissimo (e concludo) e anzi persino inevitabile che ciascuno di noi abbia proprio gergo e propri riferimenti mentali (ne ha anche il più totale analfabeta).
Poi...è chiaro (credo) che si desiderasse porre sotto il classico "vetrino del vecchio microscopio" il "gergo da parata", e non altri.
Ma questo non "per caso". No no no!!!
Questo proprio cercando di osservare la intenzionalità (ai fini del Dialogo e della Riflessione) che è addirittura agli antipodi se osservi la casistica dell'immenso capitolo "gergo".

Ad un estremo vogliamo metterci l'analfabeta (credo ce ne siano ancora, anche in Italia) che vive in qualche villaggio sperduto?
All'altro estremo volgiamo metterci, che so, il Docente Universitario Ordinario di Fisica nella Facoltà di Fisica?

Ecco, Nike: l'aborigeno (anche italiano) si trova condannato ad un gergo, il proprio. Non PUO' uscirne , non in un attimo, non per amore di dialogo e confronto, NON HA i mezzi per farlo. Di questo soffre anche, perchè non capisce e non riesce a farsi capire, e magari ha anche paura nel non capire il linguaggio di chi gli parla, quando costui ha un linguaggio diverso. Ma si impegna a cercar di capire e interagire, salvo che sia sopraffatto - appunto - dalla paura!!!

Il contrario esatto accade per l'Ordinario di Fisica, che tanto quanto l'aborigeno italiano prese a parlare da "mamma" , "mio", e che...consentimi...quando ostenta (addirittura) di poter parlare solo per gergo e citazioni (o formule, nello specifico)...non vive una impotenza di semplicifiazione, ma semplicemente attua un preciso (più o meno consapevole, ok) piano di aggressione preventiva finalizzato alla protezione del proprio territorio!

E ....dimmi Tu se questo NON è il contrario esatto del Dialogo e della Riflessione!

Certo che lo e' l'esatto contrario del dialogo : un parlarsi addosso senza tener conto del corrispondente gergo di chi ascolta cosi' come non accorgersi che in tutto quello che qualcuno dice c'e' sempre un parte di verita' che va ascoltata .
E poi come dici bene Tu manca la riflessione che segue all'ascolto .
La Riflessione e' un momento di pausa durante il quale si lascia entrare quello che l'altro ha detto .
Ma ci vuole un vuoto per far entrare mentre se si e' pieni delle proprie convinzioni cosa puo' entrare ? Niente , non c'e' spazio .
nikelise is offline  

 



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